Questione di Educazione o di Fortuna?

Pubblicato il 14 Gennaio 2019 da • Ultima revisione: 23 Dicembre 2021

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Credo molto nell’educazione: da più di 10 anni non faccio che parlarne e scriverne su Mammafelice e in qualche modo è sempre stato il filo conduttore della mia vita, perché è la materia che ho studiato e su cui ho fatto più pratica.

Credo nel valore dell’educazione perché credo che nessun bambino nasca cattivo: penso che la cattiveria sia insita nell’essere umano al pari della bontà, e che una buona educazione possa aiutare ciascun individuo a voler praticare il Bene.

E lo so che spesso i fatti di cronaca mi smentiscono, ma non smetto di credere che nell’educazione c’è un tesoro, come diceva Delors.

Educhiamoli bene, i nostri figli

Molti genitori non sono bravi educatori.

Spesso non hanno un progetto educativo e vivono alla giornata.
Spesso educano i figli come una volta, a suon di schiaffi e punizioni.

Sul piano educativo, nelle famiglie italiane, c’è ancora molto da fare. Si studia troppo poco, non ci si informa, non si frequentano corsi e non si consultano pedagogisti. Si va un po’ a sentimento.

Perché educare i figli non significa solo ‘renderli educati’, ma è un insieme di tanti altri talenti e abilità che i bambini dovrebbero poter acquisire: 

L’educazione, secondo Delors, si basa su 4 tipi fondamentali di apprendimento:
1. Imparare a conoscere, cioè acquisire gli strumenti della comprensione;
2. Imparare a fare, cioè agire creativamente nel proprio ambiente;
3. Imparare a vivere insieme, quindi partecipare e collaborare con gli altri;
4. Imparare ad essere.

Ma soprattutto, per quanto mi riguarda, il punto principale dell’educazione che noi dovremmo offrire, come genitori, è la bontà. Consegnare loro un’infanzia felice.

Fare in modo che crescano in un ambiente sano che li protegge, che li ama e che infonde loro la fiducia necessaria nell’affrontare le future difficoltà della vita, in modo da poter scegliere a loro volta il Bene. 

Ma impariamo ad accettare le loro decisioni, anche quelle sbagliate

Tutto questo fino a ricordarci che i figli non sono una nostra proprietà o una nostra copia: sono esseri umani differenti, con aspirazioni diverse dalle nostre, gusti diversi, talenti diversi.

Noi possiamo anche educarli al Bene, ma alla fine la scelta tra il Bene e il Male sarà sempre la loro: noi possiamo insistere, possiamo esserci, possiamo seguirli (e dobbiamo farlo!), ma non possiamo scegliere al posto loro.

E l’unica cosa che possiamo fare è accettare di non avere alcun potere sui nostri figli, così come non abbiamo alcun potere sulla vita.
Possiamo solo fare del nostro meglio e poi accettare le scelte dei nostri figli.
Accettare che la vita non è perfetta.
Accettare che a volte anche la fortuna o la sfortuna possono scegliere per noi.

Io rifuggo le punizioni

Per quanto mi riguarda, l’unico modo per crescere figli felici è l’educazione positiva. Un’educazione che non si basa su punizioni, sensi di colpa, né tanto meno schiaffoni, ma un’educazione fatta di dialogo, di stima reciproca, di regole condivise.

Soprattutto, un’educazione basata sul rispetto reciproco: i bambini sono piccoli, ma sono pur sempre esseri umani. A loro deve essere concesso lo stesso rispetto che si pretende per gli adulti.

Ed è per questo che mi piace il Metodo Montessori: perché rispetta i bambini, i loro tempi di apprendimento, i loro talenti, le loro inclinazioni e soprattutto le loro autonomie.

Non c’è un metodo universale corretto per crescere bambini felici, ma è sicuramente nel Bene, che proliferano i sentimenti positivi.
Il Bene, il volersi bene e agire per il Bene.

Un Bene assoluto, governato dal rispetto, dall’amore, dall’empatia e dal perdono.



Commenti

4 Commenti per “Questione di Educazione o di Fortuna?”
  1. Clelia

    Seguo da anni il tuo blog e ti stimo molto. Ho una figlia e per questo bazzico spessissimo tra i tuoi articoli; quasi sempre leggendoti non posso che condividere le tue parole..ma in questo articolo fino ad un certo punto.
    Vedo le scuole piene di bambini onnipotenti, parlo con genitori che rifuggono le “punizioni” e i rimproveri perchè “accettano di non avere alcun potere sui loro figli”. Il risultato? Classi di bambini disadattati, frustrati al primo rimprovero delle insegnanti. Bimbi smarriti, quasi selvaggi, abituati a non essere contraddetti più di tanto, che vivono il contesto sociale di gruppo come esperienza stressante.
    E sai a chi viene addossata la colpa della mestizia di questi bambini? Alle maestre che, a detta di questa generazione di genitori/pedagogisti, non saprebbero correttamente coinvolgere i loro figli.
    Vedo maestre sempre più in crisi, messe con le spalle al muro da un sistema che tutto concede. Ma ci rendiamo conto di quanto difficile sia diventato il compito delle insegnanti data la nostra incapacità di imporci suoi nostri figli?
    Ovviamente non parlo di te, ma credimi la situazione è davvero tanto grave ormai.
    Mi rendo conto che è un argomento vasto e difficile da affrontare. Ma mi piacerebbe tantissimo che tu, persona sempre accorta e sensibile, parlassi anche del risvolto della medaglia.
    A questo proposito, senza alcuna presunzione, ti lascio un paio di link per spiegarti meglio cosa intendo:
    https://www.corriere.it/cronache/18_aprile_12/susanna-tamaro-ragazzi-selvaggi-tramonto-educazione-istruzione-1cd3faac-3dbe-11e8-a740-ab216391c092.shtml

    https://www.uppa.it/educazione/pedagogia/bambini-viziati-genitori-isterici/

    Un caro saluto e buon lavoro
    Clelia

    • Mamma Felice (Mappano) - Ariete

      immagine livello
      Guru
      Mamma di Dafne (17 anni)

      Clelia, faccio una premessa: io sto dalla parte delle maestre, sempre.
      Sono stata rappresentante di classe dal nido ad oggi che mia figlia è in prima media, e da 3 anni anche in consiglio di istituto: lo faccio proprio per l’immensa stima che ho della scuola e degli insegnanti, e perché mi volevo dare da fare ‘da dentro’, migliorando ciò che eventualmente poteva essere migliorato.

      Forse io non ho scritto bene il mio post, perché intendevo dire esattamente ciò che hai detto tu: le regole sono essenziali.
      MA. Ma dovrebbero essere inserite in un’educazione positiva, non repressiva:

      Molti genitori non sono bravi educatori.

      Spesso non hanno un progetto educativo e vivono alla giornata.
      Spesso educano i figli come una volta, a suon di schiaffi e punizioni.
      Sul piano educativo, nelle famiglie italiane, c’è ancora molto da fare. Si studia troppo poco, non ci si informa, non si frequentano corsi e non si consultano pedagogisti. Si va un po’ a sentimento.

      Ci sono troppi genitori che non hanno minimamente le qualità educative che un genitore dovrebbero avere.
      Forse è arrivato il momento che i genitori inizino a frequentare i pedagogisti e gli psicologi, che imparino a credere nell’educazione come in un valore.

      Non so perché sia così. Forse perché siamo soli, nessuno di noi ha più quella rete di parenti che avevano i nostri bisnonni, quando i figli si crescevano tutti insieme (ma anche con più incuria, non credi?).

      Il grande equivoco secondo me è pensare al Metodo Montessori come un metodo libertario: non lo è affatto. Lo è il Metodo di Steiner, che infatti a me non piace (e che secondo il mio modesto parere cresce bambini fuori dal mondo).

      La Montessori era una scienziata del 1800: non propriamente una persona ‘morbida’. Vuoi per la sua impostazione scientifica, vuoi perché essere la prima donna medico a laurearsi in Italia doveva richiedere una certa forza interiore, vuoi anche perché perseguitata dal fascismo. Insomma: era dura. A volte implacabile, nel giudicare i bambini ‘iperattivi’: li considerava malati, una deviazione del comportamento.

      Montessori parla di libero sviluppo del bambino ENTRO I CONFINI CHE LEI HA STABILITO. Furba 🙂
      Insomma dice: bambino, tu puoi essere libero usando il percorso di sviluppo che io ho adottato per te.
      In questo senso il maestro (e il genitore) è un facilitatore: ti guida nel percorso giusto – stimoli giusti all’età giusta.

      Nel Metodo Montessori non è prevista la rabbia, ad esempio, o la maleducazione: se un bambino è arrabbiato o maleducato l’insegnante gli dice:
      – capisco che tu adesso sei arrabbiato per xxx motivi, per questo ti metto in un tavolino a parte (il tavolo della pace) e quando ti sei calmato puoi tornare.

      Io oggi preferisco l’abbraccio contenitivo, dire al bambino che comprendo la sua rabbia, spiegare nuovamente la regola e aiutarlo a calmarsi (senza distrarlo). Insomma: penso che la rabbia vada accettata e che si debba aiutare il bambino ad accettarla, per imparare a conviverci e a renderla civile. Per evitare che da grande la sua frustrazione lo porti a essere un maleducato, un criminale o un femminicida.

      Alcuni genitori hanno paura della rabbia perché la vivono come un fallimento. Non tollerano la frustrazione dei figli perché pensano che un bravo genitore debba avere solo figli felici.
      Se sono frustrati, fanno i capricci o si arrabbiano, allora il genitore corre a salvarli, perché vuole soddisfare la SUA esigenza di felicità tappando la bocca ai figli, impedendo loro di esprimere anche i sentimenti negativi.
      Qui l’ho spiegato meglio:
      https://www.mammafelice.it/2017/07/10/accettare-i-figli-e-una-scelta-facile/

      E qui sulle regole:
      https://www.mammafelice.it/2017/05/22/regole-e-coerenza-come-essere-genitori-affettuosi-ma-con-fermezza/

      C’è poi ancora un ultimo punto che mi viene in mente: l’ambiente classe si può cambiare e può funzionare anche con l’inclusione dei ragazzi più difficili.
      Credimi, so di cosa parlo (non posso espormi, ma lo stiamo vivendo adesso).

      Genitori che fanno i catechisti (!!!) e mi dicono: dobbiamo ISOLARE quell’elemento, per evitare che i nostri figli vengano contagiati.
      Io che rispondo: dobbiamo INCLUDERE quella PERSONA, così potrà essere contagiato dai nostri figli.

      Mammamia, mi si apre un universo. Mi sa che ci devo scrivere un post!
      Posso citarti dentro il post come ispirazione?

      • Clelia

        Hai colto in pieno quello che volevo dire… non ne avevo dubbi!!
        A volte si confondono le linee guida della Montessori ( che, come dici tu, tutto era tranne che morbida).
        E ti dirò di più.. con tutto il rispetto per la categoria, a volte alcuni pseudo-pedagogisti non fanno che aggravare la situazione di smarrimento dei genitori, perchè la verità è che non basta studiare pile di libri.. bisogna far pratica (molta pratica) con i bambini per imparare a capirne le necessità, le dissimulazioni, le frustrazioni, gli abili stratagemmi..
        Solo con la “pratica” si raggiunge una vera conoscenza del mondo dei bambini.
        Ma spesso la pratica manca in primis ai genitori che da un lato sono costretti per motivi di lavoro a tenere i propri figli a scuola fino al tardo pomeriggio, dall’altro non sanno più prescindere da questa deroga nell’educare anche nella convivenza quotidiana.
        Fare i genitori oggi è difficilissimo, ma forse la chiave sta nel viversi il più possibile… viversi intensamente, serenamente, senza distrazioni, fosse anche per 4 ore al giorno o per un intero fine settimana (senza social network, senza cellulari, senza gruppi whatsapp).
        Solo con la “pratica” conquistiamo la sicurezza che deriva dall’esperienza e a quel punto, forse, dire un sano NO ai nostri figli ci farebbe sentire molto meno in colpa.

        Citarmi dentro il post come ispirazione? sarebbe un onore per me..

      • Mamma Felice (Mappano) - Ariete

        immagine livello
        Guru
        Mamma di Dafne (17 anni)

        Ma quanto sono d’accordo sulla pratica!
        Io facevo l’animatrice in oratorio e ho fatto tanta pratica con gli adolescenti, da giovane. E adesso con mia figlia mi sta tornando utilissimo!!

        Invece quando ho fatto la babysitter a un bimbo di sei mesi: un disastro. Non riuscivo ad entrare in empatia. Non avevo minimamente esperienza!
        Dopo poco nata Dafne, me la sono vissuta due anni e mezzo giorno dopo giorno, tutti i giorni… e allora sì che ho capito!

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