Rapporto genitori insegnanti
Pubblicato il 8 Maggio 2014 da Mamma Felice • Ultima revisione: 26 Novembre 2015
L’anno scolastico è quasi terminato e si inizia già a pensare alle pagelle. Pagelle per i bambini, qualche volta in tono scherzoso anche per le maestre, ma cosa succederebbe se le preparassimo per le mamme? Cosa dovremmo giudicare? La capacità di dare fiducia agli insegnanti? L’abilità di sostenere i figli? La disponibilità a collaborare con la scuola o ad accettare i cambiamenti dei programmi ministeriali?
Non è facile fare la mamma e non è facile nemmeno farlo quando i bambini iniziano la scuola. Spesso il rapporto tra genitori e scuola è difficile per le cause più diverse.
Ecco come coltivare un buon rapporto genitori – scuola
La direttrice della materna di mio figlio ha pensato di organizzare una serata di consigli per i genitori dei bambini “grandi” che a settembre andranno alla scuola primaria.
L’esperienza scolastica in casa nostra è inizia quattro anni fa con il figlio maggiore, eppure mi sono ritrovata in tutti quei suggerimenti.
Riprendere fiducia come mamme
Le mamme con i figli a scuola sono ancora le stesse donne a cui si diceva di fidarsi del loro istinto per interpretare il pianto dei loro bambino. Aver passato il testimone dell’educazione a un insegnante non significa che il loro compito sia finito.
Aiutare i bambini nello studio può sembrare difficile, ma a volte basta un’idea da cui partire e si scopre di essere molto più brave e capaci quanto si potesse pensare.
Avete un compito come mamme: occuparvi dell’atmosfera!
Ciò in cui le mamme e i papà non possono essere sostituite è la missione di mantenere una bella atmosfera in casa, un clima sereno. Spesso parlando di scuola vengono subito i capelli dritti in testa ricordando le discussioni con i figli per fare i compiti e per impegnarsi di più nello studio.
Quando i bambini iniziano la scuola, bisogna fare un salto in avanti anche come genitori: imparare a essere un sostegno pur lasciando spazio all’autonomia, cercare occasioni per condividere la bellezza degli argomenti studiati magari con un gioco, un libro o un film.
Dimenticate la scuola che avete frequentato voi, perché è cambiata
Spesso i genitori sono portati a giudicare la scuola dei figli confrontandola con la propria esperienza. E’ cambiato tutto: il confronto non regge. E’ cambiato il modello educativo, sono cambiati i programmi, è cambiata l’autonomia del singolo istituto.
Partecipando alle riunioni dei comitati genitori o ai consigli di circolo si possono capire le problematiche organizzative che stanno dietro alla scuola, di cui spesso non vediamo nulla.
L’apprendimento viene dalla famiglia: se manca qualcosa nei programmi mettetelo voi.
Alcuni saggi riportano delle stime sulla maggiore fonte di apprendimento dei bambini, che non è la scuola ma la vita reale. Possiamo confermalo anche noi, pensando a dove abbiamo imparato veramente a usare un pc (visto siamo su un sito internet), a cucinare o a cucire. A scuola?
Forse a scuola è passata qualche informazione, ma poi tutto si impara dai genitori o dalla passione personale.
Non c’è niente di male nel pensare: vorrei che mio figlio conoscesse come funziona l’elettricità, ad esempio. Non viene spiegata a scuola, però fa parte della sua quotidianità, oltre a essere un pericolo. Cerchiamo esperimenti per impararla! Lo stesso si può dire per migliorare l’inglese, conoscere altre culture, ecc.
Non abbiate paura di preoccuparvi dei bambini
Il rischio di essere soffocanti verso i figli è un limite da tenere presente. Seguirli nell’apprendimento però è importante. “Le nostre nonne non avrebbero mai guardato i compiti dei figli”.
L’autonomia è un obiettivo educativo da avere sempre presente, ma a ben pensarci quanta sofferenza c’è stata quando le famiglie non si interessavano? Quanti bambini con problemi di apprendimento sono diventati grandi sentendosi dire che erano pigri? Non se ne accorgeva nessuno. Il confronto con gli insegnanti al primo dubbio è un grande aiuto per i bambini.
Ci possono essere tanti altri consigli sul rapporto tra genitori e scuola, ma, come in tutte le questioni che riguardano il mondo dei bambini, non ci sono ricette: solo tanta voglia di stare con loro e cercare di costruire il più bel ricordo di un periodo, quello della scuola, che nella storia di ogni famiglia occupa molti anni.
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Post a cura di La Scuola in Soffitta per Hedrin.
Anche le maestre di Alessandro fanno un percorso simile con le mamme dei bambini grandi…
Poi di base serve il rispetto,gli adulti genitori devono rispettare gli adulti insegnanti e non solo rispettare anche i bambini.
Usare diversamente il tempo, invece di fermarsi davanti alla scuola a confrontare pagelle, a sparlarle, sarebbe meglio usarlo al meglio a favore dei bambini…
Sono molto d’accordo. Migliorare il rapporto genitori-insegnanti secondo me migliora anche la didattica: proprio l’altra sera abbiamo avuto la riunione dei rappresentati e penso che molti piccoli problemi eviterebbero di ingigantirsi, se ci fosse una comunicazione diretta con i genitori.
Io questo articolo me lo stampo e me lo metto in borsa per domani! Alla scuola dell’infanzia di mio figlio ho trovato una maestra eccezionale: affabile, preparata, con tante idee e soprattutto aperta al dialogo con i genitori. Naturalmente io ne ho approfittato! Soprattutto quest’anno ho proposto libri, tecniche e attività. Io penso che il dialogo sia sempre costruttivo e, invece pare che io sia accusata (insieme ad altri genitori) di creare disagio. Domani c’è una riunione con la Dirigente Scolastica e sono proprio curiosa di sapere cosa e chi c’è dietro a tutte queste lamentele.
Il confronto con gli insegnanti è fondamentale per la serenità e la tranquillità del bambino e devono perdurare per tutto il percorso scolastico.
Diventa fondamentale in presenza di disturbi dell’apprendimento quando genitori e docenti sono chiamati fisicamente a mettersi intorno ad un tavolo e redigere insieme il p.d.p. ( piano di studi personalizzato) del bambino/ragazzo.
Le competenze degli insegnanti e la conoscenza del bambino dei genitori allora interagiscono armoniosamente ( o almeno dovrebbero) per creare un puzzle di strumenti che si “incastrano” perfettamente ( a sua misura) e che permettono all’alunno di conseguire gli obiettivi formativi che la scuola richiede e contemporaneamente vivere l’esperienza dello studio con la serenità e la tranquillità di cui sopra, diritti imprescindibili di ogni studente.