Il volontariato cambia il mondo
Pubblicato il 13 Maggio 2016 da Mamma Felice • Ultima revisione: 15 Agosto 2016
Gli ottimisti cambiano il mondo, perché prima hanno cambiato se stessi. Sono quelli che sanno benissimo scorgere i problemi della gente, ma decidono di pensare positivo e mettersi in gioco in prima persona, per cambiare le cose. Sono i volontari.
I volontari di tutti i tipi:
- quelli che superano il monte ore previsto e non riescono mai a dire di no;
- quelli che litigano in casa ‘perché togli tempo alla famiglia’;
- quelli che hanno pochissimo tempo, ma ci sono sempre;
- quelli che fanno volontariato al mattino, quando gli altri non possono;
- quelli che ci sono a Capodanno, Pasqua e Natale;
- quelli che sono volontari da 20 anni e ‘gli hanno costruito la sede intorno’;
- quelli che fanno formazione, e i formatori dei formatori, che ogni volta ricominciano daccapo;
- quelli che spendono i loro soldi per aggiustare le cose rotte o per sistemarle;
- quelli che, quando non sanno cosa fare, passano in sede a bere il caffè;
- quelli che si sono innamorati e sposati grazie al volontariato;
- quelli che si sono arrabbiati mille volte e due mila volte hanno detto ‘me ne vado’, ma poi tornano sempre;
- quelli che dicono di essere ormai troppo vecchi, ma poi si alzano alle 5 del mattino e vanno avanti fino a mezzanotte.
Gli ottimisti che dedicano il tempo agli altri senza bisogno di spiegazioni filosofiche: perché c’è tanto da fare e noi abbiamo tempo di farlo.
Gli ottimisti che aiutando gli altri aiutano se stessi.
Ne conosco migliaia, e non è un numero al rialzo, ma in Italia ce ne sono a milioni. Per fortuna. Altrimenti nulla di ciò che conosciamo funzionerebbe.
Nel solo Banco Alimentare di Moncalieri (TO), che ho visitato la scorsa settimana per il progetto Dash #50anniaccantoavoi, sono impegnati ogni giorno centinaia di volontari, per una stima di 6.460 tonnellate di cibo raccolte in un anno. Il Banco Alimentare del Piemonte sostiene e aiuta, tramite l’azione delle Strutture Caritative a cui vengono inviati i generi alimentari raccolti, circa 113.500 piemontesi ogni anno. (Fonte: Banco Alimentare Piemonte).
E’ bello sapere che ci sono delle marche come Dash che promuovono progetti come questi!
Ed essendoci una sede in ogni Regione Italiana, potrebbe esserci posto, vicino a casa vostra, per entrare a far parte di questo movimento.
Ho passato una giornata intensa, sia sul piano fisico che emotivo, che mi ha dato una bella carica umana: a volte pensiamo che il volontariato sia una goccia nel mare, o che le nostre donazioni si fermino chissà dove. Ma quando si ha la possibilità di vedere con i propri occhi dove termina la filiera e come vengono impiegate le donazioni, tutto ha un senso preciso.
Nella sede di Moncalieri (TO) del Banco Alimentare, tutto questo è visibile: tonnellate di alimenti, secchi e freschi, che vengono smistati ogni giorno verso le strutture caritative, come mense e comunità. In modo puntuale, sicuro, professionale e veloce. Alimenti che, una volta caricati, vengono smistati in varie strutture.
Ho poi avuto l’opportunità di andare alla Parrocchia Cafasso di Torino, molto nota a Torino per l’impegno sociale e l’oratorio, per scorgere da vicino il funzionamento della mensa e delle donazioni alimentari. Quando i supermercati della zona regalano cibi freschi o secchi, le volontarie chiamano uno ad uno i loro 160 assistiti: C’è della pizza, vieni a prenderla?
In quella frase semplice secondo me c’è tutto: l’ascolto, la cura, la dedizione, l’affetto, e anche la responsabilità personale: C’è della pizza, vieni a prenderla?
Ogni giorno, in qualche mensa di Italia, c’è qualcuno che cucina, serve e poi pulisce, per donare pasti a chi ne ha bisogno. Io l’ho fatto un giorno solo, e mi sono davvero chiesta come queste persone possano farlo più volte a settimana.
Abbiamo servito pizza e antipasto, risotto al gorgonzola, pollo alla cacciatora con contorno di carote, torta alle pere con colomba. Cibi semplici, ma cucinati in abbondanza e con attenzione.
Ho incontrato molte storie: la signora anziana da sola, che senza la mensa sta in silenzio per tre giorni perché non ha nessuno con cui parlare; il gruppetto di pensionati che mangia in mensa per farsi compagnia, e versa 5eur simbolici per il pasto; il signore che chiede il bis perché non mangia da tre giorni…
Storie e sguardi che ho tenuto gelosamente per me, e di cui non mostrerò foto, né dirò nomi, perché sarebbe irrispettoso dire di più.
Posso solo dire che a poche centinaia di metri da casa vostra, in qualunque posto siate, c’è sicuramente una realtà come questa, e potete fare molto: ad un certo punto bisogna alzarsi da quel divano, è anche una nostra responsabilità umana. Potete aiutare anche mentre fate la spesa: fino a fine Maggio 2016, nei punti vendita che aderiscono all’iniziativa, Dash, per i suoi 50 anni, donerà un pasto per ogni prodotto acquistato. Ci sono 3 milioni di pasti in ballo: ciascuno di noi ha modo di contribuire. Seguite l’iniziativa anche attraverso i social, con hashtag: #50anniaccantoavoi
Viva i volontari, quelli che stanno sempre dietro le quinte, quelli che si alzano con l’ottimismo in tasca e la voglia di migliorare il mondo: lo state facendo bene, avanti così.
Ammiro molto queste persone. Il loro esempio è davvero da diffondere.
Davvero…