Mutismo selettivo nei bambini: di cosa si tratta
Pubblicato il 4 Novembre 2019 da Mamma Felice
Il mutismo selettivo è un disturbo d’ansia sociale, che riguarda principalmente bambini e ragazzi in età evolutiva. È caratterizzato dall’incapacità del bambino di parlare e comunicare efficacemente in uno o più contesti sociali.
Non si tratta di un disturbo del linguaggio: questi bambini infatti comprendono il linguaggio e sono in grado di comunicare efficacemente nei contesti in cui si sentono a loro agio, come nell’ambiente famigliare; mentre appaiono inibiti in altri, come a scuola.
Cause del mutismo selettivo
Alcuni studi suggeriscono la presenza di una predisposizione genetica all’ansia. Inoltre diversi fattori possono contribuire, quali un temperamento timido, difficoltà sensoriali e anomalie del linguaggio, bilinguismo anche se, è necessario sottolinearlo, questi fattori non ne sono la causa diretta.
Il mutismo selettivo non può essere provocato da un evento traumatico, come erroneamente si può pensare. Se, a causa di un evento traumatico, il bambino tenderà a non parlare, non si tratterà di mutismo selettivo, ma di una situazione di mutismo transitoria.
Incidenza e manifestazioni del mutismo selettivo
Il mutismo selettivo viene considerata una condizione piuttosto rara. Infatti sembra colpire una percentuale molto bassa della popolazione, anche se sembrano esserci diversi casi non riconosciuti e quindi non diagnosticati.
Un bambino con mutismo selettivo modifica le sue abilità comunicative nelle diverse situazioni, a seconda dell’ansia provata nell’ambiente specifico.
Generalmente sono bambini o adolescenti che appaiono timidi, riservati, “silenziosi”.
I primi sintomi si manifestano tra i 2 e i 3 anni.
Successivamente divengono più evidenti poiché il bambino viene sempre più esposto a situazioni sociali che richiedono la capacità di saper rispondere verbalmente alle domande e di interagire con persone sconosciute.
Si possono individuare alcune caratteristiche comportamentali comuni che possono essere considerate dei campanelli d’allarme, come:
- paura quando sono a disagio,
- aspetto inespressivo del volto,
- rispondere solo con gesti non verbali o non rispondere per niente quando viene fatta una domanda,
- atteggiamento ritirato nei momenti di partecipazione e interazione con i compagni,
- difficoltà a mangiare di fronte agli altri,
- difficoltà a chiedere di andare in bagno nei luoghi pubblici quando si sentono ansiosi,
- non essere in grado di chiedere aiuto quando sono feriti.
In alcuni casi questi bambini sembrano avere un comportamento oppositivo o di sfida, quando in realtà sono terrorizzati e paralizzati dall’ansia. In alcuni contesti, come quello scolastico, si può evidenziare un totale mutismo.
Mutismo selettivo: cosa si può fare
Il mutismo selettivo si può trattare e l’intervento precoce può influenzare positivamente la prognosi: più un bambino è piccolo, meno è stato esposto a situazioni che possono generargli ansia e disagio, maggiori saranno le possibilità di recupero.
Si consiglia di richiedere il parere di un esperto (logopedista o psicologo dell’età evolutiva) quando le manifestazioni si protraggono, indicativamente, da più di un mese. In base alla severità del disturbo l’esperto saprà consigliarvi se è necessario intervenire fin da subito, oppure se è possibile tenere monitorata la situazione applicando alcuni accorgimenti.
In generale l’approccio si basa sull’intervento cognitivo-comportamentale, con l’obiettivo di ridurre l’ansia e la pressione sociale, aumentare l’autostima e la fiducia, promuovendo gradualmente la comunicazione. Inizialmente verranno sollecitate risposte che richiederanno il solo utilizzo dei gesti, per poi arrivare ad essere accompagnati da parole fino a piccole frasi.
La famiglia e gli insegnanti, come tutte le figure adulte di riferimento del bambino, dovranno essere coinvolti e applicheranno le indicazioni fornite dal clinico nei diversi contesti sociali.
Che cosa si può fare fin da subito
Alcune indicazioni possono essere applicate fin da subito nei vari contesti, come:
- non mettere sotto pressione o corrompere il bambino forzandolo a parlare,
- coinvolgerlo nelle attività di gruppo senza obbligarlo ad esporsi verbalmente,
- rinforzare i momenti in cui dimostra di partecipare alle attività,
- favorire la creazione di un ambiente sereno e rilassato.
Per approfondire meglio l’argomento consiglio di visitare il sito della logopedista Anna Biavati Smith, esperta nel trattamento del mutismo selettivo.
Articolo a cura di: Maria Silvia Mazzocchi, Logopedista