Come spiegare l’adozione ai bambini?
Pubblicato il 4 Gennaio 2024 da Chiara Mainini
Nel 2024, finalmente, ai bambini non si racconta più che sono stati portati dalla cicogna o trovati sotto un cavolo.
Abbiamo raggiunto quel livello culturale che ci permette di parlare con i nostri figli della riproduzione senza tabù, parlando apertamente di fenomeni biologici e del tutto naturali.
Qualche tabù di natura emotiva, invece, permane rispetto ad argomenti più complessi come per esempio l’adozione.
Non è raro, soprattutto grazie alla sempre maggiore multiculturalità delle classi, che i bambini si domandino e ci domandino – già alla scuola dell’infanzia – come mai i loro compagni abbiano un aspetto tanto diverso dai propri genitori e, talvolta, anche dai propri fratelli.
Spesso non sappiamo cosa rispondere, perché l’adozione è ancora un tema che si tocca con inspiegabile imbarazzo, come se fosse qualcosa di pericoloso e fragile insieme, da affrontare con eccessiva delicatezza.
E se i genitori adottivi hanno tanto tempo a disposizione per prepararsi ad affrontare il discorso con i figli che avranno, per tutti gli altri la domanda spesso arriva imprevista, nella routine trafelata di un martedì qualunque.
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Come nascono i bambini?
Se ci rapportiamo al tema dell’adozione, all’improvviso questa domanda ci sembra semplicissima.
Spiegare a un bambino che è l’amore di mamma e papà a far nascere e crescere un bimbo o una bimba nella pancia della mamma – con minori o maggiori dettagli biologici a seconda dell’età – ci viene stranamente naturale.
Ma quando i bambini non sono i nostri, e magari sono arrivati nella nuova famiglia già grandicelli, è molto più complicato spiegare per quale motivo un bambino seminato e cresciuto dentro un pancione sia diventato, poi, il bambino di qualcun altro.
Perché questa spiegazione si porta dietro domande sempre più spinose man mano che si avanza nel discorso: quindi quel bambino ha due mamme? E si può smettere di essere figli? Ma se si può smettere di essere figli, si può smettere anche di essere genitori? E se si può smettere di essere genitori, tu puoi smettere di volermi bene?
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Come nascono…i genitori?
Forse è il nostro punto di vista che deve cambiare.
Dobbiamo smettere di pensare al lato oscuro dell’adozione, quel profilo doloroso che si nasconde dietro l’idea che in ogni adozione completata c’è un bambino abbandonato, molestato o rimasto orfano dei genitori e che ci rende così pruriginoso affrontare il discorso serenamente coi nostri bambini.
Dobbiamo cominciare a considerare davvero che l’amore è una scelta, non un fenomeno biologico, e far nostra l’idea che avere organi riproduttivi funzionanti e idonei ad espletare un concepimento e un parto non sia sufficiente a diventare genitori davvero.
Perché soltanto così potremo aspirare ad acquisire la maturità emotiva necessaria ad affrontare il focus di ogni discorso sull’adozione: che genitori si può diventare semplicemente perché si sceglie di prendersi cura di un bambino che ha bisogno di una famiglia.
Che le vere mamme e i veri papà sono quelli che amano, che crescono, che assistono i bambini quando stanno male, che vanno a lavorare per offrire loro un futuro e tornano a casa ogni sera perché scelgono di star loro accanto per sempre, che se ne prendono cura materialmente ed emotivamente, semplicemente perché desiderano farlo, anche quando non li hanno messi al mondo.
Ma allora perché i bambini vengono adottati?
Non è facile raccontare ai nostri figli quanto a volte la vita possa essere brutta, soprattutto quando sono ancora piccoli.
Ma c’è una semplicità disarmante nelle loro domande e allora, forse, dovremmo imparare anche noi a dare risposte semplici.
I bambini vengono adottati perché a volte far nascere un bambino dalla pancia non basta per essere un genitore.
Ci sono genitori troppo poveri per offrire ai loro bambini il futuro migliore possibile.
Ci sono genitori a cui nessuno ha insegnato come ci si prende cura di un bambino nel modo giusto.
Ci sono genitori che nella loro vita hanno fatto delle brutte cose e non possono prendersi cura di un bambino, perché devono impegnarsi a recuperare le loro cattive azioni nei confronti della società.
In tutti questi casi è bello e importante che persone più fortunate, capaci di prendersi cura di un bambino e con sufficiente tempo a disposizione per crescerlo e stargli accanto, abbiano trovato dentro sé l’amore necessario a scegliere di essere per loro una mamma e un papà: anche se il colore della pelle non combacia.
Perché amarsi non ha assolutamente niente a che fare con la genetica: ci si può amare per sempre anche se si hanno colori della pelle diversi.
Questa è la sola risposta che ci mette tutti al riparo dalla paura: perché se si può smettere di essere biologicamente genitori, e figli, non si smetterà mai – e poi mai – di essere amati.
Come spiegare l’adozione ai bambini: letture consigliate
C’è sempre un nido per me, di M. T. De Camillis e T. Zaccariello, Giunti Progetti Educativi
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Vengo da altrove, di I.C. Fellini, L. Borgognoni, Il leone verde
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Dove nasce l’amore, di L. Tozzi, S.M.L. Possentini, Curci editore
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Mamma di pancia, Mamma di cuore, A. G. Milioni, Trieste, Editoriale Scienza
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