Natura, silenzio e bellezza: le sfide educative di oggi
Pubblicato il 16 Dicembre 2014 da Mamma Felice • Ultima revisione: 7 Gennaio 2015
Natura, silenzio e bellezza: le nuove sfide educative di oggi.
La Natura perché attraverso di essa i bambini scoprono la vita, le stagioni, il senso del tempo, il colore, l’armonia e la perfezione del mondo. Una Natura che vive, e ha un suo proprio trascorrere del tempo, e che ci fa ammirare il senso dell’infinito e del possente. Ci mostra il piccolo e il magnifico.
Il Silenzio perché attraverso la quiete troviamo la concentrazione e la poesia, ma possiamo anche dare un nome alle emozioni, pensarle, accrescerle o tenerle lontane da noi, comprendere l’ordine delle cose, accrescere il nostro sapere.
La Bellezza perché tutto il mondo – nonostante la nostra presenza – ci parla di una bellezza sconfinata: dal ruscello di montagna alla rana che salta nello stagno; dal vulcano in eruzione, alla fiammella di una candela. La Bellezza è ispirazione e aspirazione: ci mostra la via migliore per essere individui migliori.
A queste, aggiungo sempre la creatività, intesa come l’arte di creare qualcosa con le proprie mani:
L’essenziale creativo. Creare con le mani, sporcarsi, mettersi in gioco.
Creatività che racchiude la natura quando usiamo i materiali naturali, li trasformiamo, impariamo a riciclare, ci ispiriamo ai colori magnifici del mondo.
Creatività che racchiude il silenzio quando ci impregniamo di concentrazione, dedizione e impegno, e quindi coltiviamo la pazienza della creazione, il senso di un tempo rallentato che è il tempo necessario per fare bene.
Creatività che racchiude la bellezza quando troviamo la soddisfazione, quando davvero creiamo qualcosa con le nostre mani, facciamo qualcosa di utile, ci mettiamo dentro tutta la nostra passione e vogliamo sia il lavoro più bello mai fatto.
Creatività e incontro sono la soluzione al dolore.
Perché natura, bellezza, silenzio e creatività non sono isolamento, ma incontro: sono il punto di congiunzione tra emozione, arte, conoscenza, studio, concentrazione, passione, impegno e fatica.
Incontro che avviene quando c’è inclusione, quando non ci sono pregiudizi, quando ogni essere umano può essere se stesso liberamente, quando si riconosce ad ogni famiglia il diritto di esistere nella sua peculiarità e unicità, senza giudicare, senza escludere, senza perdere l’essenzialità dell’umanità.
Incontro che avviene nel gioco, ma anche attraverso la parola, la poesia, fare cose insieme, produrre bellezza: inventare, scoprire, migliorare l’umanità e il mondo con i propri gesti, con le mani e con il proprio cambiamento positivo.
Incontro che può avvenire anche grazie alla tecnologia, se sappiamo utilizzarla al meglio.
La consapevolezza nell’uso della rete è la vera connessione positiva tra esseri umani.
Questo è – secondo me – il tema del libro Salta Bart di Susanna Tamaro, o almeno la parte che ho preferito.
Un libro che ad uno sguardo poco attento può sembrare una critica alla tecnologia fine a se stessa, e invece è, secondo me, un inno alla riscoperta dell’intimità familiare, del tempo trascorso con i bambini a scoprire la natura e fare cose belle, soprattutto a FARE: perché con i bambini possiamo fare il pane, possiamo fare le case sugli alberi, possiamo fare gli stagni in cui nascono i girini, possiamo fare passeggiate e viaggi. Possiamo fare con le mani, con la testa, con il cuore. Fare per usare tutti i sensi, e coltivare i talenti umani per migliorare il mondo, e renderlo più bello.
La ricchezza dell’umano rende migliore la tecnologia.
Perché la bellezza della tecnologia è che è creata dagli uomini per gli uomini: per migliorare la loro esistenza, per estendere il sapere, per conoscere persone al di là del mondo, per estendere – dunque – i confini mentali di ciascuno di noi. In questo senso la tecnologia rende migliore il mondo: non quando aliena, non quando isola, non quando è gestita male e inconsapevolmente. Rende migliore il mondo quando è gestita per il bene: per conoscere le lingue, per conoscere le persone, per intrecciare relazioni, per ampliare i propri confini geografici, per conoscere gli animali di tutto il mondo, per ampliare la propria cultura, per viaggiare nello spazio, per inventare cure per le malattie dei bambini, per dimenticare i sentieri che spesso ci dividono come esseri umani, quando invece dovremmo essere tutti dalla parte del bene.
Un bene comune, un bene che tiene conto di tutti, un bene che non esclude nessuno. Noi non abbiamo il potere di dire agli altri che sono sbagliati, o che sono ‘meno’ di noi. Il nostro potere è quello di apprendere innanzi tutto la nostra umanità, e trasmetterla ai bambini. Essere la migliore versione di noi stessi.
Fare dei bambini dei begli esseri umani.
Fare dei bambini dei begli esseri umani. Questo è il nostro compito, e si chiama EDUCARE. Turare fuori il meglio dalle persone – ma solo dopo aver educato noi stessi al cambiamento e alla pace, all’uguaglianza, e al rispetto di tutti gli esseri viventi. Al rispetto dei nostri simili, al rispetto totale delle loro scelte. Educarci ad avere con gli altri dei rapporti costruttivi e fiduciosi, ritrovare un nuovo senso di pace comune. Usare la tecnologia per innalzarci, e non per isolarci.
Crescere bambini che possano godere di un’infanzia felice, su misura per la loro età. Dotarci, tutti quanti, anche quando sembrava troppo tardi, di un’infanzia felice.
Questo libro lo prenderò sicuramente. Credo vi troverò molti consigli utili per “disintossicare” marito e figli dalla tecnologia.