Spiegare a bambini e bambine la persecuzione nazista contro gli ebrei
Pubblicato il 13 Dicembre 2022 da Chiara Mainini • Ultima revisione: 13 Dicembre 2022
Spiegare a bambini e bambine la persecuzione nazista contro gli ebrei non è facile, perché non è facile trovare le parole giuste per narrare una simile barbarie senza urtare esageratamente la loro spiccatissima sensibilità.
Ma non è facile anche per un’altra ragione.
Quello che accadde nei campi di concentramento durante la persecuzione antisemita resta, ad oggi, la più incomprensibile sospensione collettiva del pensiero che la storia ricordi e trovare una spiegazione razionale da fornire quando l’interlocutore è un bambino – quindi per natura un individuo che si aggrappa con ogni fibra del suo essere alla razionalità – diventa impossibile.
Tuttavia il nostro ruolo di genitori ci impone di affrontare questa difficoltà, assumendoci il peso di raccontare questo cupo ed infame capitolo della storia dell’uomo, per far sì che i nostri figli e le nostre figlie si formino una coscienza civile ben chiara, fortemente ancorata al concetto di errore – rectius, orrore – che non deve ripetersi.
Fortunatamente abbiamo a disposizione moltissimi supporti validi per adempiere a questo compito.
I migliori, a nostro avviso, restano i libri e i film, da analizzare sempre in loro compagnia per orientare la riflessione e il dibattito.
Indice dell'articolo
Shoah: come spiegarla a bambine e bambini
Prima di parlare di libri e film indicati per spiegare a bambine e bambini la Shoah, vogliamo dare qualche consiglio generale su come trattare l’argomento.
Come porsi nei confronti dei bambini
Fino a quando i bambini non raggiungono i 7 o gli 8 anni è molto difficile che comprendano pienamente la gravità di quanto accaduto. Conoscono però il concetto di rispetto reciproco, poiché si tratta di un tema che affrontano ogni giorno sin dalla scuola dell’infanzia e quindi possiamo partire da qui per impostare un discorso che miri a spiegare loro il concetto di discriminazione.
Spieghiamo loro, con parole semplici e adeguate all’età, che ciò che è accaduto è dipeso in larga parte dalla convinzione di molti – estremamente errata – che le persone non abbiano tutte i medesimi diritti. E che questa convinzione si sia diffusa perché non trovò nessuno che ebbe il coraggio di dire fosse una stupidaggine enorme.
Questo ci darà la possibilità di spiegare loro l’importanza di opporsi con coraggio alle ingiustizie e di schierarsi sempre dalla parte dei più deboli.
Non sottraiamoci alle loro domande e cerchiamo di rispondere in modo sincero, anche quando non conosciamo la risposta: è molto meglio ammettere di non sapere e documentarsi insieme, piuttosto che generare l’impressione che non si voglia rispondere a quella domanda.
E se una risposta non esiste – perché su questo argomento sono tante le domande destinate a non trovare risposta – ammettiamolo chiaramente: dobbiamo insegnare ai nostri figli e figlie a pensare, a ragionare in modo critico, e a volte il ragionamento critico è proprio quello che ci fa dire che un fatto è talmente assurdo da non poter avere alcuna spiegazione.
Il fatto che l’entourage politico di diverse nazioni si fosse determinato a giustiziare barbaramente 17 milioni di persone, con la convinzione di essere nel giusto, è certamente assurdo e non potrà mai trovare una spiegazione razionale. Ed è importante dirlo subito, prima che i bambini vadano a cercare da soli risposte che potrebbero non essere capaci di interpretare nella maniera corretta.
Ma soprattutto, il nostro consiglio è di evitare di liquidare l’intera vicenda con la teoria – religiosa o meno – dell’esistenza del male.
Perché dare la colpa al male significa, indirettamente, assolvere l’uomo dalle sue colpe e dichiarare che fosse posseduto da una forza superiore che lo manovrava e alla quale si doveva obbedire ciecamente.
Il male, in quanto forza immanente all’uomo, non esiste.
In qualunque momento di quell’orrenda, atroce barbarie gli uomini avrebbero potuto fermarsi e osservare che si stava perpetrando un crimine inaccettabile contro l’umanità, sottraendovisi e negando la propria, connivente, collaborazione.
Se il male esiste può essere soltanto il risultato dell’assenza di giudizio, coraggio e responsabilità dell’essere umano e come tale va spiegato ai nostri figli e alle nostre figlie.
LEGGI ANCHE: Come spiegare la guerra a bambini e ragazzi
I contenuti da proporre: che cosa significa Shoah?
Shoah è un termine ebraico col quale viene indicata la persecuzione nazista perpetrata durante la seconda guerra mondiale dalla Germania di Hitler e dai suoi alleati ai danni del popolo ebraico, ma anche di altre categorie di persone considerate sgradite al regime:
- popolazioni slave dell’Europa dell’est e dei balcani
- minoranze etniche come Rom, Sinti e Jenisch
- minoranze religiose, come i testimoni di Geova o pentecostali
- persone omosessuali
- persone portatrici di disabilità fisiche e/o intellettive
Il termine Shoah è, ad oggi, preferito al più comune “Olocausto”, poiché quest’ultimo reca concettualmente l’idea di un sacrificio inevitabile di matrice divina.
A causa di questo genocidio, si stima siano state uccise circa 17 milioni di persone, tra cui circa 6 milioni di ebrei, ovvero i due terzi dell’intera popolazione ebraica europea.
Che cos’erano i campi di concentramento e sterminio?
I campi di concentramento, anche chiamati campi di lavoro o campi di prigionia, erano strutture di detenzione che vennero costruite specificamente per raccogliere tutte le persone sgradite al regime e poterle arrestare e detenere senza osservare le consuete norme giuridiche in tema di arresto e custodia di persone. I campi di concentramento, infatti, erano sottratti alla normale giurisdizione dello Stato e delle sue leggi e rispondevano unicamente ad una giurisdizione illegale autorizzata da Hitler in persona.
Alcune di questa strutture fungevano da campi di raccolta, ovvero luoghi nei quali le persone venivano portate provvisoriamente per essere riunite e poi inviate ad una destinazione definitiva.
Altre, invece, avevano al loro interno le strutture che servivano a giustiziare i prigionieri mediante esecuzioni di massa.
I prigionieri venivano impiegati nell’esecuzione di lavori disumani e vivevano in condizioni di assoluto degrado e stento, morendo molto spesso dopo poco tempo dal loro arrivo. Anche i bambini erano destinati a questo orrore, si stima che ne siano morti circa un milione durante la persecuzione nazista.
Anche gli italiani furono deportati nei campi di concentramento?
Quando si parla di persecuzione contro il popolo ebraico non si intende parlare di un popolo in senso territoriale, ma di un popolo frammentato in tanti territori diversi unito dalla fede nella religione ebraica.
Spiegare questo concetto ai bambini è molto importante perché capiscano che anche il popolo italiano fu funestato in maniera importante da questa sciagurata operazione.
Gli italiani deportati nei campi di concentramento del Reich furono 900.000: di questi, meno di diecimila persone erano di fede ebraica. Gli altri furono prigionieri militari ed oppositori politici.
La stragrande maggioranza degli ebrei italiani deportati fu prima riunita nel campo di concentramento italiano di Fossoli, la risiera di San Sabba, e poi destinata ad Auschwitz.
Furono circa 7500 gli ebrei italiani a morire nel campo di concentramento di Auschwitz. Ma per avere un’idea precisa del totale delle vittime italiane della Shoah, bisogna considerare anche gli oltre 10 mila oppositori politici al regime e circa 50 mila prigionieri di guerra che morirono negli altri campi di sterminio del Reich.
Che cos’è la giornata della Memoria?
Il 27 Gennaio del 1945 le truppe dell’esercito sovietico irruppero ad Auschwitz, liberando i prigionieri che ancora vi si trovavano vivi e reclusi. Quel giorno divenne finalmente noto al mondo quello che era successo nei campi di tutta Europa.
Nel 2005, in occasione delle celebrazioni per il sessantesimo anniversario della liberazione dei prigionieri di quel campo, L’assemblea generale Nazioni Unite stabilì che il 27 Gennaio dovesse essere la giornata mondiale della Memoria dell’Olocausto, per ricordare le milioni di vittime cadute per mano di un folle omicida e dei suoi complici.
Libri per spiegare la Shoah ai bambini
Abbiamo scritto un articolo molto approfondito sui libri per spiegare ai bambini la persecuzione contro gli ebrei e la giornata della memoria. Vi rimandiamo, quindi, alla lettura di quello per il dettaglio di tutti i libri che vi suggeriamo su questo argomento.
LEGGI: I migliori libri per spiegare a bambini e ragazzi il Giorno della Memoria
Film sulla Shoah adatti anche ai bambini
Abbiamo escluso dalla lista dei film da proporvi alcuni prodotti blasonati – e pluripremiati – che non ci sono parsi idonei ad affrontare l’argomento con bambini e bambine per la prima volta:
- Schindler’s list, regia di Steven Spielberg, 7 premi Oscar e svariati altri riconoscimenti, ma a nostro avviso troppo crudo per essere visto prima dei 14 anni
- La vita è bella, per la regia di Roberto Benigni, anche protagonista, 3 premi Oscar e svariati altri riconoscimenti, ma con un registro troppo metaforico per approcciare l’argomento con i bambini, si rischierebbe un fraintendimento sull’effettiva gravità di quanto narrato. Ad ogni modo, se desideraste comprarlo, lasciamo qui sotto il link di affiliazione.
Entrambi i titoli sono assolutamente da vedersi sopra i 14 anni e rientrano di diritto nella lista dei migliori film dedicati alla Shoah.
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La stella di Andra e Tati
film di Rosalba Vitellaro, sceneggiatura di Alessandra Viola e Rosalba Vitellaro
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Andra e Tati, al secolo Alessandra e Tatiana Bucci, sono due donne ebree italiane, di Fiume. Avevano soltanto 4 e 6 anni quando, il 29 Marzo 1944, furono deportate ad Auschwitz Birkenau insieme alla madre, alla nonna, a una zia e un cuginetto.
Qui, su oltre 200.000 bambini deportati, pochi meno di 50 sopravvissero.
La stella di Andra e Tati è il primo cartone animato a raccontare una storia vera sulla Shoah, realizzato della società di produzione di Palermo Larcadarte, per la regia di Rosalba Vitellaro, che ha curato anche la sceneggiatura insieme ad Alessandra Viola e Valentina Mazzola.
Prodotto in collaborazione con Rai Ragazzi e col Miur, è disponibile su RaiPlay.
Il bambino con il pigiama a righe
film di Mark Herman, adattamento cinematografico del romanzo omonimo di John Boyne
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Il film è considerato uno dei più grandi simboli cinematografici dell’Olocausto e racconta gli eventi accaduti in un campo di sterminio nazista attraverso gli occhi di 2 bambini di otto anni che stringono tra loro una profonda amicizia: Bruno, interpretato da Asa Butterfield, figlio del comandante tedesco del campo, e Shmuel, ossia Jack Scanlon, un prigioniero ebreo del campo.
La chiave di Sara
film di Gilles Paquet Brenner, tratto dall’omonimo romanzo di Tatiana de Rosnay
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Il film racconta un episodio poco conosciuto della Shoah avvenuto durante l’occupazione nazista di Parigi, ovvero il rastrellamento del Velodromo d’Inverno.
In occasione di questo rastrellamento, che determinò l’arresto e la deportazione di migliaia di cittadini di Parigi, venne presa anche la famiglia della piccola Sara Starzinsky, una bambina ebrea di dieci anni. La piccola, prima di essere presa, riuscì a nascondere il fratello minore Michel in un armadio a muro, chiudendolo dentro a chiave e facendogli promettere di aspettare il suo ritorno, pensando così di poterlo salvare.
La narrazione fa poi un salto ai giorni nostri e ci racconta la vita di Julia Jarmond, una giornalista statunitense, residente da anni nella capitale francese, sposata con l’architetto Bertrand Tézac e madre dell’adolescente, Zoe.
Il suo capo le affida un articolo sui fatti del Rastrellamento del Velodromo d’Inverno, dei quali si era già occupata precedentemente per un’altra rivista. Julia inizia così le ricerche e scopre che la casa dei suoi suoceri, nella quale sta per trasferirsi, era appartenuta a una famiglia di ebrei deportati proprio durante il Rastrellamento: i coniugi Starzynski.
Questi, purtroppo, risultano essere morti nel campo di concentramento di Auschwitz, mentre dei due figli non c’è traccia in nessun documento relativo alle deportazioni e ai morti nei campi.
Cosa è successo ai due bambini?
Il diario di Anna Frank
film di George Stevens, adattato dall’omonimo testo di Anne Frank
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Si tratta di un grande classico della letteratura e della cinematografia, che davvero non ha bisogno di spiegazioni e che si rivela molto utile per spiegare ai bambini l’aspetto – spesso sottaciuto – della clandestinità di molti ebrei, costretti a nascondersi in luoghi molto piccoli e per lunghi periodi, pur di non essere deportati.
Annelies Marie Frank, detta Anne, fu un’ adolescente ebrea tedesca trasferita ad Amsterdam, divenuta il simbolo della Shoah. Ci ha lasciato il più grande memoir storico sulla persecuzione nazista: il suo diario, scritto durante il periodo in cui – insieme ai suoi familiari e a una coppia di conoscenti – si nascose in una soffitta per sfuggire alla deportazione.
Dopo due anni di clandestinità, morì tragicamente nel 1945 nel campo di concentramento di Bergen Belsen.
Corri ragazzo, corri
film di Pepe Danquart
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Srulik è un bambino di soli otto anni che fugge dal ghetto di Varsavia nel 1942 e tenta di sopravvivere nascondendosi in una foresta.
Successivamente finge di essere un orfano cristiano chiamato Jurek, nasconde la propria identità di ebreo ed ottiene un lavoro in una fattoria dove trova anche alloggio.
Nella sua personale epopea, Srulik verrà anche consegnato ai nazisti, dai quali però riuscirà a fuggire continuando la sua fuga verso la libertà.
L’aspetto interessante narrato dal film sta nella descrizione delle persone che Srulik incontrerà sul suo cammino: uomini e donne disposti ad aiutarlo oppure decisi ad ucciderlo.
Un sacchetto di biglie
film di Vhristian Duguay
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Joseph e Maurice sono due giovani fratelli ebrei e vivono in Francia.
La loro infanzia è bellissima, come quella di qualunque bambino dovrebbe essere: d’estate giocano tra le onde, d’inverno si sfidano a battaglie di palle di neve.
Ma l’arrivo delle leggi razziali cambia per sempre le loro vite.
A scuola sono costretti a indossare segni distintivi sulla giacca della divisa, vengono esclusi e additati dai compagni, emarginati dagli amici che ora li guardano in modo diverso.
Una sera il loro papà li informa che dovranno partire in cerca di un luogo più sicuro dove rifugiarsi in attesa che tutto finisca. I bambini si mettono così in viaggio da soli verso la zona di occupazione italiana nel sud della Francia, per sfuggire ai nazisti e raggiungere la cosiddetta “terra libera”.
Il film segue i due bambini alla ricerca della salvezza e mostra le difficoltà che affronteranno durante la loro fuga, fino al ricongiungimento con l’amata famiglia.