Figli e adolescenza: i gradini per crescere
Pubblicato il 3 Luglio 2015 da Mamma Felice • Ultima revisione: 30 Luglio 2015
Una delle cose difficili del rapporto tra un ragazzo adolescente (o preadolescente… anche peggio), è perdere i confini: perdere il confine del dialogo e della comunicazione, perdere il contatto fisico e anche quello visivo, perdere il confine della realtà. Perdersi e basta, semplicemente, nella più assoluta banalità del caso. Certe volte l’adolescenza è semplicemente così: una giornata storta che diventa una frattura inconciliabile, una bravata che si trasforma nell’errore della vita, una parola che si imprime dentro il cuore come un marchio di dolore oscuro.
Fa paura, da madre. Ma fa paura anche quando sei dall’altra parte, da quella dell’adolescente, e hai – perché è così, è vero – tutto il mondo contro. Un mondo ingiusto, che ti ha scelto senza darti la possibilità di scegliere. Un mondo gigantesco e allo stesso tempo provinciale.
Un mondo, diciamolo, infinitamente più brutto di quanto tu avresti desiderato per il tuo futuro felice.
Lo dicono tutti: se solo avessi saputo, allora, quello che so adesso…
Dimenticando, tuttavia, che ciò che noi sappiamo a 40 anni, è il risultato di ciò che non sapevamo da adolescenti, e abbiamo dovuto imparare da soli. Un po’ per caso (sì, il caso c’entra, è inutile credere di avere la situazione sotto controllo), un po’ perché l’adolescenza è come il gioco del flipper, quello di una volta: sbattere qui e là, un po’ spingendosi, un po’ lasciandosi trascinare dalla gravità, per cercare di entrare dritti nel buco dei mille punti senza spenderci troppi soldi, senza rovinarsi.
Ma ricordo con precisione e folle lucidità tutto ciò che ho provato. Ricordo tutte le sfumature dell’adolescenza, soprattutto come fossero i gradini verso un percorso di luce.
I gradini per crescere:
Indice dell'articolo
La Paura
Ho odiato l’adolescenza con tutta me stessa. L’adolescenza mi faceva schifo. Vorrei trovare altri modi per dirlo, magari in maniera più poetica, ma l’adolescenza mi faceva letteralmente schifo.
A volte odiamo le cose che ci fanno paura.
Non lo schifo che fa la bava di una lumaca, o finire con i piedi su una cacca di cavallo, o vedere i tuoi genitori in mutande, anzi sì: forse è proprio quel genere di schifo misto a imbarazzo, che certe volte fa ridere da pazzi, certe volte fa rizzare i capelli dallo spavento. Quel senso di gelo che ti devasta il corpo, mentre sei scosso da brividi di paura.
E’ proprio questo il problema della paura, però. Che non riesco a controllarla. Quando hai paura, hai paura. E quando hai paura, ogni cosa sembra spaventosa; persino cose che non sono per niente spaventose. E ogni cosa che ti fa paura, si mescola tipo insieme fino a formare questa sensazione gigantesca, terrificante. E’ come se tu fossi completamente avvolto, dentro a questa coperta che è la paura, e questa coperta è fatta di schegge di vetro e cacca di cane e pus sgocciolante e brufoli di zombie sanguinolenti.
Paura semplicemente della paura, mica di chissà che cosa. Paura dell’ignoto, di non essere abbastanza, di non arrivare mai da nessuna parte. La paura di girare sempre in tondo come un cane legato ad un palo con la sua catena, che corre, corre, corre sfinito e accorcia sempre di più il giogo, finché resta sommessamente lì, fermo, privato della facoltà di muoversi, perché era così, perché semplicemente è andata così.
La Rabbia
Ed ero furiosa, ero arrabbiata, ero così furiosa che ancora oggi non potrei trovare una parola adatta ad esprimere la mia furia. Una rabbia feroce, perché semplicemente ero arrabbiata, perché era tutto sbagliato, tutto sbagliato.
Tutto. Sbagliato.
Era tutto da rifare, il mondo. Tutto quanto.
Superare il limite
Per migliorare ciò che è stato fatto prima, si può solo superare il limite. Si deve. Un adolescente ha l’obbligo di superare i limiti, di distruggere i vincoli. L’adolescenza non è una sfida, ma un puro atto di cambiamento. Un adolescente non distrugge qualcosa per distruggerlo, ma per ricostruirlo.
Siamo noi, gli adulti, a sentirci sfidati da ali grandi, da idee immense, da ideali incommensurabili. Siamo noi, a sentirci feriti dalle utopie bellissime.
E alla fine, il limite da superare è solo il nostro limite.
La Responsabilità
Perché, se fino ad ora c’è stata un po’ di fortuna, ma soprattutto una educazione pura, e pulita, e vera, e felice… se fino ad ora siamo stati i genitori migliori che avremmo potuto essere, pur nel nostro limite umanissimo dell’imperfezione, se fino ad ora abbiamo comunque amato, e non umiliato; comunicato, e non spezzato; abbracciato, invece di aver picchiato. Se fino ad allora abbiamo messo il seme della felicità, in quel cuore bizzarro dell’adolescente che è diventato nostro figlio, e se lui ha voluto farlo crescere e diventare rigoglioso, e se la fortuna lo anche aiutato un poco…
Se fino ad ora abbiamo fornito una:
Risposta ragionevole a un comportamento irragionevole
Se, se tutto questo è successo…
Nasce il fiore della responsabilità. Percepire sull’anima il peso delle proprie decisioni e delle proprie scelte, imparare a prendersi cura degli altri, innamorarsi del volontariato come medicina per aiutare noi stessi mentre aiutiamo gli altri. Accarezzare l’idea che – probabilmente – diventare grandi era la cosa migliore da fare, attraverso questa metamorfosi che ci ha spogliati del buio, e poi rivestiti di luce.
L’Empatia
Piangere a dirotto davanti alla guerra, alla ferocia delle azioni di cui non andiamo fieri. Imparare a guardarci allo specchio e capirci, capire profondamente il mondo, in attimi di pura lucidità, per poi lasciarlo andare via come la sabbia che scivola tra le mani.
Le cose che ci accadono, anche quelle brutte, spesso possono insegnarci qualcosa su noi stessi.
Provare amore, amore e gioia pura per gli altri, sapersi immedesimare profondamente nella loro profonda umanità – riconoscere che, da adolescenti e anche da adulti, è proprio la nostra umana fragilità, a renderci così grandiosamente capaci di atti straordinari – in bene e in male.
A volte è bello ricominciare.
E l’adolescenza è ricominciare. Costruirsi. Ricostruire anche una famiglia, o un senso di famiglia, che probabilmente abbiamo perduto per un momento.
Ricostruirci noi come genitori. Ricostruirsi come figli – e allo stesso tempo come individui.
Sei talmente giovane. Le cose che hai fatto. Tu lo sai che non erano giuste. Ma non vuol dire che tu non sia capace di comportarti nel modo giusto. Significa solo che hai scelto di fare la cosa sbagliata. Un errore non dice di te quello che sei.
Perché niente è perduto. Niente è accaduto per sempre, niente ci ha condannati per sempre all’infelicità.
Perché la felicità è ancora possibile, e un errore è solo un errore.
Identità e differenza
Finché diventi madre – o padre – e un enorme cerchio di speranza invade il tuo cuore. E puoi ancora provare a migliorare il mondo, perché non ripeterai gli errori dei tuoi genitori, anche quelli fatti con amore, perché il mondo ha bisogno che tu sia diverso da loro – seppur profondamente uguale.
In una sfumatura di identità e differenza, una brezza in cui riconoscerci a vicenda, e allo stesso tempo tenerci lontani.
Camminare da soli, e un po’ tenendosi per mano.
Essere noi stessi con gli altri, ed essere diversi da tutti.
===
Post in collaborazione con Giunti, Il Libro di Julian. Un libro che, in un linguaggio scritto per i preadolescenti, mi ha ricordato, passo passo, il mio percorso di vita dall’adolescenza, alla maturità.
Le citazioni sono tratte dal libro di R. J. Palacio, Il Libro di Julian.
…ma se io provo questi sentimenti adesso, vuol dire che sono ancora adolescente?
Una 38enne non cresciuta!!! O in netto ritardo sulla tabella di marcia!
beh, forse sono riuscita a scriverli perché in fondo anche io li provo ancora… in fondo, eh
Sì sì in fondo