Come ho imparato ad essere autentica
Pubblicato il 14 Novembre 2016 da Mamma Felice
Ricordo perfettamente un episodio: in ascensore, nell’anno della quarta ginnasio in cui ero stata rimandata di 3 materie (sì, poi mi hanno bocciata), verso casa di quella maledetta strega che mi dava ripetizioni. Con le due trecce, mi guardo allo specchio e mi dico: E ora indossiamo la maschera da brava ragazza.
Da giovane molti mi hanno inquadrata come una ribelle: famiglia, professori, amici, educatori…
Dicevano che ero una ribelle e più tentavano di raddrizzarmi, più mi etichettavano come ribelle. Se ci ripenso oggi, rido molto: non ho mai fatto nessuna vera sciocchezza, in vita mia, e giuro che se tornassi indietro le farei tutte, pur di meritarmi quell’etichetta di vera ribelle. Mi sarei divertita di più.
Con gli anni, ho capito che essere ribelle era una cosa che mi nasceva dalla testa. Io pensavo diversamente.
Non avevo gli stessi valori delle persone che avevo intorno, non avevo le stesse idee politiche, non avevo le stesse ambizioni.
Ricordo perfettamente il mio cervello in movimento, anche nei momenti peggiori, quando venivo confinata in casa senza possibilità di chiamare nessuno e nemmeno di scrivere un diario (la scrittura libera era ritenuta pericolosissima, per una ribelle come me): dentro la mia testa io mi sentivo totalmente libera. Fieramente, prepotentemente, autenticamente libera.
Ho sempre avuto nel mio cervello il germe della libertà e sapevo – oh quanto lo sapevo già allora! -, sapevo perfettamente che un giorno sarei stata libera di farmi la mia vita e allora il mio corpo e il mio cervello si sarebbero riuniti.
Mi ha aiutata la poesia: sapevo che la bellezza era lì, qualcuno l’aveva trovata e descritta, quindi esisteva, poteva essere ricercata e fatta propria.
Questo è stato il modo in cui ho vissuto: alla ricerca della felicità, alla ricerca della poesia, in cerca della bellezza e della libertà.
Ci sono stati giorni, nella mia vita, in cui mi era difficile persino uscire di casa, annientata dalla depressione e da un’educazione molto rigida. Giorni in cui fissavo il cassetto delle mutande per ore, prima di essere in grado di sceglierne una tra le tante.
Ma nella mia testa c’era la cellula della vita, c’era l’idea della libertà, il virus della felicità.
In dieci anni, da quando ho cominciato a vivere da sola e a lavorare, mi sono completamente trasformata. Ho imparato a trasformare il dolore in una caratteristica che mi rendeva unica e speciale, ho imparato a spogliarmi di tutti i filtri e muri che avevo addosso e ho scelto di essere autentica.
Ricordo che da ragazza, nei miei diari rivoluzionari, mi definivo come una bambola di porcellana, sensibile a qualunque graffio, scossone, parola di troppo. Maneggiare con cura.
Oggi mi definirei come una di quelle palline di gomma da 50 centesimi che si trovano nelle macchinette per bambini: ho imparato a rimbalzare su tutto e, nonostante questo, mi lascio sempre prendere.
Il dolore avrebbe potuto indurirmi e proprio per questo motivo io ho tolto la corazza e sono rimasta come una lumaca senza guscio: ho messo la mia essenza in mano a tutti quelli che ho incontrato, rischiando che mi facessero male. Ed è capitato, certo. Ma la scoperta sensazionale è stata che la maggior parte delle persone, invece, mi ha trattata con cura, con la delicatezza con cui si tratta una cosa preziosa.
Per questo ho imparato ad amare le persone. Perché le persone per la maggior parte sono meravigliose, e quelli che invece fanno schifo possiamo tenerli lontani, costruendoci una cerchia di affetti sempre più grande, sempre più fitta, sempre più allargata. Amo le connessioni profonde, i legami indissolubili. Per questo non c’è ombra di perfezione nella mia vita, perché – fortunatamente – né la vita, né gli esseri umani sono perfetti.
Sono genuina. Cosa che non mi è risultata semplice, perché vivo nella cruda sincerità e a volte riconosco di essere una di quelle persone che taglia le cose con l’accetta, invece di intagliare fiorellini sulle verdure. Provo curiosità verso le persone, cerco di tenere occhi e mente bene aperti: non voglio perdere nulla di buono, in questa vita.
Mi piace essere realista e camminare con i piedi ben saldi sul terreno, ma allungare il collo per vivere a colori, con la testa sulle nuvole, il cervello che fantastica. Fantastico moltissimo, quando dormo e anche ad occhi aperti: con la fantasia ho sempre risolto i miei problemi.
Sono quella che verrebbe definita una persona estroversa, quella che stringe la mano con vigore, quella che alla seconda volta sprigiona l’abbraccio, quella che porta la risata in una stanza.
E questo mi è stato possibile solo spogliandomi di tutto e imparando a coltivare la libertà che avevo in testa, per garantire libertà a me e agli altri.
Sono totalmente aperta ad ogni stile di vita, alle esperienze che non mi sono familiari, alle nuove situazioni.
Ho imparato ad accettare me stessa e di conseguenza ad accettare gli altri. Quando non concordo sulle scelte altrui faccio un passo indietro e sospendo il giudizio.
Ho smesso di voler vincere le discussioni su Internet e ho smesso di voler vincere. Anche se amo avere ragione, come tutti, ho smesso di cercare di avere ragione. Ho smesso di dire: te l’avevo detto.
Non so se sono diventata zen, perché mi arrabbio ancora e certe volte strepito come un folle a cui viene messa la camicia di forza, ma non ho più paura delle gabbie, soprattutto delle gabbie mentali.
Non ho più paura di me, di essere definita ribelle, di essere giudicata come quella che… (inserire parole a caso).
In parole semplici?
Voglio bene al mondo, e secondo me un po’ si vede.
assolutamente si 🙂
Quanto avrei voglia di abbracciarti.
Non dirlo a me!
Si vede benissimo che vuoi bene al mondo 🙂
Grazie Dani 🙂
Ancora una volta, un post stupendo!
Mi rivedo tantissimo nella descrizione di te da ragazza, con due piccole differenze: a me la scrittura non era proibita, forse perché non l’hanno mai vista come una minaccia (grazie al Cielo!), a differenza, ad esempio, dei videogiochi; e io ci provavo davvero a essere sempre più brava, a essere quella brava bambina che volevano. Ma non bastava mai! Ero la prima della classe, ma non bastava, perché non aiutavo abbastanza nei lavori domestici. Uscivo poco, e mai di sera, ma non bastava, perché no avevo stirato le lenzuola. Rientravo sermpre alle 19 in punto, cascasse il mondo, ma no bastava, perché avevo quel brutto vizio di ascoltare la musica invece di partecipare alle attività famigliari (= guardare la tv). Mi sono laureata col massimo dei voti in 3 anni precisi, neanche una settimana fuori corso, ma non bastava, perché avrei dovuto portare soldi in casa. Puoi immaginare com’è andata, vero? A 20 anni sono “esplosa”. Ho trovato un lavoro, e me ne sono andata a vivere per conto mio.
Diversamente da te, però, il dolore in me è diventato una corazza di rabbia e rancore che non se ne va. Non riesco a lasciar andare, a rischiare. Lo dico molto apertamente perchè spesso i tuoi post mi fanno questo effetto, mi fanno riflettere, mi aiutano a “metttermi a nudo”.
E mi fanno capire che c’è un altro modo.
Voglio prenderti a modello, sai, per iniziare il mio percorso. Perché non voglio che questa rabbia che ho faccia più del male: a me, a mio marito, a mia figlia che ha biaogno di serenità per crescere felice.
Ancora una volta, grazie delle parole preziose!
Maia, intanto lascia che te lo dica io: SEI BRAVA. Sei bravissima, hai fatto tutto bene. Sei una brava figlia.
Quando penso al passato, mi dico che ormai non può più toccarmi. E’ lì, dentro di me, ma non può più accadere. Nulla di quello potrà più succedere. Per questo non dobbiamo più averne paura, perché è passato, è andata, non fa più parte del nostro futuro.
Potrei dirti che piano piano ne uscirai, ma invece ti dico con assoluta certezza che – se ci provi – puoi uscirne già domani mattina.
Ti alzi, respiri a lungo, guardi allo specchio la fantastica donna che sei e via: inizi la tua nuova vita. Lo sai solo tu e il tuo cuore.
Io credo che tu abbia lavorato abbastanza su di te e nella vita, quindi ti resta solo questo ultimo passo: domani mattina comincia la tua nuova vita, occhi nel sole, e al passato non ci pensi più. Sono fiduciosa, sei una secchiona, tu ce la fai
Grazie
Maia ciao! I tuoi genitori di che anno sono? Non lo so, ma ho come la netta sensazione di essere accomunate dalla stessa generazione di genitori, che di danni ne ha fatti piu’ della grandine. Io ho avuto il tuo stesso, identico trattamento. Ho passato un’infanzia ed un’adolescenza terribili, stesso copione, io non ero mai abbastanza. Per conquistare il loro affetto li ho anche riempiti di regali che, se ci ripenso, quei soldi risparmiati adesso potrei impiegarli in qualcosa di più utile. Anche io sono stata rabbiosa e rancorosa per anni. Fino a che li ho perdonati. Ci sono voluti una trentina di anni, un marito amoroso, due figli meravigliosi, una figlia persa a 27 settimane di gravidanza. Soprattutto la perdita della mia piccolina ha sopito tutti i malumori e mi ha resa più propensa ad accettare veramente le persone come sono, forse perché mi sono resa conto che non ne vale la pena di stare male per questo, la vita ha così tanti aspetti meravigliosi ed è così breve che davvero non si deve sprecare tempo. La tua famiglia adesso è formata da tuo marito e dalla tua creatura e come dice Barbara, il passato è passato, non torna più, seddiovòle. Goditi i momenti con loro e la nuova Maia, curati, curali, viziati, viziali, amati, amali. E basta. Il resto viene da sé. Ti abbraccio forte forte forte! Ah….e una buona dose di leggerezza e stupidera!
PS. Sono andata a vedere l’altro tuo sito e… mi sono innamorata!
Come mi fa piacere! 😀
No vabbe io ti amo.
Si è ufficiale.
Ti amo.
Voglio averti a casa mia.
Sempre.
Voglio invitarti a cena.
E tenerti sul mio divano.
Sul comodino.
In bagno.
Ovunque.
Esageriamooooooo 🙂
Comunque posso farmi affittare per feste di compleanno, battesimi e matrimoni ahhaaaaa
Una spruzzata di gioia di vivere in questa giornata novembrina. Anche io ho imparato a mostrarmi agli altri, senza scudi e barriere. Solo così secondo me possono nascere dei veri rapporti che ti donano qualcosa e che possono durare, magari per tutta la vita o per buona parte almeno. A volte mi sento dire che fidarsi delle altre persone porta solo grandi fregature. Cosa rispondere? Sacrosante parole, sapessi quante volte mi è già capitato! Ma se per diventare amico di una persona ne perdo nove su dieci, per me il gioco vale la candela. Il rischio c’è sempre, a volte ci si fa davvero male, ma le brutte esperienze mi aiutano solo a vivere con più gioia quelle relazioni vere che costruisco. Insomma, se non rischi, non avrai mai niente in cambio. Comincia tu per prima, poi il resto verrà da sè.
Come sempre mi hai lasciato un velo di felicità che mi accompagna per tutta la giornata.
Un abbraccio a tutte e a tutti
Che cosa meravigliosa… anche io dico sempre: vero, ti puoi prendere una fregatura, ma poi ti puoi anche perdere l’amicizia migliore del mondo, l’amore della tua vita, una persona importante perfetta per te!
Ciao Barbara, ti leggo da tantissimo ma non commento mai.
Oggi invece voglio ringraziarti per avermi stimolato a far emergere la parte migliore di me. Ho smesso di ascoltare tutte le persone che quotidianamente, e forse ormai in maniera automatica, si lamentano di qualunque cosa e ahimè soprattutto dei figli. Perché è difficile gestire tutte le cose della vita e in più i figli. Bla bla bla……
Invece io penso che conosco un sacco di persone che non hanno bimbi , eppure la vita è complessa lo stesso.
Perché così è la vita!
Però con i figli cambiano le priorità, e parecchie cose che prima erano problemoni, ora sono trallallà!
Te lo posso dire? Io e mio marito con loro ci facciamo un sacco di risate, quelle fragorose, che le sentono anche i vicini, da stupidera pura.
Ecco, proprio la stupidera, quella parte di me che si stava lasciando offuscare dalle parole degli altri. Invece ora eccola qui, c’è sempre stata, dovevo solo lasciarle lo spazio che si merita.
Detto ciò, avanti tutta.
E grazie
Siete mitici, e che il trallallà vi colga tutte le sere di sorpresa, senza che possiate smettere!
fan ta sti ca
Molto fa parte del passato è vero, ma se qualcuno tipo un genitore, ancora oggi, ti disturba coi suoi problemi e con le sue perenni critiche? Perché magari ha dei reali problemi che non sto qui a specificare, e di conseguenza sono purtroppo presenti?
Tu che faresti?
Un abbraccio.
Io posso dirti cosa ho fatto: me ne sono andata, e per un po’ ho anche tagliato tutto i ponti. Ero felice? No. Ma ero salva mentalmente.
Non so se tu potrai fare una scelta così drastica, ma almeno prova a parlare chiaramente: O finisce questa storia delle critiche, o si chiude qui.
A volte un ultimatum è efficace.
In ogni caso, tu non sei quelle critiche – e lo sai!
Puoi imparare ad ascoltare tutto e dentro di te immaginarti mentre ridi, perché anche se quelle brutte critiche entrano nelle tue orecchie, non pesano sulla tua anima. Ricordati che tu sei meglio di come vogliono farti credere, tu sei importante, tu hai un futuro!
Adoro la positività di questo sito quando apro i post con le tue riflessioni la mia mente spazia da una sensazione all’altra, perché trovo in questi post sempre una sensazione di fiducia penso che in fondo la vita soprattutto di noi mamme ha tante bellissime sfumature
Fiducia è la stessa sensazione che sto provando anche io ultimamente…
Non ti nascondo che abbiamo passato un brutto periodo di lavoro, ma mi sento traboccante di fiducia. Nella semplicità delle nostre vite, con il dono di avere dei figli, ma cosa ci serve di più?
Sembra retorico, me ne rendo conto, ma proprio stamattina riflettevo sul fatto che in fondo non mi serve niente altro che quello che ho intorno. Mi sento così grata, così grata nei confronti della vita!
Ieri sono andata a Milano da sola con Dafne alla fiera dei giocattoli, e mi sono sentita un’eroina. Mi sono sentita così forte, a prendere il treno da sola con lei (Torino-Milano è un’ora, puoi capire che viaggio…), stare insieme tutto il giorno a girare. Non so, ma davvero cosa mi serve più di questo?
Ho fiducia nelle persone, fiducia nel futuro. Nonostante tutti i problemi, adesso so che se dovessi chiedere aiuto, troverei sempre qualcuno, vicino o lontano, che mi tenderebbe una mano. E’ una cosa straordinaria…