CIUCCIO: pro e contro secondo la Logopedista
Pubblicato il 23 Settembre 2019 da Mamma Felice
Tanti sono i genitori che si interrogano sull’utilizzo del ciuccio e sui possibili effetti negativi sulla salute dei propri figli. Sul ciuccio si sentono diversi pareri discordanti e luoghi comuni. Cerchiamo di fare un po’ di chiarezza sull’argomento.
Gli aspetti positivi del ciuccio
L’utilizzo del ciuccio fa parte di quelle che vengono definite “le abitudini orali” del bambino. Questa, come altre forme di suzione (ad esempio il dito in bocca) non sono da considerarsi del tutto negative poiché fanno parte di un periodo di transizione, e quindi anche di maturazione.
Se queste abitudini rimangono circoscritte all’interno di una finestra temporale hanno più aspetti positivi che negativi, quali ad esempio:
- inducono al rilassamento e producono un senso di piacere e appagamento;
- aiutano il bambino ad addormentarsi senza il genitore;
- hanno lo scopo di consolazione e aiutano il bambino a gestire meglio i momenti di paura e sconforto.
Gli aspetti negativi del ciuccio
Come per altre abitudini, l’utilizzo protratto nel tempo del ciuccio può portare a conseguenze negative che non devono essere trascurate.
Quali ad esempio:
- provocare modifiche morfologiche all’interno della bocca come un cattivo allineamento dei denti (malocclusioni) o un palato ogivale. Ciò accade perché, attraverso l’utilizzo del ciuccio, vengono applicate forze muscolari costanti e non fisiologiche attraverso la spinta della lingua che modificano l’assetto osseo.
- indurre una deglutizione scorretta e rallentare la maturazione delle capacità masticatorie;
- anche dal punto di vista dello sviluppo del linguaggio ci possono essere delle conseguenze negative, ad esempio il bambino potrebbe pronunciare alcuni suoni in modo scorretto poiché le relazioni presenti tra gli organi articolatori nella bocca sono alterate e non ne favoriscono la corretta produzione.
Come comportarsi: ciuccio sì, o ciuccio no?
Innanzitutto è bene sapere che è consigliabile non proporre il ciuccio prima dell’avviamento all’allattamento al seno, si consiglia di aspettare almeno il primo mese di vita; il bambino infatti potrebbe richiedere con meno frequenza o addirittura abbandonare l’allattamento.
Una volta avviato all’utilizzo del ciuccio non esiste una regola univoca infatti ogni bambino è diverso, si consiglia dunque di utilizzare il buon senso.
Cercare di ricorrere al ciuccio solo come ultima possibilità, dopo aver cercato modalità diverse per consolare e rilassare il piccolo, quindi solo nei casi di necessità; ciò ridurrà sicuramente le occasioni di utilizzo del ciuccio ed eviterà la creazione di un rapporto morboso e di dipendenza.
Più il bimbo cresce più aumenteranno le sue competenze e le possibilità di interagire con gli stimoli esterni, dunque minore sarà la necessità di utilizzare il ciuccio.
Per favorire il minor utilizzo del ciuccio già intorno ai 18-20 mesi di vita è consigliabile evitare di utilizzare il ciuccio legato alla catenella, dunque sempre a disposizione del bimbo, e di creare dei contesti limitati per il suo utilizzo.
Con alcuni bimbi può risultare molto utile creare un luogo sicuro in cui riporlo quando non si utilizza e stabilire momenti della giornata in cui utilizzarlo.
Ad esempio una sorta di “casa per il ciuccio” da tenere vicino al letto o dentro al cassetto; può essere utile proporre questa attività coinvolgendo il bambino con il gioco, quindi riallacciandosi ai suoi interessi: creando insieme una sorta di casetta per le bambole oppure un piccolo forziere del tesoro se al bimbo piacciono i pirati. Si stabilirà, ad esempio, che solo alla sera prima di andare a letto il ciuccio potrà essere recuperato.
Per quanto riguarda l’eliminazione del ciuccio l’età consigliata è entro i 24 mesi.
I primi anni di vita del bambino sono cruciali per lo sviluppo del linguaggio, della deglutizione e masticazione, della postura. Più si indugia in abitudini orali scorrette maggiori saranno le probabilità di sviluppare complicazioni successivamente.
L’entità delle conseguenze negative e l’impatto sullo sviluppo del bambino sono influenzate da molteplici fattori, tra i quali sicuramente la predisposizione del singolo individuo (genetica) ma concorrono anche fattori ambientali quali la durata, l’intensità e la frequenza dell’abitudine viziata. Dunque quante volte al giorno il bimbo utilizza il ciuccio e per quanto tempo.
Se il ciuccio viene utilizzato con criterio e con qualche piccolo accorgimento la sua eliminazione avverrà in modo sereno e graduale.
Piccole strategie per togliere il ciuccio
Per favorire l’abbandono graduale del ciuccio è importante che il genitore guidi consapevolmente il bimbo e che lo coinvolga passo per passo nel processo decisionale, in modo tale che si senta maggiormente motivato nella scelta.
Di primaria importanza è sicuramente la comunicazione tra genitore e figlio e l’ascolto attivo da parte del genitore. Parlare, dunque, con il proprio bimbo dell’importanza di togliere il ciuccio spiegandogli, con i dovuti accorgimenti, quali possono essere le conseguenze negative. Mettersi in condizione di ascoltare ciò che il bimbo dice, le sue paure e le motivazioni per cui fatica a distaccarsene.
Utilizzare delle gratificazioni renderà il processo di distacco più semplice e motivante. Le gratificazioni possono essere verbali, dunque sottolineare il fatto che “sta crescendo e sta diventando grande” in diverse occasioni, elogiando le piccole e grandi conquiste quotidiane; ciò lo renderà più consapevole del suo processo di crescita.
Le gratificazioni possono essere anche materiali, ad esempio si può programmare una sorta di sfida a premi. Costruendo insieme un tabellone o una griglia, ponendosi insieme piccoli obiettivi lungo il cammino (ad esempio: togliere il ciuccio quando si parla, quando si esce, quando si va a letto) e segnando il raggiungimento di ogni tappa con rinforzi quali timbri o adesivi oppure decidendo insieme dei piccoli premi.
La lettura di storie che coinvolgono personaggi diversi che devono superare prove e difficoltà di questo tipo potrebbe aiutare il bimbo a prendere maggiore consapevolezza, in particolare se questo tipo di lettura è “corale” dunque la storia la si costruisce e la si racconta insieme, favorendo momenti di condivisone delle esperienze (anche a te è successo di sentirti così?).
A tal proposito un acquisto che consiglio caldamente è il libro “Togliamo il ciuccio” della Logopedista Paola Perrone. Il libro è ricco di spunti e informazioni, oltre che completo di storie accattivanti che possono aiutare i bimbi in questo passaggio.
Articolo a cura di: Maria Silvia Mazzocchi, Logopedista