Come affrontare i capricci in modo felice

Pubblicato il 29 Aprile 2015 da • Ultima revisione: 23 Agosto 2023

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Tra i gruppi di genitori Montessoriani, online, c’è il veto di nominare la parola ‘capriccio’. I bambini hanno bisogni, desideri, mezzi di comunicazione alternativi ai nostri...
Ed è anche tutto vero, però… Sì, potremmo, come fa qualcuno, chiamare questo atteggiamento insofferenza o frustrazione, ma non cambia molto: c’è sempre un momento di ‘crisi’ che dobbiamo affrontare nel migliore dei modi.

Alla Montessori la disciplina piaceva, e non c’era niente di male. Non era militaresca, ma si esercitava un po’ con l’autorevolezza che nel 1800 le insegnanti possedevano (soprattutto nei confronti dei bambini di strada), sia con il metodo stesso, che prevedeva tempi e modi per giocare, con materiali assolutamente strutturati, preparati in modo che il bambino per primo potesse auto correggersi e diventare autonomo.

Se la maestra vede usare il materiale in un modo che ne renda inutile lo scopo, cioè che non porti nessun benefizio allo sviluppo della intelligenza infantile, deve impedire di farlo: però con la più grande dolcezza se il bambino è tranquillo e in buona disposizione di animo: invece se il fanciullo dimostra una volontà di disordine, la maestra lo impedirà seccamente e con energica esortazione, non in modo che possa apparire un castigo al chiasso o al disordine, ma una autorevole affermazione della maestra sul bambino. [La scoperta del bambino, M. Montessori.]

Ricordiamoci che nei libri della Montessori ricorrono spesso due parole chiave: ordine e silenzio.


Per approfondimenti, vi lascio all’analisi di Mamma Claudia, che ne ha scritto un post da cui sono scaturiti anche commenti molto interessanti.

Ma i capricci esistono o no? Allora: per me sì, esistono, ma non do loro una connotazione negativa: se abbiamo una idiosincrasia contro la parola ‘capriccio’ sono anche d’accordo, ma non facciamoci prendere dalla follia dei termini, e guardiamo oltre. I capricci esistono nel senso di: tentativo di comunicare la propria necessità di autonomia.

Sono quindi comunicazione, e anche se si tratta di una comunicazione poco efficace, sono sempre un modo che il bambino ha per comunicare uno stato d’animo che però probabilmente non sa tradurre nel modo migliore e più efficace: del resto, per quello ci siamo noi! Per questo il bambino spesso entra in un loop, una sorta di circolo vizioso, in cui non riesce a smettere di piangere o urlare, pur volendo smettere.

Nel Metodo Montessori si parla sempre di verbalizzazione: spiegare ai bambini le cose della vita, da quelle pratiche a quelle filosofiche, sempre con calma, guardandoli negli occhi, mettendosi alla loro altezza e con pacatezza. La verbalizzazione è utile soprattutto per rielaborare le esperienze insieme ai bambini, ma non è un interrogatorio: si tratta proprio di comunicare, nel modo più semplice e pacato possibile, con loro.

Indice dell'articolo

Quando verbalizzare?

A mio parere la verbalizzazione ha efficacia a bocce ferme. Nel momento critico meglio un silenzioso abbraccio contenitivo o anche un NO fermo che interrompa il loop negativo. Obiettivo: stemperare la tensione.

Se l’obiettivo è stemperare la tensione, possiamo dire NO, spiegando il motivo del nostro rifiuto:
– Vedo che sei molto arrabbiato, quindi ora aspetto che ti calmi e poi possiamo parlare e risolvere il problema.

Obiettivo è stoppare il loop, cambiare attenzione su altro. Aiutare il bambino a ritrovare il suo centro, a calmarsi.
Ricordo molto bene che mia figlia mi diceva:
– Non riesco a smettere di essere arrabbiata.

Noi dobbiamo aiutare i bambini a interrompere flusso di rabbia e riportare la pace. Ma non è la verbalizzazione a getto continuo che serve nel primo momento.

Pensiamo sempre che i bambini non sanno dare un nome alle emozioni. Se sono arrabbiati o si scaldano, non lo fanno per punirci.

Come fare, allora?

Se abbiamo detto NO per un motivo che riteniamo valido, restiamo fermi sulla nostra posizione, spiegando bene, una volta, il motivo del rifiuto.
Per esempio: se decidiamo che non si mangia il gelato a colazione, o non si indossano vestiti primaverili sotto la pioggia, o non si tira la coda al gatto. Spieghiamo i motivi della nostra decisione, e aspettiamo la calma.

Diamo ai bambini il modo di sfogarsi liberamente, di esprimere la loro energia: stiamo loro vicini e in silenzio, poi abbracciamoli appena ne hanno voglia, infine coccoliamoli e, per ultimo, verbalizziamo; rispieghiamo perché esiste questa regola, e proviamo a discuterne con il bambino, a chiedergli cosa ne pensa, e a chiedergli se si può cambiare.

Per esempio: vestirsi primaverili se fuori piove. L’esperienza stessa dirà al bambino che non si può fare: facciamolo provare in cortile, o sul balcone. Diciamogli: io penso che non vada bene, perché potresti avere freddo o bagnarti. Lasciamo che il bambino sperimenti da solo il motivo per cui abbiamo dato questa regola. Ecco l’autocorrezione.

Nel caso in cui picchi il fratellino o tiri la coda al gatto, non è invece il caso di fare esperienza: chiediamogli se gli fa piacere quando si fa male, quando viene picchiato o qualcuno lo importuna. Chiediamogli cosa prova: mostriamogli, attraverso l’empatia, che anche gli altri esseri viventi hanno le sue stesse emozioni.

Anche noi. Spieghiamo sempre i nostri sentimenti: 
– Sono dispiaciuta che tu stia male;
– Sono triste perché mi hai detto che non mi vuoi bene
– Se mi tiri i capelli sento dolore, e non mi piace.

I bambini lo capiscono. Hanno solo bisogno che glielo diciamo. Hanno solo bisogno che un capriccio non sia liquidato con una sculacciata (non si picchiano i bambini) o con l’indifferenza: hanno solo bisogno del nostro tempo, di noi che li assistiamo mentre si arrabbiano e poi si calmano, e anche di un po’ di pace.
Se per primi noi siamo irritati e irritabili, che esempio stiamo dando loro?



Commenti

9 Commenti per “Come affrontare i capricci in modo felice”
  1. Mamma Disorganizzata

    Ci sono post che ti colpiscono nel segno… Questo è uno di quelli, sembra che tu mi abbia letto nel pensiero e poi scritto questo post apposta per me.
    Ho ancora il cuore in lacrime per una crisi che ha avuto ieri il mio bimbo di 5 anni e la reazione di mio marito nei suoi confronti che a me non è piaciuta per niente. E’ grandicello per i capricci ma col tempo sono arrivata a capire che lui non sa gestire i suoi momenti di rabbia, lui non vorrebbe fare così e non si rende neanche conto di cosa fa. Quando ne riparliamo a mente fredda lui mi dice “non so perchè mi succede” oppure “io non voglio fare così ma mi capita” Ma-mi-capita…
    Condivido appieno ogni singola parola di quello che hai scritto, sono cose che avevo intuito da sola e che ho detto anche a mio marito, ma lui ha un metodo completamente opposto, e dice che è colpa mia se è così. Io invece penso che sotto un melo trovi le mele e non certo le ciliegie: avrei voglia di stampare questa pagina e appiccicargliela in fronte. Anzi, non sulla fronte, altrimenti non riesce a leggerla…
    Dal canto mio cerco di tamponare il più possibile, mi sono anche interrogata sul perché il bimbo reagisce così: voglia di autonomia? ricerca di una individualità e personalità così diversa dalla mia? emulazione di comportamenti per somiglianza caratteriale? errori nostri del passato? non so… Ma sono arrivata a un punto in cui non so più cosa fare, non so se ogni cosa che faccio è un bene o un male. Quando ha queste crisi devo coccolarlo di più? Ma capirà che voglio stargli vicino, oppure dargli troppa attenzione gli farà ripetere il comportamento per avere altre coccole? Allora devo isolarlo finchè non si calma per fargli capire che il comportamento non è corretto? Oppure si sentirà abbandonato e da solo in balia del suo problema e dei suoi sentimenti? Sono entrata anch’io in un loop da cui non riesco ad uscire. Qualcuno può darmi una mano a uscire da questo vortice?
    Voglio solo che lui capisca che io per lui ci sarò sempre, anche e soprattutto quando ha un problema o non riesce a trovare una soluzione. Ho paura di perderlo. Perdere la sua emotività, la sua condivisione di un problema. Perché già adesso, quando vede che non cedo a quello che vuole, si chiude in camera da solo a sbollire la rabbia e non vuole parlare, come una forma di ribellione, un piccolo adolescente. Voglio affrontare il problema adesso, perché quando sarà davvero adolescente sarà già troppo tardi…
    Chiedere un parere ad un esperto? No, purtroppo non si può…
    Forse sbaglio qualcosa ma non riesco a capire cosa…

    • Mamma Felice (Mappano) - Ariete

      immagine livello
      Guru
      Mamma di Dafne (17 anni)

      Glielo hai detto? A tuo figlio, gli hai detto esattamente queste cose? Secondo me le capirebbe…
      Guarda, con Dafne è stato un INCUBO. Lo scrivo maiuscolo perché è stato davvero un INCUBO. Certe volte mi sono messa a piangere in macchina perché dovevamo uscire dai negozi perché a lei non piacevano e quindi si buttava per terra e urlava. Immaginati lo sguardo degli altri…
      Avevamo il terrore di andare al supermercato o al ristorante, per paura di una delle sue scene. Poi magari erano 4 in un anno, ma quando succedevano, era poi un terrore per settimane e settimane…
      Poi all’improvviso ha smesso. Non ti posso dire che ora sia una santarellina: quando vuole rompere i maroni, li rompe. Ma del resto l’abbiamo noi cresciuta così! Siamo noi che abbiamo un carattere forte, e anche lei, e di conseguenza voleva affermare anche lei la sua autonomia, e a volte persino la sua autorità. Sempre in cose che la riguardavano, e del resto posso darle torto? Se non le piaceva un posto ed era costretta a venirci… forse aveva ragione?
      Che poi NO, per niente, non aveva ragione a comportarsi male e a urlare, ma ne aveva le ragioni. Non so se mi spiego.
      Comunque anche noi abbiamo ricoperto gli stessi vostri ruoli, e abbiamo litigato molto. Io ho difeso Dafne come una leonessa.

      Secondo me devi piangerne con lui… dire a tuo figlio che sei stanca, che non ti piace essere triste, e che non piace nemmeno a lui.
      Trovare un metodo o una frase chiave per riconoscere quando si entra in area critica, per ricordargli che deve saperla gestire, questa frustrazione.

      Ed avere pazienza. Tieni a mente le regole che vi siete date, e rispettale. Tienile nel tuo cuore. Entreranno nel suo DNA, te lo assicuro, e non manca nemmeno molto. A 5 anni e mezzo Dafne è cambiata. Le ha recepite, le ha interiorizzate, ma soprattutto le ha capite. Ora è totalmente diverso.
      Presto potrete anche parlare come tra adulti, perché dai 6 anni farà progressi impressionanti, anche sullo sviluppo emotivo e del linguaggio.

      Non essere triste. Cerca di essere salda nel tuo cuore, vedrai che a Settembre non crederai al cambiamento di tuo figlio!

      • Mamma Disorganizzata

        Grazie delle tue parole.
        Con lui ci parlo molto ed è già nella fase in cui capisce perfettamente e possiamo parlare facendo discorsi più seri. Ho scritto 5 anni per errore, ne ha 6 già compiuti.
        So che è solo il comportamento del capriccio ad essere sbagliato e non le ragioni/sensazioni per cui lui lo fa, e infatti cerco sempre di sottolineargli questa cosa, per fargli capire che non è lui o la sua emozione ad essere sbagliata ma solo il suo comportamento, la sua reazione. E lo capisce, ma poi la volta successiva non riesce a fermarsi. Ci vorrà pazienza, tanta pazienza e poi anche questo passerà, come tutto il resto d’altronde. Non sono triste, anche se in alcuni momenti è difficile non esserlo, sono solamente molto stanca…
        Ciò che dico loro sono sicura che arrivi, mi è già capitato che regole che ho ripetuto infinite volte con poco risultato, siano alla fine rispettate senza problemi. Ma quanto è lunga la strada…
        Comunque io non mi stanco mai di parlare con loro e di spiegare anche le mie motivazioni. E lascio che anche loro lo facciano con me. Infatti io ho una regola fondamentale: quando dico una cosa ai miei bambini loro devono farla, ma se per un loro motivo non vogliono farla oppure farla diversamente, me lo devono dire in modo da parlarne e cercare insieme la soluzione più giusta, che può essere anche diversa da quella mia iniziale.
        Perché, come dici anche te, i bimbi possono avere esigenze diverse dalle nostre, e comunque sono magari grado di tirare fuori soluzioni migliori di quelle che noi, anche con tutto l’amore possibile, abbiamo pensato per loro. E devono avere pienamente il diritto di esprimere le loro idee, le loro emozioni, anche divergenti dalle nostre, senza timore alcuno… Non devono essere robotizzati eseguendo meccanicamente comandi dati dai genitori “perché si fa così” “perché l’ho detto io” o peggio ancora “perché quando ero piccolo i miei genitori con me hanno fatto così” 8O.
        Capisci contro cosa devo combattere? Contro il leone. Ma come una leonessa difenderò i miei cuccioli, la volontà non mi manca, la forza la troverò.
        Scusa lo sfogo, ma giorno dopo giorno credo di essere arrivata sempre più a un punto di non ritorno, e anche in questo caso sono sospesa tra i dubbi, è difficile pesare i pro e i contro delle varie strade da poter intraprendere, ma questa è un’altra questione.

      • Mamma Felice (Mappano) - Ariete

        immagine livello
        Guru
        Mamma di Dafne (17 anni)

        Comunque a volte semplicemente ci mettono alla prova. Testano la nostra resistenza e la coerenza della nostra linea educativa. I bambini chiedono le regole perché hanno bisogno di impararne i confini…

    • angela

      anch’io mi sono trovata in difficoltà con i capricci dei miei bambini, più con la grande, 5 anni, che con il piccolo, 3 anni, ho trovato molto utile leggere “intelligenza emotiva per un figlio ” di Gottman.
      le crisi dei bimbi mostrano il nostro disagio e mostrano anche il nostro atteggiamento, mia figlia si “stizza” e se mi osservo bene, anch’io lo faccio e se guardo indietro, nel mio essere bambina, mi rivedo, perché trattenevo tutto dentro e poi esplodevo e alla fine mi sentivo tremendamente frustrata.
      La rabbia per i bambini è una cosa difficile da gestire, ed il nostro compito è quello di guidarli nelle loro emozioni, è un lavoro difficile perché siamo coinvolti emotivamente, e quindi dobbiamo considerare l’emozione del nostro bambino e spiegargliela, entrare in empatia con lui, e trovare una soluzione insieme a lui, o ancora meglio, guidarlo nella risoluzione del problema in modo che sia lui a ragionare e a trovare la soluzione.
      insomma quello che ha scritto Barbara è azzeccatissimo!
      un’altra cosa riguarda le nostre aspettative e qui probabilmente rientra anche tuo marito, noi vogliamo bambini bravi, buoni, silenziosi o giocherelloni al momento giusto, rispettosi, veloci, insomma noi ci creiamo un bambino perfetto nella nostra mente,
      ecco quell’idea deve passare, e dobbiamo accettare il nostro bambino così com è.
      ti scrivo queste cose perché 2 mesi fa ero triste come tu lo sei oggi, e mi facevo mille domande, ma ti assicuro che voi come genitori potete fare tanto e in poco tempo tutto questo sarà solo un ricordo.

      ps l’arma a doppio taglio di parlare di sentimenti con i bambini? dopo ti riprenderanno loro “mamma sei molto arrabbiata, prova a calmarti un pò, fai come me respira” … 😯
      se vabbè!

      • Mamma Disorganizzata

        Ciao. Il titolo di Gottman che mi suggerisci è nella mia lista dei libri da leggere…
        So bene che l’atteggiamento dei bambini dipende anche dal nostro comportamento e soprattutto dal nostro umore, non possiamo fingere con loro, loro lo sentono subito.
        In alcuni momenti sono più ansiosa e quindi più falcimente irritabile, e tutto diventa più difficile per me e per loro. Me ne rendo conto, e riflettendo su me stessa credo di aver capito, purtroppo, anche da cosa possa dipedere. Quando sono sola con i miei bambini in genere tutto è più sereno, capita che mi arrabbio o li sgrido, ma non ho addosso l’ansia che invece ho in altri momenti: vorrei davvero poter fare la prova del nove e stare un lungo periodo sola con loro. Certo sarebbe difficile, ma non molto diverso da adesso, anzi riuscirei sicuramente a organizzarmi meglio sapendo di poter contare solo su me stessa. E’ inutile appoggiare la trave su due pilastri se poi uno dei due si sposta; molto meglio appoggiare la trave in equilibrio su un solo pilastro, sarà in bilico ma almeno non cadrà. Non voglio essere presuntuosa, mi rendo conto che anche io dovrei cambiare una parte di me stessa per stare meglio…
        Scusate, sto andando a ruota libera, ormai sono fuori tema!

  2. Se ti puo consolare anche io ho lo stesso problema con mio figlio cinque anni e mezzo.crisi con urla,pianti,pugni.una volta quando era piu piccolo addirittura si e Spogliato in mezzo alla strada restando in canottiera e mutande a dicembre, urlando e piangendo.mi sono vergognata come un verme e tornata a casa ho pianto come una disperata perche stavo fallendo nel mio compito di mamma.in effetti attraversavo un periodo brutto della mia vita.questo si rifletteva sui miei figli.e difficile dare un consiglio senza sapere tutti i retroscena.io ho dovuto chiedere aiuto per me e ora un po alla volta per tanti motivi forse ne stiamo uscendo.io sono piu serena,mio figlio sta crescendo,queste situazioni riusciamo a gestirle con piu serenita.ma sono fasi,come ricorda Barbara, in cui i bambini ci mettono alla prova.

  3. Lea

    Il punto però è questo.
    Se i capricci non esistono nei bambini, allora non esistono nemmeno negli adulti.

    Se arriviamo alla fin troppo ovvia conclusione che ogni richiesta è motivata, allora ogni capriccio, desiderio, voglia di un adulto deve essere giustificata alla stesso modo come naturale, istintiva e basata su un bisogno.

    Allora sarebbe più interessante ragionare se in questo mondo così adulterato, tecnologico, commerciale e pieno di stimoli audio-visivi contraddittori (cosa che ai tempi della Montessori non esisteva e si soffriva anzi di mancanza di stimoli e informazione, oggi c’è l’eccesso) i nostri bisogni, compresi quelli dei bambini, siano sempre “naturali e istintivi” o se a volte siano irrazionali, illogici e anche contrari a ciò che il nostro istinto vorrebbe perché alterati da sistemi di comunicazione e da un overload di informazione che sono unici nella storia dell’uomo.

    Ecco perché penso al giorno d’oggi e questo Maria non avrebbe potuto prevederlo, c’è differenza tra un bambino che piange perché vuole a tutti costi dell’acqua e la madre è troppo distratta per riempirgli un bicchiere e un bambino che piange perché vuole un giocattolo che ha visto in TV e che la madre non può o non vuole comprargli.

    Così come la fame è nell’adulto una necessità ma la voglia di patatine fritte è un capriccio, anche nei bambini esistono simili capricci nell’era moderna a causa della sovrapposizione da ciò che è “necessità” a ciò che è “sfizio commerciale costruito su una necessità reale”

    • Mamma Felice (Mappano) - Ariete

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      Guru
      Mamma di Dafne (17 anni)

      Adoro questo commento: mi piacerebbe trovarmi in un bar con te per berci un tè insieme e parlarne per ore. Ci sono tantissimi spunti e così tante sfumature, che sono grata di poterne parlare.

      Sono d’accordo con te: c’è differenza tra le due richieste. Tra il bisogno primario, istintivo e anche probabilmente ‘salvifico’, come la sete, la stanchezza, il caldo, la frustrazione… e il desiderio che non viene soddisfatto, futile come il gioco visto alla TV.
      Ma forse è la sensazione, ad essere la stessa, non trovi?
      Il senso di frustrazione di un bambino (e anche un adulto), che non può avere qualcosa di profondamente inutile e superfluo. Che lo sappiamo, è inutile e superfluo, ma davvero così superfluo? E’ vero che quel gioco o quello smalto non ci servono, è vero che possiamo farne a meno, è vero che il consumismo altera la nostra percezione di bisogno, ma è così bello – ogni tanto – concedersi un vizio.

      In ogni caso secondo me, che sia un capriccio vero o indotto, il sentimento è lo stesso: la frustrazione che lo genera. E questa dobbiamo accoglierla, comprenderla e nominarla ad alta voce. per crescere bambini resilienti.
      Non so se sia questo il caso, ma la cronaca nera ci dice che due giorni fa un ragazzino di 16 anni abbia ucciso i genitori con un’ascia. La mia domanda non è perché, ma quando: quando la frustrazione di questo bambino è diventata un mostro tale da indurlo a credere che non ci fosse altra via di uscita?

      Grazie, Lea, spero ne parleremo ancora.

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