Non si accompagnano i figli ai colloqui

Pubblicato il 25 Maggio 2015 da

figli-immaturi-bamboccioni

Posso dirvi che capita più spesso di quanto immaginiate: genitori che accompagnano i figli ai colloqui di lavoro, e vorrebbero anche assistere, partecipare, parlare per i propri figli.

Così come quelli che accompagnano i figli agli esami all’Università, o, peggio, vanno a fare le code in segreteria, li iscrivono agli esami, vanno ai colloqui con i professori al posto loro:

  • non si accompagnano i figli ai colloqui di lavoro
  • non si iscrivono all’università o agli esami
  • non si fa la coda per loro per pagare le tasse
  • non si fa lo sciopero per procura

La migliore l’ho sentita direttamente in TV: una madre che scioperava con i forconi, l’anno scorso.
– E perché sciopera, signora?
– Sciopero per mio figlio!
– E dov’è suo figlio?
– E’ a casa, poveretto! Non ha lavoro, non studia. Io vengo qui al posto suo!

Lo sciopero per procura, ma anche l’autonomia per procura. Figli incapaci di cavarsela da soli, di vivere da soli, di lavorare da soli. Inutile dire che in Italia la media per età di ragazzi che vivono ancora a casa con i genitori è imbarazzante, tanto da non poterli più chiamare ragazzi, visto che possono restarci anche fino ai 35 anni di età.

Alcuni lo giustificano con il fatto che molti ragazzi sono precari o addirittura inoccupati: la media italiana di ‘giovani’ che non lavorano e non studiano, è preoccupante e imbarazzante.

Io però dico che non ci sono ugualmente scuse: se i ragazzi non possono andare a vivere da soli, possono vivere con altri coetanei. E se non possono abitare con i coetanei, almeno potrebbero farsi la coda all’università, andare ai colloqui di lavoro senza la mamma, prenotare gli esami senza papà. E potrebbero rendersi utili a casa, per esempio pulendo, cucinando, facendo il bucato. Potrebbero studiare su Internet: imparare le lingue, imparare a programmare.

Immaginatevi la scena: noi che apriamo la porta a questo ragazzo di 24 anni.
Lui entra accompagnato dal padre, il quale si presenta, ci stringe la mano:
– Posso entrare anche io?
– No. 
E chiudiamo la porta.
Perché siamo qui per un colloquio di lavoro, non per offrire consulenza allo sportello familiare.
Potrebbe essere la paura dell’ignoto, di incontrare brutta gente. Vero. Allora dopo essersi accertati che tutto vada bene, si resta fuori. Ad aspettare.

La verità è che cresciamo i figli come rimbecilliti. Facciamo tutto al posto loro, fino agli estremi. Non gli chiediamo mai niente di più, li giustifichiamo già all’asilo quando combinano guai, diciamo a tutti che la scuola non li capisce. I nostri figli sono geni incompresi. Il mondo intero non li capisce. Il loro capo non li sa apprezzare.
Non trovano lavoro perché sono troppo bravi, i colleghi li invidiano. Sono brutte persone. Li sfruttano.

Vogliamo dirci un’età in cui i nostri figli diventano adulti?
Quando ci fermeremo? 
Quando smetteremo di respirare per conto loro?



Commenti

22 Commenti per “Non si accompagnano i figli ai colloqui”
  1. Ne vuoi sentire un’altra bella?
    Colloqui di fine anno alla scuola materna, una madre chiede alla maestra se sono obbligatori. La maestra attonita risponde che no, non lo sono, ma che sono importante per capire come il bimbo si è evoluto nel corso dell’anno, sono un momento di confronto tra insegnanti e genitori. La madre risponde piccata che per lei va tutto bene e che non ha nulla da dire alla maestra, perciò non perderà tempo per il colloquio. Quando la smetteremo di pensare che noi siamo bravi furbi e intelligenti e tutti gli altri sono stupidi??

    • Mamma Felice (Mappano) - Ariete

      immagine livello
      Guru
      Mamma di Dafne (17 anni)

      Non me lo dire… io sono pure rappresentante di classe e ho l’ulcera. Da noi siamo anche al livello in cui se la maestra osa mettere una nota, i genitori ribattono sul diario. Il napalm sarebbe troppo poco…

  2. Belle riflessioni, condivido ogni singola parola.
    Elena

  3. aspirantemamma

    Ma non sono cose vere quelle che hai scritto!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!
    dimmi che non sono vere…..
    Io dopo il primo quadrimestre non controllo nemmeno più che Anna (1 elementare) abbia fatto tutti i compiti…

  4. Io tengo dei corsi in un’università (privata) a Milano. All’iscrizione spesso pensa il commercialista di famiglia…..aiuto!

  5. mina

    E TUTTO VERO!!!!
    All’ultimo concorso a cui ho partecipato c’erano due signore evidentemente più anziane di tutti gli altri iscritti e io giù a pensare ma guarda te ‘ste povere donne che si ritrovano ancora a fare concorsi a 50 e passa anni…e invece poi scopro che erano le MAMME di due iscritte al concorso!!! E vi giuro che le due iscritte con mamma non erano delle ragazzine, avevano minimo 27-28 anni!
    Io poi lavoro da anni (ops, faccio la precaria) all’università e ne vedo di cotte e di crude: i giorni degli open day vedo genitori che si informano su questo o quel corso di laurea e i figli sono A CASA! Oppure li di fianco, muti. O addirittura il genitore che ti chiede che autobus deve prendere il bimbo (di 20 anni) per arrivare in facoltà…robe da matti.
    Ma poi dico ‘sti figli non si vergognano? O magari son cresciuti così e non ci fanno caso, però non so, io per esempio quello che si presenta al colloquio col genitore lo escludo a priori, sbaglierò ma non mi fiderei….

    • Mamma Felice (Mappano) - Ariete

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      Guru
      Mamma di Dafne (17 anni)

      Ecco, è proprio così! Io pure li escludo a priori, sul lavoro, perché non puoi essere maturo abbastanza se vieni con i genitori a 27-28 anni!
      Non so se provano vergogna oppure no: secondo me no, ad occhio. Perché è COMODO. E’ tanto comodo che gli altri prendano il tuo posto nelle situazioni faticose!

    • Se per questo i genitori chiamano anche per sapere su quali libri devono studiare i figli per sostenere gli esami!!! (lavoro in una biblioteca di facoltà)

  6. Irene

    Tutto verissimo!In ufficio da noi c’è addirittura una ragazza ultra trentenne che fino a poco tempo fa faceva telefonare dai suoi se stava male….non lo fa più da quando convive, magari si è trovata davanti ad un po’ di vita vera! Irene

  7. mafalda fissore

    Mi dispiace cara barbara , ti apprezzo sempre molto ma penso che, nonostante tu avessi uno scopo giusto e abbia detto alcune cose giuste, ti siano sfuggite delle belle ca…te stavolta. Hai generalizzato e sei stata spicciola nel liquidarenalcuni aspetti invece fondamentali della questione.e anche alle altre donne che hanno commentato consiglio di scegliere meglio i giovani con cui hanno a che fare, se possibile, perche evidentemente guarda caso avete pescato il oeggio delk oeggio. Vorrei essere piu esaurinte ma sto utilizzando una tastiera che non mi mpermette di scrivere bene, e me ne scuso. A breve avro un supporto migliore e mi spieghero. Una 24enne laureanda, diplomata in pianofort,e che lavora da quando e maggiorenne ed e disgustata dagli esempi di scarsa professionalita che molti adulti( insegnanti della scuola pubblica su titti) le hanno offerto

    • aspirantemamma

      Ci illumini su quali sarebbero le ca…te nel post? Sono piuttosto curiosa. L’aspetto fondamentale della questione è che i figli vanno educati all’autonomia, fin da piccoli e invece è sempre più frequente il contrario (vedi anche i molti commenti di altre persone). Il fatto che tu da quando sei maggiorenne lavori e sei autonoma significa solo che per fortuna esistono anche famiglie che rendono i figli autonomi e sono felice per te.

  8. carmy

    Vi riporto la mia esperienza come operatrice di call center:chiamano i genitori di persone trentenni per gestirgli problemi riguardanti le bollette e tutto ciò che riguarda luce e gas ma non perché il figlio sia impegnato ma perché”io sono più pratica per quanto riguarda queste cose”io rimango allibita

  9. Quando ho letto il titolo ho pensato ai colloqui scolastici e non capivo…
    Ho un figlio di 23 anni. A metà della seconda media ci siamo trasferiti, quindi lui ha cambiato scuola. Dopo Natale è entrato nella nuova scuola, l’ho accompagnato nell’atrio, l’ho presentato al preside che mi ha detto: Signora adesso può anche andarsene. Una lezione di vita. La mia preoccupazione stava interferendo con una sua esperienza.

  10. Ombrosa instamamme

    Si parte già dall’asilo a spalleggiare, a essere contro la maestra senza mettere mai in discussione il proprio figlio. Sarà un luogo comune ma io avevo paura di portare una nota a casa e i miei genitori mai si sarebbero sognati di ribattere e mettere in discussione le mie colpe, se avevo infranto delle regole. Mai paghette nè regali alle promozioni perché era il mio DOVERE (sì, la scuola è un dovere) e tanti “arrangiati” dalle medie in poi.

  11. Valentina

    …un’altra cosa non si fa, Barbara: portare i propri figli agli incontri di lavoro. Ieri un CEO di una nota compagnia ns. cliente si è portato dietro ad un incontro tecnico presso la mia azienda il proprio figlio, età scuole medie. Allora, visto il ruolo che ricopri nella tua azienda, con tutti i campi estivi che vengono proposti in questo periodo, non mi venire a dire che non sapevi dove piazzare tuo figlio…è stato a dir poco imbarazzante parlare di affari con davanti un adolescente visibilmente annoiato che ogni tre per due chiedeva al proprio padre quando avremmo finito perchè aveva fame. Sono rimasta allibita.

    • Valentina

      Non ieri scusa, venerdì

    • Mamma Felice (Mappano) - Ariete

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      Guru
      Mamma di Dafne (17 anni)

      Urca… Maddai, ma poi perché fargli subire sta noia totale? Un conto è una giornata insieme in cui mostri ai figli il lavoro che fai, la tua azienda, la tua scrivania, i tuoi colleghi…
      Un conto è volerli sempre attaccati, coinvolgerli in tutti gli aspetti della nostra vita, come se dovessimo condividere tutto.
      E poi, al di là dei centri estivi, un ragazzo delle medie non può stare un giorno a casa in pace da solo?

      • Valentina

        E’ pressapochismo. Oggi non mi sono organizzato, vieni con me. Senza contare l’effetto che fai sugli altri. Cioè, solo io faccio i tripli salti mortali per far tornare tutto e dare una certa immagine del mio lavoro e della mia azienda? Ai miei occhi, fai quello che ti pare, ha perso punti. Non è professionale, via. E dai un esempio di poca professionalità anche a tuo figlio che magari da grande non si scandalizzerà di chiedere a suo padre di fare il colloquio al suo posto, è tutto legato secondo me.

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