Inserimento scuola infanzia: 5 strategie utili e 5 libri bellissimi da leggere insieme
Pubblicato il 11 Settembre 2024 da Chiara Mainini
L’inserimento alla scuola dell’infanzia è un momento molto importante per il bambino e per i suoi genitori.
Rappresenta il primo distacco del piccolo dal nucleo familiare e, al contempo, l’inizio di un percorso di crescita e costruzione dell’autonomia individuale e della personalità del bambino in seno alla collettività di suoi pari.
Ecco perché, tendenzialmente, è un momento che spaventa.
Ci sono, tuttavia, delle strategie efficaci per affrontare anche i momenti più critici, con la certezza che in breve tempo sarà possibile lasciarsi i timori alle spalle e procedere in assoluta e reciproca serenità.
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Indice dell'articolo
Consigli utili a facilitare l’inserimento alla scuola dell’infanzia
Benché, ovviamente, non esista un metodo magico per rendere tutto più facile, ci sono alcuni spunti che si possono mettere in atto per rendere questo momento meno traumatico possibile per tutta la famiglia.
Ne abbiamo raccolti cinque dall’opinione di esperti della psicologia infantile ed educatori professionali. Fatene buon uso!
1. La parola chiave: tempo.
Uno dei motivi che più irrigidisce le famiglie quando si parla di inserimento alla scuola dell’infanzia è il fattore temporale.
Il calendario degli inserimenti è solitamente molto indulgente con i bambini e, di conseguenza, parecchio difficile da gestire per i genitori.
È importante, però, capire che questo non dipende dalla volontà dei dirigenti scolastici di complicare la vita alle famiglie.
L’inserimento del bambino alla scuola dell’infanzia, soprattutto quando questi non abbia frequentato il nido, è un evento che va gestito in base ai tempi del bambino e non del genitore.
Poi ci sono bambini che rispondono subito positivamente, e in questo caso saranno le insegnanti a proporre una modifica al calendario originario, e bambini che hanno bisogno di prendersi tutto il tempo possibile.
Il consiglio, dunque, è di essere previdenti e organizzarsi per tempo, in modo da poter dedicare all’ambientamento del bambino tutto il tempo necessario. Questo – di comune accordo con la scuola – potrà anche essere gestito dividendo il tempo con il papà, gli zii o i nonni. Purché il bambino abbia vicino una persona di famiglia per tutto il tempo che sarà necessario e con gli orari che la scuola reputerà più adatti.
D’altra parte, sappiamo dal giorno del parto che questo momento dovrà arrivare…non possiamo esimerci dall’arrivarci preparati.
2. Confidiamo nelle capacità e risorse dei nostri bambini
Uno degli aspetti più importanti di questa transizione è la possibilità (per i bambini) di avere fiducia nella propria capacità di saper costruire una propria “vita” anche al di fuori del nucleo familiare.
Se non ci crediamo noi genitori, in primis, sarà difficile possano crederci loro.
3. Positività
Sappiamo bene che negli inserimenti difficili è estremamente complicato mantenersi sorridenti, positivi e ottimisti.
Un bambino giornalmente recalcitrante e oppositivo all’inserimento può essere veramente destruente.
Tuttavia, è molto importante conservare l’ottimismo, la positività, quella capacità innata che – come genitori – ci permette di infondere serenità ai nostri figli.
Che non significa essere sempre in grado di convertire un pianto sconsolato in allegria, ma riuscire a salutare e separarsi dal bambino con un atteggiamento assertivo e non punitivo o rabbioso.
“Andrà tutto bene, ti divertirai e la mamma/il papà tornerà a prenderti”.
Vi assicuriamo che si tratta di un particolare tutt’altro che banale.
4. Bando ai paragoni
Che siano con i compagni di asilo o con i fratelli maggiori, i paragoni vanno sempre evitati.
“Guarda quella bimba che brava che non piange!” oppure “Insomma, tuo fratello non fa tutte queste scene per andare a scuola!” sono frasi deleterie perché sminuiscono il bambino, non lo fanno sentire accettato, gli danno la convinzione che il suo disagio sia sbagliato e che gli altri siano migliori e più bravi di lui, suscitando un senso di inadeguatezza che non può che peggiorare la situazione.
Si dovrebbe invece concentrarsi su aspetti diversi della socialità.
Per esempio, si potrebbe dire “guarda che bel gioco sta facendo quella bimba, sembra che si diverta molto, vogliamo provare anche noi?”.
In questo modo sposteremo l’attenzione del bambino su un’attività che potrebbe piacergli, senza criticare il suo modo di essere.
5. Accettare il pianto, comprenderlo ed essere rassicuranti
Quello che molti genitori faticano ad accettare è che i loro figli piangano.
Il pianto è normalmente visto come un capriccio o come un’evenienza da evitare come la peste, tant’è vero che il primo istinto di tutti al pianto del proprio figlio è sussurrargli “non piangere”.
Ma il pianto è una modalità di comunicazione, tanto più frequente quanto più il bambino è piccolo.
Soprattutto in circostanze caratterizzate da vere tempeste emotive, come può esserlo l’inserimento alla scuola dell’infanzia, il pianto è una modalità di espressione delle emozioni che il bambino sta provando.
Non va censurato, non va bloccato, non va schernito.
Va accettato come accetteremmo la frase “mamma mi sento tanto triste”: con un abbraccio consolatore, una rassicurazione sul fatto che quelle emozioni sono del tutto normali e che passeranno presto. E, soprattutto, con la promessa che presto mamma o papà torneranno a prenderlo.
E se il pianto non si ferma?
Bisogna farsi forza, fare un’ultima coccola e poi salutare e andare.
Ogni bambino ha i suoi tempi e non tutti riescono ad abituarsi alla nuova routine nei canonici giorni calendarizzati per l’inserimento.
Dobbiamo convincerci noi per primi che presto tutto passerà.
L’importante è non cadere in trappole come le bugie “Mamma torna tra dieci minuti!” o le sparizioni mentre il bambino è distratto.
Il bambino va sempre salutato e sempre dicendogli la verità, il reale orario di ritorno, anche chiedendo alla maestra di aiutarlo a guardare l’orologio per capire quanto manca.
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5 libri bellissimi da leggere insieme sull’inserimento alla scuola dell’infanzia
Torno a prenderti
di Maria Gianola per Gribaudo editore
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Una storia dolce e poetica sul distacco, da leggere insieme. Per mostrare ai bambini che, anche se non la vedono, la mamma è con loro, e quando si allontana, torna sempre.
Età di lettura: da 2 anni.
Piccolo gufo va a scuola
libro di Debi Gliori (Autore), Alison Brown (Illustratore), Chiara Carminati (Traduttore), per Mondadori editore
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Oggi è un Grande Giorno per Piccolo Gufo: inizia la scuola! Ma lui preferirebbe un piccolo giorno e vorrebbe starsene a casa con la sua mamma e il suo fratellino.
Eppure a scuola imparerà a costruire un castello di sabbia, a volare e, ancora più importante, farà tante nuove amicizie! Forse i Grandi Giorni potrebbero non essere poi così male.
Età di lettura: da 3 anni.
Un bacio per quando ti manco
libro di Poppy Bishop (Autore), Caroline Pedler (Illustratore), Giulia Pesavento (Traduttore) per Sassi editore
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È il primo giorno di scuola di Milo e lui non vuole proprio separarsi dalla mamma! Lei, però, conosce un segreto: grazie alla forza dei loro baci, saranno sempre vicini, anche quando non sono insieme.
Un racconto poetico e commovente per aiutare i bambini (e i genitori) a superare i momenti di distacco. Età di lettura: da 5 anni.
Tutto è difficile prima di diventare facile
libro di Luca Mazzucchelli (Autore), Giulia Telli (Illustratore) per Giunti editore
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Lupo vorrebbe tanto diventare un acrobata del circo, ma è grosso, sgraziato, incapace di stare in equilibrio. Come potrà riuscire a far avverare il suo sogno?
Forse con l’aiuto di una maestra speciale, che gli insegnerà che c’è una forza incredibile dentro di noi, che può farci superare qualsiasi avversità.
E che tutto è difficile prima di diventare facile.
Età di lettura: dai 3 anni.
Come funziona la maestra
libro di Chiara Carrer (Autore), Susanna Mattiangeli (Autore) per Il Castoro editore
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Un divertente e raffinato albo illustrato che parla ai bambini di oggi e… ai bambini di ieri. “Dentro la maestra ci sono i numeri, le tabelline, i fiumi, i monti, l’orologio, i cinque sensi, l’uomo primitivo e tante altre cose che a poco a poco finiscono anche dentro ai bambini.” Ci sono maestre lunghe o maestre corte. Maestre larghe oppure sottili. Maestre scure, chiare, ricce, lisce, a pallini, a fiori, a spirali, a scacchi e in varie fantasie. Anche a righe e a quadretti, naturalmente. E dentro le maestre, invece, cosa c’è?
Un ritratto gioioso e scanzonato di tutte le maestre, per imparare a familiarizzare con questa nuova e importante figura.
Età di lettura: dai 3 anni.
Questi erano tutti i nostri consigli per affrontare al meglio l’inserimento alla scuola dell’infanzia.
Come sempre, se avete qualche spunto utile da aggiungere, vi aspettiamo nei commenti.
In bocca al lupo!
A noi avevano aiutato tantissimo Tre piccoli gufi e Mamma nastrino, papà luna!!