Fertilità femminile: come cambia con l’età?
Pubblicato il 29 Aprile 2023 da Chiara Mainini
La fertilità della donna dipende dall’età, non vorremmo sentircelo dire eppure è così.
Con il passare degli anni la quantità e la qualità degli ovociti diminuisce: di conseguenza, si riducono le possibilità che si instauri una gravidanza spontanea.
Perché la scelta di maternità sia veramente consapevole, è giusto che le donne siano molto ben informate del fatto che la capacità riproduttiva ha una “finestra temporale” limitata, che varia in qualità a seconda dell’età anagrafica.
Cerchiamo quindi di capire come funziona il corpo femminile sotto questo punto di vista.
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Indice dell'articolo
Come si modifica la fertilità femminile nel corso degli anni
Le ovaie non producono un numero indeterminato di ovociti: alla nascita, ogni donna possiede un numero definito di follicoli, ossia gli “involucri” che contengono le cellule uovo, denominato “riserva ovarica“.
A partire dalla nascita, il numero di ovociti presenti inizia a ridursi e, durante la vita fertile della donna, questi si esauriscono progressivamente senza possibilità di rigenerarsi.
Il picco di fertilità si raggiunge tra i 20 e i 30 anni d’età. Poi, in modo graduale, si verifica un primo calo intorno ai 32-35 anni, e un ulteriore declino – piuttosto brusco – tra i 35 e i 40.
Dopo i 40 anni, si ha l’avvio della cosiddetta fase di “subfertilità”, nella quale il tasso di fertilità è inversamente proporzionale all’età materna.
In questo periodo, la probabilità di una gravidanza naturale diminuisce sempre più velocemente, fino a raggiungere lo 0 intorno ai 50 anni, ed eventuali gravidanze avviate sono maggiormente esposte al rischio di:
- aborti spontanei*
- morti fetali intrauterine
- patologie genetiche, a causa dell’abbassamento progressivo della qualità degli ovociti materni
* Uno studio norvegese condotto nel 2019 su oltre 421 mila gravidanze ha stimato che la percentuale di aborto spontaneo sia:
- di circa il 9,8% tra i 25 e i 29 anni
- di circa il 20% tra i 35 e i 39 anni
- di circa il 35% tra i 40 e i 44 anni
- di circa il 54% dopo i 45 anni
Fonti: Salute riproduttiva: età e fertilità, a cura del Ministero della Salute; Ruolo dell’età materna e della storia della gravidanza nel rischio di aborto spontaneo: studio prospettico, BMJ 2019;364:l869, pubblicato il 20 marzo 2019.
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Età materna e procreazione assistita: quali sono i dati?
L’età della donna può avere effetti anche sulle possibilità di successo di una procreazione medicalmente assistita.
Stando ai dati del 2018, i tassi di successo scendono dal 22,2% delle pazienti con meno di 35 anni al 4,9% di quelle con più di 43 anni (Pma: Nel 2018 più di 14 mila i bimbi nati con tecniche assistite, su Quotidianosanità.it).
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Si può aumentare la fertilità dopo i 40 anni?
Ciò detto, cosa si può fare per migliorare la fertilità e aumentare le possibilità di concepire spontaneamente e portare a termine una gravidanza dopo i 40 anni?
Rimanere incinta dopo i 40 anni non è impossibile, tuttavia bisogna sapere che proprio a causa dell’età si va incontro a problematiche oggettive che rendono più difficile la riuscita della gravidanza:
- aumento dei cicli anovulatori
- maggior rischio di sviluppo di fibromi uterini
- aumento di incidenza dell’endometriosi
- minor qualità degli ovociti presenti in riserva
Modificare il proprio stile di vita e adottare alcuni accorgimenti può incidere favorevolmente su taluni di questi fattori e agevolare l’instaurazione e la riuscita di una gravidanza naturale a breve termine:
- smettere di fumare, ci sembra ovvio ma è utile specificarlo
- allenarsi per tornare o restare in forma: non occorre un training esasperato, ma la buona forma fisica, il normopeso e una buona salute generale influiscono positivamente sulla ricerca di una gravidanza
- assumere vitamina D e acido folico prima di iniziare la ricerca: la prima evita l’insorgenza di problematiche che possono influire sulla fertilità del nascituro, il secondo va assunto per evitare problemi dello sviluppo neurale del feto
- dormire adeguatamente: è chiaro che non si tratta di un rapporto causa-effetto, nel senso che ad una notte di sonno non corrisponde una maggiore possibilità di concepimento, ma esiste un legame tra qualità del sonno e salute riproduttiva. Secondo una ricerca condotta dall’’American Society for Reproductive Medicine, il sonno breve o interrotto (cioè quello che dura meno di 5 o 6 ore) può interferire sulla salute riproduttiva delle donne causando aumento del rischio di irregolarità del ciclo mestruale (inclusi cicli anovulatori), cicli mestruali anomali nella durata, maggiore difficoltà di concepimento naturale e aumentato rischio di insuccessi in caso di PMA.
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Cosa fare per aumentare le possibilità di una gravidanza dopo i 40 anni?
In primo luogo è consigliabile monitorare il ciclo e, insieme ad esso, l’ovulazione.
Avere rapporti mirati nei periodi di ovulazione è sicuramente più efficace. Inoltre, eseguire il test di ovulazione permette di individuare subito eventuali cicli anovulatori e previene il rischio di delusioni da mancato risultato.
In genere gli specialisti consigliano di tentare rapporti non protetti e mirati per almeno 12 mesi, prima dei 35 anni.
Dopo i 35, invece, è bene non attendere troppo tempo per rivolgersi a uno specialista: generalmente sono consigliati 6 mesi di rapporti mirati inefficaci, prima di rivolgersi ad un centro specializzato in fertilità di coppia.