Internet, Impresa, Inglese: il divario digitale
Pubblicato il 22 Giugno 2015 da Mamma Felice • Ultima revisione: 22 Giugno 2015
Qualche settimana fa sono stata in un istituto commerciale a tenere due ore di ‘lezione’ ad una classe di maturandi: il mio commercialista, che insegna anche diritto commerciale a scuola, mi ha chiesto ri parlare di rete, di blog, e delle possibilità offerte da internet per chi cerca lavoro. Sulla mia agenda avevo segnato tre idee – soprattutto motivazionali – da raccontare, e alcuni ‘compiti a casa’ da fare, ovvero guardare alcuni video e leggere alcuni articoli, per trarre ispirazione.
Ma sono rimasta stupita, mentre parlavo: i ragazzi erano tutti molto vivaci, e intelligenti, per niente banali o imbranati – anzi, davvero originali e interessati, rispettosi e curiosi.
Ma i nativi digitali non esistono.
Io davvero pensavo che i nativi digitali esistessero, nel senso che pensavo che le nuove generazioni, grazie ad Internet, avessero tutti i mezzi per conoscere e studiare e imparare attraverso la rete, e soprattutto usassero la rete ogni giorno con questo scopo. Ma non è così. I nativi digitali siamo noi, quelli che hanno visto nascere internet, quelli che lo hanno in qualche modo popolato o creato. Possibile?
E la cosa mi ha scioccata molto.
Ho capito che questi ragazzi diciottenni usano internet solo per giocare, guardare video e stare su Facebook. Per il resto, internet è un grande mistero. Non sanno cercare, non studiano, non leggono, non usano le email. Non sanno nemmeno che puoi mandare una mail in copia nascosta.
Che è senz’altro una generalizzazione, perché immagino che qualcuno, là fuori, queste cose le sappia – magari negli istituti tecnici informatici -, ma credetemi, da alcuni colloqui fatti quando cercavamo un apprendista programmatore, nutro forti dubbi anche su questo.
E mi sono tornate alla mente quelle famose (fumose) parole della Gelmini, quando diceva che la scuola sarebbe stata tutta Internet, Impresa, Inglese, e a me onestamente sembrava l’unica cosa furba di quella riforma – e come tutte le cose furbe ovviamente non è stata fatta. In compenso però adesso le ore di inglese sono state ridotte (a una sola) e ci sono due ore di religione cattolica.
Quello che manca alla scuola, e quindi ai giovani, è essere europei. Non saprei come dirlo in altro modo.
Non che l’Europa sia messa benissimo, ma – anche qui – i veri europei siamo stati noi: quelli che ci hanno creduto, tanto tempo fa, e che hanno visto il prima e il dopo.
Ed è sconfortante, tragico, triste. Fa paura. Fa paura pensare che oggi si tenda a uno spiccato nazionalismo, e non si comprenda più l’immenso valore di quelle tre parole: Internet, Impresa, Inglese.
Con una scuola che non ha Internet, e non lo insegna, ma soprattutto insegnanti che spesso non hanno nemmeno un indirizzo di posta elettronica. E genitori che non sanno navigare, non sanno cercare informazioni, non sanno usare i sistemi di parental control. Nella media, intendo. Nella media, che è la maggioranza.
Quando internet sarebbe stato la chiave di tutto: per liberarsi, per apprendere, per aggiornarsi, per sapere.
Una scuola che è così lontana dall’Impresa, che un ragazzo di diciott’anni si diploma e poi realmente non sa fare nulla, e non perché non ne abbia volontà. Ma del resto, se i nostri programmi scolastici si fermano alla seconda guerra mondiale, cosa ne può sapere un ragazzo di fare impresa, o di lavorare in un’impresa? Quando facevamo i colloqui agli informatici, ci parlavano di linguaggi di programmazione di 20 anni prima: non un goccio di html, javascript, pyton…
Poi, ovvio, bisognerebbe anche imparare a studiare per conto proprio. Se non hai la scuola migliore del mondo, puoi anche alzare il sedere e studiare per conto tuo – cosa che in fondo abbiamo fatto tutti noi che oggi lavoriamo.
Imparare l’inglese, ad esempio, in modo fluente. Perché non possiamo essere gli unici a non parlare una parola di inglese, sempre e comunque, quando i bambini di tutta europa lo parlano fluentemente a scuola come prima o seconda lingua. Non ci sono scuse: basterebbe guardare i film in inglese, ascoltare la musica con i testi davanti… Eppure va così, è andata sempre così, continuerà così.
Non so cosa pensare. Sento un profondo divario digitale che deve essere colmato.
Fino a qualche settimana fa pensavo che questo divario ci fosse tra genitori e figli, rispetto ad alcuni genitori della mia età che sono ripiombati nell’analfabetismo di ritorno, e di conseguenza nell’analfabetismo digitale.
Oggi invece penso che il divario digitale sia tra la vecchia guardia di internet, e i ragazzi giovani, che hanno perso il piacere di cercare su Google e scrivere ciò che pensano, e passano il tempo online sui social, a chiacchierare con gli amici. Invece di cercare un mondo nuovo, si confinano nel piccolo mondo antico.
Lo so già, l’ho già detto, non tutti sono così. Ma ricordiamoci che in Italia le ultime statistiche dicono che più di 2 milioni di giovani tra i 18 e i 29 anni è inoccupato, ovvero non studia e non lavora (Neet, Not in Employment, Education or Training).
Secondo l’Istat nel 2012 in Italia, i Neet nella fascia di età tra i 15 e i 29 anni rappresentavano circa il 23,9 per cento della popolazione.
Cosa facciamo per quella metà dei giovani italiani a cui Internet, Impresa e Inglese servono, ma non vengono offerti da nessuno?
E’ vero, Barbara, ma non solo in ambito web. Ragazzi delle superiori che seguo nei miei corsi di animazione per bambini, non sanno usare Word, Open Office, Excel, non sanno scrivere un’email, non sanno creare un manifestino semplice con delle immagini e scritte, cose da pazzi. Pochissimi di loro hanno un indirizzo email, al massimo ti mandano le cose via messenger!!!! Io ho ” spippolato” tantissimo ai miei tempi per tirare su il mio primo sito aziendale in html con qualche applicazione java: anche se non era il mio settore, anche se non ero capace, non so quanti blog ho letto e studiato e quanti tentativi ho fatto, adesso è impensabile, si fanno bastare il gruppo su whatsapp. Lo stato non aiuta ma anche i ragazzi non sanno più cosa significhi fare fatica, si stancano subito di tutto, c’è bisogno, ti giuro, di una rieducazione alla fatica di imparare, non so come altro dirti.
Ecco, sì, non smanettano nemmeno su Office – di cui non hanno le licenze. Ho suggerito infatti di usare Google Documents, e non li conoscevano. Ma una tesina non la scrivono mai? Un ppt? Per quanto antico, voglio dire, come la fanno una presentazione? Una ricerca? Una tesi? Noi abbiamo imparato da soli! Forse perché era una novità, forse perché in effetti non avevamo altro.
E mi dispiace dire ‘ai miei tempi’ e fare la parte di quella che i giovani signora mia sono pigri, ma non so darmi delle spiegazioni sul divario che si è creato tra noi e loro, su questo campo.
Mi credi se ti dico che ho trattenuto a stento le lacrime?
Mi sembra veramente una situazione pazzesca, no mail, no word, no excel??? È come non sapere le lettere dell’alfabeto! Io, dell’età delle superiori ho i miei nipoti che sono forse (anzi…sicuramente) più in gamba della media degli studenti che descrivi tu, ma da chi si troveranno accerchiati i mie figli (6 e 8 anni)? Pensa che io, perito informatico degli anni ’90 (internet praticamente agli albori e alla portata di pochi eletti) che ha abbandonato la strada dell’informatica, mi dico chissà quali prospettive mi si sarebbero aperte se avessi frequentato oggi tale scuola!? Una mia amica che teneva uno stage (in un laboratorio di cosmetici) a degli studenti di chimica (periti) ha dovuto insegnare passo-passo (ripeto: passo-passo) come si lavano le cose a mano con spugnetta e sapone, ma ricordo che pensavo, quando me lo raccontava: il pc lo saprà usare!, e bene! Ora mi devo ricredere? È proprio scomparsa la voglia di imparare cose nuove, la soddsfazione di farsi le cose da sè, la CURIOSITÀ?
Non lo so Susanita, non lo so… non so darmi una risposta nemmeno io.
Posso dirti che i periti informatici che abbiamo colloquiato non erano in grado nemmeno di accedere a un apprendistato: nemmeno UNA riga di HTML. Una. Zero. I programmi scolastici sono così indietro, che onestamente oggi non credo che consiglierei a mia figlia di fare quella scuola, a meno di non doverla poi seguire a casa passo passo.
Un nostro amico, insegnante all’alberghiero, ci raccontava che i ragazzi non sanno aprire nemmeno i barattoli a scatto, quelli con il tappo di sicurezza.
Ci stanno distruggendo la scuola!
Mi ricordo l’emozione e le ore passate durante i primi collegamenti in internet, con la connessione ballerina e lo stupore di scoprire le prime webcam posizionate nei vari punti del mondo (all’epoca anche pochi)…le prime chiaccherate su skype che mi permettevano di rivedere vecchi amici lungimiranti che avevano scelto oltreoceano il loro futuro in tempi non sospetti..oggi mi ritrovo due figli adolescenti che hanno una lim in classe grazie al supporto di noi genitori che siamo riusciti a fargliela avere grazie ai punti del supermercato!!!ma che con certi prof non si può usare perché non la sanno usare!!!! Prof di tecnologia che non sanno usare semplici programmi al pc!!!!…Comunque anch’io non vedo la curiosità di imparare e scoprire…internet viene usato la maggior parte per giochi e whatsapp…nel mio piccolo ho sempre cercato di insegnare loro quello che sapevo di pc …cose che io ho imparato da sola ….c’è molto da riflettere
Mi dispiace leggere che anche da voi si vive la stessa situazione a scuola, con i professori che non sono stati capaci di aggiornarsi. Anche io provavo le stesse emozioni che hai descritto, e quella sensazione di potere derivante da sapere di poter finalmente conoscere tutto il mondo, sapere tutto, incontrare persone lontane… Altro che messaggiarmi con i compagni di scuola: potevo parlare con il mondo intero!
Beh Barbara,la situazione generale e proprio questa
A tutto cio io aggiungerei anche l assenza di logica e come molti sittolineano la curiosita. Io da prof di inglese mi metto le mani nei capelli.
Mi sembra di avere improvvisamente 90 anni e di trovarmi a fare la parte della vecchietta che dice: ai miei tempi…
Mi sento triste a sapere che non siamo stati in grado, tutti insieme, di colmare questa distanza.
ricordo con nostalgia il primo vociare del mio modem 32k che collegavo grazie ad un lungo filo, avevo che ne so… 20 anni? mio papà mi ha preso il mio primo pc a 19 anni ma mi sono resa subito conto che del pc non me ne facevo molto senza internet ! Non vedevo l’ora di cercare sui motori di ricerca…
Io ancora oggi rimango stupita quando magari ragazzi piu’ giovani di me o coetanei mi dicono “ma tu che sai tutto sai dirmi????” ogni volta provo a spiegare che semplicemente io quando non so una cosa la cerco in rete ecco, ma spesso mi trovo a fungere come motore di ricerca per gli amici…
Dunque io probabilmente vivo in un mondo un pò diverso e ho a che fare con ragazzi che fanno il tirocinio per la laurea (biologia o biotecnologie, triennale o specialistica, quindi di 22-26 anni circa). Anche a me è capitato molte volte di trovarmi di fronte ragazzi che hanno usato pochissimo pure il pacchetto office perchè non ne hanno mai avuto bisogno se non per una o due tesine o presentazioni. Però toh butto li un 98% di loro dopo due o tre dritte impara non solo ad usare i programmi ma anche a cercarsi le informazioni. Probabilmente è anche il tipo di studi eh, noi per lavoro usiamo tantissimo database online e software che vengono aggiornati in continuazione. Comunque io non li vedo così male. Semplicemente imparano ad arrangiarsi quando diventa indispensabile per andare avanti.
Vero, ma io mi domando se ‘imparare ad arrangiarsi per andare avanti’ sia il concetto di scuola che ci serve, o se possiamo alzare un po’ l’asticella. Non mi dispiacerebbe una scuola migliore.
Ah una buona domanda. E la risposta per ora credo che sia no, non si riesce ad avere una scuola migliore. Perchè per una scuola migliore ci vogliono prima di tutto i soldi e di soldi adesso nella scuola non ce ne sono. Poi si può discutere all’infinito sul ruolo degli insegnati, dei presidi ecc…ma finché non si mettono due lire in più per comprare quel che serve, far fare aggiornamenti seri a chi insegna e andare incontro alle difficoltà delle famiglie e dei bambini con insegnanti di sostegno o mediatori culturali non ci si salta fuori, secondo me. E’ orribile perchè in questo modo solo chi nasce con una gran testa o chi ha genitori che si mettono d’impegno a sopperire alle mancanze della scuola (cosa che fra l’altro non trovo giusta) ha la possibilità di accedere agli strumenti giusti.