I nostri figli non possono essere sempre felici

Pubblicato il 27 Marzo 2017 da

Cosa succede quando nostro figlio è arrabbiato o frustrato? Siamo pronti ad ammettere che i bambini non devono per forza essere sempre felici, ma possono sperimentare emozioni negative? 

emozioni-negative-bambini

La tendenza è spiegare tutto per filo e per segno ai bambini, anche di fronte a situazioni contingenti, come se nel momento in cui il bambino piange o urla, potesse contemporaneamente dialogare con noi.
Il rischio è perdere l’autenticità come genitori, e invece l’autenticità è esattamente quella che aiuterà i nostri figli alla resilienza: se noi stessi ci impediamo di vivere le nostre emozioni negative anche nei confronti dei figli, come potranno loro trasformare le emozioni negative in resilienza?

Analizzo un caso tipico che ogni settimana si ripropone tra le amiche:

Mio figlio di 5 anni mi insulta e mi dice una parolaccia, io gli spiego che non va bene, gli chiedo dove ha sentito questa brutta parola, chi gliel’ha insegnata… Ne parlo alla maestra?

Quando ci poniamo in questo modo, stiamo negando la responsabilità dei nostri figli: pensare che se ripetono una brutta parola o fanno un brutto gesto sia colpa di chi glielo ha insegnato, è come renderli meno responsabili della loro scelta.
Un bambino piccolo può anche aver sentito la parolaccia da un compagno di classe, ma è lui che ha scelto di pronunciarla verso di noi.
Non neghiamogli ‘il piacere’ di ammettere un errore, dandone la colpa a una persona esterna.

Possiamo anche avere cattive compagnie, ma la scelta di imitarle non è personale?

Arrabbiamoci. Perché dobbiamo negarci di essere contrariati di fronte a un insulto? Non siamo meno Montessoriani se, di fronte a un figlio che ci dice una brutta parola, ci arrabbiamo e gli diciamo che non ci deve insultare.

Non c’è bisogno di spiegare l’ovvio, ai bambini; quando una cosa è sbagliata, è molto meglio una reazione di pancia, autentica, che frenarsi continuamente per paura di creare in loro qualche frustrazione.

Sono proprio queste piccole frustrazioni a renderli sani, e a garantirgli un futuro che non sia costellato di ansia o di rabbia. 

Comprendere che ogni nostro comportamento implica una reazione dell’altra persona, positiva o negativa, e che ne abbiamo la responsabilità in prima persona.

Quando è capitato a me mi sono indignata sinceramente. Ci sta che un bambino piccolo ripeta una parola brutta senza conoscerne il significato, ma allora perché ce la rivolge in un momento di rabbia? Forse perché ha capito che è una parola che ci ferisce.

Indigniamoci, rispondiamo di NO fermamente, senza urlare o picchiare o minacciare: semplicemente NO, non accetto che mi insulti e pretendo rispetto da te. Ovvio che per fare questo ci si deve impegnare per primi a rispettare i figli, in un atto di reciprocità: anche noi non possiamo offenderli, dirgli brutte parole, urlargli contro. Altrimenti che esempio è?

Si può dialogare sui sentimenti, sia quelli del bambino, sia i nostri: tu mi dici arrabbiato una brutta parola, io mi arrabbio e ti dico NO in modo deciso. Una volta terminata la rabbia, inizia il dialogo.

Non credo sia efficace rispondere con il dialogo alla rabbia momentanea del bambino, perché non può nemmeno accogliere le nostre intenzioni e ascoltare le nostre parole.

Invece spessissimo succede così: il bambino arrabbiato viene compreso oltre ogni modo, e si cerca di imporgli una spiegazione della sua rabbia nel momento in cui è arrabbiato.

Ma noi, quando siamo arrabbiati, abbiamo voglia di sentirci parlare addosso da qualcuno che ci spiega la nostra rabbia?
A volte è meglio accogliere i sentimenti negativi dei bambini, così come vorremmo fossero accolti i nostri: ora sei arrabbiato, parleremo quando ti sei calmato. 

E allora sì, può iniziare il dialogo, quando due persone sono disposte alla parola, ma soprattutto all’ascolto. 
Perché i bambini sanno ascoltare, ma non possono certo farlo mentre urlano e sbattono i pungi a terra, tant’è che spesso i genitori si sentono frustrati perché in quei momenti non c’è modo di trovare una relazione con il bambino. 

In quei momenti, stiamo vicini a loro senza parlare. Abbracciamoli forte, se lo gradiscono. Aspettiamo con loro che la rabbia sia passata. 
Ricordo perfettamente le parole di mia figlia: in quei momenti non riesco a fermarmi, mamma. 
E così voleva che io restassi lì vicina a tenerle la mano o abbracciarla, in silenzio, finché non sorgeva in lei la capacità di calmarsi e trovare di nuovo la forza di parlare, ascoltare, porsi in relazione con gli altri. Aveva bisogno di sfogarsi un momento. Non ne aveva forse il diritto?

Io credo che dovremmo accettare che i bambini abbiano anche sentimenti negativi, come la rabbia e la frustrazione: vogliamo i bambini sempre felici, ma questo non è sano. Essere arrabbiati è parte della nostra natura: la rabbia ci protegge dalle ingiustizie, dal dolore, dalle persecuzioni, dai fallimenti. Dobbiamo ‘solo’ imparare a gestire la rabbia in modo costruttivo, in modo che diventi sana: prima mi arrabbio, poi cerco di calmarmi, poi risolvo la situazione.

Per diventare felice devi imparare a viverti pienamente le emozioni negative come la rabbia e la frustrazione, in modo da imparare la resilienza: le vivi, le affronti, vedi che non succede niente di particolare, le superi.

Smettiamola, allora, di rendere facili i sentimenti dei nostri figli: lasciamo che esplorino anche le emozioni negative, la rabbia, la tristezza, la frustrazione. Dimostriamo loro che le emozioni umane sono egualmente bellissime, e che ogni sentimento che ci fa star male è un campanello d’allarme che noi possiamo affrontare: possiamo riconoscere la tristezza e affrontarla; possiamo riconoscere la frustrazione e risolverla; possiamo riconoscere la rabbia e cambiarla.

E’ lì che sta la capacità di rendersi felici: non negarsi l’emozione, ma accoglierla, e cercare di cambiare se stessi e la propria vita quando si sta male.



Commenti

9 Commenti per “I nostri figli non possono essere sempre felici”
  1. Paoletta

    Parole Sante!
    ricordo bene quando avevi scritto per la prima volta “mamma non riesco a fermarmi” e mi torna in mente quando ora è la mia bimba “rabbiosa” che non si riesce a fermare…e le parole di Dafne mi aiutano ad aspettare grazie…come sempre

    • Mamma Felice (Mappano) - Ariete

      immagine livello
      Guru
      Mamma di Dafne (17 anni)


      quella frase era stata davvero risolutiva per me. mi aveva fatto comprendere come fossi impaziente che tutto fosse perfetto, nel suo carattere, e che lei fosse sempre felice… per dimostrare che ero una brava mamma?
      forse essere brave mamme non è obbligare i figli ad essere felici ad ogni costo, ma regalare un’infanzia in generale felice – dentro la quale ci sono anche i piccoli conflitti quotidiani, la frustrazione, le regole e i nostri NO, la pace.

  2. Maia

    Ancora una volta, il tuo articolo mi ha colpito molto. Si tratta di riflessioni che io ultimamente faccio spesso, anche se più generalizzate: ma perché là fuori tutti trattano i bambini come se non fossero umani? Mi guardo intorno e vedo che tutti – dai nonni di mia figlia, a amici, conoscenti, ecc – considerano i bambini come… una razza a parte. Pretendono da loro cose che, se le si chiedesse ad un qualunque adulto, si verrebbe, penso, mandati a quel paese. Ho conoscenti che trattano meglio il loro gatto/cane/canarino dei figli (il mio vicino: appena entra in casa inizia ad inveire contro il figlio per qualunque cosa, al cane invece paroline dolci anche se fa i bisogni in casa). Proprio non capisco… tu in questi articolo hai toccato il tema della rabbia, che è molto importante, ma penso che questa mia riflessione si possa estendere alla globalità dell’esperienza quotidiana. Dare regole e limiti ai bambini, per educarli e protggerli, certo; ma sempre ricordando che sono ESSERI UMANI proprio come noi… nelle paure, nei bisogni, nei sentimenti.

    • Mamma Felice (Mappano) - Ariete

      immagine livello
      Guru
      Mamma di Dafne (17 anni)

      Guarda Maia, sono appena rientrata da Milano dove ho ascoltato Pellai, che io adoro. E oggi diceva proprio che dobbiamo imparare a parlare di sentimenti con i bambini, così li rendiamo anche meno umani!
      I bambini devono fare sempre tutto bene: essere obbedienti ma anche creativi, andare bene a scuola ma anche eccellere nello sport, essere rispettosi ma anche ribelli verso chi li bullizza. Ma allora?
      MA NOI A NOI STESSI CHIEDIAMO LE STESSE PERFORMANCE?

  3. Il tuo post capita proprio a fagiolo: mia figlia alla materna sta facendo un percorso didattico sulle emozioni e così mi stavo documentando anche io…

  4. carmen

    Grazie per questo post fa riflettere e aiuta a comprendere meglio i propri figli 🙂 mi ha fatto ricordare un progetto che è stato portato avanti nella scuola materna frequentata da mio figlio, era basato sulla gestione delle emozioni positive e negative prendendo spunto dal film Inside out

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