Perché avete smesso di credere al pediatra?
Pubblicato il 18 Settembre 2017 da Mamma Felice
Ogni giorno sono in contatto con centinaia di mamme su Facebook (e purtroppo ancora pochi papà), tramite i gruppi e le pagine dedicati alla prima infanzia. Da dieci anni faccio questo lavoro e con il passare degli anni ho visto crescere una tendenza che è a dir poco preoccupante: le neomamme hanno smesso di affidarsi al pediatra?
Sui gruppi Facebook vengono pubblicate foto di bambini con pustole, irritazioni da pannolino, problemi ai denti e alla pelle, con la febbre e con malattie infettive.
Se un bambino ha sbattuto la faccia su uno spigolo, la prima cosa che si fa – invece di chiamare il 112 o il 118 – è postare la foto su Facebook per chiedere consiglio a centinaia di perfetti estranei.
I bambini, nel loro momento più fragile, la malattia, vengono esposti su Internet e così il loro corpo ammalato, per chiedere – sempre a perfetti estranei – di che malattia si tratta.
E centinaia sono le risposte, molto tempestive, che dicono tutto e il contrario di tutto: casalinghe, avvocati, notai, idraulici, cameriere, commesse… tutti forniscono la loro diagnosi e la loro cura. Perfetti sconosciuti senza una qualifica medica. Brave persone, persone eccellenti, ma pur sempre senza una vera qualifica medica.
L’obiezione che più spesso mi viene fatta è: Una mamma è il miglior pediatra di suo figlio.
E io non potrei essere più in disaccordo.
Innanzi tutto perché quando i nostri figli stanno male, noi non sempre riusciamo ad essere lucidi e obiettivi.
E poi, non da meno, perché per fare il pediatra ci vogliono 10-15 anni di studio, Laurea, Master, specializzazione e anche tanta esperienza sul campo e NO, noi mamme non abbiamo le stesse conoscenze di un pediatra.
Tantissime volte leggo mamme che dicono: Il pediatra mi ha detto di fare così / di dare questa medicina / di fare queste analisi, ma io non mi fido. Consigli?
E di nuovo si sostituisce il ruolo e la conoscenza del pediatra, affidandosi a perfetti sconosciuti che non hanno qualifiche mediche e sanitarie, e che parlano di situazioni personali che in medicina non funzionano: ciò che ha funzionato una volta per mia nonna, non è assolutamente detto che possa funzionare per tuo figlio di otto mesi.
Allo stesso modo, cercare su Google la soluzione a un problema medico, non è la stessa cosa di portare il proprio figlio dal pediatra: siamo certi di avere le conoscenze necessarie per capire quali sono le fonti autorevoli? Siamo certi di saper fare una anamnesi completa della situazione del nostro bambino? Ci stiamo affidando alla scienza, invece che alle pseudoscienze?
È questo il motivo che mi ha sempre spinta a non trattare argomenti medici su Mammafelice, e di limitarmi ai piccoli consigli tra mamme: noi non siamo i pediatri dei nostri figli, siamo i loro genitori.
Ho frequentato forum di mamme da prima di restare incinta, quando cercavo Dafne, e ho continuato a restare in contatto con queste meravigliose amiche virtuali per dieci anni: ancora oggi ci confrontiamo, ci aiutiamo, se possiamo ci incontriamo anche.
Ci vogliamo davvero molto bene e la felicità di una è la felicità di tutte, così come il dolore di una è il dolore di tutte.
Le mie amiche di Internet sono tra le mie migliori amiche in assoluto al mondo, e di loro ho una stima infinita e ogni giorno cerco i loro consigli.
Ma mai nessuna di noi si è sognata di farsi fare una diagnosi medica sul gruppo Facebook, né mai nessuna di noi ignorerebbe il parere del pediatra solo perché l’amica di Facebook le ha detto di poter curare i bambini con i fiori di Bach.
Se non vi fidate del vostro pediatra, cambiatelo: cercate un pediatra migliore di cui vi possiate fidare al cento per cento. Chiamatelo, fategli le domande che per voi sono importanti, chiedetegli di vedere il bambino in studio quando non siete sicure di qualcosa, coinvolgetelo e lasciate che faccia il suo lavoro.
Perché le mamme hanno smesso di credere al pediatra?
Non vorrei credere che la risposta sia: per presunzione. Avere la presunzione di sostituirsi ad un medico, è un danno enorme per i propri figli e per se stessi – un danno da cui spesso non si torna indietro. E i casi recenti di cronaca ce lo dimostrano.
Lasciamo a Facebook il divertimento, l’amicizia, i consigli da mamma a mamma, ma riportiamo i nostri figli dai pediatri: la scienza non è social, la scienza è una cosa seria.
D’accordo al 10000000%
Daniela
Ahimè su questo argomento ho ben poco da dire. Io della mia pediatra mi fido ciecamente. negli anni ci siamo conosciute e abbiamo imparato a capire i rispettivi modi di fare. Ho due bimbi che nel rapporto con lei hanno ahimè due approcci diversi. Il primo sin dalla prima visita ad una settimana di vita non ha mai pianto una volta. si è sempre fatto fare di tutto. Il secondo inizia a piangere ed irrigidirsi non appena lei si alza per avvicinarsi al lettino.Grida e strepita x ttt la visita fino a quando non la rivede sedersi e poi inizia a chiacchierare come se non avesse pianto fino ad un secondo prima. E’ sempre lei, sono sempre io.Loro – i miei figli – vivono diversamente il rapporto con lei. Negli anni per motivi di famiglia o ferie abbiamo interagito anche con i colleghi che l’hanno sostituita o con i pediatri del servizio sostitutivo del sabato.Non tutti hanno avuto lo stesso approccio ma mi rendo conto che la maggior componente la mettiamo noi genitori nello stesso momento in cui approcciamo il professionista. Se ho la superbia di pensare che “Megli di me nessuno capisce mio figlio” beh è ovvio che sarà dura fidarsi di un professionista.Per concludere aggiungo che uno dei miei figli ha una patologia che va seguita e monitorata annualmente, e che per tale ragione frequentiamo l’ospedale infantile della nostra città per i controlli e le visite di routine, confrontandoci con altri pediatri diversi dalla nostra.
Dafne sin da piccola dal pediatra ha sempre pianto e cercato di scappare. Adesso va meglio, ma è comunque sempre in tensione. Il nostro pediatra attuale è molto competente: è stato l’unico a credermi quando gli dicevo che Dafne aveva delle ostruzioni complete delle via aeree quando mangiava, l’unico a non darmi dell’imbecille e a sottovalutare. Grazie a lui sono stata indirizzata nel posto giusto per la diagnosi, dopo vari tentativi miseramente falliti da vari otorini.
Di contro, è un po’ grezzo, è anziano, un po’ spigoloso. Dice sempre a tutti di perdere peso, anche quando davvero non serve, e lo dice male: più di una volta Dafne questa cosa l’ha patita e ha smesso di mangiare.
E’ davvero faticoso mediare. Però non farei mai a meno del pediatra e soprattutto non curerei mia figlia in modo non tradizionale.
Ti potrei rispondere che la fiducia va meritata, e non certo mostrando i titoli di studio 😉
Io sono una di quelle che non si fida della mia pediatra, o meglio non mi fido di quella che il sistema sanitario mi impone e no, non posso cambiarla intanto perché dove abito io c’è una sola pediatra nel raggio di chilometri e poi perché i pediatri in linea generale seguono tutti la medicina ufficiale mentre io da sempre mi sono curata e curo i miei figli per la maggior parte delle volte con la medicina complementare (omeopatia, fitoterapia, ecc).
Ho un pediatra di riferimento privato ma è lontano e quindi spesso mi sono ritrovata a portare i miei figli dalla pediatra del SSN, farmi fare la diagnosi e poi chiamare il medico privato per farmi dare la cura. A dir la verità questo succedeva più quando erano piccoli i miei figli, ora che sono più grandi e per fortuna sono sani so già quali rimedi utilizzare per i pochi malanni di stagione che hanno.
Quindi se chiedi perché le neomamme non si fidano del pediatra forse una risposta è che il pediatra non corrisponde sempre alle loro scelte di cura.
Come sai, su questo siamo in disaccordo totale: io credo nella medicina tradizionale e so che l’ompeoatia non è una medicina. 😀
Del resto, però, non ritengo che tu sia una ‘mammina pancina’ e so che, in caso di necessità, non sei una che cura i figli con i decotti, ma va in ospedale.
Capisco benissimo che l fiducia il pediatra la debba meritare, ma non posso credere che in giro ci siano solo pediatri incompetenti: ci sono tanti pediatri bravissimi, lì fuori, e bisogna trovarli, ascoltarli e non mollarli più.
Sono pienamente d’accordo con te! E soprattutto su una cosa: se non ci si fida del pediatra scelto, meglio cambiarlo!!! Il pediatra deve essere una figura di riferimento, una persona delle cui competenze ci possiamo sempre fidare. Io non sono medico, quindi prendo per buono quello che mi dice il professionista a cui mi affido. Se non mi convince quello che mi dice, chiedo chiarimenti, a costo di passare per la rompiscatole di turno. Se ancora non sono sicura al 100% chiedo un altro parere. Ma sempre professionale, quindi ad un altro pediatra (che di solito mi dice la stessa identica cosa del primo…). Su facebook ci sta un minimo di confronto, ma secondo me la risposta giusta è sempre: chiedi al pediatra!!!
Anche io faccio come te! Chiedo al pediatra e quando occorre prenoto una visita specialistica privata e approfondisco.
Il confronto su Facebook lo posso chiedere per confrontarmi sul metodo educativo, sui capricci, sui problemi della pubertà o dell’infanzia… ma non per farmi dare una medicina che ha funzionato con altri, magari per altre patologie, altri casi!
Io neanche per i capricci o problemi puberali perché se sottovalutati possono diventare irreversibili in età adulta. Conosco troppe mamme che hanno fatto riconoscere una dislessia alla fine delle superiori e fatto martoriare il figlio per tutto il percorso scolastico o diagnosi di DSA scambiate per maleducazione, timidezza, capricci e quant’altro. Ti potrei fare altri mille esempi, ancora oggi lotto con i nonni per far capire l’importanza dello psicomotricista per Riccardo, dopo ben 7 anni. Anche la testa ha il suo medico, si ammala come tutti gli altri organi e si cura come tutti gli altri organi. Se serve, chiaramente, ma se serve è necessario fidarsi dei medici. Io la penso così.
Concordo, Io con le mie amiche di Internet mi confido sui vari problemi anche della pubertà di Dafne, ma intanto lo faccio in privato (non si pensa mai che spiattellare tutti i problemi dei figli con degli sconosciuti sia lesivo per loro?), e poi so discriminare, per fortuna, da sola: per problemi gravi mi sono rivolta alla logopedista senza problemi, e di certo non ho fatto finta di non vedere i problemi.
In certe occasioni nei gruppi vedo che finalmente si consiglia spesso la visita da un NPI e questo mi consola, perché significa che una parte delle persone si rende conto che certi problemi non si risolvono su Facebook.
Per me FB è come prendere un caffè con le amiche: parlo della vita, della famiglia, sei miei pensieri… ma non mi faccio curare da loro, che sono persone stupende, ma non sono i miei medici.
Chiaramente parlo di capricci e problemi puberali di una certa entità.
Tra l’altro c’è tanta diffidenza verso gli psicologi o i pedagogisti, e invece un bravo pedagogista in una famiglia con una difficoltà momentanea di relazione sarebbe davvero di aiuto! Ne parlavo l’altro giorno con Nestore, perché Dafne in questo periodo scatta per un nonnulla, cambia umore repentinamente e siamo un po’ disorientati, e pensavamo di andare noi due dalla pedagogista per farci dare dei consigli come genitori.
L’uso scorretto dei social porta anche a questo e purtroppo il problema si sparge a macchia d’olio. Che cosa si può fare per sconfiggerlo? Solo l’alfabetizzazione digitale può salvarci.
Eleonora, sono davvero molto d’accordo con te. Bisognerebbe che a scuola si facesse alfabetizzazione digitale in modo continuativo, per aiutare i futuri genitori e adulti a distinguere le fonti, a discriminare le informazioni, a riconoscere le bufale, le truffe… Che pasticcio. Vent’anni di Internet e siamo peggio che nell’età della pietra.