Depressione post partum: quanto dura in media?
Pubblicato il 1 Giugno 2018 da Valentina Colmi
Quando una mamma riceve la diagnosi di depressione post partum spesso di chiede per quanto tempo si troverà in quella condizione. E’ molto difficile ammettere di non essere felici dopo la nascita del proprio figlio, ma lo è altrettanto continuare a stare male e a non avere apparentemente miglioramenti.
Le statistiche dicono che in media una depressione post partum non grave – che si avvale per esempio solo della psicoterapia – può durare tra i 6 ai 12 mesi, intraprendendo un percorso psicologico una volta a settimana.
Come ho detto si tratta di numeri, non certo di persone, per cui ogni caso è diverso.
Ci sono donne che hanno bisogno di meno sedute, ma è più probabile che il tempo minimo sia appunto metà anno.
“Non posso aspettare, non ce la faccio più a stare così” dicono in molte.
Effettivamente quando il pensiero di non amare il proprio figlio diventa costante e ci si sente prigioniere in un corpo che non si sente proprio, si vorrebbe solo che tutto finisse.
La psicoterapia è molto utile – se necessario può essere affiancata anche da un sopporto farmacologico laddove l’ansia diventasse davvero invalidante – ma come per tutti i processi di cambiamento ha necessità di un percorso che non può essere concordato a priori.
La psicoterapia affronta generalmente quelli che sono i nodi che hanno causato la depressione – ad esempio il rapporto con la propria madre visto che avere un figlio fa ripensare inevitabilmente alla relazione con i propri genitori – e può farlo anche portando il bambino in seduta.
Questo tipo di approccio è quello della psicoterapia focalizzata sulla relazione mamma-bambino, che diventa il centro del cambiamento della mamma.
Nei primi 2-3 mesi di psicoterapia, le mamme spesso portano il bimbo nella carrozzina o nell’ovetto rivolto verso di sé, quasi a sottolineare di aver bisogno di un momento per loro stesse.
Ad un certo punto, anche perché i bimbi sono più interattivi verso il mondo, gli ovetti e le carrozzine vengono voltati, e la relazione diventa a tre, permettendo alla mamma di confrontarsi con le diverse identità della sua vita.
Secondo le stime del Ministero della Salute e di Save The Children, la percentuale di chi soffre di depressione post partum è tra l’8 e il 12%.
In pratica ogni anno si ammalano circa 45000 donne.
Si tratta di numeri probabilmente sottodimensionati perché queste sono le stime ufficiali, visto che fanno riferimento a chi sceglie di rivolgersi ad una struttura d’aiuto.
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E chi invece sceglie di non chiedere alcun tipo di sostegno?
Purtroppo molte madri si trovano sole dopo la nascita del proprio figlio, magari non hanno un lavoro o un aiuto nella gestione del bambino, eppure non possono o non riescono a concepire di essere in difficoltà. Non dimentichiamoci che oggi è cambiata la composizione familiare: da famiglie allargate, magari con tanti figli, si è passati a famiglie più piccole, a volte lontano dai luoghi d’origine in città molto grandi.
Una donna può sentirsi da subito molto isolata, visto che il compagno deve ricominciare a lavorare. Se appunto non ha una rete di supporto famigliare, è probabile che abbia delle difficoltà. E’ però vera anche la situazione opposta: i parenti possono causare anche involontariamente dei “danni” perché sono i primi a non dare importanza a dei segnali che la mamma lancia.
Da qui la complicazione nel trovare un’adeguata diagnosi. Da una parte infatti non soltanto i sintomi della malattia possono essere diversi e “molto comuni” – dalla stanchezza cronica, alla mancanza di appetito, all’ansia, fino al pianto solo per citarne alcuni – dall’altra chi sta intorno alla mamma, medici compresi, spesso li sottovaluta e non la indirizza verso un percorso terapeutico.
Può capitare che il medico di base – a cui spesso ci si rivolge come primo “step” – non individui la malattia e che prescriva magari dei farmaci contro l’ansia, oppure al contrario che prescriva una visita dallo psichiatra. E’ anche vero che una mamma che si sente consigliare di andare dallo psichiatra, difficilmente ci andrà, per tanti motivi, primo fa tutti quello di essere considerata una “pazza”.
Le donne quindi sono costrette a cercare da sole le informazioni e a chiedere aiuto, ma è molto probabile che se non supportate, scelgano di convivere nella speranza che tutto passi. Purtroppo non sarà così, perché la depressione post partum è una vera e propria malattia da curare con un percorso psicologico e poi anche con i farmaci, se c’è davvero bisogno.
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