Diagnosi della Depressione Post Partum
Pubblicato il 13 Agosto 2015 da Valentina Colmi
Depressione post partum: perché si fa fatica ad avere una diagnosi?
Secondo gli ultimi dati ufficiali – elaborati da Save the Children e Strade Onlus – in Italia soffrono di depressione postnatale tra l’8 e il 12% delle donne. Tradotto in cifre significa che ne vengono colpite 80mila mamme, ma solo 1 su 4 riceve un’adeguata diagnosi. La bellezza di 60mila neo madri vengono lasciate sole.
Come mai si fa fatica a capire che il malessere persistente ha il nome di depressione post partum?
Le motivazioni sono due:
- la natura piuttosto complessa della malattia
- la difficoltà a chiedere aiuto
La maternità è una sorta di vaso di Pandora: una volta scoperchiato, porta con sé un insieme di emozioni che potremmo definire ataviche. Si tratta di paure che coinvolgono tutte le mamme (“Sarò capace di allattare?”, “Saprò capire quando piange cosa vuol dire?”), ma nel caso della dpp queste sensazioni vengono amplificate dal vissuto precedente e anche dalle condizioni “pratiche” in cui la neo mamma si trova.
La depressione spesso ha a che fare con una molteplicità di fattori esterni e interni. Tra questi possiamo considerare:
- l’ambiente e il livello economico, anche se la contraggono persone famose che vivono certamente in un ambiente privilegiato
- il rapporto con la propria madre, quando si diventa genitore si pensa al vissuto di figlia e si cerca di costruire un modello di riferimento in base a quello già sperimentato
- la relazione con il partner, la rete di supporto che ci si trova attorno.
Ci sono poi delle componenti individuali come:
- la poca stima in sé stesse, l’ansia o l’aver già sofferto di depressione che possono sfociare nella dpp
- problemi durante il parto o ancora prima in gravidanza possono determinare un quadro clinico complesso.
Tutta l’eterogeneità di queste componenti fa sì che – pur essendo di vitale importanza la prevenzione – non sempre sia possibile purtroppo attuarla. Eppure, rispetto ad altre manifestazioni depressive, è più facile determinare la causa scatenante, che ha origine con la nascita. Per questo è molto importante seguire le madri nel loro percorso post parto attraverso delle figure di riferimento, come l’ostetrica e la doula. Occorre inoltre che il personale sanitario sia adeguatamente formato per affrontare il problema e indirizzare la neo mamma in un percorso idoneo.
La seconda motivazione riguarda appunto la difficoltà delle donne nel chiedere aiuto.
Quando si ha a che fare con emozioni negative sul nuovo ruolo, subentra il cliché della madre che tutto può e tutto sa, che deve essere sempre sorridente e sempre contenta.
Senza contare che di maternità si parla in maniera ancora poco sincera (anche se molti passi sono stati fatti): il primo passo è non sentirsi in colpa, ma ammettere di avere delle difficoltà, momenti che rientrano nella normalità – e sottolineiamo normalità – dell’essere madre.
Foto poco credibile…