Bambini piccoli che urlano, ma non parlano: come aiutarli?
Pubblicato il 6 Febbraio 2018 da Mamma Felice
Spesso le famiglie si rivolgono alla logopedista prima dei due anni del bambino: in questi casi esistono figure specializzate nella valutazione e nel trattamento precoce del linguaggio, come Mamma Logopedista, che ci spiega in questo articolo le difficoltà del cosiddetto linguaggio in esordio e tutte quelle situazioni in cui il linguaggio fatica a partire.
Bambini piccoli che urlano, ma non parlano:
come aiutarli a comunicare meglio e come comprenderli?
Dalla mia esperienza “di nicchia”, ci dice la Logopedista, ho osservato negli ultimi 5 anni un aumento di situazioni in cui il “problema linguaggio” è legato in particolare all’incapacità di comunicare o a una comunicazione deviante.
Mi succede spesso che una stessa domanda mi venga rivolta da più persone e allora mi ingegno per trovare una serie di suggerimenti e consigli adatti, dando il più possibile indicazioni pratiche da poter riprendere a casa.
Ecco una di quelle domande che mi fate molto spesso:
“Perché molti bambini con un’età diciamo compresa tra 1 e 2 anni, urlano molto, strepitano, attirano l’attenzione, ma non parlano?”
Questo tipo di situazione può essere davvero sfibrante se consideriamo che nella maggior parte dei casi si tratta di neogenitori ancora inesperti sul “mondo bambino” e ancora più inesperti di linguaggio.
Cerchiamo prima di tutto di capire perché questo può accadere.
In particolare mi vengono in mente due cause che portano i bambini ad urlare, senza riuscire ancora a parlare:
- Non diamo abbastanza attenzione/tempo alle interazioni con il bambino e quindi si crea una routine errata in cui per essere ascoltato devo “fare rumore”;
- L’ambiente sonoro che circonda il bambino è eccessivamente rumoroso e quindi per essere sentiti è necessario usare sempre un volume molto alto.
Se queste due condizioni si sommano e si protraggono per lungo tempo e proprio quando il bambino approda alla intenzionalità comunicativa, credo che si instauri senza che neanche ce ne accorgiamo, quello che io chiamo circolo comunicativo vizioso.
Come possiamo sviluppare il linguaggio nei bambini?
Le famiglie che si ritrovano in questo tipo di dinamica mi scrivono piuttosto esasperati:
“gli diciamo che non serve, di non urlare, ma lui continua e noi non ne possiamo più!”
“non riusciamo nemmeno a cenare o a stare in compagnia, perché se proviamo a parlare, si scatenano urli di richiamo insopportabili”
In effetti spiegare a parole a un bambino così piccolo che “non si fa” non porta a niente.
Quello che però è possibile fare, è spezzare il circolo vizioso che si è insediato e far sperimentare al bambino nuovi modi di parlare e comunicare più piacevoli, quelli che io definisco circoli comunicativi virtuosi.
Ovviamente è l’adulto che deve prendere in mano la situazione e cominciare a dare il buon esempio e fare da modello. Ma come? Facendogli sperimentare nuove reazioni al suo comportamento ogni volta che si presenta, in modo da estinguerlo gradualmente: ecco gli spunti che posso darvi.
Come aiutare il bambino a comunicare e parlare in modo piacevole, senza urlare:
- Usare la vicinanza: ogni volta che il tuo bimbo inizia a fare le bizze per attirare l‘attenzione è necessario avvicinarsi immediatamente, abbassarsi all’altezza dei suoi occhi. In modo automatico il bambino abbasserà la voce perché siamo molto vicini;
- Non arrabbiarsi: se vogliamo estinguere questo comportamento comunicativo è fondamentale stare calmi e non alzare la voce, altrimenti saremmo proprio noi a “caricare” ancora di più il bambino;
- Abbassare la voce: contemporaneamente all’avvicinarsi fisicamente a lui, dovremmo parlargli abbassando la voce, in modo che per sentirci sia costretto a non urlare;
- Non dirgli “non urlare” o “non fare così”, ma semplicemente “Sono qui”, “dimmi”, “ti ascolto”;
- Eliminare rumori di fondo: nelle nostre case c’è troppo rumore. Il bambino potrebbe ridurre la sua attenzione al linguaggio e alle voci degli altri.
Ora dobbiamo applicare tutti questi suggerimenti in modo costante per un certo periodo di tempo per capire se porta ad effetti positivi. Il mio consiglio è di parlarne in famiglia ed eventualmente anche con le tate del nido se il bimbo è già inserito e scegliamo un giorno in cui cominciare di comune accordo.
Sono certa che i risultati vi stupiranno.
È molto importante evitare l’insediarsi di modalità comunicative devianti fin da subito, ma se vi trovate già in questa situazione, è possibile fare molto per cambiare.
Vorrei anche sottolineare che questo comportamento può essere più frequente nei bambini che faticano a partire col linguaggio o che parlano poco, perché non riescono ad esprimere in modo efficace le proprie esigenze e necessità; per questo vi ricordo che per comunicare serenamente, non è necessario che il bambino parli, puoi trovare un esempio di quello che intendo dire in questo articolo: “Comunicare senza parole”.
Per esempio attraverso la prosodia, ovvero l’intonazione del parlato, che anche in un bimbo piccolissimo e che sa pronunciare poche parole, ci fa capire se ciò che dice è una domanda o una affermazione.
Altri elementi interessanti sono l’atto di indicare, la prossemica ed il contatto oculare: sono elementi fondamentali che fanno parte delle abilità comunicative anche nei bambini molto piccoli.
Infine, è importante tener presente anche la buona comprensione del linguaggio da parte del bambino, se capisce tutto quello che gli diciamo.
È fondamentale che i nostri bambini imparino precocemente l’ascolto e a sintonizzarsi meglio sulla voce piuttosto che sulla televisione o i filmati di youtube, pensiamoci!
Infine vorrei lasciarvi un PDF che potete tenere in vista per ricordarvi quali atteggiamenti comunicativi positivi potete proporre al vostro bambino in base alla sua età.
PDF da scaricare: CIRCOLI VIRTUOSI PER LA COMUNICAZIONE E IL LINGUAGGIO.
In particolare, per evitare di entrare in un circolo comunicativo vizioso, ricordatevi di dare attenzione al bambino, evitando questi errori facilmente evitabili:
- Fare finta di non capire se indica;
- Chiedere di ripetere bene le parole;
- Non dare un oggetto richiesto dal bambino finché non dice la parola corrispondente.
In questo modo eviterete la frustrazione del bambino, e quindi le sue urla, perché il bimbo saprà di essere capito, ascoltato e accompagnato verso un modo positivo di comunicare, in cui c’è attenzione a tutti gli aspetti della sua comunicazione, verbale e non verbale.
===
Articolo a cura di Eleonora La Monaca, Mamma Logopedista.
Molto utile grazie
Grazie mille!!