Insegnare la pazienza ai bambini: si può?
Pubblicato il 28 Gennaio 2024 da Chiara Mainini • Ultima revisione: 30 Gennaio 2024
Insegnare la pazienza ai bambini è molto importante per il loro sviluppo emotivo, perché la pazienza è la prima risorsa cui fare appello nella corretta gestione delle frustrazioni.
Quando i bambini vengono al mondo, il loro senso del tempo è molto diverso da quello degli adulti ed è per questo che ci appaiono impazienti e del tutto sprovvisti della capacità di attendere.
Si tratta, però, di abilità che possono essere insegnate o – perlomeno – il cui sviluppo può essere supportato attraverso una serie di strategie ed attività: prima fra tutte la lettura condivisa di testi ad hoc.
Possiamo iniziare a partire dai 2/3 anni, ma teniamo presente che la comprensione completa delle motivazioni sottese a questi insegnamenti non potrà avvenire prima del compimento dei 6 anni.
Insegnare la pazienza ai bambini: strategie utili
Avete mai provato l’esperienza di attendere con gran desiderio l’arrivo di una persona e non avere a disposizione nemmeno un orologio per controllare che ore sono?
Se vi è capitato, avete la misura esatta di come si sente un bambino piccolo quando desidera qualcosa.
I bambini molto piccoli non hanno ancora sviluppato il senso del tempo nè un’adeguata capacità di misurarlo: dunque, vivono l’estenuante sensazione di qualcosa che – dal loro punto di vista – non arriva mai.
Questo può generare in loro sensazioni di ansia e frustrazione che possono avere risvolti negativi sul loro equilibrio e benessere: esiti che possono essere prevenuti ricorrendo ad alcune basilari strategie.
Attenzione: non stiamo dicendo che la frustrazione dell’attesa va evitata.
Al contrario, riteniamo molto importante per una serena crescita che i bambini vengano aiutati il più possibile ad abituarsi alle attese, a familiarizzare con i ritardi tipici della vita di ogni giorno e con il senso di frustrazione che segue un desiderio disatteso.
Ma – ed è qui che si inseriscono le strategie – che vengano aiutati nel modo corretto e non semplicemente lasciati ad aspettare invano.
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Il buon esempio
C’è qualcosa, nella vita, che possa essere imparato con un esempio del tutto contrario?
La domanda è chiaramente retorica ma ci piace perché stimola una riflessione più sottile: che esempio diamo ogni giorno ai nostri bambini, mentre ci preoccupiamo di come educarli?
Se ci mostriamo intolleranti, sempre sul punto di perdere le staffe per ogni cosa, non riusciremo mai ad apparire autorevoli mentre cerchiamo di insegnare loro che la pazienza è importante.
Quindi, quello di cercare di tenere i nervi saldi è sempre il consiglio numero uno, in qualunque campo dell’educazione dei nostri figli.
Perché è importante che teniamo a mente che autorità non significa autorevolezza. E siccome la prima ha una data di scadenza, è chiaramente alla seconda che dobbiamo puntare se vogliamo davvero costruire una relazione genitoriale che dia non solo buoni frutti nel tempo, ma soprattutto i risultati sperati nel breve periodo.
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Tenere fede alla parola data
Rientra sempre nel percorso di costruzione dell’autorevolezza. Per essere ascoltati dobbiamo avere la certezza di essere creduti e se non ci abituiamo a mantenere le promesse che facciamo non potremo mai risultare credibili.
I bambini non sanno misurare il tempo ma hanno ottima memoria: credete, quella promessa strappata alle undici di una sera in cui eravamo distrutti dalla giornata infernale appena trascorsa…se la ricorderanno.
Noi dobbiamo fare altrettanto.
Riconsiderare le aspettative
Ci sono situazioni nelle quali l’attesa può e deve essere insegnata: il pomeriggio al parco, l’acquisto di quella bellissima bicicletta rossa, la festa di compleanno con gli amichetti.
Ce ne sono altre nelle quali non è giusto pretendere che il bambino aspetti: quando ha sonno, quando ha fame o deve fare la pipì, quando è stanco e ha bisogno di riposare.
Quando si dice che sono gli adulti a doversi adattare ai ritmi dei bambini, non si intende dire che l’intera vita di ogni individuo deve essere impostata secondo le richieste del bambino.
Si intende dire, piuttosto, che in quanto adulti è necessario saper discernere tra i bisogni che necessitano di una soddisfazione immediata ed improcrastinabile e le circostanze che vanno, invece, ricondotte a un progetto educativo specifico.
Dunque, è necessario riconsiderare le nostre aspettative in relazione al tipo di attesa che intendiamo insegnare: chiedere ad un bambino di attendere il proprio compleanno per avere la bicicletta agognata è giusto, pretendere che trascorra ore e ore di paziente attesa al nostro seguito quando è già molto stanco non lo sarebbe altrettanto.
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Non giocare mai troppo d’anticipo
Quando organizziamo la routine e decidiamo di informare i bambini sui nostri programmi, teniamo sempre ben presente quanto detto a proposito della misurazione del tempo: loro non sono in grado di farla.
Quindi, se diciamo loro “tra due settimane andremo al mare”, al loro orecchio suonerà più o meno come al nostro suonerebbe “prima o poi ti pagherò lo stipendio”.
Prima o poi? Per noi fa una certa differenza saperlo: per loro è lo stesso, anche se per ragioni e circostanze diverse.
Quindi, è molto meglio dire “domani andremo al mare”, e tenere per noi il programma fino al giorno prima. In questo modo possiamo evitare le crisi di impazienza dovute alla frustrazione di non riuscire a comprendere il concetto de “tra due settimane”.
Bisogna sforzarsi di trovare il miglior compromesso possibile tra la necessità dei bambini di avere una routine pianificata ed essere a conoscenza di ciò che succederà dopo, con l’opportunità di un tempismo adattato alle loro capacità.
Avere una buona comunicazione
In premessa abbiamo sottolineato che lo scopo principale di questo articolo sarebbe stato quello di fornire consigli e strategie utili ad insegnare la pazienza ai bambini senza abbandonarli ad un’attesa sterile.
Per questo, uno dei migliori consigli che possiamo seguire è di spiegare sempre con molta calma e un atteggiamento positivo il motivo per cui è importante aspettare.
Possiamo spiegare che un regalo è speciale soltanto se viene desiderato e ottenuto in occasione di un evento importante, altrimenti perde valore.
Oppure possiamo dire che anche se abbiamo molta fame, bisogna aspettare che la pietanza che stiamo preparando sia ben cotta altrimenti potrebbe farci stare male.
Spiegare ai bambini che dietro ad ogni regola c’è una motivazione è sempre la scelta educativa migliore, perché consente loro di trarre davvero un insegnamento dalle nostre parole, anzichè uno sterile ordine o divieto.
Lo diciamo sempre: i bambini sono persone, non soldatini!
Evitare la noia
Sempre nell’ottica di prevenire attese vuote e sterili, che non farebbero che frustrare inutilmente i bambini, è molto importante saper riempire “gli spazi” con qualcosa che possa anche distrarne l’attenzione.
Questo vale sia nel senso letterale che metaforico: così come è consigliabile avere con sè qualche passatempo che aiuti in caso di medie o lunghe attese col bambino (per esempio quando siamo nella sala d’attesa del medico o in banca), è utile anche distrarre la sua attenzione dal pensiero fisso di un evento ancora lontano nel tempo impegnandolo in attività giornaliere che lo facciano concentrare su altro.
Staccare la spina aiuta molto a gestire bene le attese!
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Insegnare a non interrompere le conversazioni degli altri
Quando eravamo bambine e bambini ci ripetevano che non dovevamo interrompere “i grandi” quando parlavano e che non dovevamo “impicciarci”.
Il concetto non era sbagliato: era soltanto mal espresso.
È importantissimo insegnare ai bambini che esiste il momento giusto per ogni cosa: dal momento giusto per giocare, a quello per dormire; dal momento giusto per la pappa a quello per leggere insieme.
Allo stesso modo, esiste un momento giusto per parlare: è “il proprio turno”.
Quando le persone stanno parlando, adulte o piccine che siano, bisogna aspettare il proprio turno e non interromperle. È importante, perché permette a noi di ascoltare gli altri e capire davvero il loro punto di vista e permette agli altri di sentirsi rispettati.
Quindi, quando i bambini irrompono in una conversazione con le loro richieste e proteste, non bisogna ignorarli né strepitare. Può essere molto utile toccare loro la mano dicendo “aspetta che la mamma abbia finito di parlare con questa persona e poi ti ascolterà”.
È vero, a far così si impiega lo stesso tempo che ci vorrebbe a soddisfare la loro domanda o richiesta: la differenza è che così facendo avremo insegnato con rispetto ad aspettare il proprio turno. Nell’altro modo avremmo insegnato l’esatto opposto, cioè interrompere gli altri per ottenere subito soddisfazione!
Insegnare la pazienza ai bambini: letture consigliate
Per la lettura condivisa su questo argomento, il libro che più ci sentiamo di consigliare è Il bruco che voleva diventare grande subito, di Mimi Gomez, specifico per lettori dai 2 ai 5 anni d’età.
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Anche i Silent Book possono essere molto utili a questo scopo, perché stimolano i bambini a concentrarsi in un’attività narrativa creativa, che li distoglie dall’impazienza del momento.
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E voi come insegnate ai vostri bambini ad essere pazienti? Avete altre strategie? Vi aspettiamo nei commenti!