Quello che metti online, ci resta per sempre
Pubblicato il 14 Settembre 2016 da Mamma Felice
Questa è la cosa che più mi fa paura del nostro mondo online: quando pubblichi qualcosa su Internet, ci resta per sempre. Non ne ho paura tanto per me, quanto per mia figlia.
Lo facevamo anche noi, scattare una polaroid di cui ci saremmo vergognati, fare l’amore liberamente (come è giusto che sia!) e poi semplicemente lasciare che cadesse nell’oblio sia il gesto, che il nome di un partner di passaggio.
Ma oggi no, ciò che viene messo online resta lì per sempre, con milioni di persone pronti a farlo diventare un meme o una gif animata.
Se fallisci, lo fai davanti al mondo intero, e non davanti alla tua famiglia, ai tuoi amici, a un piccolo paese di provincia da cui puoi andare via per ricominciare una nuova vita.
Una ragazza oggi è morta per l’insopportabile peso di essere messa in ridicolo in Rete, per un video privato diventato virale. E quanti, quanti prima di lei…
Mai, mai, mai dobbiamo pronunciare la frase: Se l’è cercata.
Perché tutti ci divertiamo, tutti noi un giorno abbiamo fatto o faremo qualcosa di sconveniente, goliardico, irriverente o divertente, e questo non deve costarci la vita.
Il vero pericolo è lavarsene le mani e dire: Se l’è cercata.
Quando viene violentata una ragazza, quando viene deriso un disabile, quando viene pestato o ridicolizzato un omosessuale, quando una persona viene umiliata o danneggiata.
Nessuno cerca la violenza.
Nessuno si merita la violenza, mai, in nessun modo e in nessuna occasione, e noi – come genitori ed esseri umani – dovremmo essere pronti a difendere chi viene umiliato, invece di dire che se l’è cercata.
Fare i genitori era già difficile, ma per noi c’è una sfida in più: proteggere i figli anche dai pericoli della Rete, ma soprattutto da se stessi.
LEGGI ANCHE: Come proteggere i figli su Internet.
Diamoci delle regole subito, prima che sia troppo tardi.
- I social hanno un regolamento: su FB per esempio si può avere un proprio profilo solo dopo i 14 anni, su Instagram e su whatsapp solo dopo i 13 anni: lo sapevate? Lo mettete in pratica? Così come non permettiamo a un minorenne di guidare prima dei 18 anni, e senza patente, perché gli permettiamo di essere attivo su canali social in cui non dovrebbe stare?
- Il parental control è necessario: non è questione di voler controllare i figli, ma di proteggerli. Così come gli mettiamo le cinture di sicurezza (perché voi le mettete, vero?!), allo stesso modo li aiutiamo a scoprire le meraviglie di Internet in sicurezza. Non solo evitiamo loro possibili brutti incontri, ma soprattutto evitiamo che casualmente incappino in contenuti violenti o per adulti, senza volerlo: a volte basta cliccare un banner o avere un profilo in comune con i genitori!
- Ad ognuno il suo profilo utente: per essere noi liberi di vedere in Rete ciò che vogliamo, è bene che ciascuno di noi abbia un suo utente sul PC, in modo che per i bambini si possa fare una configurazione di protezione, installando software di parental control e sistemi che settimanalmente ci mandino via email il resoconto della cronologia dei bambini;
- No alla pirateria: oltre ad essere illegale è pericolosa, perché sui siti in cui si scaricano film o serie TV illegalmente, si può venire in contatto con virus o contenuti per adulti mascherati da titoli per bambini;
- Proteggiamo i dati personali: le nostre password devono essere sicure, e dobbiamo tenere al sicuro anche i nostri dati bancari, gli accessi alla nostra email e al nostro cloud;
- Educare si fa anche per la vita online: non basta educare i figli alla vita reale, ma bisogna porsi il problema di aiutarli a comprendere anche la Rete, a navigarla in modo corretto, a conoscere non solo i pericoli della strada, ma anche quelli di Internet – senza demonizzare un mezzo di comunicazione e di apprendimento straordinario;
- Seguire i figli non è un optional: ogni giorno ci troviamo di fronte a famiglie che ‘cadono dal pero’, quando apprendono che i figli sono cyberbulli o compiono atti poco edificanti. E i genitori dov’erano, quando accadeva?
Ricordiamoci sempre che il problema non è Internet, ma chi lo usa male.
RIP.
Tanti non si rendono conto…. o lo fanno quando è tardi!
Purtroppo è così,forse perché FB è diventato un ambiente così familiare che non si pensa che Internet sia invece i mondo intero, non lo so…
Dobbiamo educare i nostri figli a capire il contesto.
Una volta ho trovato una foto di Ale in costume , ad un compleanno, postata da una amica di una mia amica… era una foto di gruppo visibile al mondo. Le ho scritto chiedendo di toglierla… si è scocciata, mi ha detto che tutti sono su fb, che è normale… ! Io le ho spiegato che non è normale non saper usare i filtri di facebook e il bonton della condivisione….che si sia offesa nn mi è interessato, ma l’ha tolta
Esatto, la gente non si rende conto che FB non è una ristretta cerchia di conoscenti, ma il mondo!
Genitori che postano le foto delle figlie in costume in pose ammiccanti, spesso sono i padri…
Per i genitori spesso si puo’ far poco ma ai figli bisogna dare i giusti mezzi per capire cosa rischiano
Io questa cosa delle pose ammiccanti ammetto che la sento molto. Vedo delle foto imbarazzanti che IO non avrei piacere di mostrare di me stessa adulta, figuriamoci un bambino… che tra 20 anni vedrà ancora quella foto e la vedranno i suoi figli!