5 stupende attività da fare con i bambini per renderli fiduciosi
Pubblicato il 6 Agosto 2019 da Mamma Felice
Autostima è sinonimo di fiducia e stima nei propri confronti: fiducia nelle proprie capacità; stima per i risultati già ottenuti in passato.
La creazione dell’autostima è un processo soggettivo: noi siamo portati continuamente a valutare e apprezzare noi stessi tramite meccanismi di autopercezione, che ci portano all’autoapprovazione o al suo contrario.
Avere una buona opinione di sé non è egocentrismo, narcisismo, egoismo o chissà che altro ‘ismo‘: è il senso di fiducia che ci permette di percepirci come persone ‘di valore’, che possono apportare il loro contributo al mondo.
Possedere una giusta dose di autostima è fondamentale non solo per come ci percepiamo, ma perché influisce in modo sostanziale nel rapporto che instauriamo con gli altri e sul modo in cui percepiamo la realtà che ci circonda.
L’autostima, in quanto percezione puramente soggettiva, è instabile: è una percezione dinamica, che muta nel corso degli anni, che viene influenzata da diversi fattori:
- dal nostro grado di consapevolezza, ma anche dal grado di conoscenza di sé e delle situazioni reali che viviamo;
- dagli elementi affettivi che influenzano la nostra sensibilità e quindi il modo in cui proviamo e riceviamo sentimenti;
- dagli elementi sociali che condizionano l’appartenenza al nostro gruppo di pari, quindi dal ricevere o meno l’approvazione del nostro gruppo-
Da questo deriva il fatto che ognuno di noi influenza in continuazione il suo senso di autostima e a sua volta ne è influenzato.
Molti studiosi hanno trattato il concetto di autostima e fiducia in se stessi.
Tra questi, lo psicologo William James (1842/1910), che definisce l’autostima come il rapporto tra:
- il sé percepito, ovvero la considerazione che ciascuno di noi elabora su se stesso in base alle caratteristiche presenti o assenti dalla sua vita;
- il sé ideale, ovvero come ciascuno di noi vorrebbe essere in base al modello di vita preso in considerazione.
Secondo William James l’autostima o fiducia in se stessi scaturisce dal rapporto tra successo e aspettative, tant’è che fa riferimento a una vera e propria formula dell’autostima: autostima=successi/ambizioni.
Una persona con bassa autostima, quindi, è colei che non riesce a raggiungere il livello del suo sé ideale e, anzi, sente un grande dislivello tra questo e il sé percepito. E viceversa prova un grande senso di potere e successo, se il sé percepito supera di molto il sé ideale.
Indice dell'articolo
Il pericolo di avere una bassa autostima sin da bambini
Una bassa autostima può indubbiamente trasformare la vita delle persone, sin da piccole, spegnendo il loro entusiasmo e la partecipazione.
Il bambino cresce in una situazione di demotivazione generale, in cui prevalgono sentimenti come disinteresse, disimpegno, delusione, amarezza.
Questi bambini – e questi adulti – vedono solo le proprie debolezze, incapaci di riconoscere i propri talenti: questo li può portare ad evadere anche dalle situazioni più banali, proprio per il timore di essere rifiutati, di fare brutta figura, di non essere capiti e soprattutto ‘di non essere capaci’, di non riuscire.
Quando incontrano una difficoltà o percepiscono un parere contrario al loro, si defilano: non sono pronti a raggiungere il proprio obiettivo, sono più vulnerabili e anche meno autonomi, sono permalosi perché si sentono sempre messi in discussione.
Qual è il meccanismo che ci permette di autovalutarci?
Ci sono almeno tre processi fondamentali, che concorrono alla nostra autovalutazione – positiva o negativa che sia.
Ma cosa concorre a far sì che un individuo si valuti positivamente o negativamente?
Ci si autovaluta in merito a tre processi fondamentali:
- Lo specchio sociale: i giudizi e le opinioni che riceviamo su di noi, sia positivi che negativi, concorrono ad autodefinirci;
- Confronto sociale: noi stessi ci confrontiamo con gli altri, con chi ci circonda, per valutarci;
- Autosservazione: ci valutiamo anche riconoscendo le differenze tra noi e gli altri, per cercare di costruire una teoria di sé che faciliti il mantenimento dell’autostima (Kelly, 1955 – Psicologia dei Costrutti Personali).
Lo psicologo e pedagogo francese Bruno Hourst ritiene che la mancanza di autostima determini il maggior freno allo sviluppo e all’espressione libera delle nostre capacità.
E da cosa deriva questa scarsa autostima?
Un chercheur, Shad Helmstetter, a pris le temps de compter combien de fois (approximativement…) un enfant élevé dans une famille ordinaire s’était fait dire « non » ou « ne fais pas ceci ou cela » entre sa naissance et ses 18 ans : 148 000 fois !
Il ricercatore Shad Helmstetter, ha contato quante volte, approssimativamente, un bambino cresciuto in famiglia si sente dire “no” o “non fare questo o quello” dalla sua nascita ai suoi 18 anni : 148.000 volte!
Fonte: Bruno Hourst – Négativisme adulte et estime de soi
Potremmo chiamare questo processo: suggestione negativa.
Spesso si tratta di limiti che imponiamo a noi stessi, attraverso la cosiddetta ‘profezia auto avverante’: programmiamo il nostro cervello per fallire, perché inconsciamente vogliamo dimostrarci che non siamo capaci.
Questa forma di auto suggestione negativa, ci può condurre a quella che è conosciuta come ‘la sindrome dell’impostore‘: ovvero pensare di aver ottenuto una posizione immeritatamente, di non essere ‘abbastanza’ bravi e di venir scoperti presto.
Spesso i genitori e gli insegnanti sono bravissimi a imporre ai bambini delle suggestioni negative, anche senza rendersene conto:
– Non dimenticarti di controllare la cartella! – usiamo una negazione mentre parliamo, e facciamo avverare la profezia, quando basterebbe dire: Ricordati di controllare la cartella.
– Fai attenzione, questo esercizio è molto difficile! – e inneschiamo un tentennamento nel ragazzo, che potrebbe pensare che non valga nemmeno la pena provare a fare l’esercizio, ‘tanto non è alla sua portata’.
– Non so più cosa fare con te, non ti sopporto, non fare lo stupido! – beh, la frase si commenta da sola, eppure quante volte la sentiamo pronunciare in famiglia?
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In realtà questi piccoli consigli sono utili anche a noi adulti, per migliorare la nostra autostima e il senso di fiducia nelle nostre capacità e possibilità.
- Smettiamola di credere al potere delle critiche: io dico sempre che non si accetto critiche, di nessun tipo, eccetto che dalla mia famiglia. Perché? Perché un estraneo, ma anche un conoscente o un amico, non ci conosce abbastanza per poter emettere una critica ‘costruttiva’: non sa realmente chi siamo, in quale contesto viviamo, ecc… Impariamo a chiedere pareri alla nostra famiglia, piuttosto che attendere le critiche!;
- Crediamo in noi stessi, anche a parole: se noi per primi partiamo con l’idea che non ce la faremo, non ce la faremo. Incoraggiamoci, e incoraggiamo i figli, anche con semplici esortazioni: Ce la farai! Credo in te! Impariamo a usare la frase CREDO IN TE per rafforzare la fiducia nei bambini;
- Poniamoci solo obiettivi realistici: ognuno di noi si scoraggia, se messo di fronte a un obiettivo irrealizzabile. Essendo di per sé irrealizzabile, perché confrontarsi inutilmente con qualcosa che, per sua stessa definizione, non può essere fatta? Piuttosto poniamoci obiettivi intermedi, in modo che le tappe per raggiungere l’obiettivo finale siano proporzionate al nostro sforzo;
- Rafforziamo la memoria del successo: spesso ci dimentichiamo che in passato abbiamo già superato brillantemente alcune prove difficili. Annotiamo i nostri ‘goal’ più importanti, ma soprattutto ricordiamo ai bambini situazioni analoghe, già superate positivamente;
- Incoraggiamo la responsabilità: ognuno, in casa e fuori casa, dovrebbe misurarsi con qualche responsabilità, adatta alla sua età. Anche ai bambini possiamo proporre degli incarichi di responsabilità, in base alle loro caratteristiche: buttare la spazzatura, dare da mangiare al cane, rifare i letti… e così via. Anche noi, come adulti, impariamo a parlare di responsabilità, invece che di colpa!
- Impariamo che un fallimento è solo un fallimento: come dico sempre, commesso un errore, finisce lì. Noi non siamo il nostro fallimento. Quindi, quando sbagliamo, invece che pensare che siamo noi sbagliati, iniziamo a pensare che abbiamo solo commesso un errore;
- Usiamo le parole belle: io amo fare i complimenti alle persone, purché siano sempre sinceri. Non mi sentirete mai dire ‘sei bella’ a una persona che ritengo ‘bruttina’, ma mi sentirete certamente dire qualcosa come ‘questa maglietta ti sta benissimo, questo rossetto su di te è favoloso…’. Perché c’è sempre, sempre, sempre qualcosa di bello negli altri: impariamo a dirlo ad alta voce e a fare complimenti sinceri ogni volta che si presenta l’occasione;
- Togliamo il valore moralizzatrice alla modestia: il rifiuto di riconoscere i nostri successi, perché’ ‘non sta bene vantarsi’, non ci aiuta a crescere, né a diventare fiduciosi. In questo senso, quindi, diventa più normale per la famiglia rimarcare sempre gli errori del bambino (hai visto? te lo avevo detto!), invece che concentrarsi sulla buona riuscita di tutto il resto;
- esercitiamo le nostre capacità di problem solving: spesso infatti l’autostima accresce proprio in funzione delle nostre capacità di risolvere i problemi della vita quotidiana;
- Il talento non è innato, coltiviamolo: noi possiamo sentirci portati a fare qualcosa, ci sentiamo appassionati, ma nessuno nasce Mozart, senza aver studiato come Mozart. Qualunque talento e inclinazione che sentiamo di possedere, devono essere sempre accompagnati dallo studio, dalla perseveranza e a volte anche dalla fatica.
Non facciamo credere ai bambini che ‘se vuoi, puoi‘, perché non è così!
Adesso c’è la moda di pensare che ‘uno vale uno’, che tutti possono fare tutto, che si può diventare famosi facendo gli YouTUber o gli Influencer, senza particolari capacità. E invece NO. Vi sfido a trovare un solo di questi Influencer dicendomi che il suo successo è casuale, immeritato o ripetibile.
Noi tendiamo sempre a sovrastimare il nostro lavoro e a sottostimare il lavoro degli altri. Ci avete fatto caso?
Quando parliamo di noi e del nostro lavoro, sembra che stiamo salvando il mondo: è tutto molto difficile, richiede molta organizzazione, siamo stanchi, corriamo di qua e di là, abbiamo acquisito numerose competenze.
Se parliamo del lavoro altrui, spesso invece sentiamo dire: Ma che ci va? Lo saprei fare anche io.
Insomma: tutti i nostri fallimenti diventano normali, tutti i successi altrui invece sono anormali (c’è qualcosa sotto, non è possibile che gli altri siano bravi abbastanza).
E allora: se è così semplice, perché non lo facciamo?
Se per diventare un’imprenditrice come Chiara Ferragni ‘basta essere carina e farsi quattro foto‘, perché continuiamo a fare ancora il nostro lavoro per mille euro al mese, invece che diventare milionari come lei?
Questo rischio di sottostimare la fatica che occorre nel raggiungere risultati apprezzabili, si vede in molti campi: a una persona depressa viene detto ‘di tirarsi su di morale’, a una persona obesa viene detto ‘di mangiare meno’, e via così.
Il problema è che non è semplice risolvere i problemi… altrimenti non li definiremmo problemi! 🙂
Ognuno di noi ha i suoi punti di forza, ma non sono gratis: anche i bambini devono sapere che ogni realizzazione richiede impegno, costanza, studio e a volte anche una bella fatica. E sarebbe sbagliatissimo cercare di spianare la strada ai figli rendendogli tutto facile, da piccoli, perché da grandi inevitabilmente si troverebbero impreparati ad affrontare i normali problemi della vita, perché nessuno potrà ancora spianargli la strada.
Insegniamo ai figli, dunque, il grande valore del lavoro e della dedizione: in questo modo ogni successo varrà davvero la loro autostima, perché guadagnato con le proprie forze e la propria applicazione.
Il rifiuto si basa generalmente sulla “memoria dei fallimenti” a cui è andato incontro in passato: il bambino, così come l’adulto, non riesce a immaginare di essere in grado di fare qualcosa perché non si ricorda di essere mai riuscito a fare qualcosa si analogo.
Bruno Hourst
Il giusto equilibrio tra le poche e troppe aspettative dei genitori nei confronti dei figli
Come genitori, abbiamo scelto un compito molto difficile: trovare l’equilibrio su ogni aspetto della vita e dell’educazione dei figli, perché crescano felici e realizzati.
Se siamo tutti d’accordo che l’autostima del bambino dipende anche dalla percezione di sé che matura nella crescita, dobbiamo ammettere che questa percezione può essere influenzata proprio dalla famiglia, dalla scuola e dal contesto.
Se la famiglia ha scarse aspettative nei confronti del bambino, facendogli percepire se stesso come ‘non abbastanza bravo’, il bambino chiaramente crescerà pensando di non valere molto, perdendo dunque fiducia in se stesso e nelle sue capacità.
Se invece la famiglia ha aspettative esagerate, potrebbe innescare il meccanismo opposto: alimentare nel bambino una percezione errata della realtà, facendogli credere di poter raggiungere qualsiasi successo.
A noi la ricerca dell’equilibrio:
- porre delle regole e dei limiti, senza frenare l’autonomia del bambino;
- incoraggiare il talento, senza mitizzarlo;
- fornire i giusti consigli e imparare a criticare amorevolmente, invece di umiliare o al contrario esaltare il bambino;
- trovare il giusto compromesso tra vicinanza e distanza;
- …
Ecco che il Metodo Montessori ci viene ancora in aiuto: se noi amiamo profondamente il bambino e lo rispettiamo come persona, metà del lavoro è già fatto. Saremo dunque capaci di:
- stimolare la sua curiosità e la sua sete di sapere;
- di accogliere i suoi bisogni e le sue necessità non solo fisiche, ma soprattutto emotive e psicologiche;
- trovare uno stile di comunicazione positivo ed efficace, in cui ciascuna parte può esprimere i suoi sentimenti;
- di promuovere la sua autonomia aiutandolo in quanto punti di riferimento, facilitatori – non maestri.
La sicurezza deve essere ‘invisibile’
Del Metodo Montessori ho imparato una cosa fondamentale: per incoraggiare una libera e autentica autonomia del bambino, l’ambiente circostante deve essere sicuro, adatto, predisposto per essere accogliente per il bambino.
La sicurezza tuttavia è invisibile: ogni oggetto nelle case dei bambini Montessori è studiato per essere sicuro intrinsecamente, senza che il bambino debba ragionare sulla sua sicurezza.
I materiali sono studiati perché il bambino se ne possa prendere cura facilmente, imparando che anche la fragilità è una qualità della vita.
Ci pensavo proprio oggi mentre guardavo la guida del seggiolino auto KIMI Isofix tt di Brevi per scrivere un post su di loro: noi oggi per fortuna possiamo dare per scontato che gli oggetti che offriamo ai nostri bambini siano sicuri. Non abbiamo il pensiero di dover controllare il seggiolino, perché esistono le certificazioni, ovvero chi ha controllato per noi.
E non dobbiamo aver paura che un giocattolo sia davvero sicuro, perché c’è la dicitura CE e l’età per cui quel gioco è adatto.
Il mondo ci offre una sicurezza invisibile (chiaro, parlo sempre ‘di quelli che sono nati dalla parte giusta del mondo’, ahimè), e lo stesso dovremmo fare noi con i nostri figli: fare in modo che l’ambiente per loro sia davvero sicuro, perché loro possano esplorarlo in autonomia, e sperimentando un reale senso di libertà.
Questa sì che è una forza che noi gli diamo, per costruire una vera fiducia in se stessi, mattoncino dopo mattoncino!
Onestamente il seggiolino KIMI Isofix tt di Brevi mi ha impressionata: già dalle foto si capisce benissimo il livello di puntigliosità e di accuratezza che è stato impiegato per realizzarlo. Dà subito un senso di sicurezza e di solidità, grazie a queste imbottiture integrate nel poggiatesta.
È uno di quei prodotti che durano una vita: da 0+ (grazie al cuscino riduttore per i neonati 0-13 Kg), ai 25 Kg di peso (circa 7 anni).
Massimo comfort, massima reclinazione, massima protezione. Punto.
E io credo fermamente che dovremmo iniziare a circondare la vita dei nostri figli con oggetti che durano, che valgono, che li inducono a ragionare al consumo consapevole, invece che all’usa e getta, alle cose consumabili che durano una stagione e vengono gettate via.
Abbiamo davvero bisogno di tornare a comprare meno, puntando sulla qualità – e spero che siate d’accordo con me che questa non è una frase fatta.
5 stupende attività da fare con i bambini per renderli fiduciosi
1) Abbracciarsi molto
Può sembrarvi una sciocchezza e potreste contestarmi che questa non è un’attività, invece lo è! Dobbiamo assolutamente tornare a dedicare tempo ai figli: essere presenti, ascoltarli, vederli. Posare questi cavolo di cellulari, spegnere la televisione un momento, smettere di pulire casa maniacalmente, per tornare a dedicargli del tempo e delle attenzioni vere.
I bambini hanno bisogno di amore incondizionato: diamoglielo e dimostriamoglielo!
Non c’è migliore attività delle coccole, per dimostrare al bambino che siamo presenti, che lo amiamo e che ci piace stare tanto con lui.
Leggiamo insieme, chiacchieriamo, parliamo della nostra giornata e delle nostre emozioni, e facciamolo tenendoci le mani, abbracciandoci e offrendo un vero contatto al bambino, pelle contro pelle.
Tra l’altro, questa è un’attività praticamente a costo zero: vi serve ‘solo’ essere presenti, per farla funzionare.
Vedrete che quando ne avrà abbastanza, ve lo dirà da solo. 🙂
La vera sfida è: riuscite ad essere ‘presenti’ veramente, non solo aumentando il numero di ore passate con i bambini?
Intendo presenti come quando parliamo di mindfulness, ovvero presenti nel qui e ora, consapevoli dell’istante che stiamo vivendo e assaporando.
Mindfulness è portare l’attenzione al momento presente, momento per momento, intenzionalmente e senza giudicare.
Kabat Zinn
La mindfulness fa bene a tutti, adulti e bambini, perché migliora la nostra capacità di prestare attenzione agli eventi, calma l’ansia e l’agitazione, migliora la concentrazione e ci fornisce gli strumenti per prendere decisioni migliori.
Attività di mindfulness da fare con i bambini:
- Il barattolo della calma Montessori: riempiamo un barattolo di vetro con acqua e colla glitter, chiudiamolo e agitiamolo davanti ai bambini. Poi poggiamolo sul tavolo e chiediamo ai bambini di immaginare che le pagliuzze di glitter siano la loro rabbia: finché il glitter gira vorticosamente, l’acqua del barattolo non è limpida e questo ci fa capire che quando siamo arrabbiati non riusciamo a prendere buone decisioni. ma se lasciamo il barattolo un po’ sul tavolo, fermo, il glitter si deposita sul fondo e l’acqua torna ad essere limpida: anche la nostra mente funziona allo stesso modo! Quando ci prendiamo un attimo di calma, anche i pensieri diventano calmi;
- Bolle di sapone: scendiamo in giardino e facciamo le bolle insieme. Soffiamo nel bastoncino e guardiamo le bolle formarsi, volare, ridiscendere sospinte da un’aria impercettibile, scoppiare…;
- Ascoltare il silenzio: per esempio, complice l’estate, fermarci a guardare le stelle in silenzio, cercando di ascoltare il rumore della vita, della natura, della notte;
- Percepire il nostro respiro: sdraiati a terra sul tappeto, possiamo chiudere gli occhi e percepire i movimenti del nostro respiro, percepire la pancia che sale e scende, come l’aria riempie i polmoni, come esce dal naso…;
- Fare una camminata mindful: camminare in silenzio immersi nella natura o nella città, osservando ciò che abbiamo intorno e cercando di percepire l’ambiente con tutti i sensi, non solo con la vista: con il tatto, l’olfatto, …;
- Parlare ogni sera di emozioni: prima di andare a dormire, chiediamoci come è andata la giornata. Ma non limitiamoci a raccontare gli eventi come fossero una lista della spesa: piuttosto cerchiamo di condividere le emozioni che hanno contrassegnato la giornata, spiegando come ci siamo sentiti nelle varie occasioni;
- Comprendere le correnti: osservare lo scorrere del tempo attraverso un fiumiciattolo che scorre in mezzo al bosco, oppure osservando le nuvole che si muovono nel cielo sospinte del vento, o ancora guardare fuori dal finestrino del treno o dell’auto in movimento;
- Il meteo delle emozioni: proviamo a chiudere gli occhi e diciamo ad alta voce che tempo fa dentro di noi, in base alle emozioni che proviamo: c’è il sole o la pioggia? fa freddo o caldo? ci sono le nuvole?
- Il gioco del palloncino: gonfiamo un palloncino e fingiamo che sia fragilissimo. Cerchiamo di tenerlo sempre in movimento, con colpi leggerissimi, per non farlo mai toccare terra, ma usando tutta la nostra delicatezza;
- Il palloncino della rabbia: chiediamo ai bambini di soffiare nel palloncino la sua arrabbiatura e poi, allentando la presa delle dita, lasciare che la sua rabbia voli via insieme al palloncino, sgonfiandosi;
- Il gioco degli alieni: fingiamo di essere degli alieni appena arrivati sulla Terra. Prendiamo in mano piccoli oggetti, fiori, bastoncini, piccoli insetti e osserviamo tutto come se fosse la prima volta che lo vediamo. Cosa proviamo? Usiamo tutti i nostri sensi per capire come è fatto quell’oggetto, che forma e consistenza ha, la temperatura, il peso, il colore, l’odore…
2) Fare più vita all’aria aperta
È indubbio che trascorrere tempo all’aria aperta sia un beneficio per la mente e il corpo, anche dei bambini. Il contatto con la natura ci rende più calmi, ma anche più forti. Meno paurosi del mondo circostante.
Per i bambini la natura è una sfida: imparare a riconoscere un sentiero, a non perdersi, ad affrontare la paura del buio o dell’ignoto.
Ma anche superare la paura degli insetti, dei rumori di animaletti che non si vedono con gli occhi.
E la paura di sporcarsi!
Ecco perché passare più tempo possibile all’aria aperta con i bambini: per fargli esplorare il mondo senza temerlo.
Questo rafforzerà sicuramente la loro autostima, perché capiranno che sono competenti: sanno cavarsela nel mondo e accettare le sfide che la vita pone sul loro cammino.
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In una situazione protetta, dunque, invitiamo i bambini a cercare determinate foglie, o a fotografare diversi tipi di insetto, o a preparare una tana per gli scoiattoli o una casetta per gli uccelli. Mettiamoli in connessione con la natura, per fargli capire che ne fanno parte essi stessi.
Nel nostro tempo e nell’ambiente civile della nostra società, i bambini vivono molto lontani dalla natura ed hanno poche occasioni di entrare in intimo contatto con essa o di averne diretta esperienza. Ci sono ancora troppi pregiudizi, su tale argomento, perché tutti ci siamo fatti volontariamente prigionieri, e abbiamo finito con l’amare la nostra prigione e trasmetterla ai nostri figlioli.
La natura si è a poco a poco ristretta, nella nostra concezione, ai fiorellini che vegetano, e agli animali domestici utili per la nostra nutrizione, per nostri lavori, o per la nostra difesa. Con ciò anche l’anima nostra si è rattrappita.
Il sentimento della natura cresce come ogni altra cosa; e non è certo trasfuso da noi con qualche descrizione od esortazione fatta pedantescamente dinanzi ad un bimbo inerte e annoiato chiuso tra mura, e abituato a vedere o sentire che la crudeltà verso gli animali è una necessità della vita. Sono le esperienze che lo colpiscono…
Noi dobbiamo ai bambini una riparazione più che una lezione. Dobbiamo guarire le ferite inconsce, le malattie spirituali, che già si trovano in questi piccoli graziosi figli dei prigionieri dell’ambiente artefatto.
Maria Montessori
Ecco come il contatto con la natura migliora la fiducia in se stessi:
- Motricità: trascorrere tempo all’aria aperta migliora i movimenti del bambino e la sua ‘prestanza’ fisica, per cui sarà meno impacciato nel muoversi e si sentirà progressivamente più sicuro;
- Controllo del peso: muovendosi all’aria aperta, il bambino può evitare i problemi derivanti dalla sedentarietà e dall’obesità infantile, ed è in dubbio che nulla migliori l’autostima quanto una buona salute, un fisico in forma e reattivo, capace di muoversi liberamente;
- Immaginazione: la vita all’aria aperta sviluppa la fantasia del bambino, rendendolo in grado di migliorare la sua immaginazione e, dunque, le capacità di problem solving;
- Controllo dello stress: sappiamo benissimo che i bambini lasciati a poltrire davanti a TV o tablet sono più nervosi. Cosa che non avviene quando lasciamo che esprimano se stessi in libertà nel mondo naturale, giocando all’aperto. È noto infatti che stare a contatto con la natura riduca i livelli di stress psico fisici. Un bambino più calmo, saprà affrontare con più sicurezza le sfide quotidiane;
- Migliora l’attenzione: l’ambiente naturale è ricco di stimoli, ma soprattutto ricco di particolari. In esso il bambino può affinare i sensi, attivare le funzioni cerebrali e dunque renderlo ‘più sveglio’, più sicuro di sé;
- Accresce l’indipendenza: muoversi nella natura aumenta il senso di libertà del bambino, e quindi la sua capacità di essere indipendente, cosa fondamentale per crescere bambini fiduciosi;
- Migliora la socializzazione: bambini al parco insieme, o su un campo da gioco, possono socializzare attraverso il gioco stesso, misurandosi con le sue regole, e allo stesso tempo divertendosi e liberando le proprie energie negative. Un bambino che impara a giocare con gli altri, si sentirà più forte, perché non percepirà solitudine e isolamento;
- Sviluppa il rispetto per gli esseri viventi: stare all’aria aperta, a contatto con le piante, i fiori e gli animali, permette al bambino di sentire l’immensa responsabilità di compiere gesti sostenibili, come una persona grande, provando il magnifico sentimento dell’empatia.
3) Incentivare la creatività ed espressione artistica dei bambini
I bambini con bassa autostima hanno anche un basso livello di immaginazione e, in particolare, possiedono un’immagine interiore negativa.
Sviluppare la loro immaginazione, quindi, è un buon esempio di come aiutarli ad aumentare le loro capacità di problem solving, ovvero adottare un approccio più creativo ai loro problemi quotidiani. E noi sappiamo che, nulla come risolvere da soli i nostri problemi, ci rende fiduciosi in noi stessi!
Sviluppare creatività e immaginazione, dunque, aiuta il bambino ad avere fiducia nelle sue possibilità, competenze, abilità e flessibilità mentale.
Ma soprattutto gli permette di accertarsi del fatto che non tutti i problemi sono irrisolvibili o così difficili da superare, e che lui è in grado di farlo!
Come sviluppare la creatività nei bambini:
- Creiamo per loro una postazione creativa: l’ideale sarebbe un tavolino con alcuni cassettini o porta oggetti dove inserire il materiale creativo, oppure un piccolo carrellino con le ruote. Mettiamo loro a disposizione tanti materiali diversi e lasciamo che possano esplorarli in totale libertà;
- Basta con la paura di sporcarsi: i bambini DEVONO potersi sporcare e poter sporcare la loro cameretta. Invece di mettergli addosso delle mantelline o dei grembiuli di plastica soffocanti, prendiamogli delle magliette bianche e lasciamo che pasticcino come e quanto vogliono;
- L’importante è la creazione, non il risultato: noi non dobbiamo ergerci a critici d’arte e valutare le opere dei nostri figli, ma semplicemente elogiarne la creatività. Quello che è importante è che siano creativi, non che producano un’opera che possiamo mostrare con orgoglio ai parenti;
- Sperimentare i 5 sensi: invogliamo il bambino ad effettuare giochi e attività che possano stimolare i sensi;
- Provare la libertà di essere originali: se i bambini vogliono vestirsi di giallo, verde e arancione insieme, lasciamoglielo fare! Per acquisire fiducia in se stessi hanno anche bisogno di sperimentare e comprendere ciò che gli piace, capire i propri gusti e ampliarli il più possibile, senza essere giudicati ‘strani’ solo perché in fase di sperimentazione;
- Vivere nella musica: proponiamo sin da piccoli ai nostri figli tanta musica diversa, da ascoltare sempre come sottofondo al posto della televisione. Nella musica troveranno ispirazione, sentimenti, la voce interiore per esprimere le proprie emozioni con fiducia.
4) Responsabilizzare i bambini nel prendersi cura di un animale domestico
Un animale di casa è una enorme responsabilità: non è un gioco o un passatempo, ma un essere vivente che resterà sempre con noi, anche in viaggio, e che richiede cure costanti. Non si può mettere da parte come un gioco che non ci piace più, insomma.
Per questo è paragonabile a una terapia: siamo noi la sua cura, le persone che devono accudirlo e dedicargli attenzioni, diventando dunque sempre più empatici, forti e responsabili nei suoi confronti.
Curando un animale, ci mettiamo sul piano della relazione, impariamo l’arte della calma e della pazienza e acquisiamo enorme fiducia nelle nostre capacità di accudimento e di relazione.
Avere un animale come amico non induce nel bambino solo un grande rispetto e senso di responsabilità nei confronti della vita altrui, ma porta anche tanto amore: attraverso il rapporto con l’animale domestico, il bambino impara a donare e ricevere affetto incondizionato.
In questo senso, i bambini sin da piccoli potranno spazzolare gli animali di casa, dargli da mangiare, pulire le ciotole e riempirle di acqua fresca, selezionare i mangimi e le pappe al supermercato, giocare con loro…
5) Lavorare sulle autonomie
Una delle principali componenti dell’autostima è proprio l’autonomia: un bambino che è capace di fare qualcosa da solo, si sentirà competente e, di riflesso, in grado di prendere – con il tempo – il controllo sulla sua vita e sulle sue emozioni.
L’autonomia parte dalla capacità di prendersi cura di se stessi: imparare a lavarsi e vestirsi, a mangiare da soli, a pettinarsi, ecc…
In questo Maria Montessori ci aveva visto lungo:
Mai aiutare un bambino mentre sta svolgendo un compito nel quale sente di poter avere successo.
È necessario che l’insegnante guidi il bambino, senza lasciargli sentire troppo la sua presenza, così che possa sempre essere pronto a fornire l’aiuto desiderato, ma senza mai essere l’ostacolo tra il bambino e la sua esperienza.
Maria Montessori
Cerchiamo dunque di coinvolgere i bambini in tutte quelle attività che la Montessori chiamava ‘di vita pratica‘, come spolverare, stendere il bucato, piegare i tovaglioli, apparecchiare e sparecchiare, lavare i piatti…
Per lui queste attività saranno come un gioco, ma allo stesso tempo uno strumento importantissimo per sentirsi autonomo, capace, competente e fiducioso, in grado di prendersi cura di sé, del suo ambiente e degli altri che gli stanno accanto.
E sapete da come ci possiamo accorgere che sta funzionando? Dalla immensa cura con cui il bambino svolgerà queste attività.