Consigli per non perdere i bambini in vacanza
Pubblicato il 5 Agosto 2019 da Mamma Felice • Ultima revisione: 6 Agosto 2019
Una delle sensazioni che mi ha sempre provocato un terrore infinito, da mamma, era quella che mia figlia, da piccola, si perdesse. E visto che le vacanze si avvicinano, vi racconto tutti i miei trucchetti per non perdere di vista i bambini, o per insegnare loro cosa fare quando si perdono.
L’angoscia per la sparizione di un figlio credo che sia una di quelle paure irrazionali che forse ci aiutano a prevenire le azioni evitabili: una sorta di istinto genitoriale che ci spinge ad acuire i sensi e fare più attenzione?
Io non lo so, e forse non è così per tutti, perché ho sempre visto genitori molto più tranquilli di me andare in giro senza tener per mano i bambini piccoli o stare in spiaggia tranquilli sulla sdraio, mentre a me sembra di essere Robocop, sempre a controllare mia figlia e scansionare l’ambiente.
Adesso che è grande so che sarebbe in grado di chiedere aiuto, usare il telefono e anche fornire in modo corretto le sue generalità alla polizia, ma da piccola questa cosa mi terrorizzava. Da allora io continuo a SCANSIONARE gli ambienti, sempre.
Da un lato credo che questo mi derivi dal fatto che avendo lavorato dieci anni in Croce Rossa, e avendone viste di tutti i colori, sono abituata ad entrare in scena esaminando l’ambiente in cerca di potenziali pericoli. Quindi è un comportamento acquisito.
E credo che insieme ai corsi di primo soccorso, i genitori dovrebbero fare un corso di triage e di sicurezza generale, perché certe volte anche nelle nostre abitazioni ci sono pericoli che non cogliamo finché non ci facciamo male (mobili e TV non fissati alle pareti, prodotti chimici facilmente accessibili, medicinali nei cassetti bassi…).
Dall’altro lato, purtroppo io sono figlia dell’11 Settembre: da allora non riesco a non pensare anche al pericolo terrorismo (e il colpo finale me l’ha dato l’attentato al Bataclan, che mi ha molto impressionata). Quindi quando entro in un posto affollato (cinema, supermercato, museo…) la prima cosa che faccio è scansionare l’ambiente con lo sguardo, per individuare le uscite di sicurezza e anche potenziali nascondigli.
Questa tecnica di visualizzazione mi dà tanta calma: io non vivo con angoscia le situazioni, perché mentalmente mi preparo allo scenario peggiore e so già cosa farei. Che è lo stesso concetto di quando ero operativa sulle ambulanze di soccorso: se tu sai cosa fare, perché hai studiato e sei addestrato, le situazioni anche più difficili non ti fanno paura, perché ti aggrappi alle procedure.
Davvero, fate i corsi di primo soccorso, perché oltre alla finalità utilissima di saper fare una rianimazione a un bambino o una manovra di disostruzione, vi danno anche la serenità mentale di avere la consapevolezza delle cose giuste da fare quando avviene un incidente.
Figuratevi quando organizzo un evento nel mio paese e ho la responsabilità di migliaia di persone (7mila abitanti + i visitatori): passo giorni e giorni a preparare me stessa e i volontari a gestire gli eventuali pericoli e individuare le vie di fuga. Infatti tutti si lamentano delle nuove procedure di sicurezza degli eventi, molto restrittive, e io invece le trovo rassicuranti: certo, sono complicate, ma elaborare il piano di sicurezza generale mi aiuta a capire le debolezze dell’evento e a sapere in anticipo cosa potrei fare nel momento di panico generale.
Poi, chiaramente, nessuno di noi nella vita si aspetta che questi scenari si avverino, ma io continuo ad adottare la filosofia di Don Bosco: meglio prevenire che curare. L’importante è che questo non ci provochi sentimenti di angoscia e ci impedisca di vivere serenamente o, peggio, far vivere serenamente i nostri bambini.
Indice dell'articolo
Trucchi di antismarrimento bambini
Certe volte ci sentiamo sicuri della nostra infallibilità, ed è lì che ci esponiamo alle fatalità. Vi racconto questa, per farvi ridere, ma anche riflettere.
Quando Dafne era molto piccola, quindi nella carrozzina, ho fatto un brutto scherzo a Nestore, che era molto più leggero di me sull’argomento.
Eravamo in libreria insieme e ho chiesto a Nex di guardare bene la bambina, che io mi sarei allontanata per vedere altri libri in un’altra corsia.
Faccio per allontanarmi, ma vedo che lui non presta abbastanza attenzione alla carrozzina.
Io, ad esempio, se mi distraessi con lo sguardo, terrei la mano sulla carrozzina, per tenere una forma di contatto con la bambina, se non posso garantire il contatto visivo.
Resto allora qualche secondo dietro lo scaffale e vedo che lui si allontana leggermente, girandosi di spalle.
Allora prendo la carrozzina senza farmi vedere, e mi nascondo dietro la corsia, ma abbastanza vicina da vedere la sua reazione.
Lui ad un certo punto si gira e la carrozzina non c’è più. Vedo il panico nei suoi occhi.
Evito di prolungare l’angoscia e mi paleso, dicendogli la frase che più di tutte al mondo dà soddisfazione in una coppia: TE L’AVEVO DETTO. 🙂
Da quel momento Nestore ha iniziato ad essere più presente nel momento, perché ha davvero toccato con mano il pericolo di perdere sua figlia in un banale momento di distrazione. Sottovalutava la situazione e sopravvalutava la sua soglia di attenzione: cosa che di solito facciamo tutti noi esseri umani.
Ecco quindi tutti i miei consigli per non perdere i bambini in vacanza, al mare, nei supermercati. Piccoli accorgimenti facilissimi, che vi faranno vivere più serenamente, senza ansia: perché qui non si tratta di vivere nell’angoscia, ma proprio di vivere più serenamente! Ovvero acquisire alcuni comportamenti di sicurezza che ci facciano sentire più leggeri.
Parlatevi, scambiatevi informazioni, telefonatevi
Uno dei primi modi per prevenire qualsiasi pericolo per i bambini, è quello di comunicare per evitare gli equivoci, del tipo: Ma io pensavo che il bambino fosse con te! Nex e io siamo sempre stati propensi a parlare molto: se accompagnava lui la bambina all’asilo e poi andava al lavoro (prima di lavorare insieme), gli chiedevo comunque di chiamarmi o mandarmi un messaggio per dirmi che era tutto ok. E se non mi scriveva lui, dopo poco lo chiamavo io.
Questa forma di auto controllo ci serve per non perdere coscienza delle nostre azioni, perché talvolta come genitori siamo così stanchi, che agiamo per automatismi. Pensate ad esempio i bambini purtroppo dimenticati in auto: basterebbe una telefonata per prendere coscienza di ciò che facciamo, per esempio obbligarsi a chiamare il partner proprio davanti al parcheggio dell’asilo, dopo aver accompagnato il bambino.
Un’abitudine da consolidare per non guidare come robot e dirigersi direttamente in ufficio, dimenticandoci una tappa del percorso.
Allo stesso modo, se siamo al supermercato o al parco, accertiamoci che l’altro caregiver sia sempre informato di ciò che facciamo: spieghiamo dove andiamo, parliamoci con attenzione guardandoci negli occhi, ‘passandoci il testimone’: Lascio a te il bambino, io vado al bar a prendere il caffè.
Perché talvolta ci parliamo di sfuggita mentre ognuno è immerso nei propri pensieri, e non avvertiamo le comunicazioni di routine.
Stessa cosa con i nonni o la tata: anche se è scontato che il lunedì alle 13 debbano andare i nonni a prendere il bambino all’asilo, facciamo sempre una telefonata in più. Sentiamoci al mattino per conferma, poi dopo l’una, per sentire che vada tutto bene.
Insomma: impariamo a comunicare, a parlarci, a mantenere vivi i rapporti familiari anche con queste piccole attenzioni.
Non so a voi, ma a me fanno davvero piacere: sia che io prenda il treno per Milano, che mi rechi a pochi minuti da casa, Nex mi chiede sempre se sono arrivata e se va tutto bene. E viceversa. E facciamo la stessa cosa prima di rimetterci in viaggio verso casa, avvertendoci se siamo appena saliti sul taxi o sul treno, e che va tutto bene. Non so, io lo trovo rassicurante, ma anche un grande segno di affetto, perché mi fa capire che dall’altra parte non vedono l’ora che io torni a casa!
Insegnate ai bambini il proprio nome e cognome
Una cosa che dovremmo sempre fare, sin da quando i bambini sono piccoli, è insegnare loro nome e cognome proprio, e dei genitori.
I bambini infatti di solito conoscono il proprio nome di battesimo, ma non sempre il cognome. Lo stesso per le generalità dei genitori.
Questo è importante soprattutto quando siamo in situazioni affollate: pensate un bambino che si perde al centro commerciale. Se conosce il suo nome e cognome, o quello dei genitori, per gli addetti al banco di emergenza sarà più semplice chiamarci al microfono per avvisarci che si è smarrito il bambino.
Chiaramente i bambini troppo piccoli non sono in grado di memorizzare queste informazioni, oppure di scandire bene il proprio cognome.
Ma appena acquisiscono buone capacità di linguaggio, questo piccolo comportamento ci può aiutare molto per dare al bambino gli strumenti per farci cercare se si è smarrito.
Insegnate ai bambini a chiamare i numeri di emergenza
In Italia lo facciamo poco, troppo poco. Negli USA invece ho sentito molte storie di bambini anche piccolissimi, di 3-4 anni, che hanno salvato i genitori grazie alla tempestività nel chiamare il numero di soccorso.
In italia e in Europa il numero unico di emergenza (NUE) è il 112, un centralino unico in cui si viene reindirizzati verso il tipo di soccorso necessario. In realtà è un numero parzialmente attivo, per cui in alcune regioni italiane potreste dover chiamare ancora il 118 per le emergenze sanitarie.
In ogni caso, è buona norma insegnare ai bambini a chiamare sempre il 112, per ogni tipo di emergenza, senza confonderli con troppi numeri. ‘Mal che vada’, vi rispondono comunque i Carabinieri, che possono far partire ugualmente i soccorsi.
Insegniamo ai bambini, soprattutto, che i numeri di emergenza sono gratuiti e quindi possono essere chiamati anche quando si è senza credito telefonico.
Infine, rendiamo accessibile il telefono! Se non abbiamo il telefono fisso, facciamo in modo che il bambino possa usare il nostro cellulare, sbloccandolo in caso di necessità.
Utilizzate i braccialetti per bambini con numero di telefono
Io a mia figlia, in situazioni particolari, ho sempre fatto indossare i braccialetti identificativi per bambini personalizzati con il mio numero di telefono. Per esempio in spiaggia, oppure durante le gite scolastiche.
Quando c’è stato EXPO a Milano, tutta l’interclasse di mia figlia era andata all’esposizione: una settantina di bambini di quarta elementare in mezzo a una folla oceanica, tra l’altro sotto una pioggia torrenziale. Vi confesso che ho tenuto accesa la telecamera dello streaming di EXPO sul secondo monitor per tutto il giorno, e più guardavo quella folla oceanica, più pensavo a quanto minuscola fosse mia figlia là in mezzo.
I bambini comunque avevano tutti il braccialetto con il numero dei genitori, e al collo avevano un tesserino della scuola con il proprio nome e cognome, la fotografia e il numero della maestra. Per inciso, si sono divertiti come pazzi: sono tornati a casa stremati, inzuppati come biscotti nel latte, ma felicissimi.
I braccialetti identificativi personalizzati per bambini si trovano su Stikets: c’è un comodissimo kit, che ho anche io a casa, che si chiama Pack Braccialetti, dove avete il mondo: 142 etichette di varia misura + 3 braccialetti identificativi. Lo potete usare, dunque, sia per le vacanze (braccialetti personalizzati, targhette per valigie ed etichette per scarpe e vestiti), sia per la scuola (per etichettare quaderni e astucci).
I braccialetti identificativi per bambini sono realizzati in tessuto e sono dotati di una chiusura permanente di sicurezza che ne impedisce l’apertura: quindi sono perfetti anche per i bambini specializzati nelle arti dell’escapologia. Essendo in stoffa, si possono usare anche al mare, in acqua, perché la scritta non si cancella! Cosa che invece succede spesso con i braccialetti di plastica a cui apporre la scritta a mano con un pennarello.
In particolare, il Pack Braccialetti contiene:
- 48 etichette termoadesive piccole per vestiti;
- 84 etichette adesive per oggetti (36 mini, 24 piccole, 20 medie, 4 grandi);
- 8 etichette per scarpe (4×2);
- 2 targhette identificative per bagagli;
- 3 braccialetti identificativi.
Con il codice sconto MFELICE7, avete il 7% di sconto valido fino a fine Dicembre 2019: approfittatene!
Sembra una banalità, ma risparmiate un sacco e avete braccialetti ed etichette per tutto l’anno, comprese quelle per i vestiti, che per la scuola!
C’è il kit con 9 braccialetti identificativi, oppure il Pack che ne contiene 3 (+ tutte le etichette): con i pack risparmiate il 56% rispetto all’acquisto dei prodotti singoli, quindi è davvero utile.
La cosa bella è che sono completamente personalizzabili non solo nelle scritte, ma anche nei colori e fantasie: potete scegliere il colore dello sfondo e del testo, le icone o gli emoji da utilizzare e anche il font.
E potete addirittura creare il ritratto del bambino, per usare la sua ‘immagine’. Lo trovo delizioso, soprattutto in presenza di compagni di classe, fratelli e cuginetti, per cui ogni bambino può riconoscere le sue cose anche se non sa leggere il suo nome.
Nelle mie foto li vedete indossati (non vi ho messo il numero di telefono, ovviamente, per questioni di privacy 🙂 )
Il plus? Vi arrivano in una cartellina con tutti gli scomparti ed è una comodità grande, rispetto a quelle buste di plastica dove vi arriva tutto insieme. In questo modo potete conservarli comodamente in un cassetto senza perdervi i pezzi, e tirarli fuori all’occorrenza.
E qui faccio un excursus: i braccialetti con numero di telefono esistono anche nella versione per adulti. Secondo me sono fondamentali per adulti con particolari tipi di allergia, oppure con il diabete o altre patologie, o anche per gli anziani che hanno problemi di orientamento. L’ideale se siete in vacanza e o se viaggiano da soli, e volete una sicurezza in più.
Perché sui braccialetti personalizzati non è obbligatorio scrivere solo il nome e cognome e numero di telefono, ma si possono inserire informazioni differenti, tra cui le patologie, il gruppo sanguigno, allergie…
Insegnate ai bambini a camminare vicino a voi
Molti genitori mi dicono che i loro bimbi scappano di continuo e si rifiutano di dare la manina. Ecco. Voi sapete che per me le regole sono fondamentali: se c’è la regola che per attraversare la strada o nei posti affollati ci diamo la mano, noi ci diamo la mano. Stop.
Su certe regole dobbiamo imparare noi genitori a non contrattare: i bambini amano le regole e quando le sfidano, lo fanno appunto per riconoscerne la validità!
Insegniamo dunque ai bambini a darci la mano quando serve e negli altri momenti a camminare vicini. A comunicare gli spostamenti.
Per esempio il bambino può liberamente andare in fondo alla spiaggia a giocare con gli amichetti, ma ci deve avvisare.
Oppure può andare a vedere una bancarella al mercato, ma ci deve spiegare dove va, in modo che noi possiamo vederlo.
Insegnate ai bambini a non perdersi, prendendo dei punti di riferimento
Il senso dell’orientamento si impara? Non lo so davvero, perché io non lo possiedo! Noi tre, Nex, Dafne e io, siamo completamente privi di senso dell’orientamento: io, personalmente, non capisco nemmeno qual è il nord o il sud. Se entro in un luogo con molti corridoi, mi perdo. Se faccio una strada con una rotonda, esco all’uscita sbagliata. E così via.
Infatti noi viaggiamo sempre con il navigatore. Voi non avete idea di quante volte mi sono persa, quando non esistevano i navigatori e io ovviamente giravo tutto il Piemonte per fare l’esaminatrice ai corsi di volontari della CRI. Mi sono persa ovunque!
Ancora oggi mi traumatizzo, se qualcuno mi dice: Non ti puoi sbagliare, la strada è semplice! Seeeeeeee 🙂
Detto questo, io ho imparato a prendere punti di riferimento per orientarmi. Quindi, non possedendo questo dono, io memorizzo le informazioni.
Per esempio leggo le insegne dei negozi, memorizzo i cartelli, fotografo il numero del parcheggio!
Stessa cosa può essere insegnata ai bambini. Al mare, con mia figlia, ho sempre fatto così: prima di lasciarla scorrazzare libera per la spiaggia, la portavo a vedere il numero del bagno e il suo simbolo (gli stabilimenti balneari oltre ad avere un nome e un numero, di solito hanno un disegno o un logo che li distingue), il gabbiotto dei bagnini, la postazione del bagnino in riva al mare e anche il nostro sdraio.
Memorizzare il logo e il nome dello stabilimento balneare è utile perché così il bambino, se perde l’orientamento. Così, se deve chiedere aiuto, può dire che si trovava al bagno con il delfino.
Insegnate ai bambini cosa fare quando si perdono, e a chi chiedere aiuto
Infine, non dimentichiamoci di insegnare ai nostri figli una procedura in caso di smarrimento, visto che comunque può capitare.
Le maestre di mia figlia avevano insegnato ai bambini a chiedere aiuto alle persone in divisa (Carabinieri, Poliziotti, ecc…), oppure alle mamme con bambini. Ora, noi sappiamo benissimo che anche i papà sono delle brave persone, ma chiaramente qui stiamo cercando di semplificare il concetto, non certo di propagare uno stereotipo di genere, quindi ci sta.
Io a mia figlia dico sempre che, se si trova in difficoltà, può anche entrare nei negozi. Voi sapete che io sono Presidente dell’associazione commercianti del mio paese e proprio grazie a questa attività ho compreso che i negozi locali sono dei veri e propri presidi di sicurezza sul territorio, perché i commercianti conoscono tutti, conoscono il territorio e ci mettono la faccia, quindi sono attentissimi a fare le cose per bene.
Quindi, se un bimbo si perde, è una buona idea dirgli di entrare in un negozio e chiedere aiuto per ritrovare la mamma e il papà: troverà proprietari e clienti pronti ad accudirlo, si troverà al chiuso in un luogo pubblico e gli adulti potranno chiamare le forze dell’ordine o anche direttamente i genitori, se li conoscono.
Insomma: non facciamoci venire l’angoscia, ma cerchiamo di pensare alla sicurezza, in ogni ambito della vita. Così come facciamo indossare ai nostri figli le cinture di sicurezza (vero?!), insegniamogli anche a non andare in panico se si smarriscono, dandogli gli strumenti per essere reattivi.
Altre idee per non perdere di vista i bambini
EDIT. Su FB mi sono state suggerite tante altre idee fantastiche, che vi elenco!
- Far indossare ai bambini delle magliette in colori sgargianti, consiglio di Patrizia Miniscalco;
- Far memorizzare ai figli il nostro numero di telefono, idea di Marzia Fabretti;
- Se si va in un posto affollato, fotografare i bambini ad altezza intera quando usciamo di casa: utile se (Dio non voglia), dovessi descrivere com’era vestito e cosa indossava o se aveva zainetto cappellino, etc, perché nei momenti di panico capita di avere il buio totale anche su queste informazioni, idea di Antonia Levati.