L’unico vero modo di sconfiggere il femminicidio
Pubblicato il 25 Novembre 2016 da Mamma Felice • Ultima revisione: 27 Novembre 2016
Violenza: 25 Novembre, la Giornata internazionale per l’eliminazione della violenza contro le donne.
L’unico vero modo di sconfiggere il femminicidio e la violenza contro le donne: prendere sul serio l’educazione dei maschi, che in Italia è sempre stata carente e ancora oggi è imbarazzante.
Poi, per fortuna, molti uomini moderni, i giovani padri di oggi, riescono spesso a evadere dalle gabbie di una pessima educazione, ma sono ancora pochi.
Gli altri non diventano per forza uomini violenti o assassini delle proprie mogli e compagne, ma spesso – lo leggo tutti i giorni – sono maschilisti, gretti, spinti da un sentimento di superiorità.
Anche questa è violenza, psicologica: il sentimento di assoggettamento della propria compagna, economico e morale, le critiche velate, la continua tensione…
Lo leggo tutti i giorni soprattutto nei gruppi di casalinghe a cui sono iscritta: Mio marito mi rinfaccia che faccio la mantenuta; Mio marito mi critica perché non pulisco abbastanza; Mi tratta come la sua serva; Non fa niente in casa; Non mi dà soldi o mi dice che li spendo male…
Da almeno 40 anni in Italia educhiamo le bambine a non cedere alla violenza: dal femminismo in poi tante sono state le rivendicazioni, e anche gli insegnamenti. Tante le opportunità di parlare di violenza domestica, di come fare attenzione, come prevenire la violenza in ogni sua forma. Le donne sono abituate sin da piccole al pensiero che la violenza possa essere una parte della loro vita e quindi parlano di protezione, prevenzione, aiuto.
E gli uomini? Per loro non si è mai fatto un vero programma: le donne devono imparare a difendersi, e gli uomini cosa devono imparare?
Di certo non basta insegnare loro uno stupido proverbio per risolvere la situazione: Una donna non si tocca nemmeno con un fiore.
Ho molta stima degli uomini, personalmente. Non li ho mai considerati sciocchi, poco inclini al cambiamento, poco capaci di ragionamenti complessi, incapaci di gestire casa e famiglia.
Ho molta stima degli uomini che conosco e ogni anno che passa intravedo un piccolo cambiamento nei giovani ragazzi che vengono cresciuti in un modo più positivo e resiliente.
Ma la vita, lì fuori, non è quella di casa mia.
Qual è il modo per crescere uomini che non facciamo male alle donne? Queste sono le mie idee in proposito, molto forti. Le condividete?
Frenare il CULTO DELLA MADRE
Io sono una madre e mi vengono i brividi quando sento frasi abominevoli come: L’uomo della mia vita l’ho messo al mondo io. Una frase errata da tutti i punti di vista: un figlio non ti appartiene, un figlio non deve rappresentare un affetto morboso, un figlio non è un compagno. Un figlio non è nemmeno una colonna a cui aggrapparsi, né un compagno di giochi, né un confidente, né un amico.
I maschi vengono ancora oggi cresciuti in modo diverso dalle femmine: hanno più libertà, non si devono occupare della casa, hanno più soldi da spendere.
A mio parere, il maschilismo nasce per prima cosa in famiglia con un eccessivo culto della madre: la madre che non lavora e sta a casa, che porta il caffè a letto, che lava stira pulisce e fa tutto da sola senza chiedere niente, la madre che poi si intrufola nel rapporto di coppia del figlio, sia fisicamente che psicologicamente. La madre che è la migliore a cucinare, a stirare, a fare il caffè, a consolare, a capire… a discapito della nuova compagna e della nuova famiglia che si crea.
Con queste mie parole forti (me ne rendo conto) non intendo dire che non sia giusto coccolare i figli, purché lo si faccia con entrambi, e senza superare il confine tra amare i figli e sostituirsi a loro in tutto e per tutto.
In ogni caso una madre (i genitori) deve sapersi tirare indietro al momento giusto, senza entrare a gamba tesa nella nuova famiglia dei propri figli: dare aiuto sì, pretendere di essere un terzo incomodo no.
Valorizzare le differenze di genere, senza alimentare stereotipi
Non credo che maschi e femmine siano così diversi, ma non credo nemmeno che siano uguali: è indubbio che ogni bambino abbia delle inclinazioni personali e spesso anche ‘di genere’. Il problema è che spesso queste inclinazioni vengono stabilite a priori, perché gli stereotipi di genere sono talmente diffusi, che nemmeno ci rendiamo conto di viverci in mezzo.
Uno tra questi stereotipi parte da piccoli, con la convinzione che esistano giochi da maschi e da femmine. Ancora oggi a molti maschi viene impedito di giocare alla cucina o alle bambole, perché considerati giochi effemminati – come tra l’altro l’omosessualità fosse una malattia.
In realtà molti grandissimi chef sono uomini, e tanti uomini diventano padri: la cucina e le bambole sono esattamente il gioco di ruolo giusto per chi da grande vorrà imparare a cucinare per sé e accudire i suoi figli. E ci sono un miliardo di esempi in tal senso.
Educare ai sentimenti
Spessissimo ai maschi si chiede di essere forti e di trattenere le proprie emozioni: Se piangi sei una femminuccia, sei un debole, non sei un vero uomo (eh?).
Ai maschi viene di fatto impedito di esprimersi liberamente senza sembrare deboli, quindi imparano sin da subito a tenersi tutto dentro. Ad accumulare.
I maschi non possono piangere o commuoversi, non possono avere paura, non possono ammettere di essere tristi o arrabbiati. Quando poi sbottano, e magari prendono a calci una porta, li si compatisce: eh ma poverino bisogna capirlo, era troppo arrabbiato, è stato provocato, è un bravo ragazzo, era una ragazzata.
Da qui a dire che una donna si merita uno schiaffo, il passo è breve?
Difficilmente un bambino o una bambina vedono il proprio padre commuoversi, che sia di fronte a una scena di un film, sia di fronte a un bel sentimento.
In questo modo, quello che accade, è che gli uomini non possono materialmente sviluppare il sentimento dell’empatia, ovvero di mettersi nei panni degli altri, perché non essendo incoraggiati a provare sentimenti, non riescono a comprendere i sentimenti altrui.
Condividere la cura della casa
La casa è di tutti quelli che ci vivono, femmine, maschi, bambini, anziani.
Insegnare l’autonomia ai bambini, sin da piccoli, indipendentemente se maschi o femmine, è uno dei più bei regali che possiamo fare per la loro vita. Saranno liberi, non dovranno dipendere da nessuno, potranno essere cittadini del mondo. Questo dice il Metodo Montessori.
I maschi sono perfettamente in grado di fare lavatrici, di lavare i piatti, di cucinare, di stirare, di piegare il bucato, di passare l’aspirapolvere. E non sono meno uomini per questo.
Insegnare la resilienza
Ognuno di noi deve sperimentare la bellezza e la potenza del fallimento. Provare la frustrazione e risolverla in modo positivo, è ciò che viene definita resilienza: la capacità di far fronte ai problemi della vita senza scoraggiarsi, senza ammalarsi, senza perdersi.
Commettere un errore, fallire, non significa aver fallito in tutto: significa, banalmente, aver commesso UN errore.
Se i bambini imparano a parlare dei propri sentimenti, di quello che provano, dei loro problemi, da grandi sarà più semplice che imparino l’arte del dialogo, invece che alzare le mani o uccidere chi li contesta.
Condividere la cura dei figli
Per insegnare ad un figlio ad essere un buon padre, servirebbe un buon padre.
Un padre che accudisce, che sa cambiare i pannolini, un padre che gioca con i figli e li mette a letto, un padre che vada alle riunioni di scuola e sappia quale classe frequentano i suoi figli.
Un padre che condivida con la madre (stessa cosa in una coppia omogenitoriale) una vera genitorialità e una stessa visione educativa.
Condividere il peso dell’economia familiare
Io continuo ad essere del parere che uomo e donna debbano lavorare entrambi, in parità. Uno dei maggiori motivi di contrasto in una coppia sono i soldi: chi li guadagna, chi li deve spendere, chi deve stare dieci ore fuori casa, chi è stanco… soprattutto quando il lavoro viene a mancare e tutta una famiglia si reggeva su una sola entrata.
Cerchiamo di essere oneste con noi stesse: stare a casa a fare le casalinghe e le madri non è la stessa cosa che andare fuori casa tutto il giorno al lavoro, e poi tornare anche a casa a fare il resto. Chi sta a casa è vestito comodo, può prendersi le sue pause, può decidere come organizzarsi il lavoro, è più padrone di se stesso e del suo tempo.
Fare la mamma non è un lavoro. Se dobbiamo dividerci equamente la gestione della casa e dei figli, dovremmo dividerci equamente anche il carico di lavoro.
Ed è uno dei punti indispensabili per non diventare, come donne, vittime di violenza: lavorare non solo per essere indipendenti anche economicamente, ma soprattutto moralmente e psicologicamente. Uscire di casa, avere relazioni con altri adulti, poter mantenere in vita una rete di amicizie e di contatti che sono indispensabili per non percepirsi come vittime senza via di uscita, se ci capita qualcosa.
Il succo? Non è facile essere donne, ma non è facile nemmeno essere uomini.
Sottoscrivo ogni parola!
Che bello sapere che c’è qualcun altro che la pensa così! Sono letteralmente circondata di madri che crescono i maschi in modo diverso. E lo vedo sulla mia pelle, ogni giorno: c’è sempre qualcuno che mi dice che mia figlia di 3 mesi sarebbe “viziata” per cose che, invece, ai suoi coetanei maschi sono permesse (dormire in braccio, una poppata in più ecc.) perché considerate “coccole della mamma”:
Solo pochi giorni fa, ho sentito dire ad una giovane mamma “Nessun uomo mi ha mai guardato come mi guarda lui”, riferita al figlioletto. A peggiorare la cosa, lo ha ripetuto più volte, con tono tutt’altro che scherzoso. Confesso che temo il pensiero di come sarà cresciuto questo bambino.
Però, diciamocelo: il “culto della madre” implica che ci sono donne (queste madri chiocce appunto) maschiliste. Penso giusto a mia suocera che, pur non essendo stata chioccia,, anzi, mi ha in più occasioni detto chiaro e tondo che è mio dovere pulire la casa, che devo controllare che mio marito mangi bene, che devo accudirlo. Osservazioni che si commentano da sole!
Concordo! Ci sono donne maschiliste.
Del resto, se ci pensi, in Italia manca totalmente il welfare e l’educazione dei figli è tutta in mano alle donne: quindi da chi vengono educati i figli? Dalle donne…
Ciao Barbara,
grazie, un bellissimo post.
Aggiungo: fate studiare i vostri figli. Maschi e femmine. Tanto. Il cervello in allenamento, per diventare persone migliori.
Verissimo, Raffaella: la cultura è l’unico modo di elevarsi rispetto agli istinti.
Meno male che ci sei cara Barbara… leggo I quotidiani online carichi di brutte notizie o stupidaggini e poi apro il tuo blog quotidianamente e mi torna SEMPRE il buonumore
Mafalda, ti ringrazio tanto…
Sai, Mammafelice per me è un angolo di felicità proprio per questo: cerco di farlo bello per evadere, letteralmente evadere dai problemi.
Dai che ce la facciamo
:occhi In quanto madre di un maschietto trovo inquietanti quelle frasi sopra riportate, sono l’anticamera di rapporti morbosi. Si crea questo senso di devozione nei confronti del maschio davvero pericoloso, proviamo davvero ad insegnare che la donna non deve assolutamente servirli e riverirli. Questo e’ un argomento che sento molto mio visto che ho la suocera modalita’ cameriera
Ecco, allora non sono l’unica a pensarlo? Non osavo dire la parola ‘morboso’, ma ci siamo eh…