Endometriosi e concepimento: cause di infertilità femminile
Pubblicato il 21 Marzo 2018 da Loredana Amodeo
Endometriosi e concepimento: continua il nostro viaggio alla scoperta dell’infertilità. Oggi vedremo quanto questa patologia renda difficile rimanere incinte e come sia possibile intervenire.
L’endometriosi è una malattia che si presenta di solito con forti dolori ed è caratterizzata dalla crescita anomala dell’endometrio, cioè la mucosa che riveste la superficie interna dell’utero, che si sviluppa al di fuori della cavità uterina. Risulta essere una delle cause più ricorrenti dell’infertilità femminile.
Indice dell'articolo
Endometriosi e concepimento
Quando si tratta di endometriosi cronica, l’impossibilità di concepire un bambino deriva soprattutto dalla formazione di aderenze a livello pelvico e uterino con inevitabile alterazione dei rapporti tra tube e ovaie. La presenza di grosse cellule endometriali a livello pelvico e uterino potrebbero ostacolare il percorso degli spermatozoi per arrivare all’ovulo e può modificare la normale attività ovulatoria (Leggi anche “Calcolo periodo fertile e ovulazione“).
Viceversa, non si spiegherebbe l’infertilità quando è presente un’endometriosi di grado leggero.
Endometriosi: chi colpisce
Questa patologia può colpire una donna anche dalla sua prima mestruazione o addirittura, in alcuni casi, anche prima dell’arrivo del primo ciclo. L’endometriosi si manifesta indipendentemente dal fatto di aver portato a termine una o più gravidanze o anche di non aver mai concepito. Può presentarsi anche dopo la menopausa e colpisce le donne di tutte le etnie.
Un recente studio ha stimato che, l’endometriosi colpisce circa il 10% delle donne in età riproduttiva, ovviamente essendo solo una stima, quest’ultima potrebbe variare anche in maniera estesa.
Circa il 30-40 % delle donne che presentano endometriosi è sterile, infatti la malattia rappresenta una delle prime tre cause di infertilità femminile.
Sintomi dell’endometriosi
I sintomi che potrebbero manifestarsi se l’endometriosi è presente nel nostro organismo sono:
- Dolore pelvico: si può manifestare in forme e gradi di dolore diversi, di solito viene attribuito all’arrivo del ciclo mestruale. Il dolore pelvico viene catalogato in dolore acuto quando persiste per circa 2 o 3 mesi, cronico quando persiste per più di 6 mesi. Diagnosticare il dolore pelvico è alquanto difficile, perché oltre ad essere confuso con l’arrivo del ciclo mestruale, potrebbe essere causato da problemi gastro-intestinali, problemi muscolo-scheletrici, problemi alla vescica o attività motorie intense.
- Dispareunia: cioè la presenza di forti dolori durante un rapporto sessuale; non è da considerarsi un fenomeno fisiologico soprattutto se si manifesta dopo un lungo periodo in cui durante un rapporto sessuale non vi era presente alcun tipo di dolore. Di solito un’approfondita indagine è in grado di spiegare il perché della presenza di questo disturbo e individuarne le cause.
- Disagio rettale: questo disturbo può manifestarsi in diverse forme come il tenesmo rettale (falsa sensazione di dover andare in bagno) fitte nel retto, difficoltà a stare seduti per un periodo di tempo prolungato e senso di peso posteriore.
- Sterilità: impossibilità di concepire un bambino
A volte l’endometriosi è priva di sintomi e quindi viene scoperta nel momento in cui una donna, avendo difficoltà a concepire, si sottopone ad indagini mediche ed esami specifici.
Cause dell’endometriosi
Nonostante l’endometriosi negl’ultimi decenni sia una malattia molto studiata e tenuta sott’occhio, non è ancora ben chiaro il meccanismo che porta alla formazione della stessa.
Una teoria, molto diffusa soprattutto molti anni fa, è la cosiddetta “mestruazione retrograda“, e cioè che durante il ciclo mestruale il sangue refluisca dall’utero alle pelvi, attraverso le tube, così facendo si formerebbero delle cellule endometriali sul peritoneo e sugli organi pelvici.
Altre teorie, poco accreditate, suggeriscono che la causa dell’endometriosi sia la presenza di una metaplasia (modificazione ex novo) nelle zona pelvica oppure da una proliferazione di cellule endometriali per via linfatica o ematica, come quasi un meccanismo metastatico.
Endometriosi: diagnosi
In primis è necessario ascoltare l’anamnesi della paziente. Bisogna sempre chiedere alla paziente che si rivolge al medico, soprattutto se non riesce a concepire, se vi è presente uno o più sintomi (elencati precedentemente) che farebbero presumere la presenza di un’endometriosi.
Il secondo step, secondo ma non meno importante, è l’esame fisico della paziente, il quale permette di verificare l’eventuale presenza di “fissità” vicino la zona pelvica, e inoltre permette di diagnosticare la presenza di “masse di cellule” a livello vaginale, rettale e anche a livello della cervice uterina.
Uno degli esami effettuati in ginecologia per permettere la diagnosi di un’eventuale endometriosi, è l’ecografia trans-vaginale: attraverso una telecamera introdotta per via vaginale, si può verificare la presenza di eventuali cisti endometriosiche nelle zona delle ovaie, dell’utero e delle pelvi. Se attraverso questo esame non si riesce a diagnosticare, o comunque a capire, il perché la donna non riesca a concepire, potrebbe rivelarsi utile fare un esame più approfondito, e cioè una RMN delle pelvi, esame effettuato non a livello ginecologico ma solo se si sospetta un’endometriosi a livello rettale, intestale o di altra natura diversa da quella ginecologica.
L’esame che meglio diagnostica l’eventuale presenza di un’endometriosi è la laparoscopia, un esame chirurgico non invasivo, che con l’ausilio di una sonda collegata ad una telecamera, introdotta attraverso un piccolo foro praticato vicino la zona ombelicale, permette di visualizzare o meno la presenza di un’endometriosi e se è necessario sottoporre la paziente ad un intervento chirurgico.
Endometriosi: cura e trattamenti
In genere i trattamenti che vengono usati per curare l’endometriosi sono terapie mediche e terapie chirurgiche.
Per quanto riguarda la terapia medica si opta per i preparati a base di progesterone, ossia la classica pillola anticoncezionale, in grado di agire in maniera efficace sulla presenza di dolore acuto. Esistono ovviamente altri farmaci da poter utilizzare in caso di endometriosi ma vanno assunti con molta cautela, per un periodo di tempo breve e sotto attenta osservazione di un medico specialista. Le terapie mediche non servono a guarire dall’endometriosi, ma piuttosto a cercare di ridurre i sintomi migliorando in questo modo la qualità della vita della paziente.
Il ricorso alla chirurgia si prende in considerazione solo se vi è presente un’endometriosi in fase cronica, quando neanche una terapia farmacologica è in grado di alleviare i sintomi. La chirurgia in questi casi può apportare seri effetti collaterali, come una diminuzione del potenziale riproduttivo e una riduzione della riserva ovarica di una donna.