Cosa NON dire a chi soffre di depressione post partum
Pubblicato il 25 Settembre 2015 da Valentina Colmi
Quando una madre sta male, ma non ha ancora trovato il coraggio di chiedere aiuto oppure è all’inizio del proprio percorso psicologico, ha bisogno di tutto il supporto possibile all’interno della propria famiglia. Spesso purtroppo sono loro, mariti, compagni o genitori che non sapendo come comportarsi possono dire delle frasi che invece di risollevare il morale della neo mamma la fanno sentire ancora più in colpa.
La depressione post partum è una vera e propria malattia e come tale va trattata: non basta dirsi e dire “è un momento brutto, passerà da solo”, perché ha radici molto più profonde di quanto si creda.
Pensate se lo stesso atteggiamento si verificasse per un mal di stomaco, o per un altro disturbo: purtroppo quando si ha a che fare con una malattia che ha a che fare con la psiche scattano molti campanelli d’allarme, antichi retaggi culturali che associano il fatto di andare dallo psicoterapeuta come l’anticamera della pazzia.
Solo attraverso l‘intervento di uno specialista la strada per la guarigione è in discesa.
Cosa allora non bisogna dire ad una mamma che soffre di depressione post partum?
- “Devi essere contenta”: se una madre non si sente affatto felice di esserlo diventata, continuare a ripeterle quanto sia fortunata la farà sentire ancora più in colpa. Meglio invece ascoltarla e accogliere i suoi momenti di sconforto come circostanze normali e naturali di un processo di conoscenza con il bambino appena nato.
- “Di cosa ti lamenti? E’ così che funziona”: certo, è vero. Però nessuno ti prepara mai abbastanza al ruolo di madre: ti ricordano che sarai stanca, che non avrai almeno all’inizio tempo per te, che la tua vita sarà stravolta. E sentirsi dire che essere mamma è abnegazione e sacrificio, mentre tu vorresti controbattere che non può e non deve essere così (ma non ce la fai perché non stai bene), non aiuta nessuno.
- “Sei fortunata”: ci sono tantissime coppie che vorrebbero essere al tuo posto, con un fagotto in braccio e pannolini da cambiare. Tu invece vorresti solo scappare. Le persone che sono intorno a te dovrebbero sostenerti non farti sentire ancora più in colpa.
- “Bisogna ritornare alla normalità il prima possibile”: anche questa è una frase sbagliata da dire, perché la normalità di prima non tornerà mai più. Meglio appoggiare la mamma nei suoi nuovi ritmi, aiutandola ad esempio con le pulizie di casa o con il bambino, invece di essere un ostacolo.
- “Non puoi dire di non voler bene a tuo figlio”: se arrivi a dire che non provi né gioia né amore nei confronti del tuo bambino hai preso già coscienza del problema. Quando un tuo famigliare o un’amica ti dice una frase del genere probabilmente sono spaventati o pensano di essere migliori di te. In ogni caso non dare loro ascolto, anche se non è semplice: quello che conta sei tu e il tuo rapporto con tuo figlio. Vedrai che con la terapia quel brutto “ladro” che si chiama dpp se ne andrà via con un bel calcio nel sedere.