Di cosa profumano i bambini?
Pubblicato il 11 Luglio 2017 da Mamma Felice
Non riesco più a contare tutti i minuti che ho trascorso pelle contro pelle con mia figlia.
Tutti i minuti passati ad annusare il suo profumo. Le notti in cui ha dormito nel lettone e tutti i minuti in cui strofinava i piedini contro le mie gambe.
Mia figlia profuma di buono.
Quando sto con lei posso nitidamente percepire tutte le sfumature dell’amore.
Dentro il suo profumo si rincorrono le immagini del nostro primo incontro, quella sensazione di infinita gratitudine quando l’ho sentita piangere in sala operatoria, e l’istante in cui mi ha guardata con quello che sarebbe diventato il suo sguardo curioso, divertito e pacifico.
Il primo abbraccio noi tre, insieme, a piangere le lacrime di una gioia purissima, quella immediata e totale dedizione che abbiamo percepito.
Dentro il suo profumo si rincorrono le fotografie della nostra nuova vita: i primi passi, la prima parola, il dentino solitario, il timido codino che spuntava alto sulla testa. Le nostre emozioni, come sull’altalena: euforia, terrore, gioia, ilarità, stanchezza, tenerezza.
Mia figlia profuma di vita.
La sua vita, tutto il futuro che ha ancora da scrivere, i sentimenti che proverà, il modo in cui formerà i suoi ideali, la felicità che – speriamo! – saprà travolgerla ogni giorno.
La nostra vita, che adesso è una tavolozza astratta di ricordi condivisi. La nostra vita che adesso non ha più senso senza di lei, a cui abbiamo fatto spazio nei nostri organi, nei nostri sentimenti, nella nostra casa, nella testa.
L’altra sera ne parlavo con lei, di come io mi sia sentita sperduta quando è stata una settimana al campo dell’oratorio. Adesso che parliamo ‘da donna a donna’, mentre ci spalmiamo le creme o ci grattiamo a vicenda la schiena.
Lei con il suo Talco non Talco si annusava le braccia e mi chiedeva:
– Ma è vero che i bambini si calmano se metti nella culla una maglietta con l’odore della mamma?
Io stessa mi sento più felice, se il suo profumo mi resta addosso tutta la giornata: mi annuso le braccia anche io, se nessuno mi guarda, e posso solo sorridere.
La porto con me.
Come quando suo padre, da giovani, prima di riprendere il treno che lo avrebbe portato via per lavoro, mi diceva:
– Vorrei metterti nel taschino, farti tutta piccolina e ogni tanto tirarti fuori per averti lì con me.
E io avrei davvero voluto possedere il dono di rimpicciolirmi e per un momento dirmi che ero soltanto sua, e che sarei andata con lui ovunque, dentro tutti i suoi taschini. Cosa che poi ho fatto, e rifarei un milione di volte.
Non esiste mai un’età in cui è troppo tardi farsi piccoli per qualcuno, non esiste mai un’età per cui è troppo tardi farsi le coccole.
Attachment parenting
A posteriori, ho saputo che tutto questo si potrebbe chiamare attachment parenting, ovvero educare i figli al contatto pelle contro pelle, ad un attaccamento vero e un’educazione positiva e rispettosa.
Non aver paura di tenerli letteralmente ‘addosso’, da piccoli – se ripenso alle volte in cui scrivevo i post di Mammafelice con il cuscino da allattamento sulle gambe e lei che mi guardava, addormentandosi al suono dei miei tasti. Le volte in cui la tenevo nel marsupio e per scrivere dovevo allungare il collo come una giraffa, e mentre allungavo il collo le annusavo la testolina e le davo mille baci.
Ho smesso di contare tutti i baci che le ho dato. Anche adesso, di notte, se si è rifugiata nel mio lettone, mi capita di fermarmi a guardarla e darle minuscoli baci sussurrati, senza svegliarla. E le lacrime di gioia mi invadono come una calda pioggia d’agosto, piccole gemme lucide sui cuscini: non riesco a trattenere la gratitudine per tutta questa felicità che continua a sgorgare come una fontana purissima.
C’era il detergente alla vaniglia, Sa di Me di Fiocchi di Riso: anche quello è come il profumo dei nostri ricordi, nella casa di Bologna, dove siamo stati così felici, così felici.
Quello era anche il momento di papà, o ‘papo’, come lo chiama lei. Era il momento in cui lui la proteggeva, la sollevava, le passava la spugnetta sulle gambe cicciotte e le raccontava tutte le sue storie: la storia della goccia di pece, l’arte delle palle di fango del Dorodango, e quella delle Numbers Station – le stazioni radio che trasmettono solo numeri.
E la sera, dopo averla messa a nanna nel suo lettino, nell’abbraccio di mio marito c’era ancora profumo di vaniglia,mentre parlavamo della giornata, ridendo e scherzando, preoccupandoci insieme, progettando insieme la vita. Io non cambierei un istante.
Non-cambierei-un-istante.
Nel Metodo Montessori c’è un grandissimo principio che ci ha sempre ispirati: aiutami a fare da solo. Adesso che non ci sono più i bagnetti e non c’è più la casa di Bologna, ma c’è la nostra nuova vita – ancora – e nostra figlia è grande e quando fa la doccia ogni 5 minuti ci chiama:
– Papooooo, mi porti i Fior(i) di Me?
– Mammaaaa, mi pettini i capelli senza tirare?
Adesso è lei a prendersi cura di se stessa, del suo corpo, della sua pelle. Ogni tanto la trovo in bagno, con la porta socchiusa, a spalmarsi il Talco non Talco. Poi viene da me e mi dice:
– Mi annusi? Lo senti come profumo di buono?
E sì, certo che profumi di buono. Profumi di vita, di un amore che definire Amore è troppo poco – non hanno mai inventato il termine giusto per raccontare l’amore assoluto di un genitore per suo figlio.
Mentre ti annuso le braccia e vorrei piangere ancora, ancora, ancora una volta, ma imparo a trattenermi: mentre il cuore conta tutti i battiti della gioia e della felicità più assoluta, e il mondo diventa tutto un posto bellissimo.
Il mondo in cui esisti tu e noi esistiamo con te.
Quanta tenerezza nel tuo articolo…e mi ritrovo a piangere commossa perché anche per me l’odore dei miei bambini ha un valore importantissimo…mia figlia mi chiede “perché mi usmi?” e in quello scambio apparentemente senza senso per me, per noi, passa tutto l’amore che ci unisce. Grazie.