Smart Working: consigli per chi lavora da casa con i figli
Pubblicato il 22 Aprile 2020 da Barbara Damiano
Lavorare da casa con i figli: come organizzare la giornata lavorativa con bambini di tutte le età? I miei consigli pratici per instaurare una routine giornaliera che in qualche modo possa accontentare tutti – compresi noi stessi.
Non è semplice lavorare da casa con bambini intorno, ma non è neppure impossibile. Chiaramente ad ogni età cambiano le priorità e l’organizzazione dei tempi, e questa è la premessa fondamentale per dirvi che lo smart working può funzionare, se sussistono almeno due fattori: la piena collaborazione del vostro compagno o compagna, la flessibilità del datore di lavoro.
Lo abbiamo già detto: questa è una situazione eccezionale. In situazioni eccezionali, bisogna trovare soluzioni straordinarie, nel senso più letterale del termine, ovvero che vadano fuori dal nostro ordinario. Quindi voglio sperare – ma anche suggerire! – che i datori di lavoro inizino per primi a fare un cambiamento nel loro modo di pensare al lavoro: un passaggio che vada dall’accumulo di ore al raggiungimento di obiettivi.
Che è poi quello che normalmente fa un freelance (come me e mio marito): ragionare per obiettivi e per risultati raggiunti, non per numero di ore lavorate. Che, anzi, se proprio vogliamo dirlo, non solo è inefficace, ma totalmente anti economico, perché è molto meglio ottenere risultati in meno tempo, che in troppo tempo – solo per dimostrare di essere ‘ligi al dovere’.
Un datore di lavoro giustamente obietterà che però lui paga lo stipendio per intero. Ha ragione.
Questa pandemia infatti dovrebbe essere l’occasione per ripensare totalmente il lavoro così come si è svolto fino ad ora. Saremmo tutti disposti a rivedere le nostre posizioni? I datori di lavoro a cambiare paradigma, e i dipendenti a essere retribuiti per obiettivi? Ne dubito. Ma sarebbe una vera rivoluzione, che permetterebbe anche una certa meritocrazia sui posti di lavoro, dove invece di solito le mamme vengono penalizzate perché magari non possono fare riunioni alle 18.30 tutte le sere, o devono assentarsi per la malattia del figlio (perché ai padri i permessi vengono concessi mal volentieri!).
Dunque la soluzione intermedia che vedo nell’immediato, è svolgere tutte le ore di lavoro in modo agile, contrattando con il datore di lavoro una certa flessibilità di orari. Mentre cerchiamo di capire come cambiare totalmente mentalità – si spera – per considerare il tempo del lavoro un tempo che deve essere produttivo, non un mero accumulo di ore.
È una situazione facile? NO. È l’ideale per tutti? NO.
È legittimo che le persone siano arrabbiate e preoccupate in questo momento, in cui si paventa la riapertura dei luoghi di lavoro, ma non delle scuole? SÌ.
Prendete da questo articolo, come sempre, solo ciò che vi interessa o vi può essere utile – non è certo una lezione di vita!
Indice dell'articolo
Consigli generali per lavorare da casa con i figli
Nel mio piccolo, io posso raccontarvi i miei consigli pratici, ovvero quelle soluzioni che hanno funzionato per me, che ho sempre lavorato da casa o comunque da freelance in un mio ufficio/casa, da quando ero in gravidanza ad oggi, che mia figlia fa le medie.
Spero possano esseri in qualche modo utili, soprattutto adattandoli alle vostre esigenze personali.
Create una postazione di lavoro vera e fissa
So che spesso è complicato trovare un luogo della casa appartato, ma per lavorare in casa a mio parere bisogna avere uno spazio fisico inviolabile. Che non deve per forza essere un intero studio o una stanza dedicata (magari!), ma semplicemente una scrivania che delimita il nostro ‘perimetro’.
Quando vivevamo a Bologna, le nostre scrivanie erano poggiate vista muro nel corridoio: avendo un lungo corridoio un po’ inutile, abbiamo acquistato due semplici piani di lavoro da IKEA, persino un po’ piccoli, per farci l’ufficio in casa.
Perché dico che sarebbe importante avere una postazione fissa?
- perché per lavorare servono comodità e ordine mentale, oltre che uno spazio dedicato
- perché per essere ‘smart’, il computer deve essere facilmente accessibile: se ogni volta per lavorare dobbiamo liberare il tavolo della cucina, pulirlo, attaccare il portatile… perdiamo un sacco di tempo utile e ci scoraggiamo
- perché un computer fisso è sempre più performante di un portatile: pensateci, se prevedete di lavorare da casa a lungo
- perché i bambini stessi possono capire che la nostra scrivania è un ufficio vero e proprio, quindi rispettare lo spazio e il tempo che dedichiamo al nostro lavoro
- perché eventuali parenti (nonni, mamme…) quando ci vedono alla scrivania immediatamente sanno che stiamo lavorando, e non siamo lì per prendere un caffè o fare una lavatrice
Spiegate al bambino la differenza tra il tempo del lavoro e il tempo della famiglia
I bambini, sin da piccoli, capiscono perfettamente ciò che gli diciamo. Magari hanno un’attenzione limitata, magari bisogna ricordare loro con gentilezza più volte lo stesso messaggio, ma se vogliamo che capiscano l’importanza del nostro lavoro, glielo dobbiamo spiegare.
Ve lo dico con molta onestà: se pensate di poter fare i genitori e i lavoratori contemporaneamente, non ce la farete. Le due cose non si possono conciliare allo stesso istante. Per lavorare e occuparsi dei figli bisogna separare il proprio tempo e le proprie attività, coinvolgendo in questa nuova definizione di orario anche i bambini.
– Adesso la mamma/papà sta lavorando
Spiegate bene ai bambini cosa significa lavorare: serve concentrazione, silenzio, collaborazione.
Spiegate loro, sin da neonati, che c’è un tempo per tutto e che, quando ci sarà il tempo della famiglia, voi poserete il telefonino e vi dedicherete completamente a loro.
Sì, perché ciò che secondo me funziona realmente, è NON essere multitasking: se pretendiamo di rispondere al telefono mentre giochiamo con i bambini, non stiamo dando la giusta attenzione né al lavoro, né ai figli.
Allora tanto meglio insegnare al bambino a rispettare il momento della telefonata di lavoro, impiegandosi in attività silenziose o rilassanti, e poi essere totalmente concentrati su di lui appena finiamo il nostro lavoro.
Spiegate al bambino la differenza tra attrezzatura di lavoro e giocattolo
Allo stesso modo, così come è sacro il tempo e lo spazio del lavoro, lo sono le nostre attrezzature: spiegate sin da neonati ai bambini che i nostri strumenti di lavoro sono dedicati al nostro uso esclusivo e non si possono utilizzare per giocare.
E ripetetelo sempre, ogni volta che il bambino tenta di spegnere il gruppo di continuità (true story), oppure mette le mani sulla tastiera: con gentilezza e con fermezza, ribadite la regola. Le attrezzature del lavoro sono per i grandi.
Lo so che molti storceranno il naso dicendo che i bambini non capiscono. Io non sono d’accordo!
La Montessori stessa ha sempre parlato di dare fiducia ai bambini, spiegando loro le regole e il buon uso dei materiali.
I bambini sono perfettamente in grado di capire le nostre spiegazioni, adattandole alla loro età, soprattutto se sin da neonati li educhiamo al rispetto della casa e del lavoro, sempre con gentilezza e amore.
Non ha senso urlare al bambino in preda alla furia, se rovescia l’acqua sul nostro portatile: questa situazione si può prevenire sia creando una postazione di lavoro separata, sia spiegando al bambino l’importanza delle nostre attrezzature.
Coinvolgete il bambino laddove possibile
Diciamolo subito: ai bambini piace passare il tempo con i genitori, ovviamente in modo positivo. Non gliene frega niente dei giochi costosi o delle tecnologie, se noi poniamo l’attenzione sulla relazione, non sull’oggetto.
Se dunque abbiamo bisogno di fare una telefonata importante, oppure di avere 20 minuti ininterrotti di lavoro, spieghiamo bene al bambino cosa stiamo per fare e quanto tempo ci vorrà, e coinvolgiamolo in qualche attività ‘di ufficio’. A voi da piccoli non piaceva ‘lavorare’ in ufficio come i vostri genitori?
Ci sono tantissime attività ‘di ufficio’ che si possono proporre ai bambini, dai 2 anni in su circa:
- usare la bucatrice per fare i buchi nei fogli
- usare i timbri
- usare la lavagna magnetica
- temperare le matite
- frugare nel cassetto della cancelleria
- attaccare gli stickers sull’agenda o sul calendario
- ritagliare con le forbici
- cancellare le scritte a matita con la gomma
Per i bambini grandi, ci sono attività che ci sono anche utili, oltre che divertenti per loro:
- archiviare i documenti
- mettere il timbro ‘pagato’ sulle fatture
- mettere i documenti nelle cartelline plastificate
- fare piccole attività di data entry
- fare piccoli lavori di grafica
- battere al computer un testo
Lavorando con i bambini, scoprirete le loro abilità di manualità fine, coordinamento oculo manuale e concentrazione: tutte queste attività, infatti, seguono i principi del Metodo Montessori, per lo sviluppo dell’intelligenza del bambino.
Utilizzate al meglio la tecnologia
Se il tempo per lavorare in casa è poco, tra figli e gestione della casa e anche pensare a se stessi (!), allora cerchiamo di ottimizzarlo. Utilizziamo gli strumenti migliori: un computer che funzioni, una buona connessione ad internet, un paio di cuffie con microfono che funzionino bene, una buona webcam.
Mi rendo conto che siano cose che possono incidere sul bilancio familiare, ma se volete fare smart working, sono investimenti che devono essere fatti.
Ci sono poi tante applicazioni che vi semplificano la vita: di solito se avete una GMAIL (se non l’avete, è il momento di aprirla), avete a disposizione un mondo di possibilità. Potete programmare l’invio delle email, usare la funzione boomerang per rimandare le email meno urgente, classificarle con le etichette…
Inoltre avete a disposizione gratuitamente le cartelle di Drive per scambiare documenti con i colleghi, invece di mandare allegati pesantissimi via email. E potete usare Google Documents, i Fogli di Calcolo e le Slide per lavorare al meglio, senza costi di alcun tipo.
Per le call di lavoro, potete usare Google Hangouts, Meet, Skype oppure Zoom. Cercate di fissare le call in momenti particolari della giornata, per esempio nel pomeriggio, ovvero quando non interrompono il vostro flusso di lavoro.
Programmate un calendario realistico delle attività
Stilate ogni giorno una lista di cose da fare, che sia però realistica e tenga conto di tutto. La lista deve tener conto innanzitutto del nostro lavoro: quante cose dobbiamo fare, che tempi veri occorrono per portarle a termine.
Qui, poi, ognuno ha il suo metodo di lavoro. Io, ad esempio, preferisco concentrarmi su una attività alla volta e fare batching, ovvero tutto insieme, diviso in blocchi. In pratica sull’agenda segno dei blocchi di lavoro suddivisi per tipologia, e concentro le attività simili tutte nello stesso blocco orario.
Per esempio una mattina per rispondere a tutte le email, una mattina per scrivere i progetti, una mattina per la fatturazione, e così via.
Altri invece preferiscono lavorare per liste eterogenee, quindi magari fare 5 attività diverse in blocchi di lavoro più ridotti.
Qualunque modalità va bene, purché funzioni. E purché tenga conto del contesto: non solo dei figli, ma anche delle attività diciamo ‘obbligatorie’ da svolgere in casa, quindi ad esempio cucinare, portare il cane a fare pipì, fare la lavatrice e stendere i panni, ecc…
Inutile dirvi che queste attività, se siete in due a casa, andrebbero divise equamente! Cerchiamo anche di uscire dal medioevo e di praticare la parità uomo-donna in casa nostra.
Il tempo di qualità in quantità, vale anche se siamo in smart working
Il vero problema di lavorare da casa, è che si tende a non smettere mai. Peggiorando non solo la qualità del nostro lavoro, ma anche la qualità del nostro tempo personale e del tempo dedicato ai figli.
La vera sfida è proprio questa: ottimizzare il lavoro e poi fermarsi. Perché i figli hanno bisogno di TANTO tempo, non solo di tempo di qualità. Il tempo per i figli dovrebbe essere sempre di qualità, e anche in quantità. E ve lo dico: a volte servirebbero le magie, per rendere possibile tutto questo. A volte semplicemente non si riesce e si accetta che la vita non è perfetta e noi pure meno.
I bambini sono molto pazienti, con i genitori. Capiscono bene se ci sono dei giorni in cui il lavoro ha la massima priorità.
Purché non sia sempre così, perché allora viene meno la fiducia nel nostro amore, e arrivano i ‘capricci’, la frustrazione, le azioni di disturbo, le urla per richiamare la nostra attenzione…
Non ho la soluzione: la mia soluzione è stata vivere di giorno in giorno e togliermi qualche ora di sonno, quando mia figlia chiedeva più attenzioni.
La mia unica soluzione è stata quella di non perdere la testa: più diventiamo nervosi, più i bambini diventano nervosi. E allora basta, spegnevo il PC e mi mettevo a giocare, restando totalmente presente nel gioco con la testa, senza cellulare, senza distrazioni, senza pensare ad altro che non fosse il qui e ora. E funzionava. Vorrei davvero che potesse funzionare anche per voi, o che fosse anche più facile.
La TV non è una soluzione a lungo termine: a molti bambini nemmeno interessa, soprattutto se piccolissimi. Potreste chiedere al bambino di guardare un cartone animato durante una call importante, ma per il resto del tempo sarebbe meglio investire le energie del bambino in attività manuali o fisiche, incoraggiandolo piano piano a intrattenersi da solo (vicino a noi!), con costruzioni, giochi di manipolazione, pittura, puzzle, pregrafismo, ecc…
Un lavoretto al giorno: l’ora della creatività e della relazione
Sempre a proposito di routine, con noi ha funzionato dedicare due ore al giorno fisse a un’attività manuale e creativa da svolgere insieme.
Vi ricordo la mia idea: il lavoretto per me non è solo un modo di passare il tempo, ma l’instaurarsi di una profonda relazione tra genitore e figlio. Una relazione quasi alla pari, dove entrambe le parti si misurano sul piano della creatività. Perché, a meno che non siate artisti, ciascuno di noi a 30-40 anni è fondamentalmente incapace di qualsiasi attività creativa, ed è proprio questo il bello: mostrare al bambino come superare il propri limite, riuscire e perseverare, esercitare le proprie doti di problem solving per essere capace di.
Su Mammafelice trovate una marea di attività creative da svolgere con materiali semplici: io avevo creato un quadernone dove le avevo stampate, e ogni giorno attingevo da lì per proporne una a mia figlia. Vi assicuro che non è tempo buttato via.
Dedicare tempo esclusivo ai figli, in questo modo, li aiuterà anche a comprendere che c’è il tempo del gioco e il tempo del lavoro. Sarà più facile per loro accettare che dobbiate stare al computer due ore, se sanno che poi ci saranno due ore inviolabili per stare insieme.
Lavorare da casa con i bambini: consigli pratici per tutte le età
Visto che abbiamo già detto che non è semplice, non lo ripeterò per non annoiare, tanto lo sapete già.
Quello che posso fare è raccontare le mie strategie: ciò che ha funzionato e cosa no.
Lavorare da casa con un neonato
Parto da me, solo per fare una premessa: lavorare da casa con un neonato si può. Io ho aperto la mia P IVA quando mia figlia era nella pancia e subito dopo la nascita ho avviato la mia attività. In fase di start up, potete immaginare che io abbia lavorato moltissimo, ma comunque tenendo conto di tre fattori:
- darsi degli obiettivi e misurarli, invece che tentare di passare al computer più ore possibili, con la frustrazione di tutti
- mettere al primo posto il mio benessere, soprattutto post parto, quindi lavorare in orari umani e senza chiedere troppo al mio corpo
- mettere al centro i bisogni di mia figlia, che volevo accudire con tutta la mia concentrazione e la mia dedizione
Paradossalmente, il lavoro con un neonato è forse il più semplice da gestire, diciamo fino ai 6-9 mesi del bambino. Innanzitutto a me è servito tantissimo il marsupio: tenevo mia figlia addosso tutto il giorno e potevo coccolarla e rassicurarla, mentre riuscivo anche a lavorare, a scrivere e telefonare.
Chiaramente ai propri clienti si richiede un minimo di pazienza: se li disturbano i versetti di un bambino o qualche piccola intromissione, forse dovrebbero rivedere bene i loro valori.
I neonati hanno una routine faticosa, ma spesso ritmica: diciamo che la cosa più straniante, per me, di quei primi mesi, è stata trasformare e gestire la mia vita in blocchi di 3 ore in 3 ore. Infatti i neonati ogni circa 3-4 ore hanno bisogno di mangiare, essere intrattenuti, cambiati, lavati, cullati.
Più difficile se l’allattamento avviene a richiesta, ma con il marsupio si può allattare comodamente senza fermarsi del tutto.
Potete dunque adattarvi ai ritmi del neonato, che di norma passa il tempo a dormire e vuole solo essere cullato e portato nel marsupio.
Non che sia semplice, ma tra tutte le situazioni forse è la situazione più comoda da gestire, perché per quanto possa sembrarvi impegnativo un neonato (e lo è, assolutamente!), non avete ancora visto il bello… dei terrible twos! 😉
Lavorare da casa con un bambini piccolo, tra i 12 mesi – 3 anni
Ecco, questo è davvero un problema. Credo sia stato il periodo più faticoso della mia vita di freelance, se considerate che per scelta non abbiamo voluto mandare la bambina al nido fino a 2 anni e mezzo, per godercela il più possibile.
Periodo meraviglioso come genitori, periodo difficilissimo come lavoratori.
Tre sono sostanzialmente le strategie che noi abbiamo adottato, e che vi racconto così come sono:
- lavorare meno: essendo freelance, banalmente abbiamo preso meno lavori – solo quelli che potevamo gestire. Non avevamo le spalle coperte, ma ci siamo fatti due conti e i benefici erano maggiori dei problemi, per cui bene così;
- dormire meno: se la giornata è in pratica dedicata totalmente al bambino (a questa età è praticamente così), allora si lavora quando il bambino dorme, quindi al mattino molto presto, durante il riposino del pomeriggio e poi la sera;
- fare i turni: se in questo momento eccezionale siete entrambi a casa, è forse la situazione più semplice, perché potete darvi il cambio. Il vero problema si pone per i genitori single!
In questi due mesi ho ascoltato molte storie di genitori che improvvisamente si sono ritrovati in smart working con un bambino piccolo, e ho visto grossi cedimenti. Mi permetto un’osservazione: ho visto tanto impegno dalle madri e il vuoto pneumatico dei padri. Questi padri che, a parità di ore di lavoro da fare, si chiudono in camera tutto il giorno con il loro PC, lasciando che la madre cucini, pulisca, intrattenga il bambino e faccia anche smart working. Ecco. Anche NO.
Se siete in due in casa con un solo bambino (sano), ma anche con due bambini, siete nella situazione migliore possibile, scusatemi se mi permetto: potete dividere le ore di lavoro e le ore di cura, facendo dei turni che siano accettabili sia per voi, che per il datore di lavoro.
Capisco perfettamente il carico mentale, la fatica e la preoccupazione (pensate che io ne sia immune?), ma IN DUE significa che le cose si fanno insieme. Altrimenti alla fine di questa pandemia, se vi rendete conto di essere sposati, ma di essere in pratica dei single, forse dovreste cercare un compagno o compagna che vi ami un po’ di più. Sorry.
Perché ci può stare che uno dei due lavori abbia ritmi più stringenti, ma possibile che il marito stia salvando il mondo da casa, mentre la moglie abbia sempre un lavoro accessorio? Possibile che il marito non possa staccarsi due ore al mattino e due ore al pomeriggio? Non so, mi viene davvero difficile crederlo e mi arrabbio molto a vedere le mie amiche devastate di stanchezza, in totale sovraccarico, mentre i mariti si presentano come nulla fosse la sera a cena, belli soddisfatti della loro giornata (e scusate le generalizzazioni!).
A questa età i bambini hanno spesso bisogno di essere intrattenuti sul piano fisico. L’idea che in tutta sicurezza i bambini non possano andare a passeggiare, a giocare la parco o in cortile mi manda fuori di testa: un’altra delle ingiustizie che questa pandemia ha commesso nei confronti dei bambini!
In attesa che si possa tornare a giocare fuori e passeggiare, e che ciò non sia considerato più un crimine, allora potrei suggerirvi un po’ di giochi di movimento:
- percorsi motori: potete segnare con il nastro carta un percorso per tutta casa, dove il bambino debba saltare, correre, strisciare sotto le sedie, scavalcare ostacoli, ecc…
- giochi di equilibrio: ci sono pedane in legno che servono per fare giochi di movimento, scivolare e mantenere l’equilibrio, oppure delle ‘pietre di fiume‘ per creare percorsi di equilibrio;
- arrampicata: piccole pareti attrezzate, per garantire giochi di arrampicata sicura per i bambini anche piccoli;
- saltare: il classico tappetino elastico su cui saltare e rimbalzare, anche protetto dalla rete intorno;
- salire e scendere: le scalette Montessori (triangolo Pickler) sono perfette per bambini di questa età, che non stanno mai fermi.
Lavorare da casa con un bambino di 4-5 anni
Intorno ai 4-5 anni diventa tutto un po’ più gestibile: non è certo semplice, ma ci possono essere maggiori ambiti di contrattazione.
Intorno a questa età i bambini possono comprendere meglio la separazione del tempo gioco-lavoro e possono affiancarci sulla scrivania per fare giochi di concentrazione, che di certo non sono facilissimi da conciliare con il nostro lavoro, ma ci permettono quel minimo di respiro.
A questa età, oltre a coinvolgere i bambini nei lavori ‘di ufficio’ come ho detto più su, possiamo proporre tante attività di pregrafismo e di motricità fine:
- libri di pregrafismo: potete acquistarli facilmente e proporli come ‘lavoro’ ai bambini, che quindi possono concentrarsi mentre anche voi siete concentrati;
- puzzle di vario tipo, incastri, tangram…
- giochi educativi sul tablet: non proporrei un tablet a un bambino al di sotto dei 3 anni, sinceramente, ma a 4 inizia ad essere interessante l’offerta anche educativa, che può essere proposta un’ora al giorno o poco più;
- ascoltare fiabe e libri: adesso ci sono tantissimi podcast, video e audiolibri fruibili per bambini;
- colorare mandala e disegni: non dimentichiamoci
- giocare con le costruzioni, che non sono per forza i lego, ma anche nuovissimi giochi di costruzioni magnetiche, spesso anche più versatili dei lego.
Inoltre, se i bimbi vanno alla scuola materna, probabilmente è stata attivata qualche forma di ‘didattica a distanza’: concordate con le maestre una gestione che semplifichi il lavoro per voi, che non preveda di stampare mille schede da colorare, che poi vanno anche scansionate e rimandate indietro perfette.
La cosa davvero più complicata, quando si lavora con bambini piccoli in casa, è la frammentazione cerebrale. Nome totalmente inventato da me, per spiegare la mia sensazione, quando vengo continuamente interrotta. Non potendo mantenere la concentrazione a lungo, non come farei se lavorassi in silenzio, ho spesso notato che il mio cervello ha iniziato a frammentarsi, ma non è una cosa del tutto negativa. Mi è sorta la capacità di essere interrotta senza innervosirmi, ma anche senza perdere il filo di ciò che facevo, oltre alla capacità di riprendere immediatamente la concentrazione in pochissimo tempo, e in ogni condizione ambientale.
Ho imparato, insomma, a far dipendere la concentrazione non dalle circostanze esterne, ma dal mio interno: non so se scientificamente questa cosa abbia un senso, ma credo abbia molto a che fare con la mindfulness. La capacità di ritrovare presto se stessi, rimettersi al centro e ritornare con la mente dentro se stessi, ritrovando la concentrazione. Insomma: se per voi è troppo faticoso essere interrotti troppo dai bambini, forse potrebbe valer la pena approfondire la mindfulness.
Per il resto, ci vorranno tanta pazienza e accettazione: le cose non saranno perfette e l’unica consolazione è che questo periodo sarà limitato e non siamo dei super eroi.
Lavorare da casa con un bambino delle elementari
Alle elementari i bambini sono sicuramente più autonomi, quindi a livello di smart working possiamo respirare un po’ di più. Questo non significa che i bambini possano cavarsela da soli tutto il giorno, anzi.
Soprattutto chi fa prima e seconda elementare avrà bisogno di supporto costante per la didattica a distanza e per i compiti. Però si può creare sul tavolo della cucina una postazione di lavoro comune, in cui i genitori lavorano da remoto e i bambini fanno scuola e compiti, in modo da aiutarsi a vicenda, ma mantenere tutti una certa concentrazione.
LEGGI: Come organizzare lo studio con la didattica a distanza con figli alle Scuole Elementari
Questo è il momento giusto per insegnare ai bambini il rispetto dei tempi di tutti: non solo imparare ad essere più autonomi per i compiti, ma anche ad aspettare un attimo se il genitore sta lavorando su un progetto che richiede massima concentrazione, o è in chiamata.
Se un bambino di 2 anni certamente non può comprendere il valore del silenzio, un bambino dai 5 anni in su può farlo perfettamente: sa capire i tempi della conversazione e del dialogo e interiorizzare le regole. Chiaramente, però, il tempo per lui ci deve essere: se le nostre 8 ore di lavoro sono tutte ininterrotte, forse non stiamo utilizzando la flessibilità intrinseca nello smart working.
Ricordiamoci di quanto sia importante continuare a supportare gli insegnanti, non solo adesso con la DAD, ma anche in seguito quando riapriranno le scuole: perché noi siamo i genitori e come tali abbiamo la responsabilità che i nostri figli facciano i compiti, comprendano, siano educati e rispettosi del lavoro dei loro professori. E quindi dobbiamo continuare a controllare il diario o il registro elettronico, supportare i figli nell’invio dei compiti, controllare che abbiano compreso le consegne, e così via.
In modo molto pratico, ad inizio mattinata, che potrebbe essere intorno alle 8.30, potremmo:
- fare una specie di punto della situazione scuola-lavoro, tutti insieme, per capire cosa c’è da fare oggi, sia in termini di videochiamate e videolezioni, sia in termini di compiti e impegni;
- pianificare insieme ai bambini l’ordine in cui eseguire i compiti, in base al grado di autonomia e al tempo che ci serve per restare concentrati su un lavoro
- fare una pausa a metà mattina, in cui oltre a bere un bicchiere di acqua, possiamo rispondere a domande e dubbi, o controllare i compiti
- darsi un orario fisso per il pranzo, che verrà preparato insieme da tutti e sarà anche l’occasione per ritrovare il tempo della famiglia
- prendersi una pausa per il riposo o le attività da svolgere insieme
- ricominciare a una certa ora nel pomeriggio, pianificando nuovamente le cose da fare, ma anche le attività creative dei figli
Diciamo che con un po’ di rigore e di pianificazione, si può fare – sempre restando elastici e pronti a cambiare piano.
Un domani, quando riapriranno le scuole, lavorare da casa sarà meno affannato, perché avremo tot ore di solitudine da gestire al meglio per completare il nostro lavoro, se vorremo restare in smart working, o se dovremo farlo periodicamente. Ricordiamoci che questo è un momento eccezionale, e come un’eccezione va vissuto.
Lavorare da casa con ragazzi delle medie e delle superiori
I ragazzi delle medie e delle superiori sono totalmente autosufficienti nella gestione della didattica online, dei compiti, e anche del prendersi cura di se stessi. Ma questo non significa che ciascuno debba restare chiuso nella sua camera, o restare in silenzio davanti al suo monitor, come se noi fossimo in ufficio e i figli a scuola.
Sono forse proprio i ragazzi grandi a soffrire di più questa situazione. Se ai bambini piccoli ciò che importa, in fondo, è solo stare con mamma e papa (o mamma e mamma, o papà e papà, o il genitore single… insomma: avete capito), ai ragazzi grandi è necessaria più che mai la relazione.
Vi consiglio con tutto il cuore di approfittare di questo momento per riprendere in mano la relazione con i vostri figli grandi e trovare il tempo per mangiare insieme, per guardare un film insieme, per parlare parlare parlare… allo sfinimento.
Parlare soprattutto di emozioni: di cosa proviamo, di come immaginiamo il futuro, quali sono i sogni che facciamo, i desideri che abbiamo le cose che vorremo fare appena usciti dalla quarantena…
Scopritevi a vicenda. È – credo – l’unica cosa bella di tutto questo disastro.
Conciliare la didattica a distanza con lo smart working
Ne ho già parlato ampiamente nell’articolo dedicato alla didattica a distanza, come organizzarla, ma possiamo fare un punto veloce anche su questo, perché è certamente inerente lo smart working.
- A ognuno la sua postazione: se possibile, sarebbe davvero importante che ognuno di noi avesse un suo portatile o tablet, per svolgere le lezioni serenamente, e avesse anche uno spazio fisico personale, fosse anche mezzo metro di spazio sul tavolo della cucina. Lavorare senza gli strumenti è la cosa più frustrante che esista, per noi come per i figli. Mi rendo conto che queste spese no previste incidano sul bilancio familiare (computer, tablet, internet flat, cuffie, microfoni e webcam, stampanti…), ma il mio parre puramente personale è che forse è meglio rinunciare alle vacanze (chissà poi se si potranno fare?), invece che all’istruzione;
- Genitore come facilitatore: controllare il registro e le consegne resta sempre un nostro dovere, ma dovrebbe anche diventare un piacere, un momento comune di confronto con i figli, per supportarli e restare sempre in connessione con loro, per intercettare subito il loro eventuale malessere;
- Prevedere momenti comuni di studio, per rispondere alle domande, ma anche per la soddisfazione di essere interrogati e ascoltati dai genitori, essere elogiati per il lavoro svolto, essere ascoltati in modo esclusivo.
Anche in questo caso navigheremo a vista, tra alti e bassi, ma forse alla fine tutti noi impareremo quanto è importante il lavoro di ciascuno: non è facile lavorare, ma non è nemmeno facile studiare!
Lavorare da casa, guardare i bambini: e le pulizie chi le fa?
Chiariamoci: se voi avete l’aspirazione a fare tutto alla perfezione, state leggendo l’articolo sbagliato. Forse avrei dovuto dirlo all’inizio e non alla fine, sorry.
Quando parlo di come mi sono organizzata in questo momento così particolare, tantissime persone (mi dispiace dirlo, ma sono tutte donne…) mi chiedono: e le pulizie? e cucinare? e le lavatrici?
La mia risposta è sempre la stessa: tutto non si può fare, ma molto si può fare insieme. Quindi sì, in questa situazione straordinaria, tutti a maggior ragione devono collaborare a tenere pulita e in ordine la casa, ma nessuno morirà se non laviamo le tende o non togliamo ogni granello di polvere dai mobili!
Allo stesso modo, probabilmente non avremo modo di cucinare sempre qualcosa si sfizioso, ma punteremo su menu semplici che si possano cucinare in pochi minuti, oppure alla sera, tanto per stare insieme e chiacchierare, possiamo ogni tanto impastare la pizza o preparare una lasagna o qualche piatto da mettere in forno il giorno dopo. Ma non più di così.
Perché mi preme dire che in questo momento, se mai avanzasse un’ora di tempo in cui ci si annoia (mi sembra fantascienza, ma tant’è), invece che dedicarla alle pulizie di casa, io la vorrei dedicare a me stessa. A riposare, a leggere, ad ascoltare musica, guardarmi la Signora Fletcher oppure farmi la maschera al viso e spinzettarmi le sopracciglia.
Le limitazioni del lockdown pesano sulle spalle delle mamme e dei bambini
Una piccola nota. Se mi chiedete se questa situazione sia normale o giusta, vi rispondo di no.
Il vero smart working è altro, e mettere in lockdown un’intera popolazione senza pensare ai bisogni dei bambini, secondo me è civilmente e politicamente errato. Così come è errato progettare la riapertura delle attività, dimenticandosi totalmente che – di nuovo – i bambini sono stati dimenticati dai Decreti.
Io sogno un mondo dove il welfare non ricada sempre sulle spalle delle madri. Perché in fin dei conti è così: sono sempre le madri a sacrificare la propria carriera, quando lo Stato non propone un vero welfare. Mi piacerebbe molto che questa volta il Mondo mi stupisse, e si preoccupasse delle madri e dei bambini. Perché in caso di disgrazia si suol dire ‘prima le donne e i bambini’, ma non succede mai nella realtà dei fatti.
In questo post ho raccontato la mia esperienza, che alla fine di tutto è stata bella, ma davvero molto faticosa. E c’è tutta una parte di cui grazie a Dio non ho esperienza diretta, che in questo post manca e pesa come un macigno: la disoccupazione, la malattia, la disabilità dei figli, i genitori single, chi non riesce a mettere insieme il pranzo con la cena. Insomma: è una visione estremamente parziale di un problema molto, molto più complesso di così.
Quindi sì, io vi propongo soluzioni pratiche in base a ciò che so, ma al contempo mi permetto di suggerirvi di fare bene attenzione a ciò che succede nel Paese, perché il nostro voto vada a chi sostiene davvero le donne e l’infanzia, al di là della retorica nazionalista.
Grazie, grazie, grazie!
È la seconda volta che ti scrivo, e per una super timida come me è un successo!
Sono in Smart working da due mesi e con una bambina di 7 anni che fa DAD solo con whatsapp, sullo stesso telefono che io uso per lavoro… pazzesco!
Il tuo articolo è, come sempre, prezioso ed illuminante!
Se me lo permetti, vorrei condividerlo!!!
Continua così, ti prego, sei diventata il mio punto di riferimento nell’organizzazione delle giornate di mamma lavoratrice full time!
Sei speciale!
Grazie e buona vita!!!
Debora
Debora grazie infinite… cerco solo di raccontare ciò che ho vissuto, ma senza pretesa di insegnare nulla a nessuno.
Non avete un computer o un tablet? In tal caso, potresti utilizzare whatsapp su PC/tablet. c’è un’applicazione apposita. Almeno potresti liberare il tuo telefono…
(Ma come è possibile che la scuola proponga WA per fare lezione? Mammamia… che disastro)
Un abbraccio grande!
Whatsapp sul computer? Questa mi mancava… grazie ancora!!!
Un abbraccio
Sì, c’è una applicazione che si chiama web.whatsapp.com
Devi seguire le istruzioni: avvicini il telefono al QR code che c’è sullo schermo, e PC e cellulare si connettono. È davvero comodissima: io ormai la uso per chattare, in modo da scrivere e allegare file con più comodità, per lavoro.
Grazie per i consigli preziosi! in questo periodo stiamo lavorando da casa entrambi con due portatili,in più il ragazzo grande, prima media, ha un terzo portatile perchè ha lezioni online tutta la mattina e compiti al pomeriggio; la piccola, prima elementare, se la cava con schede stampate e video/audio degli insegnanti… a volte ridiamo perchè sembriamo una succursale della nasa ma che fatica! e fortuna che avevamo ancora un paio di vecchi portatili…altro che relax a casa e pigrizia felice…mi ricorderò questo periodo come il più faticoso della mia vita, emotivamente e lavorativamente parlando…scusa lo sfogo…
Irene
Pure io!! Online sento un sacco di gente dire che si annoia e io non so come facciano. Finita questa quarantena io mi metto in quarantena per DORMIRE! 😆
Che bella mi mancavi ii
Era questo l’articolo che cercavo.
Un paio di post fa ho scritto un paio di commenti forse infelici qui sotto ma ti assicuro fruttodi una stanchezza inenarrabile.
Un abbraccio
Non ci sono commenti infelici. È giusto che la stanchezza di ciascuno venga accolta e capita.
Ti abbraccio