Utero retroverso: verità e luoghi comuni da sfatare
Pubblicato il 10 Maggio 2018 da Loredana Amodeo
Non c’è nessuna differenza tra una donna con utero retroverso e una donna con un utero antiverso: entrambe hanno la stessa possibilità di concepire un bambino.
Questa particolare caratteristica anatomica di una donna ha spesso provocato dubbi e confusione su un’eventuale procreazione. Per capire meglio questa caratteristica vediamo insieme in cosa consiste l’utero retroverso.
Cos’è l’utero retroverso
Innanzitutto è importante sottolineare che l’utero retroverso non è una malattia, è una semplice variazione anatomica dell’utero, caratterizzata da un orientamento diverso di quest’ultimo all’interno delle pelvi.
In una condizione normale l’utero della donna è posizionato nella zona pelvica tra il retto e la vescica, detto quindi “utero antiverso“, ovvero voltato in avanti e appoggiato sulla vescica.
Quando parliamo di “utero retroverso” intendiamo invece una diversa posizione dell’utero, che invece di essere voltato in avanti e appoggiarsi sulla vescica, è voltato verso il retto e si appoggia su esso. Questa condizione riguarda circa il 30% delle donne, quindi non è affatto una condizione rara.
Per verificare se si ha questa particolarità anatomica, basta eseguire una semplice ecografia pelvica.
Cause utero retroverso
In realtà non ci sono cause che determinano la “formazione” di un utero retroverso, si tratta semplicemente di un puro caso, infatti non esistono dei veri e propri studi scientifici perché comunque i medici non reputano importante o pericolosa la sua “esistenza”.
L’utero retroverso può essere classificato nei seguenti modi:
- Primario: un utero retroverso è detto primario quando assume naturalmente la sua posizione durante lo sviluppo; in questo caso la sua scoperta avviene durante le visite periodiche che una donna dovrebbe eseguire.
- Secondario o acquisito: si parla di utero retroverso secondario o acquisito, quando inizialmente si sviluppa antiverso, ma a causa, per esempio, di un’anomalia come un’aderenza o un fibroma, cambia posizione diventando retroverso. Inoltre questo tipo di utero potrebbe insorgere dopo un parto, in quanto i legamenti che mantengono l’utero in posizione antiversa si lacerano, determinando cosi il cambiamento di posizione dell’utero.
La retroversione dell’utero si può verificare anche a seguito di aborti e parti difficili.
Utero retroverso conseguenze
Se si hanno forti dolori mestruali o dolori durante un rapporto sessuale quest’ultimi vengono spesso erroneamente attribuiti alla presenza di un utero retroverso: in realtà i dolori mestruali (dismenorrea) sono causati da contrazioni dell’utero durante il periodo mestruale, che possono essere più o meno acuti, indipendentemente se si ha un utero retroverso o meno.
È probabile che un utero retroverso possa causare dispareunie, ovvero dolori durante un rapporto sessuale; la spiegazione è puramente meccanica: il pene durante la penetrazione potrebbe urtare il collo dell’utero a causa della sua posizione retroversa, causando cosi dolore.
Utero retroverso gravidanza
La natura ha creato l’utero di una donna voltato verso l’addome soprattutto per facilitare la salita degli spermatozoi verso l’ovulo da fecondare, eppure un utero retroverso non sembrerebbe ostacolare tale tragitto, e di conseguenza non sarebbe d’intralcio a una donna che desidera un figlio, a patto ovviamente che vi siano le tube pervie e che non vi siano altri problemi che impediscano il concepimento.
Durante la gravidanza, intorno al 4°mese, anche un utero retroverso ritorna piano piano alla posizione antiversa, grazie all’aumento delle sue dimensioni e lo sviluppo graduale del feto.
Se invece l’utero rimane nella sua posizione retroversa, potrebbero insorgenze delle complicanze come la ritenzione acuta delle urine causata dal fatto che il collo dell’utero si appoggia sulla vescica e sull’uretra, ostacolando cosi la fuoriuscita dell’urina. Un’altra complicazione che potrebbe insorgere è la cosiddetta “incarcerazione dell’utero” data la posizione retroversa ne impedisce il corretto sviluppo.
Cure utero retroverso
Un utero retroverso non si cura, proprio perché non è una patologia, ma una diversa conformazione dell’utero.
In passato si tentava più volte, attraverso manovre ginecologiche o anche attraverso la chirurgia, di riposizionare in modo corretto l’utero, mentre oggi si tende a non intervenire, a meno che la posizione dell’utero retroverso non provochi grossi problemi alla donna.
In tal caso si introduce all’interno dell’utero un pessario (strumento ginecologico usato per mantenere l’utero in posizione normale in caso di prolasso o di deviazioni) ma la maggioranza dei ginecologi è contraria ad ogni tipo di intervento.
Come rimanere incinta con utero retroverso
Il modo per rimanere incinta, nel caso in cui una donna presenta un utero retroverso, è identico al modo di concepire di una donna che presenta un utero antiverso. Quello che cambia, ma non si parla di un cambiamento drastico, è che gli spermatozoi che vengono rilasciati all’interno della vagina durante un rapporto sessuale, dovranno fare un po’ di strada in più per raggiungere l’ovulo da fecondare, ma in loro aiuto vi sarà il muco cervicale, che durante il periodo ovulatorio proteggerà gli spermatozoi e li aiuterà durante il loro tragitto.
Per approfondire consulta la guida al Metodo Billings, un alleato fondamentale nel calcolo del periodo fertile che si basa sull’osservazione del muco cervicale.
Esistono leggende le quali narrano che esistano posizioni specifiche da adottare durante un rapporto sessuale per favorire il concepimento, ma non vi è nessun studio scientifico che approvi queste tesi.
Conclusioni
Quindi, concludendo, voglio rassicurare tutte le donne che sanno di avere un utero retroverso: non ci sono particolari problematiche di concepimento o di altra natura, è semplicemente una condizione differente (io stessa ho l’utero retroverso e ho un bambino).
Sicuramente è utile capire se vi sono motivazioni (come i fibromi o lacerazioni) per cui l’utero si trova in posizione retroversa.
Quindi ovviamente vanno effettuati i controlli ginecologici di routine, ma per il resto possiamo assolutamente considerarla una condizione fisiologica; resta valida la stessa avvertenza: parlatene con il vostro ginecologo!