Alimentazione dei bambini da 0 a 2 anni
Pubblicato il 4 Marzo 2016 da Mamma Felice • Ultima revisione: 27 Febbraio 2019
Alimentazione dei bambini da 0 a 2 anni: dall’allattamento al seno, allo svezzamento. Ecco tutte le tappe dell’alimentazione dei bambini da zero a due anni (e di come nutriamo i nostri bambini già in gravidanza): come si forma il gusto, come proporre i cibi, come scegliere gli ingredienti, come prevenire l’obesità infantile.
Come si forma il gusto nei bambini
Il gusto dei bambini si forma già in gravidanza, e dipende da ciò che la mamma mangia, dai gusti che sceglie e dai cibi che preferisce, ovvero dalla familiarità verso i sapori.
Per questo è fondamentale che anche in gravidanza la donna ponga attenzione alla sua alimentazione e stile di vita, evitando soprattutto fumo e alcoolici, che possono portare a patologie gravissime nello sviluppo del feto, anche controllando bene i cibi, per evitare malattie potenzialmente pericolose come la toxoplasmosi, la salmonella o la listeriosi, causate tutte da cibi poco sicuri.
Ciò che il bambino riconoscerà come sapore familiare, sarà il suo primo modo di approcciarsi al cibo.
I gusti veri e propri sono 5: il dolce, il salato, l’amaro, l’acido e l’umami (che nella nostra tradizione conosciamo poco, ed è quello tipico del glutammato).
Ogni gusto ha una sua spiegazione evolutiva: i nostri antenati, per istinto di conservazione, si basavano molto sul gusto per decidere cosa mangiare. Per esempio il gusto dolce poteva rappresentare cibi sicuri con elevate fonti di energia (carboidrati e zuccheri), il sapore salato poteva indicarci presenza di minerali utili al nostro organismo, mentre l’amaro ci metteva in allerta su eventuali sostanze tossiche, o l’acido su eventuali cibi avariati.
Alimentazione a 6 mesi
I bambini tendenzialmente, sempre per istinto di conservazione, nascono con una preferenza per i gusti dolci (gusto di sicurezza) e per i grassi (energia). In seguito, tramite l’apprendimento e i vari assaggi, da adulti impariamo ad apprezzate tutta la varietà dei sapori.
Ad inizio svezzamento, intorno ai 6 mesi di vita, i bambini possono manifestare curiosità verso i cibi, soprattutto se li abbiamo sempre coinvolti nelle cene di famiglia, tenendoli al tavolo con noi.
In questa prima fase è principalmente la vista, a essere coinvolta. Perché i bambini guardano le pappe e, se le trovano belle, sicure e accattivanti, hanno voglia di assaggiarle.
Se il primo approccio con il cibo è VISIVO: basta pappe brutte, curiamo anche l’estetica, i colori, gli abbinamenti! Possiamo creare delle belle pappe, appetitose anche alla vista, ponendo semplicemente attenzione non solo all’impiattamento (quindi pura azione estetica), ma soprattutto a come cuciniamo i cibi: per esempio mantenere delle belle verdure di colore verde brillante cuocendole a vapore, invece di farle bollire per ore in brodi in cui si disperdono anche tutte le vitamine e i minerali.
Dopo la vista, entra in gioco l’olfatto, che è un senso molto importante, risiede nella zona cerebrale delle emozioni, e si lega ai ricordi. Quante volte annusare un certo profumo ci ha riportati ai ricordi d’infanzia?
Infine il gusto, con l’assaggio. Il cibo deve essere, dunque, 3 volte gradevole: alla vista, all’olfatto e al sapore. Una bellissima sfida per cucinare con amore anche per i nostri bambini piccoli.
Prima dei 6 mesi di vita, possiamo invece parlare di allattamento esclusivo al seno: il latte di mamma è l’alimento migliore, più sicuro e più sano per ogni bambino.
Alimentazione da 6 mesi a 1 anno
Durante lo svezzamento la parola d’ordine è divertirsi insieme al proprio bambino: sperimentare, proporre nuovi sapori e nuove consistenze, accostare gli ingredienti con amore e scegliere prodotti di stagione da cucinare ogni giorno in modo diverso.
Ricordiamoci che, come gli adulti, anche il bambino dopo un po’ si stanca dei soliti piatti: anche quando un bambino sembra chiedere a ripetizione sempre lo stesso piatto, alla fine si stufa, perché avviene un meccanismo noto come sazietà sensoriale, che ci impedisce di avere una dieta monotona. Questo perché una dieta monotona non è equilibrata dal punto di vista nutrizionale, e dunque il nostro istinto ci aiuta!
Scegliamo sempre ingredienti freschi, sicuri, sani e di stagione. Se il bambino può soffrire di allergie, rispettiamo le indicazioni del pediatra. Altrimenti, proponiamo ogni settimana alimenti diversi, e giochiamo con le consistenze: molti bambini amano le pappe cremose, altri amano i cibi solidi e ‘da grandi’. L’istinto del bambino è la nostra mappa da seguire!
Ogni volta che diamo insaccati, scegliamo salumi DOP o Alta Qualità, che contengono meno sale da capitolato, e diamoli solo in modiche quantità. Possiamo anche utilizzare le spezie, come la curcuma, il curry non piccante, lo zafferano. NO invece peperoncino, noce moscata o chiodi di garofano, che sotto i due anni di età non sono indicati sia per motivi allergici, sia perché potrebbero irritare le mucose.
Cioccolato: si può dare sotto i 2 anni, ma una piccola porzione di 15-20gr, e solo se non ci sono allergie. Sì al cioccolato in gravidanza: aumentando le endorfine, può prevenire baby blues o la depressione post partum.
Possiamo anche attuare uno svezzamento vegetariano, perché è un regime alimentare equilibrato che contiene anche alimenti di origine animale. No, invece, allo svezzamento vegano: è fortemente sbilanciato, va a caricare eccessivamente lo stomaco e l’intestino dei bambini (per esempio con i legumi) e può portare a gravi carenze. Lasciamo che i bambini siano vegani da grandi, se lo desiderano, e se si informano accuratamente.
Possiamo anche affidarci alle pappe pronte o agli omogeneizzati: sono comodi per le giornate passate fuori casa e sono sicuri perché provengono da una filiera controllata.
Alimentazione da 1 a 2 anni
Nei bambini tra uno e due anni, si può verificare una diminuzione dell’appetito, ma soprattutto della curiosità verso i cibi nuovi. Si parla di neofobia alimentare, ed è un residuo dell’evoluzione: anche in questo caso, la neofobia proteggeva i nostri antenati bambini dall’ingestione di prodotti nocivi o tossici.
Nell’età in cui i bambini iniziano a gattonare e camminare, può essere dunque un istinto di sopravvivenza: in questo modo il bambino protegge se stesso dall’ingestione di veleni, prodotti per la casa, medicinali… (in ogni caso la prevenzione, in casa, è fondamentale: queste sostante vanno sempre tenute chiuse a chiave e non alla portata dei bambini, e soprattutto non vanno travasate in bottiglie o contenitori per alimenti, in modo che non possano essere scambiati per tali!).
Fino ai 5 anni, i bambini possono metterci anche molto tempo ad apprezzare nuovi sapori, compresi i piatti che durante lo svezzamento invece mangiavano con piacere!
Possiamo però contare sul cosiddetto effetto della ripetizione: offriamo ogni cibo senza mai insistere, nemmeno per l’assaggio. Se non viene nemmeno assaggiato, riproponiamolo a distanza di qualche giorno. A volte basta una sola esposizione, a volte anche dieci. Nel frattempo, mangiamo noi quel cibo, assaggiamolo davanti al bambino, e mostriamogli che è un cibo buono e sicuro. L’imitazione sortirà i suoi effetti. Ricordiamoci che, se noi adulti per prima non mangiamo le verdure, non possiamo pretendere che le mangi un bambino piccolo!
Bambini inappetenti e bambini in sovrappeso
Molti genitori pensano ai figli come inappetenti: ‘mio figlio non mangia niente’ è una di quelle frasi che noi spesso sentiamo dire, nonostante i bambini in questione siano sani, attivi e normopeso.
Il problema sta sempre nella misura: provate a pesare 35 grammi circa di prosciutto cotto o crudo che sono previsti nel menù giornaliero di un bambino tra uno e tre anni; ne viene fuori UNA fetta di prosciutto circa. Quindi NON è vero che un bambino non mangia, ma piuttosto sono i genitori che stanno riempiendo troppo il piatto.
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Ricordiamoci che un bambino da uno a 5 anni NON può mangiare un piatto di pasta da 80 grammi come un adulto: se facciamo in modo che a quell’età arrivi a mangiarlo, lo stiamo abituando ad iperalimentarsi, ovvero a diventare un bambino sovrappeso o addirittura obeso. E le statistiche non mentono: in Italia il 20% dei bambini oggi sono in sovrappeso.
A volte i bambini non hanno fame di cibo, ma hanno fame di noi.
Ecco cosa NON dobbiamo fare per non incorrere in errori di sovralimentazione:
- concedere fuori pasto: al di fuori del pranzo e della cena, e dei due spuntini di metà mattina e pomeriggio, un bambino non deve fare altri fuori pasto, nemmeno se con frutta fresca;
- dare poca acqua: spesso insistiamo a dare da mangiare ai bambini, quando invece hanno semplicemente sete. Bevono abbastanza?
- concedere troppe alternative: al bambino piccolo non dobbiamo chiedere ‘cosa vuoi mangiare’, ma offrire noi cibo sano o al massimo due alternative sane
Impariamo anche a diminuire le quantità di sale nei piatti di tutta la famiglia: mettere il sale nelle pappe dei bambini è più legato al nostro vissuto, che a una reale esigenza: cerchiamo di avvicinare il gusto delle loro pappe al gusto dei nostri cibi, ma dovremmo fare al contrario.
Lo svezzamento è sempre una buona occasione per diminuire l’uso del sale in tutta la famiglia. Bastano 3 settimane per rieducare tutta la famiglia a mangiare usando meno sale.
Il cibo non deve essere, per il bambino, né un premio, né una gratificazione, né una consolazione. Non possiamo punire un bambino dicendogli che non mangerà il gelato, perché gli facciamo capire che il cibo è un premio. Allo stesso modo, non possiamo chiedergli di calmarsi in cambio della cioccolata: in questo modo il cibo diventa una consolazione, che un domani può sfociare in disturbi alimentari.
In Italia il 10% degli adolescenti passa attraverso disturbi alimentari. L’uomo è l’unico animale che riesce a mangiare anche quando non ha più fame, o a rinunciare al cibo fino a morirne.
Per questo è fondamentale che nei primi 1000 giorni di vita ci adoperiamo, come genitori, per non ripetere sui figli gli errori che noi abbiamo commesso in fatto di alimentazione.
Moderazione, varietà ed equilibrio: queste sono le parole chiave per una sana alimentazione e svezzamento dei bambini; le parole che devono guidarci ad essere consapevoli verso l’educazione alimentare (e non solo) dei nostri figli.