Depressione post partum: l’importanza dei papà
Pubblicato il 16 Luglio 2015 da Valentina Colmi
Quando arriva un bambino si parla molto – se non quasi esclusivamente – del ruolo della mamma. E’ come se il legame simbiotico che si instaura nei primi sei mesi di vita del neonato fosse una sorta di giustificazione per tenere da parte il papà.
La nostra società e una predisposizione culturale vogliono poi che i padri ritornino quasi subito al lavoro, lasciando le mamme sole nell’accudimento del proprio bambino.
Cosa può fare invece un papà?
Innanzitutto nella coppia bisogna imparare a delegare. La mamma non può riuscire a svolgere ogni compito che le viene richiesto solo con le proprie forze.
Pertanto anche le donne dovrebbero “mollare gli ormeggi” un po’ di più e dare dei compiti ai propri compagni e mariti.
Per esempio potrebbero affidare al papà il momento del bagnetto serale: un modo esclusivo per coltivare il rapporto con il figlio.
Come sempre però il ruolo dei padri inizia a monte, con i corsi pre parto: sarebbe importante che partecipassero anch’essi agli incontri formativi, per comprendere meglio e chiarirsi eventuali dubbi sia sul parto sia sul dopo.
Insomma: non devono essere soltanto degli spettatori passivi, ma parte integrante di un evento che cambierà le vite di tutti per sempre.
Se una mamma si ammala di depressione post partum, è inutile dire quanto sia determinante il papà.
Innanzitutto deve essere il punto di riferimento a cui rivolgersi quando non si sente bene. Una madre poco felice ha tutto il diritto di confessarlo a chi le sta accanto senza essere giudicata.
Secondariamente, il papà ha un ruolo di contenimento per le ansie della neo mamma, la può aiutare nel superare i problemi quotidiani e l’aiuta a riportarla ad una dimensione realistica di ciò che sta vivendo, visto che le sue energie sono completamente assorbite dal bambino.
C’è spazio, nella vostra famiglia, per un ruolo attivo dei papà?