Foto dei figli sui social: le mie norme di buon senso
Pubblicato il 10 Gennaio 2018 da Mamma Felice • Ultima revisione: 10 Gennaio 2018
In questi giorni i giornali stanno giocando di fantasia su un’ordinanza del Tribunale di Roma del 23 Dicembre 2017, in cui si parla di un rischio di multa fino a 10mila euro se si postano online le foto dei figli. Detto così, è piuttosto falso.
L’ordinanza riguarda infatti un caso molto specifico: un ragazzo di 16 anni che ha chiesto tutela verso la madre che pubblicava sui social foto e commenti su di lui, senza il suo consenso. Alla madre è stato chiesto di rimuovere tutte le fotografie pubblicate, altrimenti potrebbe scattare la multa.
Possiamo ipotizzare come questo ragazzo non si sentisse tutelato, o non bene rappresentato da quelle immagini e quei racconti, o semplicemente desiderava fosse rispettata la sua privacy, come del resto è giusto che sia. Questo caso, infatti, si collocava in un momento molto preciso della vita di questa famiglia: una causa di separazione in corso, con conseguente disagio del ragazzo, che pare abbia anche chiesto di poter andare a studiare all’estero per ricominciare.
Quindi NO: non c’è nessuna multa di 10mila euro per quei genitori che pubblicano online le foto dei figli. Potrebbe esserci, un domani, se i vostri figli vi facessero causa perché quelle foto li mettono in imbarazzo, o creassero loro dei problemi di qualunque tipo.
Io non sono un avvocato, quindi mi limito a dare un parere di buon senso, ma se volete approfondire c’è un post molto specifico dell’avvocata Silvia Tropea su Genitori Crescono, in cui lei analizza professionalmente l’ordinanza e la spiega in parole semplici, senza bufale.
Indice dell'articolo
Ci sono alcune Leggi in particolare a cui questa ordinanza ha fatto riferimento:
- Legge 633/1941 – Articolo 96: la legge sul diritto d’autore prevede che il ritratto di una persona non possa essere esposto senza il suo consenso (salvo alcune eccezioni);
- Articolo 16 della Convenzione sui diritti del fanciullo del 1989, che tutela l’immagine dei minori.
Allo stesso modo, una precedente sentenza del Tribunale di Mantova, aveva disposto che le foto dei bambini dovessero essere rimosse dai social, sempre all’interno di una famiglia in fase di separazione, in cui non c’era il consenso del coniuge separato.
In questi due casi, le Leggi citate sono state:
- Articolo 10 del Codice civile, a tutela dell’immagine;
- Decreto legislativo 196 del 2013, in materia di tutela della riservatezza dei dati personali.
Questi episodi ci insegnano qualcosa che è molto importante: l’immagine dei nostri figli non appartiene a noi, ma a loro.
Dobbiamo smettere di pubblicare foto dei bambini online?
Per quanto mi riguarda, la mia risposta è no.
Non occorre smettere di pubblicare le foto dei nostri figli, ma bisogna utilizzare alcune norme di buon senso e buona educazione, che tengano fede a un principio fondamentale nell’educazione dei figli: il rispetto della loro dignità.
Fotografie dei figli sui social: ecco le mie norme di buon senso
Lavorando come blogger da dieci anni, ho condiviso le mie foto di famiglia volentieri, ma centellinandole. Ho usato il buon senso, ma soprattutto ho cercato di tutelare non solo l’immagine di mia figlia (e la mia!), ma anche di rispettare la sua vita privata.
Mia figlia appare volentieri in video con me, ma non è forzata a farlo, e in nessun caso viene messa in imbarazzo o esposta in modo non dignitoso.
Quelle di seguito sono le regole che ho adottato io sulla pubblicazione delle fotografie di famiglia.
Non pubblicare mai foto di bambini nudi, nemmeno se neonati
Io dico sempre che questo tipo di fotografia non andrebbe mai nemmeno scattata.
Non sono fotografie né carine, né divertenti, le foto in cui i bambini fanno il bagnetto, hanno il pisellino all’aria o sono nudi in riva al mare.
Da grandi queste foto potrebbero arrivare al loro datore di lavoro, o semplicemente risultare sgradite in quanto attenenti alla sfera intima e personale: se proprio sentiamo l’esigenza di pubblicare foto sotto la doccia, pubblichiamo le nostre!
Non pubblicare mai foto di bambini che piangono o fanno capricci
Non mi piacciono le foto di bambini ripresi in stato di evidente alterazione psicologica.
C’è stato nel 2013 anche un richiamo del Garante dell’Infanzia contro alcune trasmissioni televisive in cui i bambini venivano immortalati mentre piangevano disperati, perché lesive del rispetto della loro persona.
Evitiamo di mettere i nostri figli in una posizione di sofferenza, qualunque essa sia: a nessuno di noi farebbe piacere essere fotografato e pubblicato, a sua insaputa, per essere utilizzato magari come meme per una sua sofferenza.
Non pubblicare fotografie di bambini sofferenti e ammalati
Ogni santo giorno sui gruppi social vedo bambini denudati esposti all’esame ‘medico’ di perfetti sconosciuti, per capire se sono malati, se hanno la varicella, se l’irritazione da pannolino può essere curata con il cortisone, se il bernoccolo richiede di andare in pronto soccorso, o anche fotografie di bambini con le flebo in ospedale: perché?
Molte volte cerchiamo conforto, nei casi in cui i nostri figli sono ammalati: ma per cercare conforto non serve esporre la loro immagine sui social, soprattutto in una condizione in cui – di nuovo – appaiono sofferenti.
Non pubblicare fotografie in tempo reale con geolocalizzazione
Non è mai opportuno, né per i bambini né per noi, dare informazioni in tempo reale su cosa stiamo facendo e dove ci troviamo: in casi recenti i ladri hanno usato queste informazioni per svaligiare appartamenti vuoti mentre le persone sono in vacanza.
Ma basta pensare alla propria sicurezza più in generale. È davvero il caso che migliaia di sconosciuti sappiano dove si trova nostro figlio, magari senza la nostra presenza, proprio in quel dato momento?
Non pubblicare fotografie dei bambini se non c’è il consenso del coniuge
Questo è anche determinato dalle recenti ordinanze che abbiamo menzionato, ma è ancora più importante per esempio per bambini dati in affido o adozione, in cause di separazione difficili o allontanamenti: prima di pubblicare una fotografia di un minore sui social, deve esserci il consenso esplicito dell’altro genitore.
Non pubblicare fotografie in cui i bambini assumono atteggiamenti adulti o vestono come adulti
Non c’è una percezione univoca su cosa significhi l’adultizzazione nei bambini, anzi. È una tendenza sottile che si insinua piano piano, con il passare degli anni, in molti neogenitori, probabilmente anche a causa della sessualizzazione a cui siamo esposti su tutti i fronti: TV, giornali, Internet, riviste, concorsi…
Quindi, senza nemmeno rendersene conto, persino le catene di abbigliamento iniziano a proporre vestiti da adulti in miniatura: fantasie leopardate, minigonne e vestitini in pizzo, completini da piccolo boss… per non parlare di smalti e lucidalabbra offerti già alle bambine piccolissime.
Anche negli atteggiamenti, spesso queste fotografie ricordano le pose di quelle piccole Miss Americane minorenni che partecipano ai concorsi di bellezza: per quanto mi riguarda, invece, i bambini dovrebbero vestirsi da bambini e fare i bambini, e non scimmiottare gli adulti.
Non pubblicare fotografie in cui i bambini vengono esibiti come trofei
Bambini che camminano precocemente, che vengono svezzati precocemente, che guidano a 9 mesi l’auto elettrica… o semplicemente bambini ripresi in diretta video mentre fanno la pappa, mentre fanno il bagnetto, mentre camminano, mentre fanno pasticci.
C’è una sovraesposizione della loro immagine: certo che fa piacere far vedere a tutti quanto sia bellino nostro figlio, è normale che ogni genitore ne sia orgoglioso. Ma possiamo imparare a non esibire i figli in modo continuativo, e piuttosto centellinare le loro fotografie, scegliendole bene.
Quali regole sulla divulgazione di informazioni personali?
Queste sono le regole che ho adottato io per tutelare la privacy di mia figlia – nonostante il mio lavoro in qualche modo ‘pubblico’:
- Non divulgare riferimenti sulle eventuali patologie del bambino: non dico mai se e quando mia figlia si ammala, non parlo di eventuali problemi fisici, non divulgo informazioni sui suoi eventuali problemi di salute (per esempio noi non abbiamo mai nemmeno parlato di quando nostra figlia ha messo il gesso, se non successivamente). Se voglio dare consigli basati sulla mia esperienza, ne parlo in modo generico, senza diretti riferimenti alla situazione personale di mia figlia;
- Non divulgare riferimenti sul rendimento scolastico: non pubblico online le pagelle di mia figlia, eventuali problemi scolastici, fotografie dei diari, polemiche sui compiti, fotografie delle note per lasciare che i miei contatti sbranino online i professori: se ho qualche problema con la scuola, ne parlo direttamente con gli insegnanti;
- Non divulgare riferimenti su problemi di tipo comportamentale: nel caso in cui i figli avessero disturbi del comportamento, fossero seguiti da NPI o psicologo dell’età evolutiva, o semplicemente avessero problemi a relazionarsi a scuola, secondo me è meglio non esporli sui social: molto meglio chiedere consigli generali e poi rivolgersi a persone competenti in materia;
- Non divulgare riferimenti sugli spostamenti e attività del bambino: personalmente evito di divulgare sui social le attività extrascolastiche di mia figlia, o per lo meno non le dettaglio con orari, luoghi e riferimenti specifici, in modo che nessuno – anche a fin di bene – possa sapere dove si trova la bambina e cosa sta facendo in tempo reale. A quel punto, se voglio mostrare il risultato di un corso di disegno, molto meglio parlarne in differita e in tono generico;
- Non divulgare riferimenti sulle sue relazioni amorose: chiaramente, anche se ancora non siamo arrivati a questo punto vista l’età di nostra figlia, andrà tutelata la sua privacy anche nelle relazioni, sul tipo di orientamento sessuale, sulle scelte relazioni, sui suoi amori, sulle sue relazioni sessuali.
Allora, mi direte voi, non si può più parlare di niente? 😉
Assolutamente no: possiamo continuare a parlare di tutto, ma mettendoci noi al centro della discussione.
Se il problema è quello dei terrible twos, invece di parlare dei comportamenti del bambino, parliamo dei nostri sentimenti in proposito e di come possiamo essere aiutati a comprendere meglio i figli.
Se il problema è la scuola, (dopo aver parlato innanzi tutto con le maestre), parliamone non in termini di voti o di risultati, ma in termini di comprensione.
Consultiamo il Pediatra, non Facebook
E poi, soprattutto, evitiamo di cercare diagnosi su Facebook: i social network non sono il luogo preposto per chiedere se le pustole del bambino sono varicella o sesta malattia, come sbloccarlo perché presenta enuresi notturna a 11 anni, chiedere conferma delle medicine che il pediatra ci ha già prescritto o addirittura lasciare che perfetti sconosciuti ci facciano diagnosi di autismo, dislessia e disturbi del comportamento dal PC di casa.
Ricordiamoci una regola importante: internet non è malvagio di per sé. Internet è il frutto delle azioni delle singole persone, esattamente come nella vita reale. Per rendere Internet un luogo migliore per i nostri figli, ci dobbiamo comportare educatamente non solo nel nostro paese, ma anche sul web.
Ricordiamoci che i socialnetwork sono fatti per gli adulti
Infine, non dimentichiamo le regole sottoscritte nel momento in cui accediamo ai principali social: nella maggior parte dei casi (Instagram, Facebook, Snapchat, Whatsapp…) è vietato per un minore di anni 14 avere un profilo personale: insegniamo ai nostri figli a rispettare le regole, e invece di lasciarli a 10 anni da soli su Internet, che è sconfinato e anche per certi versi pericoloso se non si sa usarlo, impariamo a difendere i figli anche sulla Rete.
Soprattutto, insegniamo ai bambini che la qualità e il successo di una persona non si misurano dai LIKE ricevuti, ma da come si comporta e come si relaziona con la società.
Sottoscrivo 100%
grazie 🙂
Anch’io sottoscrivo! Che poi il buonsenso è un’ottima linea guida
Anch’io sottoscrivo! Che poi il buonsenso è un’ottima linea guida
L’unico vero problema è che – purtroppo – il buonsenso non è un dato oggettivo. Altrimenti non avremmo genitori che lasciano i bambini senza cinture in auto, o quelli che li postano nudi su FB. Come si fa ad allargare la competenza del buonsenso? Questo me lo chiedo sempre, ma non so rispondermi…
Molto istruttivo come articolo e concordo in pieno.
Grazie mille, Bri!