Consapevolezza digitale per famiglie e ragazzi
Pubblicato il 25 Ottobre 2021 da Barbara Damiano
Dopo e durante il lockdown abbiamo capito l’importanza di saper maneggiare al meglio gli strumenti digitali. Non solo di maneggiarli manualmente, ovvero saper inserire una password o fare funzionare una videocall.
Abbiamo soprattutto capito che ciò che ci serve, oggi e nel futuro, è acquisire una maggiore consapevolezza del mondo digitale – soprattutto come genitori. In modo da educare i nostri figli a utilizzare Internet in modo sicuro, consapevole, efficace.
In questo articolo approfondiamo quelli che durante la diretta Sambu Buffa, socialmedia trainer e consulente di marketing inclusivo, ha identificato come le cose che ci ha insegnato il lockdown, sperando vi possano aiutare e possiate fare delle riflessioni che magari continueranno nei commenti a questo articolo.
Indice dell'articolo
Educazione digitale: cos’è davvero?
Educazione digitale è il metodo che noi usiamo per apprendimento di principi non solo culturali e personali, ma anche civili e morali. Ovvero acquisizione di strumenti di consapevolezza.
Google non è solo un motore di ricerca. Google è ad oggi il browser di ricerca più usato.
Ma il mondo Google è molto più di quello che conosciamo, e infatti durante il lockdown abbiamo scoperto che Google è anche Classroom, Meet, e magari i documenti di Google.
Ci stiamo chiedendo, ma tutto questo è utile? Io vi dico si!
È utile perché ci insegna nuove competenze. Non più ‘il fantomatico pacchetto Office’, ma una piattaforma completa, la G-suite, che sicuramente verrà usata dai nostri figli nei loro futuri luoghi di lavoro.
Come genitori, probabilmente, fino ad ora eravamo abituati ad un uso del digitale superficiale, interazioni limitate a cliccare su un emoji, un vocale su whatsapp, un commento o una risposta. Ma esistono degli strumenti che ci permettono di fare molto di più, di rendere un interazione digitale il più simile possibile all’esperienza dal vivo.
È vero che non è la stessa cosa, ma in tempi difficili trovare il modo di restare in contatto, potersi vedere, è vitale.
Ecco quindi il secondo motivo per cui il digitale ci è utile: restare in contatto con le altre e gli altri.
Pensavamo ci bastasse Facebook e invece no. Dovendo stare in casa e lontani dai nostri affetti famigliari e amici, abbiamo avuto non solo la possibilità di sentirli, ma anche vederli attraverso le videochiamate.
Chi lavorava ha avuto la possibilità di continuare a fare le riunioni, lavorare in team.
Chi studiava ha avuto l’opportunità di seguire corsi online, o anche conferenze ed eventi aperti al pubblico.
Abbiamo parlato con persone amici che non sentivamo da tempo.
Nonostante fossimo chiusi in casa, abbiamo riscoperto la relazione.
Il digitale serve anche per restare in contatto in modo veloce e con più persone senza dover passare ore e ore al telefono.
Quanto diventa ‘troppo’, il tempo dedicato al digitale?
Ho sentito dei genitori lamentarsi che stare troppo davanti agli schermi per la DAD non faceva bene, dimenticandosi di quanto tempo lasciavano stare prima del lockdown i propri figli davanti a schermi di smartphone, tablet, videogiochi etc.
Il controllo del tempo che i nostri figli passano sui dispositivi digitali si chiama in inglese Time Screening: una lista di regole per determinare quanto tempo si può stare davanti gli schermi.
Per saperne di più, ascolta il video!