Se la sofferenza vi ha resi cattivi, l’avete sprecata

Pubblicato il 3 Dicembre 2018 da

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Non ho mai creduto alla pedagogia del dolore: non credo affatto che per saper apprezzare la felicità, occorra aver sofferto. Anzi: se un bambino vive un’infanzia felice, sarà una persona più felice.

Chi ha sofferto nella sua infanzia, infatti, si trascina dietro – spesso – tanti problemi: incapacità di perdonare, di amare, mancanza di serenità, rabbia, persino depressione. Per non parlare di una cronica mancanza di fiducia in se stesso, e dell’incapacità di prendere decisioni per la sua vita.

Quante persone conosciamo con la vita rovinata, a causa della propria infanzia?

Allo stesso tempo, ho sempre pensato che ad un certo punto tutti noi dobbiamo imparare ad ACCETTARE il nostro passato, per costruirci un nuovo futuro. Restare aggrappati al passato è da stupidi: una cosa passata perché deve condizionarci anche il futuro?

Ad un certo punto la felicità diventa una responsabilità personale. 

A 20, 30, 40 anni? Decidiamo una data a partire dalla quale la colpa è nostra, se non stiamo lavorando su noi stessi, sul nostro benessere, sulla nostra serenità. Se ci continuiamo a rovinare la vita per ciò che ci è successo, incapaci di goderci la salute, la vita stessa, i rapporti interpersonali.

C’è gente a cui piace vivere male.

Quelli sempre incazzati con il mondo, quelli che vedono il male e la cattiveria ovunque, quelli che pensano che tutto sia un complotto contro di loro.
Quelli che cercano sempre un motivo per litigare, per stare male con gli altri, per arrivare alla tensione.

Che tempo sprecato! L’odio è sempre tempo sprecato. 

Diamoci una svegliata bella forte!

Nessuno di noi ha il primato della sofferenza.
Vi do una notizia: tutti abbiamo un dolore. Tutti noi abbiamo avuto problemi e li continueremo ad avere, tutti noi abbiamo provato la sofferenza, la tristezza, il dolore. Ognuno di noi ha avuto una perdita feroce, una cicatrice impossibile da rimarginare, un dolore così profondo da tenere con sé per sempre.

E questo dolore ci accompagnerà ancora, fino alla fine dei nostri giorni. E va bene. Possiamo tenere con noi questo dolore, e non sprecarlo. 
Possiamo usare la nostra sofferenza come spiraglio di luce: Non voglio più provarla, la mia vita sarà orientata al bene, cercherò la felicità, imparerò ad andare avanti – questo possiamo ripeterci come un mantra, per imprimerlo nel cuore.

Dobbiamo imparare a fare la cosa più difficile della nostra esistenza, che non è essere felici, ma ACCETTARE DI AVER SOFFERTO E ACCETTARE DI NON POTER CAMBIARE IL PASSATO, o il problema con cui siamo nati. 

Essere felici è più semplice, che accettare il passato. L’accettazione è il primo passo verso la felicità.

Sapere che il nostro dolore è lì e che nessuno potrà portarlo via, che farà sempre parte di noi come un arto fantasma – che qualche volta farà male anche senza esserci fisicamente. E questa cicatrice profonda sarà la base su cui ricostruire un tessuto sano.

Non sprechiamola.

Non sprechiamo il dolore, usiamolo per capire la differenza tra una vita perduta, e una vita che nutre speranza.

Usiamo il dolore per dare un senso al dolore stesso. 
Perché – chiaro! – non ce lo siamo meritato.

Usiamolo allora per diventare persone migliori.
Per dire al mondo che noi ci siamo ancora, con tutto il cuore.



Commenti

5 Commenti per “Se la sofferenza vi ha resi cattivi, l’avete sprecata”
  1. sara

    Dovrei fare leggere il tuo post ad una persona che non ne esce da troppi anni ….lei ha sprecato il suo dolore…

  2. gina

    E se è la persona che hai accanto ad essere così?

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