Depressione post partum e Baby Blues
Pubblicato il 2 Luglio 2015 da Valentina Colmi
Depressione post partum, Baby Blues, Psicosi post partum: facciamo chiarezza con i termini, proviamo a dare delle definizioni chiare, anche per capire quando e se ci occorre aiuto.
“Sono mamma e ora?”
“Dov’è l’amore incondizionato e travolgente che avrebbe dovuto invadermi vedendo mio figlio negli occhi?”
“Perché tutte mi sembrano così brave e io invece non sono in grado di fare nulla?”
Sono pensieri che prima o poi toccano molte mamme, eppure non si dice. Non si dice che la maternità possa generare anche dei sentimenti ambivalenti. Stanchezza, rabbia, frustrazione.
D’altronde tutti i rapporti della vita – quelli d’amore e quelli d’amicizia soprattutto – hanno sempre un po’ a che fare con dei risvolti meno piacevoli. E’ ciò che rende sana una relazione.
Eppure quando una donna diventa madre si dà per scontato che smetta di provare ogni sensazione negativa nei confronti del proprio bambino, per cui si deve sentire solo amore.
È lì, tra le pieghe della mente, che inizia a farsi spazio un ladro. Quel ladro si chiama “depressione post partum”. Si chiama così perché ruba letteralmente la maternità. Non si è più in grado di gioire della propria vita, né del nuovo nato.
Magari ci si prende cura lo stesso del proprio bambino, con grande fatica, e davanti agli altri si continua a sorridere, a fare le ὑποκριτής, le ipocrite, che poi è il termine con cui i greci indicavano gli attori. Sì, perché depressione e maternità non vanno d’accordo. Non possono.
Eppure su questo tema, anche se in Italia secondo le fonti ministeriali colpisce 50 mila donne all’anno (ovvero tra l’8 e il 12% delle neo mamme), c’è ancora molta confusione.
Spesso la depressione post partum viene confusa con il baby blues. Vediamo allora di fare un po’ di chiarezza.
Indice dell'articolo
Baby Blues e Depressione Post Partum: come riconoscerli
Il baby blues è una tristezza transitoria che colpisce fino al 70% delle donne nei 10 giorni successivi al parto e che non dura più di 15 giorni.
La depressione post partum è invece un disturbo che si presenta generalmente dopo 8/12 settimane dal parto (a volte anche dopo 6 mesi). Può andarsi a manifestare in un quadro clinico già predisposto alla depressione (casi in famiglia o la stessa mamma ha sofferto di episodi depressivi durante altri periodi della sua vita), ma anche a causa di fattori sociali (situazione economica incerta) e personali (scarso aiuto da parte del compagno, mancanza di una figura di riferimento materna).
I sintomi possono essere diversi e variabili, ma i più comuni – che devono essere almeno 5 e che si devono presentare quasi ogni giorno per almeno 2 settimane – sono:
- perdita d’interesse o piacere per molte attività durante della giornata
- oscillazione del peso (si mangia troppo o troppo poco)
- disturbi del sonno (si dorme troppo o troppo poco)
- senso di fatica e stanchezza quotidiani
- tendenza a svalutarsi come madre
- ridotta capacità di concentrazione
- ansia al pensiero di stare sole con il bambino
- pensieri di morte
La depressione post partum – bisogna sempre ricordarlo – non è un disturbo passeggero, ma una vera e propria malattia. Si deve pertanto chiedere l’intervento di esperti per cominciare un percorso di psicoterapia. Di solito si può guarire nell’arco di 6 mesi/1 anno.
La psicosi puerperale e il disturbo post traumatico post natale
Esistono poi altri due manifestazioni legate al post partum, ma che sono estremamente più rare.
La psicosi puerperale e il disturbo post traumatico post natale.
La psicosi è un disturbo dell’umore che si manifesta con:
- depressione
- perdita di contatto con la realtà
- deliri e allucinazioni
Si manifesta già a poche ore dal parto o entro i primi due mesi. In questo caso l’unica cura possibile è la somministrazione di psicofarmaci e il ricovero in ospedale.
Il disturbo post traumatico postnatale è invece legato al trauma del parto e si manifesta anche questo a poche ore dal parto.
I sintomi sono:
- continuo ripensamento dell’evento attraverso incubi, flashback, disturbi del sonno
- irritabilità
- perdita di concentrazione e della memoria
- paura per parti futuri
Anche in questo caso è fondamentale l’intervento tempestivo attraverso la terapia, per non andare a compromettere il legame fisico ed emotivo con il bambino e con il partner.
Alla luce di tutto questo bisogna ricordare una cosa importantissima: si può guarire. Però è necessario chiedere aiuto: non si è meno madri per questo, anzi.
Una mamma che ammette di non farcela da sola sta già compiendo il primo passo per cacciare via il “ladro”.