Tutto quello che ho imparato dalla Creatività
Pubblicato il 22 Gennaio 2018 da Mamma Felice
La creatività prima di tutto mi ha insegnato a crescere, mi ha insegnato la tenacia, la dedizione, mi ha insegnato a provare e riprovare senza sosta, fino al risultato. Se guardo indietro di dieci anni, ai primi lavoretti e ai primi tentativi di creatività, mi faccio tenerezza da sola. Per me che non sapevo nemmeno cucire un bottone, ritagliare un cerchio con le forbici, fotografare decentemente ciò che realizzavo.
La creatività è una grande forza, è un rifugio, è un mondo a parte, in cui ci si immerge fino ai capelli. La creatività è una casa, e mai come la scorsa settimana l’ho capito: una settimana in cui sono stata indaffarata in due grossi progetti creativi, mani sporche di colla e colori dappertutto, Casa Mammafelice viva, trasformata, avvolta nei profumi di famiglia.
Questa settimana è stata la mia bolla, mentre tutti parlavano di Blue Monday e di come si sentissero svuotati, io mi sono dimenticata di sentirmi giù di morale e mi sono dedicata a questi progetti creativi così intensamente, da proteggere il mio mondo, il mio cuore. La creatività mi ha protetta da ciò che era fuori di me, fuori di noi, e mi ha preservata, rinforzata, riempita di gioia.
Ecco cosa mi ha insegnato la creatività.
Indice dell'articolo
La perfezione non è un obiettivo
L’obiettivo è il risultato, non la perfezione. Perché la perfezione non esiste, nemmeno nella creatività e – più in grande – nemmeno nell’arte.
Per arrivare al risultato si sconvolgono i programmi, si riparte da zero, si cancella e si taglia, si prova e riprova, finché – per strade diverse da quelle previste – si arriva ad un risultato. Uno dei tanti risultati possibili.
Apprendere, sfidarsi, superare i propri limiti
Se la perfezione finale non esiste, può diventare perfetto il gesto della mano, il momento dell’apprendimento, il momento in cui alziamo nuovamente l’asticella per sfidarci.
La creatività è una sfida che continua all’infinito, che si evolve e che cresce, che chiede cambiamenti repentini e decisioni folli.
La creatività ha bisogno che ci predisponiamo ad imparare, a cambiare metodi e abitudini, a superare i nostri limiti – perché noi non abbiamo limiti.
Pensare in grande
Il gioco della creatività sa diventare incommensurabile. Se impariamo a pensare creativamente, i nostri pensieri smettono di avere confini. Possiamo pensare in grande, avere grandi progetti, ideali immensi, obiettivi fantastici.
E più pensiamo in grande, più ci sentiamo forti: forti dei nostri limiti, forti del cambiamento per superarli, forti dell’errore che è inevitabile e allo stesso tempo formativo.
Pensare a colori
Finché il cervello inizia a pensare a colori, a sognare a colori, a parlare con i colori. I sogni non sono più fondali bianchi e neri, finti e irraggiungibili, ma paesaggi vividi e reali che prendono forma dentro di noi, nei nostri pensieri e nel nostro cuore, per raggiungerli e raggiungerci.
Si inizia a pensare meglio, a progettare, a prendere appunti, a trovare ispirazione continuamente, in ogni sfumatura della vita. Si impara a diventare curiosi e assetati di comprendere, studiare, e poi mettere in pratica ciò che si appreso – dalla teoria alla pratica vera.
Risolvere i problemi in modo creativo
Immersa nel mio mondo creativo ho capito di poter migliorare, e di poter cambiare, ma soprattutto ho capito di avere il coraggio e la tenacia sufficiente per riprovare finché sarei riuscita.
Ve lo consiglio: immergervi nella creatività, nei colori, nei progetti grandiosi, in una sfida creativa che avete abbandonato da tanti anni (dipingere, fare la maglia, disegnare, incollare…) e di dedicare ogni giorno tempo sufficiente a creare. Senza scuse, senza rimandare, senza perdervi.
La creatività ci salverà. Ci può salvare da una vita tutta uguale, dal nostro egocentrismo, dai nostri affanni personali.
La creatività ci può rendere liberi e allegri, perché ci conduce in un mondo parallelo, nella bolla dei colori, nella bolla che ci dimostra che siamo capaci, che possiamo, che lo faremo.
Ieri bimba malata ma vogliosa di lavoretti…ci siamo dedicate alle tempere…timbri con patate e rotoli di carta igienica..ho cercato di coinvolgere ilpiccolino ma lui era più interessato a “cucunare”..io sono negata per la manualità ma mi sono divertita
Ma che bello!! 🙂
cucinare non cucunare…leggevo giusto ieri su una rivista che anche nel disordine nasce la creativitàper cui anche ioposso essetre un’artista
Oh Barbara come hai ragione! Sono sempre stata pessima nella realizzazione. La mia mente vedeva il progetto ma le mani nn riuscivano a realizzarlo. Poi sono diventata mamma, ed il mio primo bimbo amava fare lavoretti. E quindi mi sono rimessa in gioco e abbiamo messo nn solo le mani in pasta, ma anche tra acquarelli, tempere, colla ecc. sicuramente la qualità artistica delle nostre produzioni era discutibile. Ma lui era orgoglioso di ogni ns produzione. E che dire del tempo trascorso insieme? Chiacchierando o battibeccando sull’esecuz Del lavoro. Attimi irripetibili. Ora mi piacerebbe riproporre ttt al piccolo ma lui a pari età nn è ancora interessato. Magari ci vorrà più tempo
Esatto! Io quella la chiamo relazione creativa, non so se esiste, ma secondo me è una relazione incredibile, perché intanto c’è parità assoluta (vista la mia incapacità di fare i lavoretti) E POI SI CHIACCHIERA, SI STA INSIEME BENE, FELICI. Troppo bello, troppo.