Procreazione medicalmente assistita e GIFT (trasferimento intratubarico di gameti)
Pubblicato il 20 Settembre 2018 da Loredana Amodeo
La GIFT (trasferimento intratubarico dei gameti) è una tecnica di riproduzione assistita un po’ complessa che, come tutte le altre tecniche di terzo livello, è preceduta da una stimolazione ovarica per portare il corpo della donna a produrre più follicoli e aumentare quindi la possibilità di una gravidanza.
Cos’è la GIFT (trasferimento tubarico dei gameti)
Il trasferimento tubarico dei gameti è una tecnica di procreazione assistita molto usata ma complessa, che consiste nel prelevare gli ovociti femminili per via vaginale (il tutto monitorato da un’ecografia), oppure attraverso laparoscopia. Nel frattempo l’uomo dona il campione del suo seme attraverso masturbazione e come ultima tappa i gameti maschili e femminili vengono trasferiti all’interno delle tube di Falloppio dove dovrebbe avvenire la fecondazione.
Gli ovociti prelevati vengono scelti in base alla loro maturità e poi introdotti in una provetta contenente il liquido seminale, ma gli spermatozoi e ovociti all’interno della provetta rimangono separati a causa della presenza di piccole bollicine di aria che ostacolano l’incontro. A questo punto, con l’ausilio di un catetere, ovociti e liquido seminale vengono rilasciati all’interno della tuba dando così la possibilità allo spermatozoo di fecondare l’ovocita.
Affinché un ginecologo decida di effettuare un ciclo di GIFT bisogna che almeno una delle due tube funzioni in maniera corretta; è una tecnica abbastanza efficace per quelle coppie che non soffrono di problemi legati alle tube e in quei casi dove si evince un’ipofertilità (ridotta capacità riproduttiva ) maschile lieve.
Questo tipo di tecnica di riproduzione assistita di solito viene presa in considerazione da coppie che dopo almeno un anno di tentativi mirati non sono riusciti a procreare naturalmente e che hanno fallito 3-4 tentativi di IUI (inseminazione intra uterina).
La percentuale di riuscita varia da donna a donna in base ai problemi di infertilità e soprattutto in base all’età, ma di solito si aggira intorno al 25-30%.
Come quasi tutte le tecniche di procreazione assistita che vengono eseguite dopo una stimolazione dell’ovulazione, vi è il rischio di insorgenza di iperstimolazione ovarica e di conseguenza gravidanze plurigemellari. Quindi si consiglia di interrompere il trattamento e ripeterlo il mese successivo, qualora si andasse in iperstimolazione.
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Congelamento degli ovociti
Quando una donna si sottopone a tecniche di procreazione assistita come la GIFT, molto spesso ricorre al congelamento dei propri ovuli affinché, se deciderà in seguito di avere una nuova gravidanza, potrà ricorrere all’uso degli ovociti congelati superando così la fase del prelievo ovocitario.
La richiesta di congelamento ovacitario può essere richiesta da donne che hanno problemi di salute, come ad esempio l’endometriosi, oppure per esempio un tumore, poiché i farmaci antitumorali abbassano di molto la fertilità, e quindi in questi casi si assicura la possibilità di avere figli in futuro.
Ma il congelamento degli ovuli può essere richiesto anche da donne perfettamente sane, che voglio essere sicure di avere un figlio nel loro prossimo futuro: in questo caso si parla di “social eggs-freezing” ovvero congelamento praticato per motivi sociali. In questo modo la donna può impostare la sua vita e la sua carriera lavorativa fino a quando non raggiunge piena soddisfazione e sicurezza economica e decidere così di avere un figlio. Ovviamente queste donne non escludono di avere un figlio attraverso un rapporto sessuale, ma se non dovesse riuscire a procreare naturalmente allora ricorrerà agli ovuli precedentemente congelati.
Come si congelano gli ovociti
Esistono due tipi di tecniche che consentono il congelamento degli ovociti:
- congelamento o protocollo lento: una vecchia tecnica non più usata dai biologi, in quanto poco efficace. Con questa tecnica gli ovociti vengono congelati in maniera graduale con l’ausilio di basse concentrazioni di agenti crioprotettori (sostanza usata per proteggere il tessuto biologico dai danni da congelamento).
- vitrificazione: questa tecnica a differenza del congelamento lento porta, in tempo davvero ristretti, gli ovociti ad una temperatura di -196° in modo da evitare così qualsiasi contaminazione proveniente dall’esterno, cosa che potrebbe succedere col protocollo lento. Dopo il congelamento gli ovuli vengono conservati in azoto liquido e possono rimanere conservati per molti anni. Con questa tecnica gli ovuli hanno possibilità di sopravvivere di circa l’80% contro il 65% del protocollo lento.
Curiosità: in Italia il primo bambino “creato” attraverso la tecnica di vitrificazione è nato a Bologna nel lontano 1999 e dal 2005 al 2013 sono stati congelati all’incirca 215.000 ovociti ed effettuati circa 25.000 trattamenti per un totale di circa 3.000 gravidanze!
Cosa dice la legge 40/2004
In Italia il numero delle donne che ricorrono al congelamento degli ovuli per poi usarli attraverso tecniche di procreazione assistita come l’ICSI è diminuito notevolmente, questo anche per la modifica che ha subìto la legge 40/2004 da parte della Corte Costituzionale nell’anno 2009.
I punti principali della legge 40 sono:
- si può ricorrere a tecniche di PMA solo se non vi è possibile risolvere i problemi di infertilità attraverso altre vie;
- è vietata la sperimentazione embrionale ammessa solo ed esclusivamente se finalizzata alla tutela della salute;
- è vietato l’uso di qualsiasi tecnica che possa alterare il patrimonio genetico dell’embrione;
- si possono impiantare solo ed esclusivamente tre embrioni (oggi la legge però è cambiata ed è il medico a decidere il numero di embrioni da impiantare necessari ad avviare un’eventuale gravidanza).