La felicità è faticosa
Pubblicato il 6 Settembre 2021 da Barbara Damiano
Spesso sento una discrepanza tra ciò che io ritengo il mio personale concetto di felicità, e come lo intendono le altre persone. Talvolta mi sembra che per la maggior parte delle persone la felicità sia qualcosa di impersonale, qualcosa che ‘capita’, che piove un po’ dal cielo, come possono esserlo la salute o una vincita alla lotteria.
Mi trovo spesso nella condizione in cui mi vengono chiesti consigli per essere più felici, come se si potesse trovare una formula magica che risolve tutto, senza però cambiare nulla.
Ecco, forse il punto è proprio questo: non si può diventare felici se non si cambiano le condizioni che ci rendono infelici.
Se viviamo una vita che fino ad ora ci ha rese infelici, non possiamo ‘magicamente’ diventare felici senza cambiare nulla della nostra vita.
– Premessa: partiamo dal punto di vista di noi privilegiati europei, che possono permettersi di fare più o meno scelte consapevoli, ma soprattutto vivere in tempo di pace e relativo benessere –
Quello che mi sento di dirvi è che la felicità è faticosa.
È un percorso lungo e tortuoso, che certamente porta risultati, ma che richiede scelte difficili. Impopolari.
Talvolta definitive.
Per come la intendo io, la felicità è un processo attivo.
Non avviene per magia, né per la vincita improvvisa della lotteria, ma avviene grazie alle scelte attive che facciamo ogni giorno.
Scelte difficili soprattutto su noi stesse, sulla nostra consapevolezza.
E come si fa, quindi?
Non credo esista un metodo universale, ma posso dirvi cosa ha funzionato per me, se può esservi utile.
Agire sulla mia consapevolezza: ho imparato a capire chi sono, cosa mi piace e cosa voglio, e questo non è semplice, perché bisogna – letteralmente – decostruirsi, togliersi di dosso tutto ciò che ci è stato insegnato o prospettato come valido. Questo significa che fondamentale è anche la terapia psicologica: andare dalla psicologa è il regalo più bello che io mi sia mai fatta.
Aiutare gli altri: lo dico sempre e lo ribadisco, che il volontariato è una terapia, perché mi aiuta a farmi da parte, non rendermi protagonista ed esercitare l’empatia. Capire, ascoltare e aiutare gli altri, anche in modo piccolo, per me è fondamentale per capire quali sono i nostri valori, la nostra etica, le cose in cui crediamo. Ma anche per farci sentire competenti, capaci di fare qualcosa di concreto per rendere il mondo un posto migliore.
Scegliere le persone: si dice che noi siamo il risultato delle 5 persone che frequentiamo di più durante le nostre giornate. Questo per me implica una severissima selezione all’ingresso, sì: ho tantissimi amici e conoscenti, non scherzo, credo a centinaia… ma le persone intime, con cui condivido nel profondo la mia vita, sono poche e selezionate, a partire dai parenti. Non ho avuto scrupoli a tagliare i ponti anche con i parenti stretti, quando è stato necessario per la mia salute mentale e non esiterei a rifarlo.
E questo ve lo ribadisco con forza: staccatevi dalle persone tossiche, soprattutto se le avete in casa!
Fare scelte difficili: per raggiungere questo stato di felicità odierna, ho fatto scelte e cambiamenti difficili, incerti, pericolosi. A partire dalle scelte sul lavoro, sulla casa, sulla gestione della famiglia. Spessissimo ci sentiamo obbligati a fare scelte ‘socialmente accettabili’, per avere l’approvazione altrui. Perché essere criticati, giudicati o isolati è difficile. Sì, lo è, ma qual è il vostro obiettivo? Vivere la VOSTRA vita, o vivere la vita come vogliono gli altri? Solo voi sapete qual è il vostro bene!
Indice dell'articolo
Cosa intendo oggi per felicità?
Forse dobbiamo chiarirci anche su questo aspetto.
Per me la felicità non è denaro, non è successo, popolarità, viaggi, approvazione sociale.
Non è nulla che riguardi il possesso, la ricchezza. le cose che possiedo.
Per me la felicità oggi è un nucleo: il nucleo profondo e vitale della mia vita, che è una vita semplicissima e oserei dire frugale, insieme alle persone che amo, a fare le cose che amo.
La felicità per me oggi è come un ombrello: uno strumento che mi protegge dalle intemperie della vita.
La apro al bisogno, quando succede qualche evento disastroso, preoccupante, difficile da affrontare.
Perché la felicità non ci rende immuni dalle sofferenze, mai: la vita è così e basta, indipendentemente dall’impegno che ci mettiamo.
È complicata, imprevedibile, spessissimo ci riserva noie e dolori – e questa è una cosa che non possiamo evitare perché la vita è semplicemente così.
Quello che noi possiamo cambiare è la nostra REAZIONE di fronte agli eventi avversi della vita.
Agire con resilienza, con competenza, con consapevolezza – invece che in modo disordinato, impulsivo, tragico.
Tutto qui. Non c’è altro.
Capire chi siamo.
Decidere chi vogliamo diventare.
Scegliere le persone con cui affrontare questo viaggio.
Curare la nostra mente e il nostro spirito.
Abbracciare il cambiamento come qualcosa che è al contempo pericoloso, ma gioioso.
È, appunto, un percorso: non immaginatevi che sia una soluzione facile. Fate – facciamo! – un passo alla volta, tenendo presente l’obiettivo finale: stare meglio noi, per far star meglio anche chi amiamo.
Questo, è il punto. La felicità non è singola, è plurale.