Come prendersi cura di un neonato secondo il Metodo Montessori: guida completa
Pubblicato il 1 Febbraio 2021 da Barbara Damiano
Crescere un figlio è un’impresa collettiva: ho messo insieme i principi base del Metodo Montessori per scrivere una guida completa alla cura dei neonati, pensando a come questa esperienza possa essere – per due neogenitori – qualcosa di meraviglioso e non distruttivo.
Un’esperienza che parla di attaccamento, di ascolto, di aiuto reciproco, di tribù: di come possiamo fare squadra per crescere un bambino felice e fiducioso, libero ed empatico – facendo tutti la nostra parte.
Tappe di crescita dei neonati
I primi due anni di vita di un bambino rappresentano un momento straordinario, sia per noi che li ammiriamo, sia per il suo sviluppo emotivo, relazionale e cerebrale.
I bambini infatti nei primi anni di vita sviluppano centinaia di miliardi di sinapsi, ovvero connessioni tra neuroni, che rappresentano la chiave per lo sviluppo della memoria, della concentrazione, dell’apprendimento e anche della fiducia in se stessi.
Il bambino fa esperienza del mondo circostante e apprende funzioni specifiche, non solo legate ai sensi (vista, udito, tatto, gusto e olfatto), ma anche legate allo spazio, al tempo, alla percezione di sé, alle sensazioni e alle relazioni – ovvero al modo in cui deve comportarsi nel suo ambiente.
I genitori, i nonni, i fratelli e la famiglia, insieme all’ambiente circostante, contribuiscono dunque a potenziare queste incredibili connessioni cerebrali del neonato, dando vita a un individuo unico, perfetto, teso a potenziare il suo completo sviluppo.
Ecco perché crescere figli è al contempo un’esperienza eccitante e una responsabilità: perché la nostra educazione, il nostro imprinting, il modo in cui amiamo i figli e ci leghiamo a loro, ma anche il modo in cui li stimoliamo, contribuiscono a renderli individui migliori, con maggiore autostima e migliori capacità cognitive e relazionali.
E questo può sembrare spaventoso, ma vi rassicuro: non lo è!
Perché la risorsa principale che abbiamo a disposizione per potenziare i talenti dei nostri figli è semplicemente l’amore incondizionato.
Amare i figli senza condizioni, che significa: educarli al Bene, con gentilezza, rispettando i loro tempi e i loro talenti.
Evitare dunque la pedagogia nera, con le botte, il sistema premi-punizioni, i ricatti emotivi.
Creare un legame vero e profondo con i figli, credetemi, è il regalo più grande che possiamo dargli: grazie a questo legame speciale, i nostri bimbi si sentiranno al sicuro, forti e coraggiosi di scoprire il mondo.
Tappe di crescita dei neonati sono:
- 2 mesi: solleva e gira la testa in posizione supina, segue con lo sguardo il volto dei genitori e sorride ‘casualmente’
- 2-4 mesi: solleva la testa in posizione prona, gira il viso verso stimoli sonori, segue con lo sguardo il volto dei genitori e sorride di proposito, vocalizza in risposta a voci familiari
- 4 mesi: ha il controllo della testa in posizione seduta, si gira dalla posizione supina sul lato, porta gli oggetti alla bocca cercando di afferrarli con le mani, vede bene da vicino e ride, inizia a ricordare
- 6 mesi: solleva testa, collo e tronco tenendosi sulle braccia, riesce a stare seduto sul seggiolone, riesce a girarsi dalla posizione supina a prona, afferra gli oggetti, imita i suoni, emette vocalizzi e riconosce i genitori differenziandoli dagli estranei
- 9 mesi: riesce a stare seduto da solo con un sostegno, può gattonare e iniziare a mettersi in piedi aggrappandosi ai mobili, utilizza pollice e indice per afferrare gli oggetti, comprende la persistenza degli oggetti, capisce il significato del no e imita i suoni del linguaggio
- 12 mesi: sta seduto da solo senza appoggio, può camminare, dice diverse paroline, associa nomi e oggetti, imita i versi degli animali
Chiaramente ogni bambino ha i suoi tempi e noi dobbiamo e possiamo rispettarli.
Durante le visite di routine del pediatra e i vari bilanci di salute, possiamo affidarci all’esperienza del medico per risolvere i nostri dubbi o capire come stimolare il bambino nel modo corretto.
Ad ogni età, gli stimoli giusti
Come diceva già Maria Montessori, è importante che ad ogni bambino venga dato lo stimolo giusto al momento giusto.
Rallentare gli stimoli potrebbe rendere apatico il bambino, ma allo stesso tempo velocizzarli potrebbe creargli la frustrazione di non riuscire nell’impresa che gli proponiamo.
Questo implica un enorme rispetto per le tappe di crescita naturali del bambino, che deve essere osservato dai genitori, per capire quando è pronto a lanciarsi nella nuova avventura di apprendere.
I bambini sono infatti più propensi ad apprendere se stimolati nel modo giusto e se immersi nell’ambiente giusto.
La loro cameretta dovrebbe essere un luogo interessante, dove sono custoditi oggetti belli da usare e ammirare:
- una libreria bassa, con libri illustrati per bambini
- giocattoli in materiali naturali, come il legno non trattato
- strumenti musicali delicati, come lo xilofono e la pianola
- un tavolino basso con le sue sedioline, completi di materiale da disegno e pittura
- l’accesso a uno stereo dove poter ascoltare bella musica, provando anche con la classica
Perché i mobili dei bambini (e anche la casa) devono essere accessibili?
Perché il principio del Metodo Montessori è: AIUTAMI A FARE DA SOLO.
Per esercitarsi a questa autonomia progressiva, quindi, i bambini devono essere immersi in un ambiente stimolante, bello anche alla vista, minimalista, ma ricco di oggetti interessanti che ne attirino l’attenzione e la voglia di esplorazione: libri, quadri, piante, musica – tanto per fare un esempio.
Per Maria Montessori i bambini sono COMPETENTI: a seconda delle tappe di età, sono in grado di svolgere tantissime attività di vita pratica.
Solo che noi spesso non glielo lasciamo fare perché da una parte li vediamo piccoli e vogliamo, giustamente, coccolarli.
Dall’altra non abbiamo ‘tempo da perdere’ e vogliamo fare le cose di fretta, senza aspettare il tempo del bambino.
I bambini – come tutti noi, del resto, apprendono però più facilmente se possono fare esperienza diretta delle cose: se noi non li imbocchiamo fino a 3 anni, se non li laviamo e vestiamo fino a 9 anni, e così via…
È importante anche che il bambino sia libero di scegliere – chiaramente all’interno delle regole che ci diamo come famiglia.
Per esempio scegliere che vestiti indossare, che libri leggere, a cosa giocare… senza la nostra continua direzione o supervisione.
Non so se vi riconoscete in tutto questo, ma io sì, molto: anche io avevo la tendenza a voler ‘imporre’ a mia figlia i tempi e i modi di fare le cose, e quando mi sono accorta che sbagliavo mi si è aperto un mondo.
Vi faccio un esempio concreto: prepararsi per andare a scuola in orario.
In prima elementare, i primi mesi, io ero snervata: anche svegliandoci un’ora prima (con la scuola a 1km da casa), arrivavamo sempre di corsa. Io alle 8 del mattino ero già nervosa, a volte talmente tanto da sentire di essermi rovinata la giornata.
Continuavo a stare dietro a mia figlia e a metterla sotto pressione: alzati, svegliati, fai colazione, lavati i denti, pettinati, vestiti, mettiti le scarpe… !
E più le scandivo il tempo, più lei diventava lenta, in modo esasperante: sembrava che per mangiare un maledetto biscotto ci volesse il triplo del tempo.
Una mattina, mentre le impartivo il solito ritmo, mi disse una cosa che ha cambiato tutto: NON SONO UN ROBOT, SONO UNA BAMBINA.
SBEM! Improvvisamente mia figlia mi aveva dato una lezione importantissima, che mi aveva illuminata. Il mio stesso modo di parlare, con i verbi all’imperativo, non era il modo giusto di rivolgersi a una PERSONA. Io volevo programmarla, non aiutarla.
Da quella mattina ho smesso immediatamente di dare ordini e di intromettermi. Abbiamo stabilito l’orario giusto in cui si doveva uscire di casa, e per il resto eravamo a supporto della bambina, ma non più a dirigere le operazioni. E vi giuro, ve lo giuro, non siamo mai più arrivati in ritardo, né abbiamo discusso o urlato di prima mattina.
Nostra figlia aveva bisogno di SCEGLIERE: scegliere come gestire quel tempo mattutino (che a quel punto invece di un’ora era diventato di 40 minuti), senza le nostre pressioni o la nostra tensione. Aveva bisogno di sapere che ERA CAPACE di organizzarsi e di fare da sola per vestirsi, lavarsi, mettersi le scarpe.
Vi ho raccontato questo aneddoto per dirvi una cosa importante: lasciate spazio e tempo ai vostri figli, perché possano sentirsi capaci di badare a se stessi e imparare a prendersi cura di sé, degli animali domestici, delle piante, dei fratellini e della casa.
Le attività di vita pratica
Per Maria Montessori le attività di vita pratica sono proprio quelle che insegnano ai bambini a prendersi cura di sé, dell’ambiente e degli altri.
Possiamo dividerle in:
- attività di cura di se stessi: lavarsi, vestirsi, pettinarsi, allacciarsi le scarpe
- attività di cura degli altri: aiutare i fratellini, annaffiare le piante o il giardino, dare da mangiare al gatto, spazzolare il cane, preparare la merenda
- attività di cura dell’ambiente: passare lo straccio per la polvere, stendere gli strofinacci, passare la spugna sul tavolo, apparecchiare e sparecchiare…
Non aspettate a proporre queste attività quando i bambini sono grandi! Appena manifestano curiosità e soprattutto il desiderio di aiutarvi in casa, dategli un piumino e fatevi ‘aiutare’. È chiaro che all’inizio per loro sarà solo un gioco di imitazione, e non passarvi veramente la polvere, ma alla lunga faranno esperienze tali, da diventare veramente parte dell’organizzazione familiare.
E non pensate a queste attività come un semplice aiuto casalingo o, peggio ancora, uno sfruttamento. No!
Queste attività sono importanti per due motivi fondamentali:
- insegnare ai bambini a prendersi cura di sé e degli altri, rendendosi utili e anche imparando a capire come funziona ‘la vita’
- acquisire fiducia in sé, per le proprie capacità, quindi introiettare un sentimento di autostima.
Negli anni ho conosciuto migliaia di mamme e papà e migliaia di bambini. E se c’è una cosa di cui in tanti siamo sempre stati carenti, è proprio la mancanza cronica di AUTOSTIMA.
Pedagogia dolce e autostima
A mio parere, avendo studiato pedagogia ed essendomi confrontata con tanti di voi, il problema è proprio che in Italia la pedagogia nera ha fatto sempre molti disastri e ancora oggi è vista come utile a forgiare il carattere dei bambini, che altrimenti diventerebbero capricciosi.
Non c’è nulla di più falso. I bambini cresciuti con il Metodo Montessori o con metodi pedagogici dolci, sono MENO CAPRICCIOSI degli altri, e soprattutto meno violenti.
Un bambino che viene cresciuto nella dolcezza e nel rispetto, che non viene picchiato, ma ascoltato, che viene lasciato libero di fare esperienze, ha la possibilità di sentirsi competente e quindi coltivare la propria autostima in modo sano.
Un bambino che viene punito, picchiato, sgridato continuamente, non ascoltato, crescerà rabbioso e con zero autostima.
Le punizioni corporali hanno un effetto DEVASTANTE sulla vita dei bambini:
- sono associate a comportamenti aggressivi e antisociali, perché legittimano la violenza all’interno delle relazioni personali
- hanno effetti negativi sullo sviluppo cognitivo, perché generano ansia nel bambino e, usando le botte al posto delle spiegazioni verbali e dell’ascolto, c’è anche una minore stimolazione cognitiva
- generano conflitti familiari e indeboliscono il legame genitore-figlio
- influiscono sull’interiorizzazione di alcuni principi morali fondamentali, rendendo più propensi questi bambini a diventare aggressivi in età adulta
- possono portare a depressione, ansia, stress e disagi mentali
- compromettono tutte le aree di sviluppo del bambino: comportamento, sviluppo cognitivo, relazioni, morale, salute mentale
Per questo è importante partire da subito, con i neonati, ad adottare un metodo educativo dolce, basato sull’ascolto delle emozioni e delle esigenze del bambino e dei suoi tempi.
È più difficile? Forse all’inizio sì, perché il neonato chiaramente ha un unico modo di comunicare, ovvero piangere. Ma con il passare del tempo – ve lo prometto! – la relazione con il bambino diventerà forte, divertente, emozionante.
Perché non sarà più basata su ansia e conflitti, ma su DIALOGO e COMRPENSIONE RECIPROCA.
Provateci, vi prego: date ai vostri figli l’infanzia felice che voi (come me) non avete avuto.
Preparare l’ambiente domestico: Metodo Montessori per neonati e bambini
Maria Montessori ha sempre proposto che l’ambiente dove vive e studia il bambino fosse un ambiente libero, ordinato, pulito e organizzato.
Spesso questo si scontra con le case un po’ barocche, piene di soprammobili, o le case molto piene.
Chiaramente nessuno dice di vivere in un ambiente vuoto e asettico, ma io penso che il lockdown e la pandemia ci abbiano davvero insegnato che spesso tutto ciò che accumuliamo è un intralcio, più che un dono, e che ciò che ci serve non risiede negli oggetti, ma nella natura e nel ciclo di vita: la luce, l’aria, lo spazio e il tempo.
Come possiamo organizzarci allora?
Innanzitutto – se possibile – lasciamo che i bambini abbiano una loro cameretta ordinata e senza robe accatastate.
A volte tendiamo a nascondere tutto nella stanza dei figli: lo stendino, i panni da stirare, la valigia che non abbiamo ancora avuto tempo di mettere in cantina, ecc…
Così i bambini non hanno mai un loro spazio esclusivo per giocare, dormire, studiare, colorare.
La cosa migliore, quando si più, è quella di liberare la stanza dei bambini da tutti gli orpelli e optare per un arredamento minimalista con pochissimi mobili e pochi oggetti, a misura di bambino.
La cameretta del neonato
A un neonato non serve praticamente nulla: quando il bambino sarà molto piccolo al posto del lettino avrete la culla e il fasciatoio.
E vi sarà molto utile un bel tappeto dove far stare il bambino inizialmente a pancia in su e poi lasciare che impari a rotolarsi e girarsi, fino a gattonare.
Vicino al tappeto, se potete, sarebbe perfetto aggiungere uno specchio in cui il bambino possa guardarsi per accrescere la percezione di sé e del suo corpo nello spazio. E una sbarra (una maniglia) a cui possa aggrapparsi per tirarsi su con il tempo.
Nemmeno a dirlo, il tutto deve essere fissato al muro con i tasselli, in estrema sicurezza.
I mobili invece possono già essere quelli che vanno bene da un anno in poi: armadio e scaffali bassi, tavolino e sedia.
Quello che vi consiglio vivamente è invece di appendere alle pareti, ad altezza del bambino, una serie di quadretti, stampe, poster carini, con tanti dettagli, illustrazioni poetiche e magari anche delle fotografie, che il bambino possa osservare senza arrampicarsi.
Che siano lì per lui, per i suoi occhi, per vedere la bellezza ogni giorno. Potete spenderci poco stampandoli in casa, o acquistandoli poco alla volta nei mercatini vintage.
Se potete, eliminate le tende e lasciate che la luce invada la stanza dei bambini.
Arieggiate spesso (mi raccomando MAI lasciare soli i bambini se ci sono finestre e balconi aperti e spiegargli sempre molto bene di non arrampicarsi!) e tenete una temperatura intorno ai 19 gradi di notte e 21 di giorno: la stanza deve essere fresca, non opprimente.
Infine, se potete, mettete sul pavimento delle piante vere, che il bambino possa intanto osservare e poi curare personalmente, dando loro l’acqua, accarezzare e prendersene cura.
La cameretta dei bambini piccoli (1 anno – 5 anni)
I mobili essenziali per la cameretta possono essere, a seconda dell’età:
- un lettino basso con doghe, senza sbarre, dove il bambino possa salire e scendere in autonomia
- un armadio basso oppure un semplice appendiabiti o una cassettiera mini, dove possa prendersi i vestiti
- una libreria bassa o scaffale o cassettina di legno levigato, dove prendere i libri in autonomia
- uno scaffale basso dove siano tenuti in ordine POCHI giochi suddivisi per esperienza
- un tavolino basso con la sediolina e i materiali per dipingere e colorare
STOP. Tutto il resto non vi serve.
E soprattutto, anche se è veramente difficile, LIMITATE I GIOCHI.
Come diceva Montessori, i bambini amano l’ordine. Magari non vi sembra vero perché in casa c’è sempre il caos, ma questo accade perché caos genera caos. Se abbiamo oggetti ovunque, che non hanno nemmeno un loro posto, oppure cestoni pieni di giocattoli buttati lì a caso, è proprio impossibile prendersene cura e trattarli bene, e tenerli in ordine, no?
Piuttosto mettiamo i giocattoli a disposizione a rotazione: riponeteli in piccoli cestini o vassoi, in modo che per il bambini possa essere semplice prenderli dallo scaffale e anche riporli dopo l’utilizzo, e ogni tanto ruotateli.
Importanti sono i cosiddetti giochi di motricità fine, ovvero quei giochi che stimolano il movimento delle mani e, dunque, la concentrazione.
Per esempio cubetti da impilare, perline da infilare, puzzle, telai delle allacciature…
Se potete, mettete in camera dei bambini anche uno stereo per scegliere e ascoltare la musica. Possiamo usare delle casse collegate a spotify, per esempio, ma anche un vecchio lettore cd.
LEGGI QUI: Montessori a casa: 101 attività di vita pratica
Comunque è sempre meglio che ai bambini vengano dati oggetti ‘veri’, non giocattoli che simulano oggetti veri. Quindi una radio vera, piuttosto che un giocattolino che riproduce 4 musichette sempre uguali. Una macchina fotografica vera, invece che una macchinetta giocattolo che memorizza 4 foto sgranate.
Questo perché, se il bambino deve sentirsi competente, deve anche poter vedere i risultati del suo lavoro: altrimenti, dopo aver scattato 4 foto sgranate, si stuferà, perché non potrà produrre nulla di bello e soprattutto evolversi attraverso gli errori.
Prendersi cura di un neonato: la guida per i primi mesi
Accudire il neonato: quali sono le routine giornaliere, le domande più richieste dai neogenitori, i dubbi ricorrenti?
Eccoli di seguito.
L’allattamento al seno e il bonding: le coccole non sono un vizio!
Più che allattamento al seno, io vorrei parlare di bonding, ovvero di ATTACCAMENTO.
Sappiamo tutte che allattare al seno è sempre la scelta migliore e che porta indubbi benefici sia al bambino, che alla mamma. Io vi posso solo suggerire, siccome allattare NON è facile per tutte come si vuol far credere, di farvi aiutare già in gravidanza da una ostetrica e poi proseguire a farvi aiutare almeno durante il puerperio, ovvero i 40 giorni dopo il parto.
In Italia purtroppo le mamme vengono letteralmente abbandonate a se stesse durante il parto, mentre in Paesi come la Svezia le ostetriche del sistema sanitario nazionale vengono sempre a casa per vedere se la mamma ha bisogno, se il bimbo sta bene, se c’è bisogno di aiutare nell’allattamento, ecc…
Per questo vi consiglio di assicurarvi in anticipo di avere assistenza dopo il parto e non restare mai da sole: intanto perché sarete stanche e anche provate fisicamente, ma soprattutto perché lo meritate! Meritate di avere qualcuno che vi aiuti, vi assista e si prenda cura di voi, mentre voi vi concentrate solo a riprendere le forze, conoscere il bambino e riposare.
Ecco, se volete spendere soldi, spendeteli in questo, non in mobili e giocattoli che non vi serviranno mai: fidatevi della zia Barbara.
Il Ministero della Salute dice:
Come viene regolata la produzione di latte?
A distanza di circa 2-3 giorni dopo la fuoriuscita della placenta scatta la montata lattea, la produzione abbondante di latte, che gradualmente viene a sostituire il prezioso latte dei primi giorni, il colostro.
Due sono i principali ormoni coinvolti nell’allattamento al seno che vengono rilasciati dalla mamma a seguito della suzione: la prolattina, che induce gli alveoli a produrre latte e l’ossitocina, che aiuta a spremere la ghiandola, contraendo il tessuto muscolare attorno agli alveoli.
Più spesso e più a lungo il bambino ha occasione di succhiare al seno, maggiore è la produzione di ossitocina e quella di prolattina.
Siccome i due ormoni hanno azioni differenti, può capitare che la madre produca latte a sufficienza, ma non riesca a far uscire adeguatamente il latte perché il riflesso di emissione del latte non agisce adeguatamente.
Infatti, quando la madre è stressata, provata dal dolore o sfiduciata, il riflesso di emissione è inibito e il latte ha difficoltà, pur essendo normalmente prodotto, a fuoriuscire. Il relax, l’affetto, la sicurezza in sé sono invece condizioni che favoriscono l’azione dell’ossitocina e, quindi, il riflesso d’emissione del latte.
Negli ultimi anni si parla di allattamento a richiesta, per intendere un allattamento che si adatta alle esigenze del bambino e non segue tempi prestabiliti. Anche qui: sarete voi a decidere come fare, come vi sentite, in base a come siete voi e com’è il bambino.
Diciamo che nelle prime settimane, più attaccate il bambino al seno, più stimolate la produzione di latte.
Quello che è importante sapere, è che il BONDING non riguarda solo la mamma, ma anche il papà o il secondo genitore.
Si tratta di un profondo legame tra genitori e neonato, che si stabilisce già a poche ore dal parto, che ci permette di comprendere in modo più empatico le esigenze del bambino, grazie alla relazione istintiva che si instaura.
Come favorire il BONDING? Subito dopo il parto, in assenza di complicazioni, il bambino dovrebbe essere messo pelle contro pelle con la mamma, e poi anche con il papà o secondo genitore. Questo dovremmo continuare a farlo a casa, nelle prime settimane, sempre pelle contro pelle.
E anche oltre, quando teniamo i bambini in braccio: non smettete MAI di tenere in braccio i vostri figli piccoli, mai.
Quando vi dicono che ‘se tenete in braccio il neonato poi lo viziate’, voi dovete rispondere: Sì, lo sto viziando ad essere amato, rassicurato, protetto, accudito.
Perché è esattamente così.
Un bambino che viene coccolato crescerà più fiducioso in se stesso.
Un bambino che viene preso in braccio e consolato ogni volta che piange, crescerà più fiducioso in se stesso.
Perché sentirà di essere UNA PERSONA DEGNA DI AMORE.
Un bambino lasciato piangere ‘per abituarlo’, non si abitua: si rassegna.
Si rassegna e interiorizza il fatto che non è degno di amore, perché nessuno accorre da lui quando piange, ovvero quando sta comunicando un suo bisogno.
Capite quanto è importante?
Fregatevene di tutto il resto!
Fregatevene di tutto e prendetevi 40 giorni, tutti e tre insieme, per conoscervi, ascoltarvi a aiutarvi a vicenda. Neonato ed entrambi i genitori.
Se potete, prendetevi questo tempo che è un dono per tutta la vita.
Igiene del neonato: dal bagnetto al cambio del pannolino
Ci sono alcune precauzioni generali da prendere, riguardo l’igiene e la cura dei neonati.
Innanzitutto, prima di toccare un neonato bisogna sempre lavarsi le mani. Non solo per il Covid, ma da sempre: le mani infatti sono quelle più esposte al contatto con microorganismi responsabili delle infezioni neonatali, quindi la detersione delle mani deve essere sempre accurata.
Poi, se riuscite, siate chiari con gli altri: chiedete che non tocchino mai il bambino senza essersi lavati le mani, e in generale evitino di tossirgli addosso, baciarlo in bocca e smanacciarlo ovunque.
Ecco: questo è un ricordo veramente orribile, perché a volte sembra che gli altri non abbiano la sensibilità di capire i confini del neonato, quindi meglio dirlo subito con chiarezza, prima di farsi venire l’esaurimento.
Nelle prime due settimane di vita circa, il bambino potrà essere lavato ‘a pezzi’, con delle lavette di spugna morbida, finché il cordone ombelicale non si stacca. Sarebbe infatti meglio non bagnarlo, perché l’umidità potrebbe sviluppare batteri.
Il Ministero della Salute dice:
Cosa fare per l’igiene e la cura del tralcio del cordone ombelicale?
Nei primi giorni dopo la nascita, le cure date al neonato prevedono sia l’accurata detersione del tralcio del cordone ombelicale, sia la protezione di questo da fonti di possibili infezioni.
Molto importante è anche cercare di favorire il rapido essiccamento del tralcio così da facilitarne la caduta.
A seconda delle condizioni ambientali (temperatura, umidità, ecc.) e dell’eventuale contatto con le urine del bimbo o con altre fonti di umidità, i tempi dell’essiccamento variano. Per favorirlo si possono adottare diverse tecniche e, anche in base alle esperienze locali, le metodiche qui proposte sono varie: se le condizioni igienico-ambientali sono buone, l’essiccamento può essere favorito dell’esposizione all’aria, avvolgendo il tralcio solo in garze sterili protettive; il tralcio ombelicale può anche essere oggetto di medicazioni, 2-3 volte al dì, con soluzioni antisettiche specifiche.
Ricordate: il mancato distacco del tralcio del cordone ombelicale, talora anche dopo 15-20 giorni, o la presenza d’infezioni ombelicali o peri-ombelicali richiedono l’intervento e le cure di personale sanitario specializzato.
Il bagnetto può essere fatto al bambino quando volete: non è necessario farlo tutte le sere come routine.
Dipende da voi, dalla vostra organizzazione e dal bambino, se lo trova piacevole e rilassante (alcuni bambini per esempio lo trovano energizzante, quindi la sera è meglio evitarlo).
Il bagnetto deve svolgersi in totale sicurezza:
- NON lasciate MAI da solo il bambino in acqua, nemmeno per prendere un secondo l’asciugamano: preparate tutto in anticipo
- regolate la temperatura dell’acqua intorno ai 32-35 gradi, a seconda anche del gradimento del neonato
- riscaldate la stanza adeguatamente, per non far prendere freddo al bambino, ma non fatela diventare una giungla tropicale
- se utilizzate una vaschetta per neonati, assicuratevi che sia disposta su un piano stabile e non possa ribaltarsi
- non utilizzate detergenti aggressivi, ma appositi detergenti per neonati o semplicemente amido di riso sciolto in acqua
- evitate di riempire la vasca con paperelle di gomma o altri oggetti in cui possa penetrare acqua che, creando umidità, potrebbe creare muffe interne
Ad ogni cambio del pannolino sarebbe meglio sciacquare il sederino del bambino sotto acqua tiepida, oppure con un panno di spugna morbido e acqua.
Potete usare anche le salviette usa e getta, ma in casa l’acqua è sempre la soluzione migliore, oltre che meno inquinante e meno aggressiva per la pelle del bambino.
Domande e risposte sull’igiene dei neonati:
- Quando tagliare le unghie? Dopo il bagnetto, quando sono ammorbidite, con forbicine con punta arrotondata.
- Come pulire le orecchie? Pulite solo il padiglione esterno, utilizzando un dischetto di cotone (stoffa, non monouso) inumidito.
- Come pulire il naso? Fate dei lavaggi con acqua fisiologica o acqua termale, se dovete fluidificare il muco. Evitate aerosol per il muco, che non serve!
- Come pulire gli occhi del bambino? In caso di congiuntivite (se non è un’infezione), basta pulire con acqua e dischetto di cotone riutilizzabile in modo molto delicato gli occhi del bambino
- Come si pulisce il sederino al cambio del pannolino? Soprattutto per le bambine, il lavaggio deve avvenire dalla vagina all’ano, e non viceversa, per evitare eventuali fonti di infezione alla vagina.
- Come pulire il pene del bambino? Evitiamo sempre di scoprire del tutto il glande, con manovre dolorose di stiramento del prepuzio.
- Cosa fare in caso di eritema da pannolino? Lavare spesso la zona con acqua fresca e amido di riso, asciugarla bene e, se possibile, lasciare il bambino a sederino scoperto o usare pannolini di stoffa. Per terapie e pomate, chiedere al pediatra.
Come garantire un buon riposo al neonato
Il tasto dolente, nei primi mesi di vita del bambino, è proprio il sonno: i neonati possono dormire anche 16-18 ore al giorno (quindi almeno il 70% del suo tempo), ma il loro sonno non è lineare. Hanno infatti micro risvegli sia di giorno che di notte e ci mettono un po’ per prendere un ritmo sonno-veglia più simile al nostro.
Il sonno del neonato assolve a diverse funzioni fondamentali per il suo benessere e sviluppo futuro: ne favorisce lo sviluppo cerebrale, i processi di memorizzazione e apprendimento, la secrezione dell’ormone della crescita e fortifica il sistema immunitario.
Quindi, al di là delle routine e dei vari ‘trucchetti’ che vi consiglio più sotto, la prima cosa che dovete fare è armarvi di PAZIENZA, riposare quando riposa il bambino e soprattutto non pretendere – dico alle famiglie – che le neomamme possano essere in grado di gestire tutto da sole.
Crescere un neonato è un’attività che dobbiamo fare tutti INSIEME, in famiglia, aiutandoci, facendo i turni e supportando la mamma, che deve anche riprendersi dal parto e ha bisogno, al pari del bambino, di coccole extra.
Domande e risposte sul sonno dei neonati:
- In che posizione devono dormire i neonati? A pancia in su, finché non si girano da soli.
- I neonati devono usare il cuscino? No, siccome la testa del bambino è molto grossa rispetto al collo, la posizione ideale è quella distesa a pancia in su senza cuscino.
- Come deve essere il lettino o culla? Deve essere abbastanza ampio per contenere il bambino non rannicchiato, avere materasso rigido e doghe.
- Che temperatura deve esserci nella stanza? La temperatura notturna ideale in stanza è intorno ai 18-19 gradi in inverno.
- Posso usare il condizionatore nella stanza del neonato? Sì, per mantenere una temperatura intorno ai 21 gradi sia in estate che in inverno, chiaramente non direzionato direttamente sul bambino.
- Posso aprire le finestre nella stanza del bambino? Sì, sempre in sicurezza. La stanza dei bambini va arieggiata almeno una volta al giorno, permettendo anche alla luce di entrare.
- Quanto devo coprire il bambino? Poco, perché la temperatura della stanza è già adeguata. In particolare, evitare di stringerlo sotto le coperte, ma preferire sin dai primi giorni un sacco nanna con le braccia libere.
- Cosa faccio se il bambino si scopre di notte? Passare all’uso del sacco nanna invece delle coperte, in modo che resti al caldo senza scoprirsi.
Tenete sempre a mente questi suggerimenti, e anche tutte le precauzioni per evitare la SIDS.
LEGGI: La SIDS (sindrome della morte improvvisa del lattante): come prevenirla!
I miei suggerimenti per regolarizzare il ritmo sonno – veglia dei neonati
Per quanto mi riguarda, vi posso raccontare cosa abbiamo fatto noi e cosa ha funzionato: pur sapendo che ogni bambino e ogni famiglia sono a sé e non esistono regole universali.
Ci sono però alcuni accorgimenti che secondo me però vi faranno comodo:
- Durante il giorno, è preferibile che il bambino stia in carrozzina o sulla sdraietta, insieme alla famiglia: non mettetelo in cameretta al buio e al silenzio a dormire di giorno, ma lasciate che si abitui a riposare anche nella normale vita familiare (chiaramente evitate di urlarvi contro tra di voi): meglio se la carrozzina è dotata di regolazione schienale e poggiagambe, per mantenere il bebè sempre nella posizione ottimale.
- Nei momenti di veglia, prendete il bambino in braccio e fatelo giocare: potete cantare, parlargli, fargli le coccole, mostrargli dei sonaglietti di legno poco rumorosi o delle giostrine in bianco e nero, passeggiare… in questo modo si ‘stancherà’, con maggiore probabilità di dormire un pochino di più di notte
- Portate il bambino nel marsupio o nella fascia durante il giorno, quando è sveglio e volete fare le vostre attività o semplicemente siete al computer o in cucina: oltre a rassicurarlo e a tenervi le mani libere, anche quel movimento attaccato al nostro cuore lo aiuterà a stabilizzare il ritmo sonno-veglia
- Usate il sacco nanna sin dal primo giorno che tornate a casa: vi toglierà l’impiccio e la pericolosità delle coperte (vedi SIDS), e terrà sempre il bambino al caldo. Lasciategli libere le manine e anche se le trovate fredde non è un problema!
Quando il bambino piange di notte, non lasciatelo piangere, vi prego: correte a consolarlo, cullarlo e coccolarlo.
I neonati hanno solo il pianto, come linguaggio: non possono dirvi che gli fa male la pancia, o si sentono soli, o hanno fatto un brutto sogno, o hanno fame. Il pianto è la loro forma di comunicazione.
Se voi non accorrete da loro quando piangono, si rassegneranno al fatto che non li ascoltate.
È pesante, sì, cavolo!
Lo ricordo ancora come uno dei periodi più faticosi della mia vita: i primi tre mesi di mia figlia ero stanchissima anche io.
LEGGI: Come fare la nanna, secondo il metodo di Tracy Hogg
Per questo vi dico: fregatevene del resto, dello sport, del lavoro, dei parenti… e nei primi tempi occupatevi solo della vostra piccola famiglia e del bambino. Se nonni e parenti vogliono aiutarvi, possono cucinare, pulire e fare il bucato: questo vi serve!
E c’è un’altra cosa importante che dovete fare per voi: prendervi cura della vostra mente.
Non aspettate di stare male, cadere in depressione (dio non voglia!), o sentirvi stressati, non capiti, giudicati.
Fate terapia, anche se state bene: fatelo per avere un supporto in più, qualcuno che vi ascolti, che ci sia per voi senza giudicarvi, che vi dia buoni consigli dall’esterno.
È il regalo più grande che possiate farvi, credetemi.
Importanza di portare i neonati a spasso all’aria aperta
Il lockdown totale del 2020, anno storico che ricorderemo per sempre, ci ha fatto capire più che mai che ciò che ci serve non è avere oggetti, abiti firmati e mobili di design, ma avere spazio, tempo, aria, luce, sole, verde. Stare a contatto con la Natura e respirare.
Non so voi, ma io ancora adesso, dopo quei mesi durissimi, anche in inverno spesso sento l’esigenza di aprire la finestra poco poco di notte, per sentire l’aria fresca, e ringrazio me stessa mille volte per la scelta, due anni fa, di fare terapia con una psicologa, perché non so se la mia testa avrebbe retto, se in lockdown non avessi continuato a fare le mie sedute, pure se online.
Approfittiamo di questa dura lezione che il Covid ci ha impartito, per trascorrere anche con i neonati più tempo all’aria aperta.
Il Ministero della Salute dice:
Il tempo libero – Andare a spasso è importantissimo!
È consigliabile portare il bambino a spasso il più possibile, o lasciarlo prendere aria e luce, in giardino o in terrazzo.
In questo modo il bimbo potrà anche rafforzare le sue difese immunitarie.
È anche importante sapere che l’esposizione controllata al sole arricchisce il bambino di vitamina D.
Per portare a spasso il bambino, nei primi mesi di vita, è bene usare la carrozzina o il passeggino dove però il bambino dovrebbe stare sdraiato.
Per la salute del bambino, per evitare infezioni nei primi mesi di vita, è opportuno non portare il bambino in luoghi eccessivamente affollati o dove vi siano persone malate.
Io personalmente vi consiglio l’acquisto di un TRIO. So che molte famiglie oggi scelgono soluzioni più leggere e va benissimo, ma io con mia figlia ho avuto il trio e mi ci son trovata benissimo, sfruttandolo veramente veramente tanto, e in ogni situazione.
Con il trio abbiamo veramente fatto di tutto, soprattutto vita all’aria aperta e passeggiate infinite al parco, picnic, momenti di relax in cui la bambina dormiva nella carrozzina e noi potevamo chiacchierare all’aperto. Onestamente, lo ricomprerei.
SPAZIO SPONSORIZZATO – Peg Perego
Ci sono tantissimi buoni prodotti e tra questi mi permetto di consigliarvi BOOK LOUNGE MODULAR di Peg Perego, azienda italiana con cui collaboro da molto tempo e di cui ho enorme fiducia.
Questo trio, in particolare, è veramente solido e confortevole:
- Con il seggiolino Primo Viaggio Lounge auto reclinabile il bambino può viaggiare comodo e disteso
Con la funzione Comfort Recline, lo schienale si reclina e il poggiagambe si allunga, consentendo al bambino di sdraiarsi nella posizione ergonomica migliore anche in auto, grazie alla Base i-Size (accessorio).
Primo Viaggio Lounge permette di far viaggiare il bambino in senso contrario di marcia più a lungo, fino a 87 cm di altezza. È omologato anche per uso in aereo.
Il seggiolino auto può essere agganciato anche ai passeggini Peg Perego per passeggiate distese in totale relax. - La carrozzina può essere usata fuori e dentro casa nei primi mesi di vita del bambino, facendo passeggiate all’aperto in continuità con la nanna.
Ha moltissimi dettagli, ma il mio preferito è il Comfort System, che permette di regolare dall’esterno simultaneamente schienale e poggiagambe, per mantenere il bebè sempre nella posizione ottimale. - La culla può essere agganciata sull’accessorio Bassinet stand, se si preferisce lasciare il carrello fuori casa.
Ha un comodo materassino, una capottina in tessuto UPF 50+ per la protezione dai raggi solari e la retina per la aerazione in estate. Il sistema Quattro Stagioni regola inoltre la circolazione dell’aria all’interno della navetta fornendo protezione d’inverno e una fresca aerazione in estate.
In casa la culla si trasforma in dondolo con base basculante, in nido con i piedini estraibili o in culla se agganciata al Bassinet stand: così il bambino può fare la nanna in soggiorno insieme a noi, e non dobbiamo portare in casa la struttura del passeggino, con le ruote che sono state per strada.
Il passeggino è omologato sin dalla nascita e si può orientare sia fronte mamma, che fronte strada. A me piacciono i passeggini a 4 ruote, che vi devo dire? Forse sono meno sportivi, ma hanno una stabilità maggiore – sempre a mio parere. Queste ruote comunque hanno cuscinetti a sfera e si muovono su tutti i tipi di terreno. In più si chiude con una sola mano e diventa super compatto, e questo è un vantaggio sia per riporlo in casa, che in auto.
Infine il trio si completa con il seggiolino auto reclinabile Primo Viaggio Lounge, omologato dalla nascita fino agli 87 cm di altezza e 13 kg di peso (da 0 a 15 mesi). Si regola in tre posizioni e quindi – anche in questo caso – favorisce il giusto riposo del bambino anche in auto con la Base I-size accessorio.
Perché è così importante portare spesso i neonati all’aria aperta?
Il Ministero della Salute ci fornisce alcune raccomandazioni generali:
Divieto assoluto di restare fermi davanti a uno schermo per i bambini da zero a due anni, mentre dai due ai quattro anni i bimbi non dovrebbero essere mai lasciati per più di un’ora a guardare passivamente lo schermo televisivo o di altro genere, come cellulari e tablet.
Per i piccoli fino a un anno di età: attività fisica diverse volte al giorno, compresa mezz’ora in posizione prona. Favorire 14-17 ore di sonno totale al giorno ai neonati.
Bambini da uno e due anni: almeno tre ore di attività fisica giornaliera e 11-14 ore di sonno totale.
Tra i due e i quattro anni di età: almeno tre ore di attività fisica giornaliera, di cui almeno una di forte intensità e 10-13 ore di sonno totale.
Più in generale, stare all’aria aperta ha indubbi vantaggi sul benessere di tutti: migliora l’umore, riduce irritabilità e insonnia, diminuisce le infezioni alle vie respiratorie, aumenta la concentrazione mentale. [Fonte: Amico Pediatra]
Giocare all’aria aperta aiuta inoltre i bambini a rinforzare la fiducia in se stessi, a essere più felici e meno ansiosi, a potenziare le abilità creative e cognitive, a sviluppare immaginazione, a migliorare le competenze motorie e anche, ovviamente, a bruciare più calorie, prevenendo i danni da sedentarietà.
Non a caso, anche nel Metodo Montessori si dà un larghissimo spazio alle attività all’aria aperta. Queste esperienze hanno infatti un impatto molto positivo sui bambini, perché ne promuovono lo sviluppo cognitivo, sensoriale ed emotivo.
Ne parla diffusamente ne: Il metodo della pedagogia scientifica applicato nelle Case dei Bambini (1909) e La scoperta del bambino (1950).
Nel nostro tempo e nell’ambiente civile della nostra società, i bambini… vivono molto lontani dalla natura ed hanno poche occasioni di entrare in intimo contatto con essa o di averne diretta esperienza”. Invece, afferma la Montessori, il bambino ha bisogno di vivere naturalmente, di “vivere” la natura e non soltanto di conoscerla, studiandola o ammirandola. E non basta introdurre l’igiene infantile, l’educazione fisica, una maggiore esposizione dei bambini all’aria libera, perché “ Il fatto più importante risiede proprio nel liberare possibilmente il fanciullo dai legami che lo isolano nella vita artificiale creata dalla convivenza cittadina.
Ci sono ancora troppi pregiudizi, su tale argomento, perché tutti ci siamo fatti volontariamente prigionieri, e abbiamo finito con l’amare la nostra prigione e trasmetterla ai nostri figlioli. La natura si è a poco a poco ristretta, nella nostra concezione, ai fiorellini che vegetano, e agli animali domestici utili per la nostra nutrizione, pei nostri lavori, o per la nostra difesa. Con ciò anche l’anima nostra si è rattrappita.
Maria Montessori
Tra le attività all’aria aperta, dunque, oltre alle passeggiate, ci sono tante proposte di Montessori:
- curare un piccolo orto
- esplorare la natura raccogliendo foglie, fiori ed erbe per catalogarle
- cura di acquari e colture vegetali
- cura degli animali domestici
- osservare la vita che si compie in un terrario o in uno stagno
- la cultura del cibo organico e la sua trasformazione in cucina
- attività connesse al passare delle stagioni
- osservazione del cielo
Insomma: il Metodo Montessori è veramente ricchissimo e vi invito davvero ad approfondirlo, perché spesso viene banalizzato come una corrente di design o scambiato per un metodo libertario, che cresce bambini selvaggi e senza regole.
Montessori invece ha creato un metodo scientifico, pedagogico e filosofico unico e meraviglioso, in cui il bambino viene messo al centro della sua esperienza educativa, non più come l’oggetto dell’educazione, ma come il soggetto.
Un Metodo che basa sul rispetto reciproco le sue fondamenta: il rispetto del bambino in quanto persona umana, il rispetto delle regole civili per tutti gli esseri umani.
Di Metodo Montessori e neonati ho parlato di recente anche nel podcast GENITORI ONESTI della mia amica Valeria Fioretta: se usate Storytel lo potete ascoltare gratuitamente. In particolare io ho parlato proprio di ambiente accogliente per i neonati: ambiente casa, ma anche ambiente educativo.
Perché il primo vero ambiente accogliente per il neonato siamo noi, che gli facciamo spazio nel nostro cuore, nella nostra mente e anche nella nostra vita.
E possiamo davvero decidere di fare la differenza per la sua vita, regalandogli un’infanzia felice.
Ciao come giustamente tu scrivi “il principio del Metodo Montessori è: AIUTAMI A FARE DA SOLO”
Anche io sono un’accanita sostenitrice del metodo Montessori, all’inizio ho provato con il materasso per terra, e andava abbastanza bene, ma poi a prevalso la mia parnoia di mamma Italiana….. e ho deciso che doveva stare sollevato da terra, magari poco , ma sollevato. Anche noi avevamo l’idea di farcelo da soli, ma poi a vinto la pigrizia e abbiamo comprato il lettino Impilabile . Stiamo applicando tutte le indicazioni e Siamo molto contenti !