Gravidanza biochimica: cos’è e quali sono le cause e i sintomi
Pubblicato il 21 Febbraio 2019 da Loredana Amodeo
La gravidanza biochimica (detta anche gravidanza chimica o aborto precoce) è una condizione che purtroppo si verifica frequentemente, segnando nel profondo l’animo di una futura mamma che sperava in quel positivo con tutto il suo cuore.
Cos’è una gravidanza biochimica
Una gravidanza biochimica consiste in un aborto spontaneo precoce, che ha luogo subito dopo l’instaurarsi della gravidanza; può capitare infatti che il test di gravidanza segni la presenza di una gravidanza (che di fatto è cominciata ma si è conclusa quasi subito), ma dopo pochi giorni arrivi il flusso mestruale.
Questo tipo di aborto può verificarsi anche entro la 5^ settimana di gestazione: in questo caso la donna potrebbe anche non accorgersi che dentro di lei, anche se per pochi giorni, vi è stata la presenza di una piccola vita.
Cause gravidanza biochimica
Le cause di un’avvenuta gravidanza biochimica e quindi di un aborto spontaneo, sono ancora sconosciute, ma spesso il problema riguarda l’embrione, che non si sviluppa magari per via di una bassa qualità degli spermatozoi o degli ovuli.
Altre possibili cause di un aborto spontaneo si possono individuare in :
- presenza di infezioni come la clamidia o la sifilide
- gravidanza che si instaura al di fuori delle pareti uterine
- anomalie strutturali dell’utero
- livelli ormonali atipici (come ad esempio una carenza di progesterone)
L’età di una donna gioca un ruolo fondamentale: avere più di 35 anni aumenta il rischio di un aborto spontaneo; stesso discorso vale per le donne che hanno problemi alla tiroide o problemi di coagulazione del sangue.
Sintomi gravidanza biochimica
Per quanto riguarda una gravidanza biochimica, non ci sono sintomi particolarmente evidenti, perché come detto precedentemente la donna, nella maggior parte dei casi, non si accorge neppure di essere incinta, poiché il flusso mestruale arriva in tempi molto brevi.
Uno dei sintomi che potrebbe essere definito tale, è l’arrivo del flusso mestruale anche se il test di gravidanza risultava positivo, e quindi un test ecografico non riesce ad individuare una camera gestazionale né la presenza di un embrione.
Anche se la gravidanza si è interrotta molto presto, comunque nel corpo della donna l’ormone Beta Hcg è in circolazione, e attraverso un semplice esame di sangue è possibile individuarne la presenza e la quantità.
Di solito una gravidanza biochimica, data la sua breve durata, non è caratterizzata dai sintomi che di solito una donna in stato di gravidanza presenta, come ad esempio sonnolenza, affaticamento, nausea e vomito.
Altri sintomi che potrebbero caratterizzare una gravidanza biochimica sono crampi, dolori addominali e sanguinamento più abbondante, sintomi facilmente attribuibili alla normale insorgenza del flusso mestruale.
Cosa comporta una gravidanza biochimica
In primis è importantissimo sottolineare che una donna che ha subìto una gravidanza biochimica, e quindi un aborto spontaneo, è assolutamente in grado di concepire nuovamente e portare a termine una gravidanza con la gioia che ne deriva.
Ovviamente sarebbe opportuno individuare, con l’aiuto di un medico specialista, le possibile cure o gli accorgimenti necessari per evitare che si verifichi nuovamente un aborto spontaneo. Se una donna ha avuto una gravidanza biochimica, il medico potrà eseguire dei test per scoprirne la causa, una volta scoperta e intrapresa la cura, sarà possibile riprovare a concepire un bambino.
Una gravidanza biochimica può verificarsi anche se il concepimento non è avvenuto in modo naturale. Se una coppia decide di intraprendere la via della fecondazione assistita, non è detto che vada tutto a buon fine. In molti casi, in coppie che già presentano problemi di concepimento, un aborto spontaneo viene vissuto ancora di più come una “perdita”, mille domande affollano la mente dei futuri genitori: “riusciremo mai ad avere un bambino”? – “perché non siamo come tutte le coppie normali”? – “perché proprio a noi”?. Per questo motivo un medico deve dimostrare tutto il suo lato umano, per riuscire a tranquillizzare, quanto più possibile, la coppia.
Gravidanza biochimica: un buon segno?
Molto spesso ad una donna viene ripetuto che una gravidanza biochimica è un segno positivo, ma è davvero così? Molti ginecologi sostengono che, se una donna subisce una gravidanza biochimica, vuol dire che è comunque in grado di concepire, anche se la gravidanza non va a buon fine.
Ci sono pareri alquanto discordanti sull’argomento, poiché in verità molte donne non capiscono cosa ci sia di positivo in un embrione che smette di crescere quando aveva trovato la sua collocazione perfetta all’interno dell’utero materno.
Purtroppo molti embrioni umani, non solo quelli ottenuti attraverso una fecondazione assistita, sono “sbagliati” e si arrestano dando fine a quello che poteva essere una gioia per i genitori, ma ogni embrione è diverso dall’altro e la possibilità che uno di loro si impianti e cresca sano e forte purtroppo non è prevedibile. Eppure molti specialisti ritengono, e forse a buona ragione, che un inizio di gravidanza è sempre positivo, sia che vada a buon fine o no.
Dopo una gravidanza biochimica, in condizioni normali, è più facile riuscire nuovamente a concepire perché si è molto più fertili, ma purtroppo è anche più facile perdere il bambino, in quanto le pareti dell’utero risultano molto più sottili del normale risultando fragili per accogliere l’embrione. In questo caso il ginecologo dovrebbe valutare una terapia farmacologica (progesterone) in grado di rafforzare le pareti dell’utero, così da evitare nei limiti del possibile un’ulteriore aborto spontaneo.