Alimentazione dei bambini da 0 a 12 mesi
Pubblicato il 19 Giugno 2019 da Mamma Felice
Non ho ancora capito se, come italiani, l’alimentazione è il nostro punto di forza o il nostro punto debole. Spesso nei confronti dei figli siamo esageratamente preoccupati riguardo al cibo: mio figlio starà mangiando abbastanza? lo sto nutrendo bene? e se il mio latte non basta?
Ogni genitore chiaramente sfida se stesso nel crescere un figlio, superando le sue paure e i suoi limiti. Per me questa è stata la sfida più grande – ve lo dico sempre – perché nessuno mi ha mai insegnato da piccola un sano rapporto con il cibo e ne ho sempre portato addosso le conseguenze. Dapprima ammalandomi seriamente di anoressia, poi di bulimia, infine di obesità.
Ed è proprio per questo motivo che mi sono posta da sempre questo obiettivo: insegnare a mia figlia ciò che io non avevo imparato, per aiutarla a non ripetere i miei stessi errori o i miei stessi automatismi.
Perché essere genitori non è esattamente questo?
Superare se stessi, per offrire ai figli una visione del mondo migliore della nostra? Permettergli di sbagliare, sì, ma senza farsi male?
Il mio punto di riferimento sono le linee guida del Ministero della Salute, che ha prodotto una serie di documenti e risorse molto importanti sull’alimentazione dei bambini e degli adulti, scientificamente provate:
- Alimentazione dei lattanti e dei bambini fino a tre anni: raccomandazioni standard per l’Unione Europea;
- Corretta alimentazione ed educazione nutrizionale nella prima infanzia, le indicazioni del Ministero della salute;
- Linee guida per una sana alimentazione italiana.
Queste raccomandazioni hanno un pregio enorme, oltre alla validità scientifica: sono state messe a punto nell’ambito di EUNUTNET (European Network for Public Health Nutrition: Networking, Monitoring, Intervention and Training), progetto finanziato con i fondi della Comunità Europea. Significa, quindi, che sono linee guida Europee, condivise da tutti gli scienziati d’Europa e frutto di un lavoro di equipe.
Da 0 a 6 mesi: l’allattamento esclusivo
Il primo e più completo alimento per un neonato è il latte materno e questa non è una moda, per cui è cool dire che si allatta al seno, al contrario delle nostre mamme che usavano ‘scientemente’ (per la mentalità dell’epoca) il latte artificiale.
L’allattamento al seno è il modo naturale di alimentare il lattante ed il bambino. L’allattamento al seno esclusivo per i primi sei mesi assicura una crescita, uno sviluppo ed una salute ottimali. Dopo quest’età, l’allattamento al seno, con l’aggiunta di alimenti complementari appropriati, continua a contribuire alla crescita, allo sviluppo ed alla salute del lattante e del bambino.
Fonte: Ministero della Salute
E ve lo dico: allattare al seno non è semplice e spesso non è così ‘naturale’ come si pensa.
Innanzitutto perché in Italia manca un vero sostegno alle mamme in puerperio: uscite dall’ospedale siamo spesso da sole, piene di dubbi da primipare e senza una rete di saggezza intorno.
Le coppie più lungimiranti scelgono di avvalersi di una consulenza ostetrica già prima del parto, e poi per i 40 giorni successivi: in questo modo la neomamma ha le cure necessarie sia a livello fisico, sia a livello ‘psicologico’ – con una persona che si può immediatamente rendere conto se insorgono problemi di baby blues o di depressione post partum, per esempio.
Ma ha anche un enorme aiuto sull’avvio dell’allattamento al seno, ovvero come attaccare il bambino, quali posizioni utilizzare, come incrementare la produzione di latte, ecc…
Quindi, se siete in cerca di un bambino, vi consiglio davvero con il cuore di investire in una consulenza ostetrica già durante la gravidanza, e poi alla nascita del bambino: ricordiamoci che siamo umane, che non c’è nulla di male nel chiedere aiuto e sostegno e che non dobbiamo dimostrare niente a nessuno!
Falsi miti dell’allattamento al seno
Allattare al seno non è semplice non solo per i suoi risvolti fisici e psicologici, ma anche per tutte quelle dicerie che ci vengono riferite proprio nel momento in cui siamo più vulnerabili.
Le madri che percepiscono il pianto e la richiesta di poppate frequenti da parte del lattante come un’insufficienza di latte materno hanno bisogno di spiegazioni, rassicurazioni e sostegno. Aumenti episodici della frequenza delle poppate sono normali; si tratta di un meccanismo di regolazione della rimozione e della sintesi del latte per andare incontro alle mutate esigenze del bambino.
Questi episodi spesso coincidono con un normale scatto di crescita e le uniche cose generalmente necessarie in queste occasioni sono una rassicurazione ed un sostegno aggiuntivo.
Appena sentite una di queste affermazioni, scappate!:
- Il tuo latte non è nutriente, sei sicura che il bambino mangi abbastanza?;
- Il tuo latte è cattivo, ha un cattivo sapore, fa venire le coliche al bambino;
- Sei tu che non sei capace ad allattare, perché è la cosa più naturale al mondo!
La cosa migliore, in questi casi, è consultare l’ostetrica o una consulente di allattamento, per capire se il bambino si sta attaccando correttamente al seno.
Quando non si allatta: le soluzioni alternative
Riporto direttamente le indicazioni del Ministero della Salute:
La legislazione europea riserva un campo normativo specifico per alimenti espressamente destinati ai lattanti (0-12 mesi) e ai bambini nella prima infanzia (1-3 anni), con specifiche disposizioni sia sui requisiti di composizione a tutela dell’adeguatezza nutrizionale, sia sulle garanzie da fornire in termini di sicurezza alimentare.
Ribadendo la superiorità dell’allattamento materno come modalità di alimentazione per il lattante, in quei casi dove tale pratica non sia possibile, le “formule per lattanti” sono gli unici prodotti che possono essere utilizzati come sostituti del latte materno, su consiglio del pediatra.
Infatti le “formule per lattanti”, per la loro specifica composizione, sono in grado di soddisfare da sole il fabbisogno nutritivo del lattanti nei primi mesi di vita fino all’introduzione di un’adeguata alimentazione complementare.
Secondo la legislazione europea, i prodotti destinati ai lattanti e ai bambini fino al divezzamento, sono:
- latti di proseguimento, dai sei mesi di vita in su, come componente lattea in assenza del latte materno;
- alimenti a base di cereali, come farine lattee, pastine, biscottini;
- baby food, ovvero omogeneizzati;
- latti di crescita, per bambini da 1 a 3 anni.
Dopo i 6 mesi: l’alimentazione complementare
Non c’è alcuna fretta di iniziare lo svezzamento, né è opportuno ritardarlo troppo: l’età appropriata per l’alimentazione complementare è intorno ai 6 mesi del bambino.
Questa è in realtà una transizione, che porterà il bimbo ad avvicinarsi al regime alimentare della sua famiglia, dai 6 mesi ai 3 anni.
Con il termine divezzamento (più propriamente avvio dell’alimentazione complementare) si intende il passaggio da un’alimentazione esclusivamente lattea ad un’alimentazione semi-solida e poi solida, caratterizzata dalla progressiva introduzione dei cosiddetti “alimenti complementari”, cioè alimenti diversi dal latte.
Fonte: Ministero della Salute
Ricordiamoci sempre che l’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) raccomanda l’allattamento al seno esclusivo per i primi 6 mesi di vita (OMS, 2008).
Come funziona lo svezzamento
Perché si è tutti concordi nel dire che lo svezzamento dovrebbe iniziare intorno ai 6 mesi?
Perché è questo il periodo in cui il bambino è pronto a ricevere e processare cibi solidi.
Infatti intorno ai sei mesi di età, il bambino ha compiuto la sua maturazione intestinale e ha raggiunto uno sviluppo neurologico tale da consentirgli di masticare e deglutire il cibo, afferrarlo, manipolarlo, ma anche proteggersi con il riflesso della tosse.
Il migliore svezzamento si integra con la migliore dieta familiare.
Infatti dico sempre che lo svezzamento è un’ottima occasione per ripensare all’alimentazione di tutta la famiglia, per introdurre cibi di stagione, biologici, poco raffinati, in ricette con pochi grassi, poco sale e pochi zuccheri.
Ciò premesso, vari sono gli alimenti che possono essere offerti al bambino come primo cibo solido mettendo da parte il criterio della progressiva introduzione degli alimenti secondo il grado di allergenicità.
Il cibo va offerto al bambino con il cucchiaino, permettendogli anche di mangiare con le mani o manipolare il cibo.
Il bambino deve essere seduto con la schiena dritta: a sei mesi ha raggiunto la maturità muscolare adatta per sostenere il collo e le testa e restare seduto a schiena eretta. Questa è una delle tappe di crescita che permette al bambino di mangiare cibi solidi, evitando il soffocamento.
Il cucchiaino serve per porgere il cibo al bambino, non per ingozzarlo: nutrire un bambino va al di là delle calorie ingerite, ma riguarda soprattutto la sfera emotiva e relazionale.
Fermiamoci sempre un momento a riflettere: di cosa voglio nutrire mio figlio? voglio che il pasto sia veloce e inconsapevole, oppure che sia un momento di relazione?
Mai insistere, mai riempire a forza la bocca dei bambini, mai distrarli con telefonini e TV purché mangino: l’ho detto molte volte, ma mi fa sempre piacere ripeterlo, perché penso possa essere di aiuto a tanti di noi.
Perdere consapevolezza del cibo, di ciò che si mangia e delle calorie che si ingeriscono, non fa bene a nessuna età: per me che ho sofferto da sempre di disturbi alimentari, è stata proprio questa la chiave di svolta, per capire che il cibo non è annullamento, né rifugio, ma piacere, sostentamento e cura.
LEGGI ANCHE: Menù di svezzamento settimanale per bambini di 6-9 mesi
I bambini spesso non mangeranno o rifiuteranno il cibo: è normale.
Evitiamo di andare in panico per un pasto saltato: piuttosto alterniamo i cibi proponendo colori, consistenze e gusti differenti, e portiamo pazienza.
LEGGI ANCHE: Come far mangiare la frutta ai bambini
Innanzitutto tenete sempre presente che anche i bambini piccoli sono esseri umani, con i loro gusti più o meno marcati.
Bambini ‘pigri’ a tavola, ovvero con scarso interesse per il cibo, potrebbero semplicemente essere annoiati da una dieta troppo monotona: per questo è importante far assaggiare sin da subito tanti alimenti differenti, anche per la formazione del gusto e per il piacere di relazionarsi con il cibo in modo positivo.
I bambini spesso rifiutano determinati cibi, anche senza provarli: anche questo è del tutto normale.
È stato suggerito che a questo scopo siano necessarie come minimo 8–10 esposizioni, con una chiara tendenza all’aumento dell’accettazione dopo 12–15. I genitori devono essere rassicurati sul fatto che il rifiuto di nuovi alimenti è normale.
Ad ogni rifiuto, procediamo come segue:
- non insistiamo mai, nemmeno per un solo assaggio;
- aspettiamo due settimane prima di riproporre quello stesso alimento;
- poi di nuovo una o due settimane, se viene nuovamente rifiutato;
- portiamo pazienza: dopo diverse proposte, potrebbe diventare il cibo preferito del nostro bambino!
LEGGI ANCHE: Come far mangiare le verdure ai bambini
Sapete cosa dimenticano spesso i genitori durante lo svezzamento? L’acqua!
Oltre al latte, durante lo svezzamento al bambino deve sempre essere offerta acqua fresca.
Banditi i succhi di frutta, che contengono zuccheri, ma anche il latte vaccino, che va offerto solo dopo l’anno di età, e non certo come sostituto dell’acqua.
Obiettivo: entro l’anno il bambino dovrebbe aver assaggiato un po’ di tutto, per scoprire cosa gli piace e cosa non gli piace, e abituarsi progressivamente a consumare due pasti principali e due spuntini.
Svezzamento ed allergie: un altro mito da sfatare
Un tempo i pediatri fornivano ai neogenitori degli schemi un po’ rigidi, in cui proporre gli alimenti uno alla volta ogni 15 giorni, ‘per evitare il rischio di allergie’.
Tutti gli studi moderni smentiscono questa vecchia pratica e anzi, la superano:
Le più recenti e autorevoli evidenze sperimentali non convalidano sul piano scientifico la tesi secondo cui i bambini a rischio di sviluppare celiachia o un’allergia alimentare dovrebbero seguire uno schema di divezzamento diverso dalla popolazione generale.
Gli studi più recenti hanno infatti dimostrato che l’introduzione tardiva degli alimenti ritenuti “allergizzanti” non previene lo sviluppo di allergia alimentare e/o celiachia nei soggetti predisposti e che l’età del bambino alla prima esposizione verso l’alimento (purché avvenga dopo i quattro mesi di vita) non ne modifica il successivo rischio globale a 10 anni di età.
Cos’è l’autosvezzamento? È pericoloso?
L’autosvezzamento è un modo differente di proporre l’alimentazione complementare al bambino. In pratica, invece di preparare pappe omogeneizzate a parte, si propone al bambino lo stesso cibo della famiglia, tagliato in piccoli pezzi.
Vantaggi: per la famiglia è una comodità, perché si cucina per tutti lo stesso piatto (senza sale!) e si mangia insieme, condividendo pranzo e cena. Il bambino inoltre acquisisce precocemente indipendenza nell’alimentazione, sviluppando la masticazione.
Possibili svantaggi: le abilità motorie del bambino crescono con l’età e se scegliamo l’autosvezzamento dobbiamo essere sicuri che il bambino mangi a sufficienza. Che quindi sia capace di maneggiare il cucchiaio o gestire il cibo con le mani, che possa afferrare una tazza, prendere il cibo con le mani per portarlo alla bocca, ecc…
Personalmente, io vi consiglio di fare un mix tra le due cose!
In questo modo potete favorire l’autonomia del bambino, ma contemporaneamente essere certi che stia mangiando a sufficienza.
Prima pappa: come si prepara
Ecco dunque come possiamo preparare le prime pappe: partendo dalla pappa classica, bella morbida, per poi introdurre un pasto più solido e a pezzettini.
La base della prima pappa è il brodo di verdure, e poi di carne.
Il brodo si fa mettendo a bollire in un litro di acqua fredda: una carota, una zucchina, una patata, qualche foglia di bietola o lattuga.
Il brodo, dopo alcuni giorni, può essere poi arricchito con altre verdure di stagione come zucca, fagiolini, pomodori, broccoli, cavolfiore…
E infine con carne di manzo o di pollo, per un buon brodo di carne.
Nelle pappe dei bambini non si aggiunge mai il sale, quindi nemmeno nel brodo!
Per la prima pappa dovremo stemperare 3 cucchiai di farina di riso, mais o tapioca con il brodo caldo e aggiungere 3 cucchiai di verdura passata (quella del brodo) e la giusta quantità di proteine cotte al vapore (formaggio fresco, carne, pesce, legumi).
Questa per me è stata proprio la primissima pappa, quella ‘di prova’.
Appena è stata accolta, personalmente ho iniziato a introdurre – come vi dicevo – tutte le verdure e gli alimenti di stagione a pezzettini.
Inizialmente, se non ci fidiamo dei pezzettini, possiamo schiacciare tutto con la forchetta: in questo modo la pappa non sarà propriamente frullata, ma nemmeno del tutto solida.
Su Mammafelice trovate tantissime ricette di pappe per lo svezzamento:
Utilissimo in questo periodo sarà il cuocipappa EasyMeal di Chicco: non solo può frullare le pappe alla consistenza che desiderate, ma può cuocere tutti gli alimenti al vapore.
La cottura al vapore è decisamente la più indicata nello svezzamento, perché mantiene il colore, il sapore e le vitamine e non richiede grassi e condimenti.
In seguito, potremo cucinare anche al forno, ma sempre senza sale e senza grassi.
LEGGI ANCHE: Come preparare le pappe ai bambini con il CuociPappa EASY MEAL di Chicco
Pappe a pezzettini: dai 9 mesi in su
Quando i bambini sono più grandini e hanno incrementato la capacità di masticare bene, allora possiamo proporre pappe sempre più dense, fino ad arrivare ai pezzettini.
In questo caso quindi, invece di frullare la pappa, basterà dapprima schiacciare grossolanamente con la forchetta gli ingredienti, poi tagliarli semplicemente a pezzetti piccoli.
LEGGI ANCHE: Come preparare le prime pappe per i bambini, omogeneizzate o a pezzettini
Ci sono due regole di sicurezza:
- imparare a tagliare i cibi nel modo giusto, ovvero mai a rondelle, ma sempre a quadratini piccoli o a bastoncino;
- evitare accuratamente quei cibi di consistenze complicate, come la mozzarella filante, il prosciutto crudo, ecc…
Questo è proprio il momento di dare ai bambini le stesse cose che mangiamo noi, ovviamente senza sale: un piattino di pasta tagliata a pezzetti, la carne cotta al vapore e morbidissima tagliata anch’essa a pezzetti, il pesce schiacciato con la forchetta, le verdure schiacciate o tagliate a dadini, e così via…
Cercate di capire se a vostro figlio piacciono primo, secondo e contorno; oppure il piatto unico. Anche in base al tempo che avete e alle abitudini della vostra famiglia.
Per esempio ci sono bambini che amano vedere i cibi separati tra loro nel piatto, per poter riconoscere tutti gli ingredienti singolarmente.
E invece ci sono bambini magari più frettolosi a tavola, desiderosi di andare subito a giocare, che preferiscono il piatto unico.
L’importante è che all’interno del piatto ci siano tutti i macronutrienti.
Cosa mangia un bambino di un anno?
Anche se intorno all’anno di età i bambini possono mangiare la maggior parte dei cibi di famiglia, non possono comunque essere considerati piccoli adulti: le loro esigenze nutrizionali sono comunque specifiche e ne va sempre tenuto conto.
Soprattutto in termini di grammature: mai poco, mai troppo!
Il latte vaccino si può introdurre solo dopo il compimento dell’anno di età, ma senza esagerare:
Solo dopo l’anno di vita, ove non sia ancora in corso l’allattamento materno, può essere introdotto il latte vaccino intero come componente lattea della dieta, che comunque non dovrebbe essere assunto in quantità superiori ai 400 ml/die, per evitare un eccessiva assunzione di proteine.
LEGGI ANCHE: Menù settimanale per bambini di 10-12 mesi
Come si calcolano le porzioni per i bambini?
Teniamo sempre a mente lo schema della piramide alimentare e le tabelle di crescita che le varie ASL mettono a punto per le mense scolastiche, oltre alle linee guida del Ministero della Salute, su una sana alimentazione italiana.
Possiamo classificare gli alimenti in 5 gruppi:
- CEREALI, ovvero pane, pasta, riso, farro, orzo, avena, mais e patate. Apportano vitamine del complesso B, apportano proteine che, abbinate a quelle dei legumi, sono di buona qualità e apportano anche fibre, nella loro versione integrale;
- FRUTTA E ORTAGGI, che comprende anche legumi freschi, e rappresenta una fonte importantissima di fibre, betacarotene, vitamina C e altre vitamine, minerali (tra cui il potassio), antiossidanti con funzione protettiva;
- LATTE E DERIVATI, come latte, yogurt, latticini e formaggi. Forniscono calcio biodisponibile, ovvero assorbibile dall’organismo e vitamine del gruppo A e B2;
- PROTEINE, come carne, pesce, uova e legumi secchi. Oltre al contenuto ricco di proteine di alta qualità, forniscono oligoelementi (zinco, ferro e rame biodisponibili), vitamine del complesso B (in particolare la B12);
- GRASSI, sia di origine vegetale (olio) che animale (burro, panna). Apportano acidi grassi essenziali e vitamine liposolubili (vitamine A, D, E e K).
I miei 5 prodotti TOP di Chicco per la pappa
Non da ultimo, per far funzionare lo svezzamento e avviare una buona alimentazione dei bambini da 0 a 12 mesi, ci serviranno alcuni prodotti per cuocere al vapore, frullare e omogeneizzare, scaldare le vivande, set per la pappa…
Io nell’ultimo anno ho lavorato molto con Chicco e ho avuto modo di testare i prodotti per i miei video, ma anche di regalarli alle amiche per effettuare ulteriori test, e sono piaciuti tantissimo.
Ho quindi elaborato una mia top five, che continuo a consigliare in privato alle amiche e alle coppie di neogenitori che mi chiedono informazioni.
Set pappa Chicco
Per i più piccoli, nella versione 6 m+, comprende:
- Piatto PappaCalda 2in1: piatto antiscivolo ed ergonomico che mantiene la pappa calda ed è dotato di un comodo spazio per appoggiare il cucchiaio e di una zona per raffreddare la pappa;
- Cucchiaio angolato, con impugnatura ergonomica e la specifica forma che aiuta il bambino ad imparare ad usare il cucchiaio;
- Tazza Training, facile da impugnare e dotata di un beccuccio in silicone morbido, con sistema antigoccia.
Per i più grandi ci sono poi una serie di piatti (che vedete nelle mie foto) ergonomici e antiscivolo, di vari colori e fantasie – carinissimi davvero! Oltre alle posate, che si adattano al bambino con il passare dei mesi.
Portabiberon e Vivande Termico Chicco
Lo amo! Proprio pochi giorni fa lo consigliavo a un’amica che mi chiedeva come scaldare il latte fuori casa. Io usavo questo metodo: scaldavo l’acqua e la tenevo in caldo nel biberon, dentro il contenitore termico, e al bisogno la utilizzavo.
Questo portabiberon di Chicco mi piace perché dura tutta la vita: quando non ci mettete il biberon potete metterci dentro due contenitori da 250 grammi. Il tappo si rovescia e diventa una pratica ciotolina per servire il pranzo e sul fianco c’è una piccola tasca per riporre le posate.
Lo potreste usare persino per portarvi la schiscetta in ufficio!
Tazze e bicchieri Chicco
Le tazze Chicco sono nate per stimolare gradualmente il bambino a bere da solo. Sono facili da pulire, ergonomiche, e francamente anche molto belle.
Ce ne sono di tutti i tipi, in base all’età: con i manici, basculanti, trasformabili in bicchieri…
Possiedono una valvola ‘facili sorsi’ removibile, brevettata per garantire la tenuta anti-goccia della tazza senza compromettere la facilità di bevuta del bambino.
Dalle tazze si passa poi ai bicchieri, per bambini dai 18 mesi in su: oltre ad essere adorabili, sono davvero funzionali. Li avete già provati?
EasyMeal, il cuocipappa Chicco
Il cuocipappa è il mio prodotto top. Prima di provarlo non avrei mai detto, onestamente, che mi sarebbe stato utile. E invece sì!
Intanto è super compatto e questo aiuta tanto quando la cucina è già piena di elettrodomestici e si hanno pochi spazi di lavoro.
Poi è semplice da usare, cosa per me fondamentale, perché io non sopporto di sentirmi stupida quando uso un elettrodomestico.
È pratico, perché i cestelli si lavano comodamente in lavastoviglie e hanno le dimensioni giuste per preparare insieme almeno la pappa del pranzo e della cena, perché sono capienti a sufficienza.
A onor del vero, io uso il cuocipappa per la cottura al vapore anche per noi grandi: non lo ritengo un prodotto ‘per bambini’ dalla vita limitata, ma un prodotto che può durare una vita e ci permette di cuocere al vapore piccole quantità di verdure, carne e pesce ed eventualmente preparare anche creme e vellutate. L’importante è non inserire olio.
Non è insomma un robot da cucina, ma è un alleato utile per preparare le pappe.
Lo consiglierei come regalo di nonni e amici a chi intraprende lo svezzamento per i figli piccoli, e che può essere utilizzato giornalmente per i primi due anni – se non per usarlo anche per voi (per esempio penso a chi accudisce gli anziani: questo è perfetto per preparare ricette morbide!)
Baby Hug, la sdraietta multifunzione 4 in 1 Chicco
E naturalmente c’è lui, il Kit Pappa Baby Hug di Chicco, 4 in 1: trasforma la culla in un comodo seggiolone in due semplici passaggi.
È dotato di un comodo vassoio e una copertura igienica, per essere pulito rapidamente anche con una semplice spugna.
Insomma: con Chicco la vita è semplice.
Questo marchio è sinonimo di sicurezza e praticità sin da quando siamo piccoli noi e una fiducia del genere non si improvvisa: si coltiva di giorno in giorno producendo prodotti belli, funzionali, ergonomici e alla portata di tutti.
È una fiducia ben riposta, e io sono sinceramente grata di poter continuare con Chicco questa bella avventura insieme!