Come spiegare le mestruazioni ai bambini
Pubblicato il 25 Settembre 2024 da Chiara Mainini
Non è un errore, avete letto bene: qui su mammafelice riteniamo importante spiegare le mestruazioni a tutti i bambini, maschi e femmine, non soltanto a queste ultime.
Il perché è presto detto.
L’esperienza scolastica mi insegna che, ancora nel 2024, molte bambine e ragazzine si vergognano di avere le mestruazioni a scuola, di andare in bagno portando seco il famoso “astuccio” porta assorbenti, spesso anche solo di chiedere di andare in bagno più spesso del solito.
Se ne vergognano perché temono il giudizio e le prese in giro dei compagni, ancora poco abituati a considerare il fenomeno come assolutamente naturale e più avvezzi a trattarlo con una certa, puberale, malizia.
La biologia femminile è argomento di scienza: va insegnato come tale a tutti, non è appannaggio del gotha femminile.
Non c’è niente di salvifico nell’essere una donna col ciclo mestruale.
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Spiegare le mestruazioni ai bambini: a che età è giusto farlo?
Non esiste una regola valida per tutti.
I bambini non sono tutti uguali, non ci stancheremo mai di ripeterlo, e come per ogni altro argomento importante per la loro educazione è fondamentale attendere che abbiano raggiunto una certa autonomia di pensiero, per iniziare a introdurre l’argomento.
Tuttavia, molti bambini e bambine mostrano curiosità per il fenomeno già intorno ai 5-6 anni, vedendo – ad esempio – i pacchi di assorbenti della mamma nel carrello della spesa.
Le loro domande a riguardo, anziché dar luogo a dei tabù, potrebbero invece essere sfruttate per iniziare a fornire alcune informazioni basilari, da integrare con la crescita e il tempo.
Il linguaggio da utilizzare
Una delle cose che più ci preme consigliarvi riguarda il linguaggio.
Il linguaggio è veicolo di cultura. Come veicoliamo i concetti è importante tanto quanto la scelta dei contenuti da veicolare.
Nel 2024 non ha alcun senso spiegare ai bambini il ciclo mestruale femminile e poi istigarli ad utilizzare espressioni sostitutive il cui scopo è solo quello di evitare l’imbarazzo genitoriale.
“Il marchese è in visita”, “ho le mie cose” oppure “sono indisposta” sono solo alcune tra le più frequenti espressioni utilizzate nel nostro Paese da generazioni, per evitare di dare il nome corretto a un fenomeno biologico naturale.
Abitudine, peraltro, non esclusivamente italiana.
In Germania, per esempio, si parla di “settimana delle fragole”, mentre la Svezia – notoriamente amante dei mirtilli – parla di “settimana dei mirtilli rossi”.
Seguono gli amici francesi, che risolvono l’empasse dicendo “sono sbarcati gli inglesi” mentre gli inglesi dichiarano che “sono arrivati i pittori”.
Il trofeo simpatia lo vincono gli statunitensi che, giocando sull’assonanza con la parola flow (flusso), fanno riferimento al fenomeno dicendo che “è arrivata la zia Flo”.
Tutto ciò è terribile.
Non ci riflettiamo mai abbastanza, ma gli eufemismi hanno il solo scopo di nascondere la denominazione originale. E la ragione per cui sentiamo di volerla nascondere è che consideriamo l’argomento un tabù, qualcosa di cui non si deve parlare apertamente, qualcosa di cui vergognarsi al punto da dover utilizzare un’espressione diversa.
Non esiste una sola ragione per cui debba essere così e continuare in questa direzione non fa che alimentare il disagio psicologico delle più giovani nel dover gestire la comparsa del flusso mestruale nei giorni di scuola.
Ci sono molti modi per chiamare correttamente questo evento:
- Menarca, quando è il primo flusso della vita
- Flusso mestruale, appunto
- Emorragia mestruale
- Mestruazione
A rigore di scienza, anche definirlo “ciclo mestruale”, come molte fanno, è scorretto.
Perché il ciclo mestruale è il complesso alternarsi di fenomeni che si verificano nell’intervallo tra una mestruazione e l’altra.
È importante utilizzare il linguaggio corretto quando spieghiamo a bambini e bambine cosa sono le mestruazioni. Solo così potremo aiutare le generazioni future ad abbandonare definitivamente il tabù e vivere questa esperienza senza vergogna e disagio (almeno psicologico).
Spiegare le mestruazioni: cosa dire e cosa non dire
Come detto in precedenza, già a partire dai 5-6 anni si può iniziare ad introdurre l’argomento, partendo dalla naturale curiosità di bambini e bambine verso ciò che vedono in casa.
A quest’età, ovviamente, è troppo presto per fornire le informazioni più tecniche sotto il profilo scientifico, ma si può cominciare dicendo che ogni mese la mamma ha delle perdite di sangue che testimoniano la possibilità di avere altri bambini.
Si può spiegare che ogni mese l’utero si prepara internamente ad ospitare un bambino, nel caso in cui mamma e papà lo volessero, e che quando il bambino non arriva, l’utero elimina tutto il morbido rivestimento preparato insieme ad una piccola quantità di sangue.
Gli assorbenti, che possono essere mostrati quando estratti dal pacco, servono ad assorbire il sangue ed evitare di sporcarsi, proprio come un pannolino.
Intorno agli 8 anni è sicuramente il caso di riprendere il discorso ed approfondirlo, giacché i più recenti studi scientifici attestano una progressiva anticipazione del menarca prima dei dieci anni compiuti.
Nell’edizione 2023 dell’indagine Laboratorio Adolescenza IARD, realizzata in collaborazione con la Società Italiana di Ginecologia dell’Infanzia e dell’Adolescenza (SIGIA), è emerso uno scarto preoccupante rispetto ai dati emersi dalla stessa indagine condotta nel 2013.
L’evidenza è che una percentuale ben maggiore di ragazze ha visto la comparsa della prima mestruazione prima del compimento dei dieci anni: si è passati, infatti, dal 14% del 2013 al 24,9% del 2023.
A quest’età è possibile fornire informazioni più precise, legate anche alla correlazione tra ciclo mestruale e riproduzione.
È necessario spiegare a bambini e bambini quali organi sono coinvolti nel ciclo mestruale e cosa avviene all’interno del corpo ogni mese, partendo anche dall’etimologia della parola mestruazioni: che deriva dal latino menstruus, aggettivo della prima classe che significa “mensile”.
Importante anche parlare, brevemente e senza esagerazioni, dei possibili sintomi legati ai giorni di flusso: crampi, dolore al seno, tristezza, inappetenza o aumento dell’appetito.
Senza scendere in eccessivi tecnicismi, in questo modo avremo fornito gli strumenti basilari per affrontare un eventuale menarca anticipato.
Il discorso potrà poi essere approfondito intorno ai 10 anni, anche grazie allo studio della biologia del corpo umano che costituisce ormai programma delle ultime classi della scuola primaria, nonché tema di approfondimento per molti progetti extra didattici in moltissime scuole.
Non è ultroneo sottolineare che anche una chiacchierata informale con il pediatra o il ginecologo della mamma possono essere utili nell’ottica di trattare l’argomento nel modo più scientifico possibile.
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Le cose da non dire
Oltre al già citato lessico errato, da evitare come la peste, ci sono alcune cose che bisognerebbe evitare di dire per consentire un sano e sereno approccio al tema.
La narrazione salvifica
Sarebbe meglio evitare di riferirsi alle mestruazioni come ad un evento salvifico o, addirittura, beatificante: fatto salvo il credo di ognuno, considerarle l’espiazione del peccato originale vanificherebbe ogni intento scientifico.
La narrazione apocalittica
Opportuno anche astenersi dal rappresentare il fenomeno come portatore di atroci supplizi: molte donne vivono le mestruazioni in modo assolutamente indolore, non è il caso di spaventare le bambine con profezie infauste.
La narrazione stoica
Esimersi assolutamente dal trasmettere il messaggio che eventuali dolori intensi siano normali e, quindi, da sopportare stoicamente. Dobbiamo combattere la retorica inutile della sopportazione del dolore, soprattutto quando l’assunzione controllata di un blando analgesico, sotto controllo medico, può davvero risolvere il problema.
La narrazione stacanovista
Evitare la narrazione, altrettanto dannosa, della necessità di vivere una vita attiva ad ogni costo anche durante i giorni di flusso mestruale. Ogni organismo è a sé, non è necessario dimostrare alcunché a nessuno, ogni bambina, ragazza e donna è libera di scegliere in base al proprio sentire se buttarsi da un aeroplano col paracadute o trascorrere un’intera giornata a leggere sul divano.
Le leggende metropolitane
Least but not the last, sarebbe auspicabile abbandonare la trasmissione di generazione in generazione di tutte quelle leggende metropolitane legate alle mestruazioni che – nel 2024 – farebbero vergognare Piero Angela e anche il buon Aristotele, in quanto padre della logica:
- Con le mestruazioni ci si può lavare e si può anche fare il bagno al mare, purché ci si senta abbastanza in forma da esporsi al caldo e al sole
- La doccia è non solo possibile ma raccomandata, perché l’igiene è sempre importante ma nei giorni di flusso ancor di più
- Le mestruazioni non attirano gli squali
- Nei giorni di flusso si possono svolgere tutte le attività legate al cibo, perché il pomodoro non inacidisce, la carne non diventa cattiva e il vino non diventa aceto
- È possibile prendersi cura delle piante: avere le mestruazioni non le uccide
- Possibile anche la tinta ai capelli e persino la depilazione del corpo
- Gli animali possono avvicinarsi: non impazziscono e non si imbizzarriscono
Se conoscete altre leggende metropolitane sulle mestruazioni, scrivetele nei commenti. Arricchiranno la nostra lista di falsi miti da sfatare per spiegare correttamente le mestruazioni ai bambini.