Come spiegare ai bambini la malattia di Alzheimer
Pubblicato il 10 Gennaio 2023 da Chiara Mainini • Ultima revisione: 10 Gennaio 2023
Spiegare ai bambini la malattia di Alzheimer nel modo corretto è molto importante per aiutarli ad affrontare con serenità un momento famigliare molto difficile: quello in cui i nonni – un tempo cari compagni di giochi – non li riconoscono più.
Ricevere la notizia che i propri familiari iniziano a soffrire di demenza è un’esperienza molto delicata: non soltanto per gli adulti, che comunque possiedono tutti gli strumenti emotivi per affrontare la situazione nel modo migliore; ma soprattutto per i bambini, che vedono mutare all’improvviso la propria relazione affettiva con i nonni colpiti dal male e che, spesso, devono accettare anche i cambiamenti logistici imposti dalla coabitazione forzata con un individuo che non riconoscono più e che non li riconosce.
L’Alzheimer è una malattia sociale: grava sul malato ma anche sull’intero nucleo di persone che fanno parte della sua famiglia. È fondamentale affrontare la questione nel modo giusto per assicurare la serenità di tutti e facilitare almeno gli aspetti pratici della gestione di un evento tanto doloroso e importante.
Indice dell'articolo
Spiegare l’Alzheimer ai bambini in funzione dell’età
L’età dei nostri figli e delle nostre figlie è il criterio fondamentale che deve guidare le modalità del nostro agire.
Quando i bambini sono molto piccoli, sotto i tre anni, sarà molto difficile che comprendano la reale portata di un discorso sulla malattia ma questo non significa che si debba tacere loro quanto sta accadendo.
Da un certo punto di vista, i più piccoli beneficeranno del fatto di aver trascorso meno tempo in compagnia del nonno che si è ammalato e per loro sarà più semplice vivere la malattia durante la crescita, affrontandone le conseguenze che generalmente si ripercuotono sul rapporto interpersonale nonno-nipote.
In questi casi potrebbe essere sufficiente spiegare ai bambini che il nonno o la nonna sono anziani e fanno fatica a ricordare alcune cose, come per esempio i nomi delle persone, e che potrebbe accadere che non li riconoscano e che siano particolarmente tristi o arrabbiati per questo.
Ma a partire dai 3 anni in poi, quando i bambini sono più consapevoli della propria relazione affettiva col nonno o con la nonna, è bene impostare un discorso che sia il più chiaro possibile, sempre tenendo in considerazione i limiti cognitivi imposti dalla giovane età.
Impostiamo una comunicazione sincera
Preparare i bambini alla malattia di Alzheimer dei nonni significa spiegare esattamente cosa sta succedendo.
Non con complicati paroloni medici che potrebbero confonderli, ma con frasi semplici che illustrino le caratteristiche basilari della malattia e le problematiche più comuni che essa pone:
- dimenticare i nomi delle persone o addirittura i ricordi di situazioni vissute insieme
- difficoltà a parlare o a formulare frasi logiche, a dare il giusto nome alle cose o nel riconoscere le persone, anche di famiglia, quindi anche i nipoti
- impossibilità di proseguire nelle attività di cura dei nipoti condotte regolarmente fino a poco tempo prima
- incapacità di ricordare i giochi fatti solitamente insieme
- disturbi dell’umore dovuti alle sopraggiunte difficoltà cognitive
I bambini hanno bisogno di avere un’idea molto chiara di cosa sta succedendo e di cosa succederà: per natura, sono creature che nell’incertezza non vivono bene.
Per questo motivo è molto importante non tacere loro la verità, non limitarsi a parlare di un malessere o di una malattia generici. In questo modo non si limitano affatto le loro preoccupazioni, come comunemente si crede, le si aumenta.
Bisogna invece essere sinceri e trasparenti, parlare in modo concreto con esempi pratici della vita di tutti i giorni, spiegando quali situazioni potrebbero presentarsi.
Ed è fondamentale spiegare che i nonni non smettono di amarli quando smettono di riconoscerli: che non hanno fatto nulla di sbagliato, che non è una punizione per un loro comportamento se il nonno o la nonna non giocano più con loro.
Altrimenti, nell’inconsapevolezza che talvolta noi genitori scegliamo perché ci sembra più facile da gestire, i nostri figli e le nostre figlie cercheranno e troveranno risposte sbagliate, che potrebbero far provare loro un enorme senso di colpa e di inadeguatezza.
Come spiegare l’Alzheimer ai propri figli: la parola chiave è rassicurazione
I nostri figli e le nostre figlie, dunque, vanno rassicurati.
È importante spiegare loro che non sono in alcun modo responsabili delle situazioni difficili e talvolta dolorose che si verificheranno e che, nonostante la complessità degli eventi, è molto importante che il nonno o la nonna affetti da Alzheimer trovino una famiglia unita che li accolga e li assista con amore.
Diamo poi il giusto tempo affinché metabolizzino le informazioni e le notizie che abbiamo fornito, perché elaborino le loro domande e trovino il coraggio di porcele:
- perché il nono mi fa sempre le stesse domande?
- perché la nonna si arrabbia sempre?
- anche mamma e papà possono ammalarsi di questa malattia?
- Io posso ammalarmi?
- di questa malattia si muore?
- si può curare?
- posso fare qualcosa per aiutare il nonno a recuperare la memoria?
- Se la nonna dimentica le cose, allora dimenticherà anche me?
Queste sono solo alcune delle domande che ci verranno poste dai nostri figli e figlie quando decideremo di spiegare loro la malattia di Alzheimer.
Quando struttureremo le nostre risposte, immedesimiamoci nei loro panni e cerchiamo di comprendere che per i bambini, ma anche per gli adolescenti, non è facile veder crollare il pilastro dell’unità familiare che i nonni sono sempre stati ai loro occhi.
Quando veniamo al mondo, e fino a una certa età, ci accompagna la sensazione di essere protetti da due supereroi imbattibili (che sono i nostri genitori) e da quei giganti, custodi del sapere e della storia della famiglia, che sono i nostri nonni.
Vederli regredire per colpa di una malattia che sottrae loro tutto – persino la nostra e la loro identità – per i bambini è estremamente destabilizzante.
Accettiamolo, ragioniamoci sopra e teniamoci pronti ad intervenire sul senso di protezione e di cura che sarà certamente necessario esercitare per ristabilire la loro serenità.
Spiegare l’Alzheimer ai bambini: le letture consigliate
Fra gli strumenti più adatti ad affrontare il discorso con i nostri figli e figlie c’è, come sempre, la lettura: che offre spunti molto utili anche per i genitori stessi, per arrivare preparati al momento in cui decideranno di trattare l’argomento e lo affrontino senza ansie e preoccupazioni eccessive.
Un libro sull’Alzheimer per i genitori: Nonna dimentica
di Paul Russel e Nicky Johnston, edizioni Erikson
LINK DI AFFILIAZIONE AD AMAZON: Nonna dimentica
Pur essendo un libro per bambini, adatto a partire dai 4 anni di età, questo libro è un prezioso manuale per i genitori che vogliono prepararsi a questo difficile dialogo con i propri figli.
Intanto perché è stato scritto dall’autore traendo spunto dalla propria esperienza personale: una nonna malata di Alzheimer durante la sua infanzia.
Secondariamente, perché per la commercializzazione della traduzione italiana del libro, Eloisa Stella – cofondatrice e vice-presidente dell’associazione Novilunio onlus e consulente della Commissione europea per la valutazione di progetti che promuovano l’invecchiamento attivo e le tecnologie per le persone anziane e con disabilità – ha redatto una guida per l’uso che spiega ai genitori quale sia il punto di vista dei bambini che affrontano una situazione di demenza in famiglia, offrendo validi spunti per l’impostazione del giusto dialogo.
LEGGI ANCHE: Come spiegare la disabilità ai bambini
Libri sull’Alzheimer per bambini: La nonna e le parole farfalla
di Francesca Mascheroni, con le illustrazioni di Emanuele Alvod, Edizioni Il Ciliegio
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Da un po’ di tempo, le parole fanno dei dispetti alla nonna di Martina: quando fa per dirle volano via, come se fossero farfalle.
Martina comincia a preoccuparsi: e se alla fine volassero via tutte quante e la nonna si dimenticasse persino del suo nome, e di lei?
Per fortuna, non sarà così. Perché ci sono cose, come l’amore, che non hanno bisogno di parole.
Un tema difficile affrontato da Francesca Mascheroni con la sua consueta e toccante semplicità, per supportare chi si trova ad affrontare questa delicata esperienza nel rapporto tra nonni e bambini.
Adatto dai 3 anni di età.
Felice, di nome e di fatto
di Tiziana Morrone, con le illustrazioni di Mauro Molle, MdS Editore
LINK DI AFFILIAZIONE AD AMAZON: Felice di nome e di fatto
Felice è un nonno speciale: sempre di buon umore e col sorriso stampato in faccia, anche quando comincia a dimenticarsi le cose e a comportarsi in maniera strampalata.
Prima di andare in pensione aveva un ristorante nel quale faceva il cuoco e la sua più grande passione è sempre stata fare la pasta. La sua allieva preferita, nonché custode delle ricette segrete, è la nipotina Francesca, una bambina di 10 anni che sogna di fare la pasticcera.
Nonno e nipote sono inseparabili e insieme ne combineranno di tutti colori, anche quando le stranezze del nonno prenderanno un nome preciso che all’inizio spaventa: Alzheimer. Una brutta malattia che i familiari di Felice impareranno a conoscere, accompagnando il nonno nel difficile percorso, che offre però anche momenti di dolcezza, di grande amore e perfino di ironia. Perché dopo la diagnosi c’è ancora tanta vita da vivere insieme.
Adatto dai 7 anni.
Conclusioni
In questo articolo abbiamo cercato di offrirvi spunti pratici e consigli, anche di lettura, per parlare ai bambini e alla bambine di Alzheimer nel modo migliore, aiutandoli ad affrontare con la massima serenità un momento molto difficile.
Speriamo che i nostri consigli possano agevolarvi in questo importante compito: fateci sapere nei commenti se leggerete i libri che vi abbiamo consigliato e se vi sono stati utili!
E se ne conoscete altri che possono essere utilizzati per questo scopo, integrateli nei commenti!