5 Buoni motivi per fare volontariato
Pubblicato il 2 Maggio 2016 da Mamma Felice
Anche se non è ‘cool’, vivere in provincia dà enormi opportunità a livello umano: non ci sono eventi all’ultimo grido, né cene di gala, ma ci sono tante attività a cui partecipare, e soprattutto molto spazio per l’azione personale.
Questo è ciò che amo del mio paese e che mi ha restituito buona parte di quella vitalità che a Bologna avevo perso, nonostante fosse una città meravigliosa e io senta tanta nostalgia per averla abbandonata.
Per fare qualcosa di utile
A Mappano invece, fondamentalmente, non c’è niente: non c’è un cinema, non c’è uno spazio di aggregazione oltre l’oratorio, non ci sono locali aperti fino a tardi.
Ma c’è tanto associazionismo: tante belle realtà di persone che ogni giorno si tirano su le maniche e si danno da fare, e riescono a cambiare il proprio spazio attivamente.
C’è un contatto reale con le amministrazioni comunali e i Sindaci, c’è tanta presenza sul territorio: una cosa non va? si fa una riunione e si risolve.
C’è questa continua sensazione di poter contare qualcosa e poter davvero cambiare il proprio paese, perché tutto ha una dimensione più semplice, estremamente locale, reale.
Per riempirci, e poter dare ancora
Qui è dove tantissimi anni fa ho iniziato a fare volontariato con i malati del Cottolengo, e poi ho partecipato alla fondazione della Croce Rossa locale. Qui è dove adesso partecipo al Progetto di Accoglienza Migranti come outsider della Parrocchia, e dove sono Presidente del Comitato di Rilancio del Commercio Locale.
Essere Presidente di un’associazione è un’esperienza totalizzante: ho imparato a pensare ‘collettivamente’, a sganciarmi dalle mie logiche personali di profitto, a guardare oltre.
Tutto ciò che sapevo di marketing e adesso so di advertising online, ho dovuto trasformarlo e rielaborarlo per gli associati: studio i problemi delle singole attività, faccio benchmarking con altri progetti locali per risolvere i problemi, faccio riunioni in Comune per organizzare eventi di rilancio locale.
Ho imparato ad ascoltare, a riempirmi di affetto e a ridare tutto indietro – anche il tempo che non ho.
Per uscire dalla nostra zona di comfort
Mi hanno anche detto che non è molto ‘cool’ quello che faccio, e in effetti io non sono mai stata molto mondana: detesto andare agli eventi, presenziare alle inaugurazioni, alle serate eleganti, agli incontri formali. Non per snobismo, ma perché amo troppo la mia vita e quello che faccio, e non riesco ad innamorarmi della città, delle cose da fare ‘per farsi vedere in giro’ – e non è un giudizio di valore, affatto, perché nutro sempre molta ammirazione per chi riesce a presenziare a un evento senza sentirsi fuori posto.
E’ proprio il volontariato che mi permette di uscire dalla mia zona sicura, e mettermi in gioco, espormi, metterci la faccia – ed anche riconoscere i miei errori.
Per dare l’esempio ai figli, ed educarli alla pace
La verità è che io sono Mammafelice proprio in questo modo qui: nel lavoro ‘dietro le quinte’, nella presenza locale, nelle relazioni intime, nell’impegno personale. E ho fatto sempre molta fatica a parlarne, perché non è facile parlare della propria mediocrità senza essere scambiati per deboli, o egoisti:
Elogio la mediocrità per salvare – in qualche modo – quelle donne che corrono a doppia velocità per arrivare sempre prima. Non si sa dove.
Quelle donne che preferiscono controllare che essere controllate, che preferiscono anticipare piuttosto che ritardare, che preferiscono sfinirsi piuttosto che riposarsi.
Le donne che chiedono troppo a se stesse e troppo poco agli altri.
Invece alla fine ho deciso di parlarne, perché io so che quello che faccio non è così provinciale come si pensa, ed è il modo attraverso cui io mi sento viva, ed educo mia figlia. Mi sento orgogliosa quando mi vede a capo di un evento o quando mi vede preparare i materiali di italiano per stranieri, o quando vede che metto da parte un vestito o un paio di scarpe nuove da regalare a un’altra persona (il quadro che c’è in foto è il risultato di un evento dedicato alla pace, realizzato come opera collettiva con decine di persone).
So che lei impara da me il senso della pace e dell’uguaglianza, e soprattutto il valore dell’impegno personale.
Perché è semplicemente giusto
Non c’è un modo giusto o un modo sbagliato di essere: ognuno di noi deve essere semplicemente se stesso o – come diceva Nietszche – deve DIVENTARE se stesso. Ma, soprattutto, ognuno di noi dovrebbe cercare di diventare la migliore versione di se stesso.
Fare volontariato dunque è semplicemente giusto, sia per chi è provinciale come me, sia per chi è mondano. In un mondo devastato da guerra, fame e povertà, in cui noi Italiani abbiamo la fortuna di stare bene (fortuna che ci è stata data casualmente per nascita, per essere nati nel posto giusto al momento giusto), non riesco a sopportare l’assenza di impegno personale e l’indifferenza ai problemi del mondo. Non è semplicemente giusto.
Tutti noi siamo chiamati a FARE o a DARE, ed è principalmente questo essere umani, che dovremmo insegnare ai nostri figli, per una vera educazione alla pace.
è vero anche a me fa bene! anche io lavoro un pò dietro alle quindi di alcune associazioni e nel mio piccolo mi sento utile e Ale di riflesso impara a conoscere nuove realtà!