L’ambiente del bambino nel Metodo Montessori
Pubblicato il 27 Gennaio 2020 da Mamma Felice
Come deve essere l’ambiente-casa migliore per il bambino, nel Metodo Montessori? Cosa possiamo per incoraggiare autonomia e abilità del bambino, in un ambiente che ne promuove lo sviluppo naturale?
Partiamo dal presupposto che i bambini vivono in un mondo che è strutturato essenzialmente per gli adulti. Un mondo in cui gli oggetti sono così grandi e poco agili da manipolare, da rendergli difficoltoso instaurare una relazione significativa con essi. Questo cosa comporta? Che lo sviluppo naturale del bambino ne viene in qualche modo compromesso.
«Lasciate dunque che i vostri bambini, di tre o quattro anni, si lavino, si svestano da soli, lasciateli mangiare da soli con tutto il loro comodo!».
Maria Montessori, Il bambino in famiglia, Garzanti
I bambini ci sembrano impacciati non tanto perché non siano ‘bravi’ a interagire con gli oggetti, ma perché questi oggetti non sono studiati per loro.
La Montessori dice che se noi per un giorno vivessimo in un ambiente simile a quello che prepariamo per i bambini, ci sentiremmo così impacciati e così privi di energia, che ad un certo punto scoppieremmo a piangere.
Quali caratteristiche deve avere l’ambiente del bambino nel Metodo Montessori?
I genitori spesso dicono:
«Che bambino capriccioso! Non vuol alzarsi, non vuole coricarsi a tempo e dice sempre: non voglio, non voglio! Si sa che i bambini non devono mai dire: non voglio!». Ma se prepareremo al fanciullo un ambiente in casa che sia confacente alle sue dimensioni, alle sue forze, alle sue facoltà psichiche, se ve lo lasceremo poi vivere liberamente, avremo fatto un grande passo verso la soluzione del problema educativo in genere, poiché avremo dato al bambino il suo ambiente.
Maria Montessori, Il bambino in famiglia, Garzanti
Ebbene sì: un ambiente adatto al bambino, riduce i ‘capricci’, o meglio, le frustrazioni del bambino, che invece di sentirsi sempre inadeguato e incapace, finalmente si sente competente e ‘bravo’.
Mobili e arredi su misura, con gli oggetti alla loro altezza
Innanzitutto dovremmo preoccuparci di offrire al bambino mobili e arredi fatti a sua misura, quindi non solo alla sua altezza, ma anche leggeri e adatti alla forza fisica del bambino, in modo che possa – ad esempio – spostare facilmente una sedia per sedercisi, esattamente come possiamo fare noi con le nostre sedie.
I mobili dei bambini devono essere lavabili, non solo per motivi igienici, ma soprattutto per una questione di ordine e di attenzione: se il bambino vede una macchia, amerà pulirla, se gliene diamo l’occasione. Con il passare del tempo, il bambino diventa quindi responsabile delle sue cose, se ne prende cura e le tratta con rispetto.
Gli oggetti di uso comune devono essere alla sua portata: piatti, bicchieri, vassoi, piumino per spolverare, oggetti per l’igiene personale, vestiti… Tutto ciò che riguarda i lavori della vita giornaliera, le pulizie di casa e il lavarsi e vestirsi, deve essere alla sua altezza.
Gli oggetti dei bambini devono svelare facilmente l’errore
Proprio per stimolare nel bambino una graduale presa di coscienza verso il suo ambiente, la Montessori dice che i mobili non devono essere imbottiti, o muniti di rotelle: devono fare rumore, quando il bambino li sposta. In questo modo, se la sedia farà BRRR mente viene spostata, il bambino capirà da solo che non la sta spostando nel modo corretto, e troverà il modo di fare questo gesto con maggiore cura.
Allo stesso modo, il bambino deve avere una certa quantità di oggetti fragili, come bicchieri e piatti:
Sono certa che gli adulti esclameranno: «Come? Dare dei bicchieri di vetro nelle mani di bambini di tre o quattro anni! Li romperanno sicuramente!». In tal modo daranno più importanza al bicchiere che al bambino; un oggetto di pochi soldi ci sembra più prezioso dell’educazione dei movimenti del bambino.
Maria Montessori, Il bambino in famiglia, Garzanti
La casa non appartiene solo a noi, ma anche ai bambini che ci vivono. E se vogliamo insegnare loro la cura e il rispetto per la casa e i suoi oggetti, dobbiamo aiutare i bambini a sviluppare l’accuratezza dei movimenti, la precisione e anche la gentilezza dei gesti. E per farlo occorre ‘sacrificare’ qualche bicchiere: si dice sempre che, nel Metodo Montessori, gli oggetti devono ‘contenere il proprio errore’, ed è questo il senso.
Nel momento in cui il bicchiere si rompe, non occorre che noi diciamo al bambino: Vedi, il bicchiere si è rotto!
Perché lui vede con i suoi occhi che il bicchiere si è rotto: può infatti sperimentare il suo errore, e quindi capire come manipolare al meglio quel bicchiere la prossima volta, per non ripetere l’errore.
Noi tendiamo a dare ai bambini il classico bicchiere di plastica, e poi ci diciamo: Ah, meno male, perché continua a buttarlo in terra!
Ma è proprio lì che noi ci sbagliamo: certo, abbiamo salvato un bicchiere, ma non abbiamo permesso al bambino di capire come avere cura del suo bicchiere, e come acquisire una manualità fine che renda i suoi gesti sempre più precisi e accurati.
L’importanza della bellezza per stimolare l’attività e il lavoro
E le cose belle, sono ad altezza bambino? Se, ad esempio, in casa abbiamo dei bei quadri o delle belle stampe, sono ad una altezza tale per cui il bambino possa facilmente osservarli?
Facciamoci caso: certe volte ai bambini diamo le cose ‘brutte’, perché ‘tanto si rovinano’. In casa gli mettiamo i vestiti vecchi o già macchiati, se devono dipingere li copriamo con le mantelline di plastica per evitare che si sporchino, se devono disegnare gli diamo i fogli di brutta, quelli dove sul retro ci sono stampate le fatture o i documenti che non ci servono più.
Così come noi adulti amiamo possedere cose belle e funzionali, anche i bambini amano gli oggetti attraenti e piacevoli: sicuramente spolvereranno i mobili con più piacere, se il loro piumino sarà di un bel giallo limone; sicuramente coloreranno più volentieri, se hanno dei bei pennarelli.
E questo non è un invito al consumismo, né ad acquistare oggetti o vestiti alla moda. Semplicemente renderci conto che a noi tutti, come persone, piace il bello in tutte le sue forme: una casa semplice, ma curata e pulita; pochi giochi, ma di buona qualità e funzionali; pochi vestiti, ma comodi e che rispecchiano il nostro gusto.
Tra un gioco di plastica dai colori fluo con la musica a volume altissimo che ci irrita, e una serie di cubi in legno bellissimi, in colori pastello, semplici e dalle linee pulite, non credete che anche il bambino sceglierebbe il gioco più semplice e tranquillo?
Aiutami a fare da solo
A cosa serve un ambiente a misura di bambino, nel Metodo Montessori? A permettere a questo bambino di diventare grande, sviluppare i suoi talenti, perseguire il suo sviluppo naturale e armonico.
Il bambino, quando vuol fare qualcosa proprio da solo, ci si mette d’impegno, ed è tutto animato. Noi lo vediamo affannarsi… e subito interveniamo per portare assai meglio a compimento il lavoro che egli aveva incominciato. Forse che la voce del tentatore non suona così? «Tu vuoi lavarti, vuoi vestirti, non ti tormentare tanto: ci sono io che posso fare subito tutto ciò che il tuo cuore desidera.» E il bambino, al quale abbiamo tolto ogni buona volontà, diventa capriccioso; noi accontentiamo i suoi veri capricci e crediamo così di fargli del bene.
Maria Montessori, Il bambino in famiglia, Garzanti
Noi spesso ci sostituiamo ai bambini perché tendiamo a essere sbrigativi: a volte siamo così di fretta, nella vita quotidiana, che diventiamo impazienti. Non abbiamo tempo di aspettare che il bambino infili da solo i suoi calzini, perché ci mette 2 minuti invece che 5 secondi. Quindi gli prendiamo noi i calzini e glieli vogliamo infilare, e alle 8 del mattino siamo già esauriti, perché il nostro bambino fa i capricci perché non si vuole vestire.
Invece sta facendo i capricci perché vuole vestirsi da solo!
Vi sono anche dei bambini che nessuno riesce mai ad accontentare: sono sempre inquieti, sempre per terra; non si vogliono mai lavare, e i loro genitori li lasciano fare e non intervengono mai. «Come sono buoni e pazienti!» si dice di solito di quelle persone che sopportano dei bambini simili da mattina a sera. Ma è vera bontà questa? Quale idea falsa della bontà! La vera bontà non consiste nel sopportare ogni aberrazione, ma nel cercare i mezzi per evitarla; consiste in ogni atto che dia al bambino la possibilità di vivere con naturalezza. Dare al bambino ciò che gli occorre per vivere; comprendere bene che egli è un esserino povero, che non ha nulla, e dargli tutto ciò di cui ha bisogno: questa è bontà, questa è misericordia.
Maria Montessori, Il bambino in famiglia, Garzanti
Ricordiamoci che il Metodo Montessori non è un metodo libertario. Educare i bambini alla libertà, non significa, per la Montessori, crescere dei selvaggi maleducati. E lei è molto severa, nell’esprimere questo giudizio: non tollera la maleducazione nei bambini, ma piuttosto cerca di capire perché sta avvenendo quel capriccio. Cosa ci vuole dire il bambino in quel momento?
Forse che vuole fare da solo? Forse che è stanco? Forse che ha fame? O forse vuole solo un momento di solitudine per sbollire, o un abbraccio senza giudizio?
Noi siamo gli adulti, sta a noi comprendere il linguaggio segreto del bambino e accoglierne i sentimenti, tutti, anche quelli negativi.
E uno dei modi per fare in modo che con il tempo queste ‘crisi’ del bambino diminuiscano, è proprio quello di preparare per lui un ambiente a sua misura, in cui lui possa fare esperienza della vita pratica, proprio mentre noi facciamo un passo indietro. Noi siamo lì come osservatori che non devono sostituirsi a lui, ma devono seguirlo a una certa distanza, per intervenire quando ci viene chiesto aiuto, senza abbandonare il bambino.
Questa è la meravigliosa lezione della Montessori che dovremmo appendere in un quadro e leggere ogni giorno, da quando i nostri figli sono neonati, a quando hanno 50 anni o più. Perché è una lezione che vale per tutta la vita: noi dobbiamo esserci sempre, ma come spettatori, per intervenire quando siamo utili, senza mai abbandonare i nostri figli.
A volte invece io vedo i due opposti:
- da una parte genitori ‘elicottero’, quelli che si sostituiscono ai figli in tutto, rendendoli poco autonomi, anzi totalmente dipendenti da sé;
- dall’altra parte i genitori che chiamerei ‘smartphone’, che si siedono sulla panchina e non guardano i figli, lasciando che se la sbrighino da sé anche nelle situazioni in cui, invece, dovrebbero intervenire.
Quante volte abbiamo sentito dire, come battuta: Ah, io non intervengo finché non esce sangue?
Beh, non fa ridere.
AIUTAMI A FARE DA SOLO contiene due messaggi fondamentali, del Metodo Montessori
- è importante che il bambino venga incoraggiato a diventare autonomo, quindi anche l’ambiente sia predisposto in modo che possa lavarsi, vestirsi, mettere in ordine le sue cose, prendere i suoi libri e i suoi giochi da solo, mangiare, dormire, pulire la casa… senza doversi arrampicare sui mobili;
- noi siamo coloro che devono rendere possibile questa autonomia, non solo predisponendo l’ambiente adatto all’apprendimento del bambino, ma anche diventando osservatori, facilitatori e, quando è richiesto, coloro che aiutano il bambino.
A volte alcuni genitori mi scrivono dicendomi: Mio figlio ha 5 anni e non vuole vestirsi da solo, e io lo sgrido perché gli dico che è capace!
Certo, lui è capace. Ma se ci sta chiedendo aiuto, allora noi dobbiamo soddisfare quella richiesta.
Forse vuole solo metterci alla prova, per vedere se siamo pronti ad aiutarlo, se siamo pronti ad accoglierlo. Forse vuole restare bambino ancora per un po’, e ha bisogno del nostro contatto in quel momento della sua vita.
Verso i 5 anni, un giorno, mia figlia, pensando al fatto che l’anno successivo avrebbe iniziato le elementari, mi chiese:
– Mamma, ma io devo crescere per forza? Non posso restare ancora un po’ piccola?
Certo che sì! Le ho risposto che a 5 anni lei era piccola, e che comunque avrebbe potuto restare piccola finché voleva.
Perché diventare grandi è un processo lungo, che non scatta al compimento di una certa età.
Non possiamo pensare che a 6 anni i nostri bimbi siano pronti per l’autonomia totale; o che a 11 anni siano pronti per stare a casa da soli, visto che ormai sono alle medie.
Come dico sempre, è proprio quando i figli sono grandi, che la cura è più intensa: se da piccoli era sufficiente una cura quasi ‘fisica’ fatta di cambio di pannolini e allattamento, più i bambini crescono, più la cura diventa emotiva.
E sì, anche quando andranno alle medie o alle superiori o all’università, i nostri figli saranno sempre i nostri figli.
E noi i loro genitori.
Non diventeremo i loro amici e loro non smetteranno di avere bisogno del nostro aiuto.
Un aiuto diverso, che si evolve nel tempo, ma pur sempre aiuto.
I figli sono una scelta per tutta la vita. Non hanno una scadenza.
Questo è l’impegno che noi abbiamo scelto di prenderci.
Splendido articolo, condivido pienamente!
Grazie mille!!
articolo meraviglioso…quanti suggerimenti fantastici, non si smette mai di imparare e di crescere.
Grazieee! 🙂