Depressione post partum: la relazione tra mamma e bambino
Pubblicato il 30 Luglio 2018 da Valentina Colmi
La depressione post partum non riguarda soltanto il mondo materno, ma anche quello del bambino. La diade madre – figlio è fondamentale per la costruzione dell’indipendenza che comincerà dai 3 anni in poi.
In gergo psicologico si dice che per determinare una “sana indipendenza”, appunto, bisogna avere una “sana dipendenza”.
Quest’ultima è ovviamente da considerare in relazione alla figura della mamma: il legame comincia a determinarsi già subito dopo il parto quando il bimbo le viene appoggiato sul petto e il piccolo cerca di farsi strada per trovare il capezzolo e iniziare a succhiare.
Un buon avvio di allattamento permette a entrambi di sentirsi appagati: allattare al seno non è soltanto un momento di sopravvivenza per il neonato, ma egli sta appunto incominciando a tessere il suo rapporto con la figura materna che gli sarà determinante per il resto della vita (anche l’allattamento non al seno, sviluppa ugualmente il cosiddetto bonding, o legame con i genitori: non sentitevi mamme di serie B, se non allattate al seno).
Proprio il modello di accudimento materno viene messo in discussione nella depressione post partum: una mamma colpita dalla malattia non è in grado di occuparsi di suo figlio al massimo delle proprie possibilità.
Non per svogliatezza, incapacità o cattiveria. Non è in grado perché è malata.
Se non curata la depressione post partum può avere degli effetti molto profondi nel rapporto con il proprio figlio: ad esempio i bambini di madri depresse possono presentare ad esempio problemi intestinali, problemi di crescita o di malnutrizione.
La DPP può manifestarsi anche diversi dopo la nascita, attorno all’adolescenza: non è raro che figli di donne depresse possano anche loro sviluppare una sintomatologia depressiva.
Non è poi così impossibile che il bambino abbia delle difficoltà di apprendimento o di linguaggio oppure scatti di rabbia improvvisi.
Visti questi sviluppi probabili, si capisce quanto sia fondamentale la cura tramite la presa in carico della patologia grazie all’intervento di un professionista; ancora oggi la pressione sociale legata alla maternità non permette a molte donne di chiedere aiuto, perché vittime di pregiudizi e idee sbagliate.
Chissà in quante stanno tentando di farcela da sole, in quante si sentono soffocare e non riescono ad ammettere di stare male per paura di non essere capite…
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