ICSI: cos’è e come funziona questa tecnica di fecondazione assistita
Pubblicato il 2 Ottobre 2018 da Loredana Amodeo
Quando una coppia non riesce a concepire un bambino, e ha provato quasi tutte le possibilità che aveva a disposizione per procreare ma senza risultati, il ginecologo potrebbe proporre di utilizzare una tecnica di procreazione assistita detta ICSI.
Cos’è l’ICSI
L’ICSI (iniezione intracitoplasmatica) è una tecnica di fecondazione assistita che fa parte del trattamento della fecondazione in vitro (FIV) che ha permesso a molte coppie di concepire un bambino dopo vari tentativi con altri tipi di tecniche.
Questo tipo di tecnica può essere utilizzata se la donna e/o l’uomo hanno problemi severi di infertilità.
In particolare è prettamente indicato per gli uomini che:
- hanno subìto un’operazione di vasectomia
- hanno carenza di spermatozoi con relativi problemi di motilità e morfologia
- presentano malattie infettive o infertilità causata da malattie immunitarie
- hanno problemi a raggiungere l’eiaculazione durante un rapporto sessuale col partner
- sottoposti a cicli di radioterapia o chemioterapia, presentano spermatozoi di bassa qualità, e in questo caso la procedura permette di ottimizzare la qualità degli sprematozoi a disposizione
- hanno usufruito di altre tecniche di fecondazione assistita ma con scarso successo
Invece l’ICSI è prettamente indicata per le donne che:
- nonostante la stimolazione ovarica a cui è stata sottoposta non produce abbastanza follicoli
- presentano una o entrambe le Tube di Falloppio ostruite: in questo caso il follicolo non riesce ad “incontrarsi” con lo spermatozoo per essere fecondato
- presentano un’età avanzata
- hanno usufruito di altre tecniche di procreazione assistita ma con scarso successo
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ICSI Procedura
Prima di iniziare il trattamento vi è una piccola parte burocratica da affrontare, dove si rende necessario compilare un modulo per il consenso informativo per dare il via alla procedura.
Per la donna si procede diversamente dall’uomo:
- il trattamento è possibile effettuarlo durante un ciclo spontaneo della paziente oppure dopo essersi sottoposta ad una adeguata stimolazione ovarica in modo da ottenere più follicoli
- le ovaie vengono monitorate attraverso un’ecografia transvaginale oppure attraverso esami di sangue specifici che controllo la quantità di estradiolo
- vengono prelevati gli ovociti prodotti, sempre sotto controllo ecografico, in anestesia locale o generale
Procedimento per l’uomo:
- se attraverso lo spermiogramma si evince che l’uomo non ha particolari problemi a livello quantitivo e morfologico degli spermatozoi, si procede tramite masturbazione ad ottenere un campione di sperma che andrà in laboratorio per essere trattato
- in caso di azoospermia (totale assenza di spermatozoi) si procede per via chirurgica attraverso aspirazione per via testicolare
- se lo sperma è stato precedentemente congelato, si procederà al decongelamento e la preparazione al trattamento
A questo punto, in laboratorio il biologo procederà con la tecnica di procreazione assistita: un singolo spermatozoo verrà immesso in ciascun ovocita maturo che è stato prelevato. Dopo di che si procede con la verifica dell’avvenuta fecondazione, e gli embrioni ottenuti verranno coltivati in laboratorio per un massimo di sei giorni: quelli che alla fine del processo hanno ottenuto una migliore qualità (massimo tre embrioni), verranno trasferiti nell’utero della donna. Questa tappa viene definita TRANSFER. Se viene trasferito più di un embrione, ovviamente la probabilità di una gravidanza plurigemellare aumenta notevolmente, quindi ove è possibile il medico consiglierà il trasferimento di un solo embrione.
Alla fine del trattamento se qualche ovocita non è stato utilizzato si procede con la vitrificazione dello stesso, ovvero verrà congelato per essere riusato, qualora fosse necessario, in un prossimo ciclo senza sottoporre così la donna ad una nuova stimolazione ovarica.
ICSI percentuali di successo
Se la donna presenta un’età più avanzata ha meno probabilità di concepire con i propri ovociti, e la percentuale di successo è inversamente proporzionale all’età effettiva della donna. La maggior parte delle coppie con problemi di sterilità da parte dell’uomo sono riuscite a procreare attraverso questa tecnica di procreazione assistita. Di solito circa l’80% degli ovuli iniettati in laboratorio vengono fecondati con successo.
Nel 2010 in Inghilterra, la percentuale di successo di donne con età al di sotto dei 35 anni era pari a circa il 32%, oltre i 40 anni la percentuale si abbassa notevolmente arrivando all’incirca al 10% di riuscita.
Rischi per chi effettua un’ICSI
I rischi a cui far fronte durante un intervento di ICSI sono molteplici, ma in particolare se ne distinguono due:
- durante la procedura per effettuare un’ICSI può capitare che un piccolo quantitativo di ovociti venga danneggiato durante l’introduzione dell’ago per iniettare il liquido seminale
- esiste un rischio reale di avere un neonato con anomalie riguardanti i cromosomi Y e X, la percentuale di tale rischio si aggira attorno allo 0,8% ovvero 8 bambini su 1000 e quindi quattro volte di più della media durante un concepimento in condizioni normali. Questa condizione molto spesso è causata da difetti genetici dell’uomo, i quali durante la fecondazione dell’ovulo potrebbero essere trasmessi al feto
Vi sono altri rischi a cui si va incontro se si decide di sottoporsi ad una procedura di ICSI, ovvero:
- la possibilità di avere un aborto spontaneo si alza notevolmente
- il neonato potrebbe avere problemi a livello cardiaco che richiedono l’intervento chirurgico
- rischio di problemi comportamentali e di apprendimento
- il neonato potrebbe avere in futuro problemi di infertilità
Alcuni studi scientifici hanno dimostrato che l’insorgenza di alcune patologie cromosomiche come la Sindrome di Down non aumenta effettuando un’ICSI, ma aumenta in base all’età della donna: più quest’ultima è avanzata più probabilità si ha di avere un bambino affetto da Sindrome di Down.