Cosa succede a 9 anni: pedagogia della contrattazione
Pubblicato il 16 Marzo 2017 da Mamma Felice • Ultima revisione: 16 Marzo 2017
Lo dico sempre: il periodo della scuola elementare è bellissimo per i genitori. E’ il momento in cui scopriamo i talenti dei nostri figli, assistiamo al miracolo dell’apprendimento, osserviamo la nascita dei loro gusti personali, delle passioni, del carattere. Come avrete notato, sono innamoratissima di mia figlia a questa età: la trovo straordinaria, intelligente, vivida, ironica, pungente, creativa… Mi piace proprio lei e stare con lei, quindi sono assolutamente di parte!
Tutta la fatica dei Terrible Twos e degli anni della scuola materna, quella fatica fisica di accudire i bambini in tutto, dal mangiare al lavarsi: alle elementari questa fatica fisica svanisce e diventa fatica intellettuale. Noi offriamo tempo e soprattutto cervello: pensieri, idee, ispirazioni, incoraggiamento, emozioni. Relazione.
Ultima chiamata: se volete vivervi la possibilità di un rapporto vero con i vostri figli, dall’adolescenza all’età adulta, e pensate di aver rovinato il rapporto negli anni precedenti, questa è l’ultima finestra buona per cambiare atteggiamento con loro e predisporvi al dialogo, all’ascolto, all’accettazione totale della loro essenza.
Intorno alla quarta elementare, i bambini iniziano a discutere e a voler manifestare le proprie idee anche di attualità, politica, costume, società, relazioni.
Io ricordo perfettamente che in casa mia non c’era spazio per le idee politiche di noi bambine: ma cosa ne sai? questi sono discorsi da grandi, taci.
Ma quando un ragazzo dovrebbe formarsi una coscienza politica e sociale, se non dalle elementari in poi?
E soprattutto: come può un bambino che cresce imparare a dialogare, se non gli viene mai data la possibilità di parlare a tavola con gli altri e partecipare alle discussioni ‘serie’?
Come imparare a parlare con i figli
A 9-11 anni i bambini danno rispostacce. Spesso rispondono male, in modo seccato, si irritano facilmente. Passano dalla lagna alla presunzione.
Noi siamo passati dalla lagna indiscriminata alla rispostaccia sgarbata pre-adolescente e abbiamo sfruttato il momento per proporre un nuovo modo di dialogare, come i grandi: utilizziamo un vocabolario più ampio e anche più tecnico, incoraggiamo Dafne a parlar in modo più ‘adulto’, cerchiamo di accompagnarla nel gestire la fase della discussione in modo positivo e assertivo.
Quindi, per esempio, se dà una rispostaccia maleducata, mostro educatamente la mia irritazione e la comunico con voce ferma e calma: Non merito questa risposta sgarbata e tu lo sai, quindi ricominciamo e cerchiamo di parlarci in modo gentile anche quando non siamo d’accordo.
E’ chiaro che questo è più semplice quando anche con il proprio marito e i membri della famiglia la discussione è sempre molto rispettosa e non degenera.
Le due volte l’anno in cui litighiamo in malo modo, infatti, Dafne si spaventa e ci riporta all’ordine: Adesso la dovete smettere perché io sono una ragazzina e non voglio sentirmi male per le parole che vi dite.
E ciao, non resta che chiederle scusa.
Io ho il netto ricordo di mio padre che da ragazzina mi zittiva quando volevo parlare di politica o di argomenti sociali, dicendo che tanto non sapevo niente. Quindi noi in famiglia coinvolgiamo Dafne anche nei discorsi politici, sociali, del mio volontariato, opinioni su certe cose di lavoro (mai cosa che possono darle un peso o preoccuparla), violenza sulle donne, ecc…
Poi è ovvio che alcune volte possa dire delle baggianate perché non ha l’esperienza necessaria per comprendere certi meccanicismi, ma stiamo proprio notando come, dandole la parola e coinvolgendola nei discorsi ‘da grandi’, si sta affinando moltissimo sia il suo linguaggio, sia la sua conoscenza del mondo.
È un processo meraviglioso.
I tempi del dialogo
Questa è l’età in cui possiamo insegnare ai figli (soprattutto con l’esempio), le regole della discussione: imparare a discutere bene, motivare un’idea, argomentare, rispettare i tempi della conversazione, ascoltare l’opposizione, cambiare idea quando necessario, ammettere l’errore (cosa difficilissima per un bambino!).
Molto importante ascoltare le loro opinioni senza sminuirle, insegnando a nostra volta il gioco dell’ascolto: io ascolto te, poi ti parlo, tu mi ascolti mentre parlo, poi parli tu.
Quando un ragazzo di questa età esagera verbalmente è nostro dovere far notare che sta sbagliando ad argomentare, e se lo dice in modo offensivo o sgradevole possiamo troncare il discorso: nessuno è obbligato a parlare con chi insulta o ha un tono sgradevole o trascende sul personale.
In caso di risposte davvero maleducate o quando sento mia figlia proprio irritata, allora come al solito la butto in caciara: le faccio il verso, le faccio una battuta, uso moltissime iperboli (Dafne è arrabbiata, Huston abbiamo un problema, chiamatemi il Presidente Obama!), in modo che si allenti la tensione e ricominci il dialogo.
Possiamo gestire i tempi del dialogo come se fossimo a un corso per imparare a parlare in pubblico e la loro fosse una prima ‘esibizione’ della tecnica.
Ci stupirà coglierne i progressi. Noi siamo persino arrivati a vedere che se sbaglia è in grado di cambiare idea e pronunciare frasi di grande consapevolezza: Avete ragione, lo ammetto.
Meraviglioso questo momento e questa età!
Secondo me, essendo stata io prima un’adolescente che una madre, la cosa davvero importante che dobbiamo fare è stemperare la tensione ed evitare il pericolosissimo gioco di erigere muri, pretendere di ricevere rispetto e attenzione in modo indiscriminato, dare out out.
Ecco: la strada migliore per mantenere l’abitudine al dialogo (fondamentale tra 3 anni, quando arriveranno la pubertà e poi l’adolescenza) è quella di evitare assolutamente la contrapposizione io-tu e giusto-sbagliato.
Tutto da qui in poi è contrattazione.
Nei Terrible Twos contrattavamo in modo diverso, perché eravamo noi a conoscere la strada giusta su cui indirizzarli.
Qui contrattiamo per tenerci uniti da un filo invisibile e molto sottile, perché non siamo più noi a conoscere la strada giusta per loro.
Ma in fondo, onestamente, è bellissimo così: la libertà di mia figlia è educativamente impegnativa, ma non vorrei nessun altro modo di intendere la pedagogia alla sua età.
Cambiare le vecchie regole
Dico sì al ciuffo colorato nei capelli e a un cambio di look
E’ finito il tempo in cui vestivo mia figlia con righe e pallini: adesso lei sta formando il suo gusto personale, un mix tra rock, punk e dark, e non c’è più verso di rifilarle qualche capo di abbigliamento che non le garba.
Allora tanto vale lasciare carta bianca e permettere loro di scegliere cosa acquistare, in quale colore, di quale stile. E come abbinare i capi di abbigliamento.
Unica regola che resta valida: abbigliamento adatto alla propria età. No vestiti sexy, no vestiti non adatti alle occasioni d’uso.
Dico sì al cartello DO NOT ENTER davanti alla porta
Penso sia arrivato il momento di bussare prima di entrare nella camera di mia figlia. Quando chiudiamo la porta, chiediamo privacy; se chiediamo privacy, vuol dire che ne sentiamo il bisogno.
Del resto, io faccio lo stesso quando esco dalla doccia o quando voglio dormire: perché non dovrebbe farlo anche lei?
Niente giri di chiave, però: la porta resta chiusa senza chiave, noi bussiamo e chiediamo permesso prima di entrare. Una via di mezzo.
Dico sì al computer in camera
Ovviamente il PC è collegato ad Internet, ma c’è un sistema di parental control: va benissimo quindi che il computer sia ormai di sua proprietà e che possa usarlo nei modi che preferisce, adatti alla sua età.
Da quest’anno i libri di scuola sono anche in digitale, quindi è stata ‘la scusa’ iniziale per spostare il PC in camera. Da lì è iniziata la passione di YouTube, che può guardare con il sistema di parental control. E di alcuni giochi come Minecraft o di software come Sketchup per la modellazione 3D.
Ai Sims giochiamo in camera mia, sul mio PC, insieme: è un gioco da grandi, quindi abbiamo due cuffie, ma un mouse soltanto 😉
Dico NO ai genitori superggggiovani, i genitori amici
Basta, basta questa storia ridicola che i genitori sono amici dei figli o che si vestono da ragazzini come i figli. I genitori devono restare genitori, essere anche un po’ distaccati dai figli e mantenere ben saldo il proprio ruolo: ai figli non servono gli amici, perché quelli ci sono già fuori casa.
Ai figli servono genitori che prendano decisioni difficili, che supportino, che offrano stabilità.
Dico NO a urlare contro i figli
Se picchiare per me è già un’oscenità e non vedo l’ora che diventi reato anche in Italia come tanti altri Paesi del mondo, urlare è altrettanto sgradevole e persino controproducente.
A 9-11 anni, e dopo ancora meno, urlare è come erigere un muro: se voi preferite chiudere la comunicazione con i figli, accomodatevi.
Io preferisco fare un passo indietro e cercare la via della comunicazione a due vie.
Dico NO a chiedere ordine in cameretta
La cameretta è un luogo separato dalla casa, adesso. Per me non fa più parte dei confini territoriali della casa familiare. Non ci metto mano, non sposto, non tolgo, e soprattutto non butto via niente. Le cose appoggiate sul pavimento restano sul pavimento. Non è mia giurisdizione.
I figli, quando crescono, hanno bisogno di uno spazio privato dove noi non compiamo invasioni di campo: lasciamoglielo. Che ci costa? Non possiamo chiudere la porta e fingere di non vedere?
Io intervengo su richiesta: se mia figlia mi chiede aiuto per pulire, riordinare o sistemare, io ci sono.
Altrimenti lascio che le sue cose restino inviolate, e soprattutto evito di farmi venire il germe della curiosità: non voglio trovarmi di fronte a un suo diario o un suo appunto privato, perché leggere i suoi segreti sarebbe il fallimento della mia vita. Una cosa che ho giurato io non avrei fatto, visto che mi ha provocato dolore da giovane.
Molliamo la presa: se ci siamo comportati bene negli anni passati, e abbiamo anche un pizzico di fortuna, la pubertà sarà una bella esperienza. Probabilmente.
seguo il tuo sito da quando ero in attesa di mio figlio che adesso ha sei anni, ho sempre trovato consigli e riflessioni molto utili, la scuola elementare è iniziata anche per noi e adesso mi rendo conto di quanto sia importante lasciare a mio figlio la possibilità di esprimersi, i momenti più belli sono quando mi metto seduta con lui per terra o sul letto e mi sintonizzo con i suoi discorsi con quello che ha da dirmi
Che bello Carmen, quanti pensieri delle nostre vite si sono incrociati nel frattempo!
si trovo sempre molto supporto nel tuo blog. Grazie per i tanti articoli interessanti che scrivi
Grazie per essere passata di nuovo di qui, Carmen!!
D’accordissimo su tante cose, è un percorso in cui mi riconosco molto, ovviamente con qualche punto di piccola divergenza, adesso io ho una grande di 15 che è davvero matura, con cui posso parlo di tutto e che mi aiuta in tutto anche nel blogging e sui social (soprattutto sui social, ché – diciamocelo – loro lì hanno una marcia in più ; )
La seconda è piccola, ma a forza di stare con noi e vivere in un’atmosfera ricca di attività varie, propositiva e serena, va avanti per conto suo, insieme ad un mondo parallelo immaginario in cui esercita la sua fantasia e che condivide con noi.. è uno spasso!
Grazie per questo bellissimo post!
Grazie a te, Khadi! Il mondo parallelo in cui esercitare la fantasia è anche quello di Dafne: si chiude nella sua cameretta e lì succede sempre qualcosa di creativo.