Avere spazio e tempo per allattare
Pubblicato il 22 Luglio 2016 da Mamma Felice
Quale magia nel corpo della donna!
“Senza dover far nulla, il nostro corpo produce latte”. Mi ricordo che questo pensiero era molto presente la prima volta che ho avuto la montata lattea e i miei seni si sono gonfiati di latte. Due palle giganti (cosa per me alquanto innovativa) ricche e ricolme di latte.
L’allattamento al seno è una grande possibilità che madre natura ha messo nel “pacchetto” del corpo di noi donne, nonché un aspetto vantaggioso che suona circa così: una nuova creatura vede la luce e viene nutrita dal corpo della sua mamma da una zona morbida e calda e vicino al cuore.
Bimbo e mamma sono competenti fin da subito nel poter compiere questo atto che, da certi punti di vista, ha un che di miracoloso.
Emotivamente parlando, è un dare continuità a quel legame pelle a pelle che prima era interno, e che poi diviene esterno con la nascita. E’ il mantenere quel contatto forte, fatto di odori, sapori, suoni, che il corpo materno sa donare.
Subito dopo la nascita dei miei bimbi (a distanza uno dall’altro di 11 mesi) entrambi hanno saputo trovare la strada e attaccarsi al seno e fare la prima poppata. La prima di tante poppate durate anni.
Eppure per portare avanti l’allattamento che di per sé è totalmente naturale, ci vuole un certo tipo di clima e di spazio e di tempo, interiore ed esteriore. Nonché un adeguato supporto, chiamato anche catena calda, che fa sentire la mamma sostenuta e informata su ciò che è utile sapere sull’allattamento.
LO SPAZIO INTERIORE
Uno degli ormoni che favoriscono l’allattamento è l’ossitocina, conosciuto anche come ormone dell’amore. Questo è una grande indicatore che ci fa comprendere qual è lo spazio interiore più idoneo per allattare: quello spazio che si lascia andare e si “abbandona” all’amore.
Cosa significa?
Prova a seguire questa metafora: quando si è in comunione con la persona amata e si è nell’intimità, il modo più bello per godere e vivere l’esperienza di amore è quella di lasciarsi andare alle carezze, alle tenerezze, alla bellezza di quel momento.
Questo significa soprattutto mettere da parte quelle che sono le eventuali preoccupazioni, rancori reciproci e tutto ciò che può disturbare e mettere in difficoltà. Compresa la preoccupazione per il proprio corpo, piuttosto che altre tematiche che possono emergere in momenti così intimi e autentici.
La stessa cosa andrebbe fatta per l’allattamento. Vivere il momento di contatto pelle a pelle con il proprio bimbo, vivendo nel modo più possibile rilassato e naturale questo momento. Assecondando ciò che la natura ha manifestato attraverso il corpo della donna e le capacità innate del bambino.
Attenzione: questo ha poco ha che fare con il sentimento amorevole che ogni madre ha per il proprio figlio. Anche chi non ha allattato al seno ama infinitamente il proprio cucciolo!
IL MOMENTO DELL’ALLATTAMENTO
Se tutto questo nella teoria è molto chiaro, nella pratica talvolta può divenire poco semplice. Perché l’allattamento arriva subito dopo una nascita e un parto. E qui le variabili divengono molteplici. Queste alcune delle domande che divengono cruciali per comprendere il periodo:
Come è andato il parto?
Quali persone si ha vicino?
Ci si sente sostenute e sorrette?
Si ha la possibilità e la serenità di dedicarsi anima e corpo al proprio bimbo e a integrare l’esperienza del parto?
Non solo. Oltre ad essere madri, siamo prima di tutto figlie, e allora occorre sapere per esempio se si è state allattate o no al seno da bimbe e quale è la storia che ha contraddistinto i primi mesi dopo la nascita.
Questo è utile saperlo perché talvolta ciò che abbiamo vissuto da bambini ci influenza ancora nella vita presente, se invece portiamo consapevolezza saremo in grado di conoscerci meglio e di interrompere eventuali comportamenti automatici.
Come allattare? Al di là dell’aspetto tecnico-pratico, che comunque è molto importante, occorre sapere che allattare a richiesta è il modo migliore per favorire un buon avvio dell’allattamento e una buona calibrazione della quantità di latte.
Questa scelta è però una scelta che contempla in sé anche altre scelte.
Allattare a richiesta, sopratutto nel primo periodo quando l’allattamento al seno è esclusivo, significa essere dedicata in tutto e per tutto al proprio bimbo.
IL CONTESTO SOCIALE E L’IMMAGINARIO COLLETTIVO
Chi di noi ha mai visto ripetutamente donne che allattano al seno?
Ultimamente sta divenendo una pratica più comune, anche alla luce della consapevolezza dell’effetto che il negarsi per tanto questa immagine ha avuto sulle donne.
Per tanto tempo però, o si aveva l’esperienza di qualcuno in casa o qualche amica che allattava, oppure allattare alla luce del sole era quasi un tabù.
Mentre l’intero immaginario, televisivo, pubblicitario, ludico (si pensi alle bambole con il biberon in dotazione) era impregnato di ciucci e biberon.
Questo su un piano più sottile ha un’influenza, e c’è letteralmente da costruirsi un nuovo immaginario.
L’immaginario della donna che allatta al seno, con naturalezza, consapevole che sta gettando le basi per quello che è il nutrimento affettivo e anche il miglior fabbisogno nutrizionale.
Un modo per lavorare sul proprio immaginario è circondarsi di immagini di donne serene che allattano al seno. In effetti quando un bimbo poppa al seno, viene automaticamente da sorridere, come in contemplazione, come di fronte a un quadro di rara bellezza.
Vi è in circolo l’ormone dell’amore, e l’immagine del bimbo che si nutre al seno di per sé è calmante anche sugli adulti.
Un’altra cosa da poter fare è conoscere delle persone che possono sostenerci in un eventuale momento del bisogno. Sono figure professionali che possono a volte dare delle piccole indicazioni, come la giusta posizione della suzione, e che permettono di poter fare quel piccolo cambiamento che rende l’allattamento piacevole.
Un altro aspetto è il dedicarsi un tempo personale per la calma e per il contatto con se stesse. E circondarsi di persone che ci sostengono anche a livello pratico.
Una cosa importante e spesso sottovalutata infatti è l’aiuto pratico alle neo-mamme. Con pratico intendo il cucinare, stare dietro alla casa, ai piatti da lavare e alle incombenze lavorative. Così da poter lasciare la mamma (e anche il papà!) libera di conoscere il proprio cucciolo e di dare il giusto tempo al proprio corpo di rigenerarsi ed integrare l’esperienza del parto.
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Articolo a cura di Simona Vanetti, psicologa e formatrice, co-fondatrice di Lallafly.com, portale dedicato ai per-corsi formativi per chi è genitori o vuole diventarlo. Simona è anche autrice, insieme alla Consulente professionale in allattamento Katia Micheletti, del per-corso “Benvenuto allattamento: guida pratica per allattare serene”
Che bell’articolo! E’ tutto molto vero; soprattutto nei lati negativi, purtroppo – ovvero, “l’aiuto materiale” di cui le neo mamme hanno bisogno.
Una volta nato un bimbo, tutti pensano ad andarlo a trovare, a fargli complimenti e moine, ma è raro che qualcuno si proponga di aiutare attivamente la mamma (“Ti lavo i piatti”, “Ti faccio una lavatrice” ecc).
Forse il post mi è servito perché sento nel profondo questo problema. La mia dpp è tra 15 giorni circa; ho la fortuna che mio marito fa un lavoro stagionale per cui in estate è in disoccupazione, quindi a casa, per questo da un mesetto è libero e può occuparsi di tutto ciò che il pancione non mi permette di fare. Ma devo ammettere che fino ad un mese fa, quando la pancia già mi rendeva troppo difficili molti compiti domestici, e mio marito lavorava da mattina a sera, mandare avanti la casa è stato un problema… perché nessuno si è mai offerto di aiutarmi (anzi).
Ho risolto grazie ad un paio di amiche davvero fantastiche, e pagando una persona che pulisse “a fondo” la casa, in modo che questa pulizia duri un po’. Ma devo, con amarezza, ammettere che le famiglie di origine (sia mia sia di mio marito) hanno del tutto ignorato la situazione. E ammetto che ho la preoccupazione che sarà così anche dopo il parto. Quando mio marito tornerà al lavoro, sarò io sola con una bimba di nemmeno un mese e una casa. Sto cercando di fare tutto il possibile ora (scorta di generi alimentari a lunga conservazione, pasti pronti e sughi nel congelatore, ordine e pulizia in casa che duri il più possibile, ecc) ma le lavatrici dei vestitini della bimba saranno da fare in continuazione, i piatti da lavare ci saranno, ecc. Aggiungiamo anche che dai 3 mesi della bimba il mio stipendio, se dovessi restare ancora a casa, sarà ridotto ad una cifra ridicola… insomma, è proprio vero che la società in cui viviamo è sorda all’aspetto di aiuto pratico di cui hanno bisogno le neomamme, sia culturalmente (pochi si rendono conto che questo aiuto è indispensabile) sia materialmente (migliori leggi di tutela maternità e famiglia, ecc).
Grazie del bell’articolo!
Maia, hai proprio ragione. Anche io mi sono trovata da sola con una bimba di un mese, e non è stato facile. Però è anche vero che con una fascia o un marsupio, sarà tutto molto più semplice, perché puoi tenere il bimbo sempre addosso (alto contatto) e avere le mani libere per te stessa.
Mi rendo conto che lo stipendio della maternità è ridicolo, ma se puoi, almeno i primi mesi, fai venire qualcuno a casa a fare le pulizie. Basta 2-3 mesi, in modo che tu abbia il tempo di riposarti per bene, senza dover pensare a spolverare. Un abbraccio, e un augurio che tutto vada al meglio possibile.